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Archivio per il mese di Maggio 2007


mercoledì 23 Maggio 2007, 09:08

Sicurezza bancaria

Ieri pomeriggio sono andato (invano) a cercare i biglietti per il settore ospiti di Inter-Toro di domenica. Sono andati esauriti in due ore: erano venduti solamente nelle filiali piemontesi della Banca Popolare di Milano.

Orbene, ieri pomeriggio sono entrato nella semideserta filiale di corso Racconigi, e mi sono messo in coda. Proprio in quel punto vi è il retro del bancomat che dà sulla strada; ebbene, questo oggettino aveva in bella vista un tastierino e vari display a cristalli liquidi (monocolori, quelli di una volta). Su uno di questi c’era scritto “sskernel version …”, e vabbe’. Ma quel che mi ha gelato era ciò che c’era scritto sotto:

“Windows XP Pro SP1”

Per carità, a ben pensarci, trovo logico che le banche si siano abituate a usare Windows per queste attività una decina d’anni fa, quando non c’erano alternative serie, e che di lì vadano avanti per inerzia. Ma al pensiero che le mie transazioni bancomat girino su Windows XP, nonostante la versione “profèscional”, non sono molto tranquillo…

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martedì 22 Maggio 2007, 17:08

Un nuovo blog

Era da tempo che avevo bisogno di un blog in inglese, in particolare a proposito delle mie attività in ICANN e nella governance della rete: lo richiede il bon ton delle mie relazioni internazionali nei circoli buoni della società civile liberale, in cui se non hai un blog sei uno sfigato e anche un po’ un mafioso che non vuol essere trasparente.

E così, in un impeto notturno, l’ho messo in piedi: cinque minuti per installare l’ultima versione di WordPress, venti minuti per integrarla con il CMS fatto a manina in PHP che regge questo sito, un’ora per scegliere il tema grafico, e due ore (stamattina) per aggiustare virgole e puntini come piacevano a me (e ce ne sarebbe ancora). Poi ho riempito il blogroll, ho scritto i primi post, e ho corretto i link in giro per il sito, aggiungendo anche una nuova box in home page. Ed ecco il risultato!

Dopo aver fatto tutto questo, dovrò pur trovare il tempo di postare anche in inglese, ogni tanto… nel frattempo, però, visto il caldo, scappo in montagna lasciandovi un post per domattina.

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martedì 22 Maggio 2007, 14:01

Una giornata di calda follia

Stamattina, dovendo uscire, ho preso la macchina. Non fatelo.

Non tanto perchè il termometro dell’auto presto segnava 37 gradi: per quello basta abbassare il finestrino ed eventualmente accendere il condizionatore; ma perchè il caldo fonde il cervello e sbriciola la pazienza della gente.

Io stesso, dopo che un marocchino sul furgone si è messo di traverso dietro di me, fermo in coda, per girare a sinistra al semaforo, e una signora su una Ypsilon non ha trovato di meglio che suonare il clacson per dieci secondi abbondanti e continuati, visto che ciò le impediva di guadagnare la pole position dal lato di destra per scattare al semaforo, ho avuto la forte tentazione di tirare il freno a mano, abbrancare il primo oggetto a tiro, scendere dall’auto e spaccarglielo sul cranio.

Per fortuna che ci sono i vigili: difatti, dopo un anno abbondante di inazione, stamattina i vigili devono aver deciso che era giunto il momento di far rispettare la minuziosa sequenza di divieti di sosta – che iniziano e finiscono ogni dieci metri, in corrispondenza dei cancelli dei garage – che sono stati installati nella mia via da quando ha aperto la metropolitana e la pressione da parcheggio per notav con cappello in uscita dalla tangenziale è un po’ aumentata. E così, la Citroen fighetta di uno dei miei vicini aveva sul vetro una bella multa: penso che anche lui, quando la vedrà, avrà voglia di abbrancare il primo oggetto a tiro e scagliarlo sulla sede dei sadici vigili da solleone.

Peccato che ci abbia già pensato qualcun altro.

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lunedì 21 Maggio 2007, 15:09

Priorità

Alla fine, il governo Prodi s’è messo d’accordo: dopo solo due mesi di discussioni sul tesoretto, che chiamato così sembra un gelato al biscotto come quello di ieri, si è trovato un accordo su come utilizzarlo. Oddio, per trovare l’accordo si sono dovuti sbattere fuori dalla stanza praticamente tutti i partiti della coalizione a parte il costituendo Partito Democratico: ma alla fine, almeno con se stesso Prodi ha raggiunto un accordo, per concentrare le scarse ma preziose risorse su poche priorità decisive.

Le quali prorità sono, stando al quotidiano ufficiale: le pensioni più basse, i precari, gli ammortizzatori sociali “per i disoccupati o chi vive in condizioni di particolare disagio”, le infrastrutture, l’innovazione e la ricerca, il piano casa e le politiche a sostegno della famiglia.

Solo? Direi che ci mancano soltanto i terremotati dell’Irpinia e il buco nell’ozono, ma non dubito che saranno prontamente aggiunti all’elenco a colpi di emendamenti parlamentari. Quando incasserò i miei cinque centesimi di sconto sull’ICI (compensati da cinquemila euro di aumento sull’IRPEF) penserò: meno male che abbiamo un governo con una salda visione strategica su come salvare l’Italia…

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domenica 20 Maggio 2007, 14:23

Biscotti

Cosa deve succedere oggi pomeriggio lo sanno anche i sassi. Cioè, la maggior parte del popolo dei forum granata incita la squadra alla vittoria, che darebbe la salvezza matematica; non vuol sentir parlare di pareggio. Ma la minoranza del forum ch’è fatta di uomini di mondo non ha fatto altro che ripostare una immagine, questa:

Biscotto

Largo alla vaniglia, arriva il cacao: 0-0 (o 1-1, che fa più fine) e tutti a casa, ché in tal caso basterebbe la sconfitta di una fra Catania, Chievo, Cagliari e Reggina per essere entrambe matematicamente salve; e, se non basta, sarà poi d’avanzo un pareggino la domenica successiva per essere salvi con praticamente qualsiasi combinazione degli altri risultati, a parte una invasione aliena.

Il biscotto è il pasto principale della fine campionato; se ne ricordano infiniti, anche clamorosi. Ci sono ad esempio il famoso Milan-Brescia 1-1 che spedì in B la Fiorentina, o quel derby di Roma finito 0-0 in cui, nel secondo tempo, la palla non arrivò mai in alcuna delle due aree di rigore; persino Milan-Reggiana 0-1, col Milan già campione d’Italia e la Reggiana che si salvò con l’insperata vittoria. Il Livorno stesso è noto per alcune situazioni invero particolari, a cominciare da quel Livorno-Siena 3-6 finito dritto dentro Moggiopoli (sei gol in casa dal Siena non li prenderebbe nemmeno la Puteolana). Un mesetto fa, Livorno-Reggina 1-1 è finita tra gli insulti del pubblico di casa e le grida di “venduti”, con Lucarelli a dire “non giocherò mai più a Livorno” (le domeniche dopo era regolarmente in campo).

Già, perchè uno degli ingredienti principali del biscotto è l’ipocrisia: il pubblico deve indignarsi, le altre squadre devono infuriarsi, nessuno deve mai e poi mai ammettere l’evidenza. Per dire, domenica scorsa il Livorno ha fatto una piazzata, dopo la vittoria del Toro a Roma (di cui non si sa molto, ma a giudicare dai quindici angoli e tre pali della Roma, se anche fosse stato un impasto non era per un biscotto a perdere). Spinelli e Lucarelli hanno gridato allo scandalo, accusando il Toro di aver comprato la partita, di essere una squadra di farabutti e maneggioni (sempre con quel detto e non detto, che in Italia si è ipocriti anche nelle accuse).

Ora, dovete sapere che Spinelli, attuale presidente del Livorno, è l’ex presidente del Genoa; vive a Genova da sempre e ha fatto i miliardi in attività commerciali nel retroterra, ossia nella provincia di Alessandria, da cui proviene Cairo. Tempo fa, pare che Spinelli avesse cercato di vendere a Cairo l’Alessandria (come? Spinelli non è mai stato il proprietario dell’Alessandria? sì, vabbe’). In generale, si conoscono da quindici anni. Negli ultimi diciotto mesi, le due società si sono scambiate quattro giocatori (Lazetic, Melara, De Ascentis, Fiore) a botte di prestiti e regali. La probabilità che uno cerchi di mandare in B l’altro è più o meno pari a quella che io diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti.

Certo, la storia è piena di biscotti venuti male, senza arrivare all’estremo di quel Venezia-Bari 2-1 in cui, a cinque minuti dalla fine e sul risultato di 1-1, il Venezia spedì in campo lo sconosciuto brasiliano Tuta, che aveva visto il campo per dieci minuti in tutto il campionato. Egli entrò, e nello stupore generale segnò un gol incredibile. Fu pestato in campo dai giocatori di entrambe le squadre, e immediatamente venduto alla squadra delle miniere di sale del Mato Grosso. Quindi, esiste anche il caso che oggi qualche giocatore con vecchi conti da regolare o con poca esperienza di vita stortagni la partita e sbricioli il biscotto: vedremo.

Ma prima che vi indigniate, ricordatevi che il calcio è bello proprio perchè è lo sport che più fedelmente mette in scena le commedie e le tragedie della vita reale: incluse le amicizie, le inimicizie, le guerre, i tradimenti, le disonestà e le miserie umane. Non sarebbe così bello se fosse solo un banale sport, mirato soltanto alla prestazione fisica o al gesto tecnico, di cui, detto onestamente, non ci frega nulla.

E quindi, sarebbe bello che Torino e Livorno potessero oggi consumare meritatamente il proprio agognato biscotto, finendo la partita abbracciati a fare il gesto dell’ombrello ai tifosi perdenti dell’odioso Catania, la cui sconfitta renderebbe il biscotto pienamente saporito.

Non fosse che il Catania gioca a Genova con la Sampdoria, che, con grande sportività, farà riposare le proprie punte titolari per far giocare un attaccante della primavera e il figlio di Gheddafi. Indigniamoci!

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sabato 19 Maggio 2007, 16:00

Applausi

La notizia, apparentemente, è che il Garante della Privacy si è costituito in giudizio nel caso Peppermint Jam, la casa discografica tedesca che, tramite una società specializzata svizzera e mediante lo studio legale “Signorina Rottenmeier di Bolzano, ha recuperato gli indirizzi IP di quasi quattromila utenti Internet di tutta Italia, ne ha prontamente ottenuto i nomi dai vari provider, e li ha riempiti di raccomandate chiedendo 330 euro per non denunciarli. Il motivo sarebbe il fatto che questi utenti condividessero o avessero scaricato da Internet brani prodotti da tale casa discografica.

Ora, ci sono alcune cose poco chiare nella vicenda, primo tra tutti cosa possa spingere un essere umano a scaricare brani di artisti del calibro di James Kakande, Roachford o Omar. Comunque, il tema di fondo è scottante: perchè il mio provider deve rivelare la mia identità al primo che passa e che millanta crediti tutti da dimostrare nei miei confronti? Il tutto aggravato dal fatto che la società che ha ricercato i dati è svizzera, quindi i dati sono stati esportati al di fuori dell’Unione Europea, operazione vietata dalle nostre leggi sulla privacy a meno che non vi siano certe garanzie.

Sono contento che il Garante si sia mosso, e certamente c’è lo zampino di Fiorello Cortiana, che da un paio di settimane mandava mail e comunicati in merito. Spero che salti fuori un bel pronunciamento che io possa usare nella mia parallela battaglia perché il database Whois, contenente gli intestatari dei domini Internet, sia finalmente reso compatibile con le leggi sulla privacy anche nei domini globali, a partire dal .com. Ma, ripeto, questa non è la notizia.

La vera notizia è che il TG1 dell’ora di pranzo ha parlato del caso, e con ampiezza, e nemmeno particolarmente alla fine; e non solo: invece di emettere il solito bollettino discografico cucinato dai Mazza, propinato dai Faletti e infiocchettato dai Mollica, ha intervistato una associazione di consumatori permettendole di dire ciò che tutti pensiamo da anni, e cioè che la legge sul diritto d’autore, così come concepita oggi, è una cagata pazzesca.

Chissà in quante case la gente si è alzata in piedi per i canonici novantadue minuti di applausi.

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giovedì 17 Maggio 2007, 23:54

Il navigar m’è dolce

Ecco, non so bene come sia successo, ma questa è diventata una di quelle serate in cui mi perdo davanti all’oceano infinito della rete e non ne esco più.

Tutto è cominciato dal fatto che Tori Amos ha fatto un nuovo disco, American Doll Posse; me ne sono accorto perchè a San Francisco c’era della pubblicità, per quanto discreta. Tori è sempre stata inconoscibile, ma in questo disco ha raggiunto vertici di sincretismo ermetico alla Ceronetti – leggere qui per credere. In questa unione di miti greci e lotte anti-Bush, la canzone che ho sentito oggi su Radio FlashThe Dark Side Of The Sun – mi ha colpito nonostante la sua cupezza, un po’ come Cornflake Girl (e vabbe’, le star mature ripetono un po’ i vecchi hit) ma più oscura (il testo è riportato sotto).

Per motivi che non sto qui a raccontare, sono quindi finito ad aprire un account su Tagworld e a cercare un avatar alternativo… e di lì a guardare vecchie foto… e insomma, è venuto fuori anche l’album fotografico di !me (anche se in una foto mi si vede).

Nel frattempo, renitente alla buona creanza, ho deciso che la solita versione dalla qualità troppo scarsa per fare concorrenza al mulCD si può anche mettere, così poi vi andate a scariccomprare il disco, che a me le ipocrisie non piacciono. Il testo, sotto – ma non è che poi dovrei anche postare traduzioni e spiegazioni, vero?

Audio clip: Adobe Flash Player (version 9 or above) is required to play this audio clip. Download the latest version here. You also need to have JavaScript enabled in your browser.

Is there a way out of this?
If there is I don’t see it
Can Heaven and Hell coexist?
Not when both battle for dominance

Brush back my tears and he said “girl
We have to soldier on
Yes girl even when we don’t feel strong”
So how many young men have to lay down
Their life and their love of their woman
For some sick promise of a heaven

Lies go back now to the garden
Even the four horses say all bets are off

We’re on the dark side of the sun
We’re on the dark side of the sun
We’re on the dark side of the sun

Soon there’ll be fast food on the moon
Painted in neon with For Sale signs up
You say “I’m more afraid of what
Tomorrow could bring to us”

Brushed back my tears and he said “girl
You have to soldier on
Yes girl even when you don’t feel strong”

So how many young men have to lay down
Their life and their love of their woman
For some sick promise of a heaven

Bushes burn there on the mountain
Abraham and Ishmael turn back the clock

We’re on the dark side of the sun
We’re on the dark side of the sun
We’re on the dark side of the sun

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mercoledì 16 Maggio 2007, 18:13

Eragon

Nonostante le sfighe, qualcosa di buono nel volo di ritorno c’è stato: sono riuscito finalmente a vedere Eragon, filmone fantasy che mi ero perso al momento dell’uscita al cinema.

Il film è ambientato in un mondo fantastico, popolato da uomini e draghi; un mondo in cui non è ancora giunto alcun ritrovato della tecnologia moderna, ad eccezione del gel modellante per capelli. Il film prende il nome dal protagonista; il nome è stato in realtà selezionato mediante una batteria di supercomputer impegnati a calcolare tutte le variazioni possibili della parola “dragon”; sfortunatamente, il programma girava sotto Windows, e così, dopo ripetuti schermi blu all’avvio dell’applicazione, gli autori si sono fermati al primo step.

Il film narra la storia di due attori. Il primo è vecchio e da tempo fuori dal proprio periodo glorioso, e passerà tutta la durata del film a convincersi di poter credere di nuovo in se stesso, fino a riuscire ad imitare ancora Viggo Mortensen. Il secondo inizia il film da biondino spavaldo ma incapace, e finisce il film da biondino spavaldo ma incapace, lasciando gli spettatori a chiedersi di chi sia parente per aver avuto la parte. E’ comunque vero, però, che durante la storia egli scoprirà dentro di sè capacità misteriose e soprannaturali, come quella di materializzare e smaterializzare un cavallo ogni qual volta ciò sia funzionale alla trama del film.

La sua capacità principale, comunque, sarà quella di mettersi in contatto immediato con un centro di controllo aereo – e senza nemmeno doversi dare un colpetto con la mano sul petto! – rappresentato da un drago realizzato in grafica computerizzata; peccato che Uhura sia doppiata da una signorina del 12. In una serie di battaglie epiche, Eragon invocherà l’aiuto del proprio drago, che invariabilmente risponderà con voce flautata, declamando una frase qualsiasi sempre come se fosse “Il numero da lei selezionato è inesistente”.

Il cast è completato da attori di fama, come John Malkovich nella parte del re per dieci secondi (compare in cinque scene da due secondi l’una) e Rachel Weisz nella parte del nome nei titoli di coda.

Insomma, che dire? Eragon si rivela un orrendo polpettone costruito sulla scia del Signore degli Anelli; gli sceneggiatori, in particolare, andrebbero frustati e spellati vivi. L’unica scena che si salva è quella, purtroppo di pochi secondi, in cui l’immancabile principessa elfa strafiga viene catturata e distesa seminuda su un tavolo (quale prigioniero non viene disteso seminudo su un tavolo?), dove il supercattivo mago Oronzo le provoca orgasmi a ripetizione con la sola imposizione delle mani. Per il resto, il film scorre; scorre anche troppo, visto che ogni tanto sembra di avere schiacciato il pulsante del fast forward, passando in cinque minuti dall’iniziazione dell’eroe alla sconfitta del cattivo e di lì alla battaglia finale, con personaggi che appaiono e scompaiono nel giro di tre scene. Probabilmente sarebbe venuto meglio se fosse stata una trilogia; ma, visto il risultato, dubito molto che i due seguiti già programmati – Fragon e Gragon – si faranno davvero.

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martedì 15 Maggio 2007, 22:40

Cose molto stupide

Ogni tanto capita, di fare delle cose stupide quando si è in viaggio. A me è successo ierioggi (lunedì e martedì per me sono stati una giornata sola, intervallata da cinque o sei ore di sonno a spezzoni sulla poltrona raddrizzata della business Lufthansa).

Già dovevo capire che non era giornata quando ho ordinato due birre per me e il mio compare Roberto, e la cameriera mi ha chiesto dieci dollari: io le ho dato venti, e lei mi ha riportato il resto sotto forma di una banconota da cinque e cinque da uno. Io la guardo un po’ strana, penso che debba disfarsi degli spiccioli, intasco e vado a sedermi. Lei mi guarda malissimo. A quel punto Roberto tira fuori un dollaro e glielo dà… ecco, non pensavo che negli Stati Uniti la mancia facoltativa obbligatoria vigesse anche al bancone dei pub irlandesi.

Comunque, subito dopo siamo andati al mio albergo a riprendere i bagagli per andare in aeroporto: in previsione della giornata in giro, avevo chiuso anche la borsa del computer dentro la valigia, a sua volta chiusa a chiave e lasciata all’hotel. L’avrò fatto sì e no due volte in sette anni di viaggi continui, perché non mi piace molto lasciare il computer in albergo, persino se l’albergo è di livello e ha tanto di talloncini e deposito chiuso a chiave.

E proprio questa volta, la chiave della valigia ha deciso di uscire in qualche modo dalla taschina del portafoglio dove la tengo, e perdersi nel nulla.

Dico proprio questa volta, perchè naturalmente io viaggio con una seconda chiave della valigia, che, per ridondanza, sta in un luogo separato rispetto al portafoglio e/o alle mie tasche… ovvero, nella borsa del computer. E no, non ci ho proprio pensato, quando ho chiuso il portatile in valigia al mattino, pure un po’ di corsa dovendo prendere il tram F per andare a imbarcarmi per Alcatraz, che sarebbe stato meglio prendere la seconda chiave anziché lasciarla dentro.

A quel punto, naturalmente ho cercato per ogni dove per dieci minuti, poi ho chiesto al concierge se avessero trovato la chiave nella mia stanza, ma nulla. Mi hanno chiamato un fabbro, che mi ha spiegato che poteva provare ad aprire la valigia per forza bruta, ma poi non si sarebbe richiusa; o a tagliare la cerniera, nel qual caso c’erano speranze di poterla poi risistemare. Tuttavia, il rischio di rimanere lì coi bagagli spatasciati e l’aereo in partenza era elevato; e ho deciso che valeva invece la pena di correre l’altro rischio, quello di imbarcare il tutto as is, col computer chiuso dentro: in fondo, la valigia è rigida e il portatile era dentro la borsa.

Ho incrociato le dita per tutto il viaggio, temendo di non veder spuntare la valigia, o di vederla spuntare spaccata e senza computer, o di vederla arrivare e scoprire poi che il computer non aveva retto alle bottazze dei gentili scaricatori d’aeroporto. In subordine, ero preparato a fare una scena alla Fantozzi alla dogana di Caselle, quando mi avrebbero chiesto di aprire la valigia per controllare il contenuto. E poi, anche giunti a casa con la valigia, restava comunque il problema di aprirla.

Eppure, non si è verificato nulla di tutto questo. La valigia, con tutti i suoi bei talloncini “priority” e “frequent traveller” (che da quando li ho messi compaiono segni di effrazione a ogni viaggio), è apparsa sul nastro addirittura per seconda, intatta. Nel corridoio in uscita di Caselle, mi sono astutamente infilato in mezzo a un gruppo che arrivava da Roma, e con passo deciso ho ignorato i finanzieri convincendoli ad ignorare anche me. A casa, c’erano effettivamente una terza e addirittura una quarta chiave, frutto di varie duplicazioni preventive. E il computer è partito al primo colpo, senza sembrare più malridotto di prima. Alleluja.

P.S. Colgo l’occasione per segnalare l’hotel dove ho dormito nella mia notte a San Francisco, il Chancellor Hotel: è centralissimo su Union Square, è di inizio ventesimo secolo ma rifatto a nuovo, sono stati gentilissimi – vedi sopra, ma anche per aver accettato di tenere il bagaglio di Roberto anche se non stava lì – e il tutto per 140 dollari a stanza a notte tasse comprese, che per un albergo di livello business in centro a San Francisco sono un affare, specie se siete in due. C’è persino il Wi-Fi compreso nel prezzo, almeno se riuscite a scrivere giusta la password in hex che vi detterà il concierge (lo ammetto, al primo colpo ho capito “8” al posto di “A”).

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lunedì 14 Maggio 2007, 07:32

Fatti notori

Lo sanno tutti, che la prima regola di San Francisco è che fa sempre molto più freddo di quel che sembra. C’è scritto sulle guide, e lo si nota dalla quantità di negozi e bancarelle che vendono giacche e maglioni: il vento che spira dall’oceano è continuo e fortissimo, e il sole che splende in realtà non scalda per nulla. Eppure ho detto: ma che bella giornata, non c’è mica bisogno che mi metta della giacca!

Certo, poi è successo che la passeggiata di un paio d’ore che ho intrapreso all’ora di pranzo si è estesa fino a dopo cena, visto che mentre camminavo ho incontrato per caso Roberto con il suo amico (loro dovevano essere a Palo Alto, e noi avevamo appuntamento per domani). Dev’essere lui a generare questi incontri casuali, visto che ci eravamo incontrati per caso anche a Dublino, in un ristorante di Temple Bar, tanti anni fa. Comunque, questa vicenda ha esasperato la situazione, e così, dopo cena, mi hanno dovuto riportare fino a Union Square in macchina… perchè altrimenti sarei finito assiderato!

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