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sabato 12 Marzo 2016, 13:04

La città delle libertà

E’ iniziata così, senza un vero perché, l’ennesima discussione cittadina sulla movida e sul M5S che si ripete ciclica almeno dal 2012, quando raccolsi per la prima volta il grido di dolore degli abitanti delle zone centrali. All’epoca era facile per l’amministrazione cittadina far passare il problema come le lamentele di quattro anziani ricchi che disprezzavano la plebe e volevano spegnere il divertimento; eppure, al giorno d’oggi, con tutti gli episodi che sono successi e i video (questo lo linko spesso) che fanno capire di cosa si parla davvero, è difficile ignorare il problema.

Comunque, ribadiamolo ancora una volta: non si chiede né di chiudere ristoranti e locali notturni, né di deportare la movida per forza in zone periferiche, ma si chiede di intervenire in alcune zone specifiche in cui per quasi tutte le sere della settimana e ormai per quasi tutto l’anno si verificano assembramenti fuori controllo di centinaia di persone che urlano, pisciano, vomitano, si sfondano di alcool e si picchiano per strada fino alle quattro di mattina, nel totale disinteresse delle istituzioni, impedendo agli abitanti – che per la maggior parte sono lì da ben prima della movida, che magari sono malati, hanno figli piccoli, si alzano alle sei per andare a lavorare – di dormire, e costringendoli a scappare da casa propria.

Questi problemi non coinvolgono tutti quelli che escono la sera, che per la maggior parte sono persone civili che stanno insieme rispettando gli altri, ma una parte soltanto del fenomeno della movida, per il quale non si chiedono spiegamenti di eserciti e nuove regole draconiane, ma si chiede semplicemente di non girarsi dall’altra parte, di far rispettare le norme che già esistono, e magari di lavorare per evitare di avere quartieri con un impianto audio da mille watt ogni due vetrine e altri ridotti a un deserto dalle nove di sera in poi.

Onestamente, a me pare buon senso; eppure PD e SEL reagiscono ringhiando a qualsiasi tentativo di sollevare il problema. Perché? In primis perché l’idea di Torino come città del divertimento è alla base del loro modello di sviluppo e della loro propaganda; essendosi in questi anni lasciati sfuggire verso Milano o verso l’estero, piegati a novanta, testa e corpo di un po’ tutte le attività economiche vere della città, dalla Fiat al Sanpaolo, usano il turismo e la movida come foglia di fico per sostenere che a Torino tutto va bene e che i soldi girano ancora.

E poi, perché ci sono legami personali stretti tra alcuni esponenti della maggioranza e il mondo dei locali notturni; l’inchiesta sui Murazzi, pur depotenziata dallo scaricabarile tra politici e dirigenti, ha dimostrato i favori di cui questo mondo ha sempre goduto, anche a spese delle casse comunali e in barba alle leggi, e c’è solo da chiedersi in cambio di cosa; e bastava venire alle commissioni consiliari sul tema per vedere certi consiglieri darsi il cinque al grido di “ciao amico della notte” coi titolari di qualche locale.

C’è però veramente a Torino, al di là delle questioni spicciole, un problema culturale profondo di cui il dibattito sulla movida è solo una delle espressioni; è il problema della mancanza di legalità, del mancato rispetto delle regole di convivenza civile, di un atteggiamento ormai diffuso in tanti torinesi per cui qualsiasi comportamento incivile va bene, e chi si lamenta è razzista, leghista, giustizialista. E intanto chiunque può se ne approfitta, mentre i cittadini onesti, i tanti che ancora esistono, restano basiti e increduli, attaccati al telefono per chiamare vigili che non rispondono e politici che rispondono, ma facendo promesse mai mantenute o direttamente disprezzando le loro istanze.

Vi prego, ascoltate questi pochi minuti di registrazione di una signora (peraltro ex sindacalista CGIL, certo non leghista) che vive a Barriera di Milano e racconta i problemi e i desideri della cittadinanza, gli stessi che Fassino e i suoi derubricano regolarmente come razzismo ed esagerazione, lasciandoli irrisolti da anni. Mettetevi nei suoi panni, ma a voi sembra giusto dover vivere in una situazione del genere?

Questa è ormai la città dell’anarchia, ma nel senso deteriore del termine. Questa è la città in cui con arroganza si occupano i beni comuni per il proprio comodo – che sia asfalto in doppia fila o un edificio comunale poco cambia – sostenendo che lo si fa per renderli più pubblici; magari a parole ce ne si appropria nel nome dell’anarchia di Michail Bakunin, quella che esprime il nobile ideale politico di liberare i cittadini dall’oppressione del potere, ma nei fatti li si usa nel nome dell’anarchia di Corrado Guzzanti, quella della casa delle libertà in cui “facciamo un po’ come cazzo ci pare”; in linea peraltro con l’invidia del pene di Berlusconi che ha colto la fu sinistra italiana in questi ultimi tempi.

E così, in ogni angolo Torino si riempie di gente di ogni provenienza e classe sociale che fa un po’ come cazzo le pare, dagli zingari che taglieggiano alla luce del sole gli anziani che parcheggiano alle Molinette per andare a trovare i parenti malati, agli anarchici di canale Carpanini che minacciano e vandalizzano chi cerca di aprire attività commerciali regolari a Borgo Dora, fino alle famiglie della Torino bene (tra cui persino qualche dirigente PD) che entrano in macchina nell’isola pedonale della Crocetta perché sia mai che i loro figli debbano fare trenta metri a piedi; con la copertura di istituzioni pubbliche locali che come minimo se ne fregano, e come massimo coprono attivamente le crescenti zone grigie perché loro o i loro amici stretti ne traggono un vantaggio diretto.

Questa è una scelta di campo che chi si propone di governare la città deve fare: la legalità è un principio fondamentale oppure no? Certo, senza esagerazioni, senza pensare che il vigile o il poliziotto siano la risposta a tutto o possano essere dappertutto, senza nasconderci che siamo un Paese in cui chiunque, a partire dai moralizzatori, ha prima o poi lasciato la macchina in doppia fila; ma partendo dal principio che le regole vanno rispettate, che se le si viola si può e si deve essere sanzionati senza poter accampare scuse, che la cultura dell’inciviltà non è cultura; e applicando lo stesso metro a tutti, dato che non si può contestare ogni minimo vizietto dei politici e poi chiudere entrambi gli occhi sul degrado di interi quartieri, che sia per la movida, per lo spaccio, per l’occupazione del MOI o più banalmente per la doppia fila perenne.

Questa è una scelta su cui credo che il Movimento 5 Stelle debba ai cittadini una posizione chiara, in massima trasparenza, e diversa da quella del PD e del Sistema Torino; perché francamente, se mi metto nei panni di un elettore torinese, per ritrovarmi ancora con il solito “modello di sviluppo” basato sul vomito notturno per le strade, sullo spaccio a cielo aperto, sulla tolleranza a prescindere e su Torino come discarica sociale di tutte le illegalità, tanto vale votare il PD che almeno di questo modello è un esperto.

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