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Archivio per il giorno 10 Luglio 2006


lunedì 10 Luglio 2006, 01:14

Fratelli d’Italia

Bene, abbiamo vinto il mondiale di calcio; una cosa che capita, se va bene, ogni vent’anni.

E subito dopo, abbiamo scoperto Rino Gattuso (chapeau), che ha rilasciato una intervista a caldo che sotto l’accento calabrese aveva la raffinatezza, l’autoironia e l’acume di un corsivo di Gramellini; e tutti gli altri giocatori, che hanno detto quasi sempre cose più intelligenti, più argute, più interessanti di tutta la corte di pseudogiornalisti e pseudocommentatori che alle loro spalle parla dagli studi televisivi.

In generale, triste a dirsi, questi giocatori hanno mostrato per contrasto tutta la pochezza della nostra attuale classe politica; il presidente Napolitano che sembrava stare in piedi a stento e a malapena capire dove fosse, e i cui occhi dicevano “portatemi a dormire, non ne posso più”; l’imbellettata Melandri che ha detto qualcosa di talmente banale che non me lo ricordo nemmeno; e soprattutto l’ineffabile Mastella, che ha imposto la sua presenza (chiaramente ingiustificata, non essendo nè Presidente nè Ministro dello Sport) come un avvoltoio, costringendo a togliere la parola a Buffon, solo per parlare a sproposito di amnistie per “calciopoli” che persino i giocatori stessi si vergognano a ipotizzare, e probabilmente nemmeno vogliono.

Eppure, è difficile spiegare che cos’è una vittoria della Coppa del Mondo a chi non mastica la nostra cultura. Per me è diventata importante man mano, specie dopo aver assistito alle partite in un ambiente internazionale come il meeting di ICANN. All’inizio, l’antipatia per questi calciatori viziati di squadre corrotte era forte; eppure, alla fin fine, è pur sempre la mia bandiera che difendono, e il piacere di sistemare prima i tedeschi e poi i francesi, permettendomi due buoni anni di sfottimento continuo nei prossimi meeting, non ha prezzo. E se è così per me, immagino come dev’essere per i nostri emigranti; ma anche per i nuovi italiani, per gli immigrati di cultura nordafricana e lingua francese che stasera, a Porta Palazzo, tifavano Italia. O anche, semplicemente, per i ragazzini nelle nostre strade che tra trent’anni ricorderanno questa notte coi lucciconi agli occhi, o per la gente normale, che fatica a tirare avanti, ma che per una sera può sentirsi padrone del mondo.

Già so che in queste ore, sui blog italiani, compariranno vari commenti con la puzza sotto il naso; e tutto questo rumore per un pallone, e non si può dormire la notte, e che schifo il nazionalismo e l’amor di patria. Ma l’identità nazionale è un elemento fondamentale del proprio sè; in un mondo globale, dove amare la diversità è un obbligo e insieme un gran piacere, è anche necessario sapere da dove si viene, ed esserne orgogliosi.

Insomma, “ama il prossimo tuo come te stesso” è un comandamento fondamentale anche a livello di culture e di nazioni; e noi italiani, purtroppo, troppo spesso dimentichiamo di amare la nostra Italia. Se può essere una partita di calcio – suprema metafora della vita – a ricordarcelo, che ben venga un mondiale ogni tanto.

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lunedì 10 Luglio 2006, 00:43

Traffico mondiale

Certo, avevo messo in conto che per tornare a casa dalla Val d’Aosta, oggi pomeriggio, avrei trovato un po’ più di traffico per via della gente che tornava a casa in tempo per vedere la partita. Ma non avrei mai pensato di impiegarci tre ore e un quarto invece dei canonici 70 minuti…

Per cominciare, la coda per prendere il biglietto ed entrare in autostrada al casello di Verrès iniziava nel centro del paese… di Challand-St-Victor, cinque chilometri più su. Nonostante Isoradio menzionasse (ma con gran dovizia di particolari) soltanto ingorghi che ricadessero entro la provincia di Roma, sulla A5 c’erano quaranta chilometri di macchine praticamente ferme, fino a Ivrea.

A Ivrea, come al solito, tutti i SUV e le Audi dei milanesi rientrano a destra, tagliandosi la strada a vicenda, per prendere il raccordo per Santhià; e così, la strada si libera un po’ per le 147 e le Punto che proseguono per Torino. Certo, il traffico era intenso, e sulla corsia di sinistra si faceva continuamente l’elastico tra i 130 e i 170; la strada si è liberata solo quando una macchina una decina di posizioni davanti a me è finita nel fosso (senza gravi danni per forutna) e tutti gli altri si sono fermati a guardare. Peccato per i tre chilometri di coda al casello, che si potrebbero evitare se ci fosse una corsia separata per Viacard e Telepass (visto che tutti alla fine vanno nelle due porte non meccanizzate), ma è chiedere troppo.

In compenso, nell’intervallo della partita ho cambiato sede, con ovvia fretta, e ho impiegato nove minuti e trenta secondi da casa mia (piazza Massaua) a casa di amici (oltre via Artom), un percorso che normalmente, fuori ora di punta, richiede almeno il doppio. Ho preso solo tre o quattro rossi minori, e a bassa velocità; ma non è stato un problema, visto che ero assolutamente l’unica auto in giro o quasi, e ho avvistato un paio di altri frettolosi e raminghi solo in qualche incrocio principale. Insomma, non so quand’è che potrò rifare i 130 all’ora in via Guido Reni

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