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martedì 21 Settembre 2010, 16:21

Brutti e cattivi

Nonostante le due vittorie consecutive, la contestazione a Urbano Cairo non si placa e anzi aumenta. Allo stadio sono sempre di più i tifosi che espongono sciarpe e bandiere color nero-oro, in ricordo dei primissimi colori sociali del Toro, come segno di attaccamento alle radici e disconoscimento dell’attuale gestione della società, e come invito a Cairo ad andarsene. E poi, dopo che qualche settimana fa un atto simile era avvenuto davanti alla sede sociale di via Arcivescovado, nella notte di domenica ignoti hanno imbrattato il portone e fatto esplodere un petardo davanti alla sede della Cairo Communications di corso Magenta 55 a Milano.

Vi è, in un certo senso, una coincidenza e insieme una concorrenza di azione tra due gruppi diversi: gli ultras con i petardi, i tifosi organizzati con i colori allo stadio. Non si sa dunque se l’atto di domenica sia stato un complemento o piuttosto una risposta alla crescente riuscita della protesta nero-oro, che viene da quei forum verso cui gli ultrà hanno sempre avuto un rapporto di scarsa fiducia, perché visti come ricettacolo di “leoni da tastiera” e di moralisti da strapazzo.

Anche ieri, comunque, i moralisti si sono fatti vivi, specialmente sul forum più favorevole a Cairo (per qualche forma di autoselezione, i forum si sono col tempo divisi; a grandi linee, su Forzatoro i tifosi più indipendenti e critici, su Toronews i residui adoratori di Urbano). E anche ieri sono partiti i pipponi, le dissociazioni, le critiche. Bisogna dire che sono partiti da una minoranza – anzi c’erano tanti tifosi che si lamentavano “tutto qui?” – ma sono partiti.

So che tirare un paragone tra questa vicenda e le contestazioni a Schifani non piacerà a molti: perché sono molti che criticano quelli che “scendono in piazza solo per una squadra di calcio” (ma ognuno sarà libero di scegliersi le proprie cause?). In realtà, la contestazione a Cairo è anche, esplicitamente, una contestazione al sistema (indipendente dai risultati calcistici, come dimostra la scelta dei tempi).

Cairo è il tipico presidente da pay-tv; un fenomeno mediatico basato sulle promesse mai mantenute e sulla manipolazione attenta della comunicazione. Cairo è il calcio moderno, quello in cui i conti sono finanziari prima che sportivi, quello in cui i campionati sono asserviti alle televisioni, dominati dalle stesse tre squadre e completati sempre più spesso da squadre-carneadi di ultraprovincia, inconsistenti e prive di tifosi, che hanno il solo merito di avere un patron dalle tasche profonde e con un paio d’anni di consenso pubblico da comprarsi. E’ il calcio sfibrato e virtualizzato da anni di politiche apparentemente assurde e invece mirate proprio a questo.

Capirete che sentire dunque parlare in questo caso degli ultrà “violenti, brutti e cattivi” lascia perplessi… intanto perché violenza non è stata, dato che al massimo si è scheggiato un portone. E poi, perché sembra che l’unico ruolo concesso al cittadino italiano pare essere quello di chinarsi e subire all’infinito, senza mai alzare la voce, limitandosi al massimo a qualche sfilata di piazza subito e completamente ignorata. E’ un messaggio che i tromboni di regime ripetono all’infinito e non per caso, ed è triste vedere quanti gli vadano dietro, confondendo la non-violenza con la mancanza di dignità e di coraggio nell’affermare le proprie idee, anche a costo di pagarne conseguenze economiche, legali e sociali in termini di ritorsioni (che da noi non mancano mai).

Che ciò avvenga per il calcio può far deprimere, e anche giustamente, chi si sbatte spesso da solo per cause più meritorie; ma preferisco comunque chi va a lasciare la sua scritta sul portone, anche per il pallone, a chi non solo subisce, ma critica pure chi ha il coraggio di contestare.

[tags]toro, ultras, cairo, contestazioni, proteste, moralismo[/tags]

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5 commenti a “Brutti e cattivi”

  1. Marco:

    …sono molto combattuto in merito a questa vicenda, forse perché non conosco molto bene i fatti nelle loro più definite sfumature, tuttavia non riesco ad avercela più di tanto con il ns. presidente (con la p minuscola) perchè comunque di soldi in questi anni ne ha investiti (fosse anche solo 1 milione Lui li ha cacciati). Di questo quinquennio Cairo presumo che abbia fatto tesoro, ossia inizia a capire i “personaggi del calcio” (Es. Antonelli, quello che ha portato DDM e altra porcheria, è stato sbattuto fuori anche dall’Ascoli Calcio) e a “selezionare”. Secondo me questa contestazione è montata ad arte per altri motivi (a me sconosciuti) e mi puzza che monti ancora di più adesso che al timone sono state messe Persone (queste si con la P maiuscola) che sanno quello che fanno. Qui, secondo me, Cairo merita un plauso e la continuità di risultati alla lunga gli darà ragione (e a noi soddisfazioni calcistiche). In merito alle commistioni a cui alludi..il calcio del futuro è lì mica allo stadio e solo i fessacchiotti ci credono ancora. Adesso che la valanga di Maranza dell’altra squadra si sono fatti l’ellecciddì cinquantaseipollici dolbi stereo minchia sambri…e chi li sposta dalla poltrona! E’ quello che vogliono sia chi eroga il servizio e, soprattutto chi lo richiede (i maranza).

  2. -jm-:

    Continuità di risultati? Riparliamone a fine stagione …

    A proposito di calcio del futuro, guardare in Germania ;) .

  3. vb:

    Le critiche a Cairo non sono ai risultati (anche se la “continuità di risultati” mi sembra soprattutto in termini di costanza del peggioramento) ma alla sgestione della società, al fatto che essa sia una specie di ectoplasma dove i giocatori vanno in giro con la loro roba nel sacco nero della spazzatura perché non ci sono le borse (vedi Gorobsov quando è andato via) o dove le squadre giovanili sopravvivono solo perché i genitori dei ragazzi pagano i conti delle trasferte.

    E anche di Foschi o di Antonelli si diceva che “sanno quel che fanno”…

  4. Alberto:

    Vb, la stragrande maggior parte dei cittadini di questo paese non sono affatto contenti, come me e te, di come vanno le cose: non sono contenti di avere come Capo del Governo un puttaniere mafioso, di sentire che i boiardi di Stato ridono pensando al terremoto, di vedere un Parlamento che si applaude per aver fermato un indagine sulla Camorra, di avere un’opposizione che litiga sul nulla.
    Il problema è che la maggior parte di questi hanno altre paure che li scuotono molto di più di quanto non li scuota l’indignazione, sono le paure sostenute dal bombardamento mediatico quotidiano, che si possono riassumere in quel concetto astratto di “paura del disordine” che occupa una fetta importante dei pensieri di molte persone e che li induce a preferire comunque la merda certa rispetto ad un’alternativa che non conoscono e che quindi temono.
    Il petardo lanciato su Bonanni, come quello lanciato su Cairo, non fa che alimentare quelle paure e quindi fa un favore a chi se ne serve per perpetuare il proprio potere.
    Se vai alla ricerca del facile consenso di una minoranza di incazzati senza paure puoi anche glorificare il petardo, se vuoi cambiare il paese devi convincere la maggioranza spaventata che non deve aver paura di cambiare la propria classe dirigente e allora i petardi diventano molto ma molto controproducenti.

  5. vb:

    La tua analisi è corretta (peraltro io non ho mai glorificato il petardo, anzi l’ho condannato fermamente: per me la linea è il non far male alle persone) e io sono anche stato piuttosto contrariato della svolta che ha preso la faccenda (per esempio, il gruppo regionale ha messo in giro per Torino dei manifesti con scritto “Libero fischio in libero Stato” e per me è una cosa politicamente sbagliata).

    Allo stesso tempo bisogna reagire fermamente anche al tentativo di criminalizzare a priori qualsiasi forma di dissenso più forte del dire sottovoce “no, dai, non mettetecela nel culo anche stavolta”.

 
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