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10. Isoletta

La bassa marea abbandonò Conan su una spiaggia ghiaiosa costellata di rocce. Poteva distinguerle vagamente nelle prime deboli luci dell’alba ma per un po’ non riuscì ad associarle con niente. Erano semplicemente forme senza significato, sebbene in qualche modo sembravano avere una parentela con il ruggito che aveva in testa, e con il distante ruggito della tempesta che l’aveva pressoché sfinito.

Poi, con lo schiarirsi del giorno, vide un pacchetto di cibo strappato e parzialmente sepolto nella sabbia. Oltre ad esso c’era una bottiglia di plastica di quelle che avevano usato per trasportare l’acqua. Lentamente li riconobbe. La memoria lo seguì, fulminea e terribile.

Vacillando si alzò in piedi con un urlo rauco.

"Insegnante!" Chiamò "Insegnante!"

Non ci fu risposta. Salì alcuni accidentati gradini e si fermò perché non c’era alcun posto dove andare. Aveva di fronte un grande, frastagliato pinnacolo di roccia. Alla sua base c’erano altre rocce e tutt’intorno il mare. Il mare scuro, con le sue spire di nebbia disperse dal vento e l’eterna foschia che nascondeva tutti gli orizzonti.

"Insegnante!" urlò.

Ancora una volta non ci fu risposta. Singhiozzò e corse intorno alla grande roccia. In pochi istanti si trovò al punto di partenza, ed iniziò a battere i pugni stretti contro il freddo granito.

"Perché ci hai fatto questo?" pianse come se la voce che una volta l’aveva salvato l’avesse infine giocato ed abbandonato. "Perché? Perché? Per quale motivo?"

Il suo pianto era uno sfogo tormentato che nasceva dalla completa mancanza di speranza che sentiva, perché pareva che tutto fosse perso. Non solo Insegnante, ma tutto il mondo che avrebbe potuto esistere grazie a Insegnante, inclusa Lanna.

L’ultima cosa che si aspettava di sentire in quel momento era che la voce replicasse. Ma improvvisamente parlò, quietamente e con calma.

"Conan", disse la voce. "C’è una ragione ed un significato in ogni cosa. Guardati attorno."

Lo shock lo rese attento - come prima non era. Si dimenticò dei dolorosi lividi causatigli dal mare. Tremando e muovendosi a scatti si mise a cercare attorno.

Lo vide quasi immediatamente - prima il punto rosso e di fronte ad esso sull’orlo del bagniasciuga la roccia che non era una roccia sebbene lo sembrasse. C’erano innumerevoli rocce sparse per il mare e su ogni lato del pinnacolo, e questa era una delle tante. Eccetto il fatto che era in realtà una sacca di plastica. E il punto di rosso che aveva catturato la sua attenzione era la croce sulla fronte di Insegnante.

In pochi istanti aveva trasportato Insegnante fino alla base del pinnacolo, gli aveva tolto gli abiti fradici e l’aveva avvolto in una coperta presa dalla borsa. Tutta l’acqua era stata fatta uscire dai polmoni del vecchio e miracolosamente respirava ancora. Ma il suo respiro era debole e le sue mani ghiacciate.

Conan si irrigidì alla vista del segno della marea sulla roccia. Già questa stava salendo e quando sarebbe stata al suo massimo quel minuscolo fazzoletto di terra sarebbe stato coperto da più di sei metri d’acqua. Solo le frastagliate braccia del pinnacolo sarebbero rimaste al di sopra di essa.

Era una scoperta raggelante. Se non fosse stato per aver sentito nuovamente la voce, egli sarebbe stato sopraffatto dall’assoluta mancanza di speranza della loro situazione. Ma pensò, ci deve essere qualcosa che io posso fare, ci deve essere...

Guardò la sacca e Insegnante, rendendosi conto che se questa fosse stata svuotata avrebbe potuto contenere il lungo corpo di Insegnante. Sicuramente era larga abbastanza da assicurargliela sotto alle ascelle. L’avrebbe tenuto caldo e all’asciutto, se fosse riuscito a trovare la maniera di tenere la sua testa e le sue spalle sopra all’acqua.

Conan non permise neanche a se stesso di pensare a quante maree avrebbero potuto sopportare in questa maniera tentando di sopravvivere. Si rendeva conto che bisognava tentare. Seguiva dalla constatazione che per stare vivo essi avrebbero avuto bisogno di ogni cosa della barca che la marea avesse fatto arenare lì. Quest’ultimo pensiero lo fece correre in giro, afferrando una dozzina di piccoli oggetti che accumulò vicino ad Insegnante prima che la marea sorgente avesse potuto spazzarli via.

C’erano numerose bottiglie di preziosa acqua, qualche pacchetto di cibo, una scatola ormai inutile di collante e il resto della spira di corda che avevano usato per attrezzare la barca. La scoperta della corda risolse un problema che lo stava preoccupando.

Stava tornando indietro, sguazzando nell’acqua, pensando a come avrebbe potuto legarla intorno alla roccia per tenere Insegnante al di sopra del segno della marea, quando gli uccelli marini lo trovarono. Tre gabbiani, che volando verso il pinnacolo, picchiarono in basso ed improvvisamente cominciarono a girargli intorno, gridando eccitati.

Lasciò cadere la corda ed alzò le mani verso di essi pieno di stupore. Non poteva essere così, ma lo era.

"Mara... Jeddi ... Rilla," sussurrò riconoscendo ognuno di essi e chiamandolo per nome "Cosa state facendo qui? Come siete mai -"

Fissò il pinnacolo. Avrebbe potuto essere una delle minuscole isolette che fiancheggiavano la sua casa? Voltandosi si sforzò di vedere attraverso la foschia. Fino a quel momento aveva trovato quanto cercava - non dove aveva immaginato che fosse, ma praticamente nella direzione opposta. Poteva accorgersene a fatica, e gli occorsero lunghi secondi prima di comprendere la posizione ed assicurarsi della verità.

Si trovava sull’isoletta occidentale dove, due anni prima, egli era venuto in cerca di cibo con una lunga e pericolosa nuotata. Però il posto gli era apparso completamente diverso. Si era avvicinato dall’altro lato, ed il luogo in cui si trovava era molto più in alto. Ma le tempeste di due anni avevano spazzato via tutto, lasciando solo le rocce.

L’ondata di sollievo ed ottimismo causata dalla scoperta fu immediatamente temperata dall’occhiata che lanciò ad Insegnante. Come avrebbe potuto far attraversare ad Insegnante le acque minacciose e portarlo fino all’isola principale? Trainarlo anche zavorrato con alcuni contenitori di acqua vuoti era fuori questione. La distanza era troppo grande e le correnti troppo forti.

Quindi in un istante pensò a come avrebbe potuto farcela. La risposta stava sull’isola principale.

Fu improvvisamente sollevato dal vedere che l’occhio buono di Insegnante era aperto e lo stava guardando con curiosità. "Conan," sussurrò il vecchio uomo, "Conan cosa stai facendo?"

Conan raccolse la corda che aveva lasciato cadere e si affrettò verso di lui. "Sto progettando al modo di portarci a High Harbor," annunciò.

* * *

Gli occorsero solo pochi minuti per raccogliere gli oggetti che aveva recuperato e per assicurarli dalla marea. Gli occorse più tempo per accumulare una piramide di rocce alta sei piedi contro la base del pinnacolo ed a legare Insegnante sopra di essa contro una delle frastagliate braccia. Quando scese dalla piramide la marea gli arrivava già alle ginocchia.

"Dovrai rimanere appeso lì fino al mio ritorno," disse ad Insegnante. "Se il vento è a sfavore, non sarò capace di arrivare qui fino a domani. Limitati ad aspettare."

Nonostante la sua debolezza e le rischiose ore che lo aspettavano, il vecchio uomo riuscì a ridacchiare "Oh, sarò qui," rispose. "La maniera in cui mi hai impacchettato e legato... Stai tranquillo figliolo - non preoccuparti per me."

Conan studiò il mare, quindi iniziò a nuotare lentamente ma con costanza, bordeggiando la corrente di marea per pareggiare la deriva. Trainata dietro di lui con una corda assicurata alle sue spalle c’era una bottiglia d’acqua quasi vuota a cui avrebbe potuto aggrapparsi in una emergenza. Era un’assicurazione che non aveva avuto nel suo primo viaggio. Era quasi annegato allora, e gli erano occorsi due giorni per raggiungere il pinnacolo e tornare. Se il vento non fosse cambiato a suo sfavore, sollevando le onde, ce l’avrebbe fatta in metà tempo.

In quel momento tutto sembrava a suo favore ed a causa di questo tentò di nuotare più velocemente per un po’. Quindi prudentemente rallentò nuovamente, sapendo che avrebbe fatto meglio a risparmiare la sua forza per una battaglia all’ultimo minuto se le condizioni fossero cambiate. Avrebbero potuto cambiare in un istante e sapeva che non aveva ingannato neanche un po’ Insegnante dicendo che non avrebbe potuto fare ritorno fino all’indomani. Il tempo avrebbe potuto separarli per molti giorni. Ma almeno Insegnante aveva una bottiglia d’acqua che pendeva vicino a lui, così come un pacchetto lievemente umido di sandwich del Nuovo Ordine. Avevano concordato sul fatto che un po’ d’acqua salata avrebbe solo migliorato il gusto di quelle cose.

Conan era a più di metà strada verso la sua destinazione quando improvvisamente, senza alcuna ragione apparente, iniziò a pensare alle miglia di scogliere torreggianti vicino a Industria. Perché sembravano così minacciose? Era a causa del fatto che la frattura che si estendeva sotto alla città arrivava fino alla spaccatura nella scogliera dove avevano armato la barca? Improvvisamente ricordando quanto aveva detto Insegnante, ne fu sicuro.

Cosa sarebbe successo quando la frattura avesse ceduto e quell’intero tratto di costa fosse scivolato in mare?".

Insegnante aveva menzionato uno tsunami ed aveva provato a nascondere la sua preoccupazione riguardo ad esso. Uno tsunami era un’onda causata da una scossa. Una scossa nella crosta terrestre che avrebbe causato una specie di onda di marea.

Conan mancò una bracciata, ed un po’ d’acqua salata lo colpì in faccia. Aveva appena ricordato qualcosa che aveva letto anni fa, qualcosa che avrebbe preferito dimenticare.

Le onde anomale erano enormi. Potevano essere alte come montagne, grandi ruggenti scogliere di acqua che viaggiavano a velocità incredibili. Potevano attraversare un oceano in poco tempo e portare la devastazione a luoghi distanti migliaia di miglia.

La visione rimase con lui, e quasi gli rovinò il senso di realizzazione quando improvvisamente arrivò, affamato ed esaurito, a riva dell’isoletta simile ad una fortezza che era stata la sua casa.

Altri uccelli gli vennero incontro, unendosi a quelli che l’avevano seguito durante l’attraversata. Fu obbligato a fermarsi ed a salutare ognuno di essi prima di potersi affrettare verso la pila di materiale recuperato che aveva accumulato durante gli anni e a rimuovere i sassi che aveva messo per essere certo che alcuni oggetti insostituibili rimanessero al sicuro. C’erano ancora. Rassicurato, si guardò attorno osservando teneramente il suo dominio. Era difficile credere che fossero passate solo poche settimane. Pareva che fosse stato lontano per anni. La tempesta aveva causato alcuni danni al muro esterno e ad una delle trappole per pesci, ma questo se lo aspettava. Con un’ora di lavoro li avrebbe riparati.

Improvvisamente consapevole della sua fame e ricordando contemporaneamente quello che era successo il giorno che era stato portato via, entrò affrettatamente nella capanna magazzino ed iniziò a scavare nella pila di alghe seccate e di pezzi di legno in un angolo. Quindi si rilassò con un sospiro di sollievo. Alla Dr.ssa Manski ed al capitano della nave a cui era piaciuto così tanto il suo pesce affumicato era sfuggito il suo deposito principale. Azzannò numerosi pezzi e si distese grato sulle alghe marine per riposare.

Erano trascorse forse due ore quando uscì fuori, sentendosi molto meglio e cercò il sole dietro alla copertura delle nuvole onnipresenti. Quando lo trovò rimase sorpreso nello scoprire che si era spostato solo di poco dal mezzogiorno. Poteva averci messo solo una mezza mattinata per arrivare lì dal pinnacolo? Senza dubbio era così.

Aveva a disposizione la maggior parte del pomeriggio. Se le condizioni fossero rimaste costanti aveva tutto il tempo di portare Insegnante lì prima del buio.

Conan trascorse diversi minuti studiando le condizioni del tempo e del mare, quindi si affrettò a disseppellire una vecchia ed ammaccata tavola da surf che era stata il suo tesoro più grande. In pochi secondi la mise nell’acqua e si mise a cavalcioni su di essa, usando un rozzo remo ricavato da un’asse si mise in rapidamente in rotta verso il pinnacolo.

Nel tardo pomeriggio fu di ritorno con Insegnante fasciato come una mummia e legato all’asse.

A riva il vecchio uomo, sebbene ancora estremamente debole, si stese contro uno dei molti muri protettivi e si guardò attorno con una sorta di divertita meraviglia. "Quindi," mormorò. "È così che hai sviluppato quei muscoli scolpiti! Per aver spostato così tante tonnellate di roccia, devi essere stato occupato per praticamente ogni ora di luce dal momento del tuo arrivo qui."

"Più meno, signore."

Insegnante si aggiustò la benda da pirata, sopravvissuta miracolosamente alla recente violenza alla quale era stato soggetto. Diede un’occhiata al tronco curvato a ridosso del muro e disse, "Presumo che questo formerà il corpo principale dello scafo che pensi che ci porterà ad High Harbor."

"S-si, signore." Provare a nascondere qualcosa a Insegnante!

"E la tavola da surf, a riva, sarà usata per il bilanciare."

"Questo è quanto pensavo, signore."

"E la stoffa che abbiamo ancora - fortuna che non l’abbiamo usata per l’altra vela!. Ma ci servono aghi per cucirla. Aghi che si possono fare con questo e quello, ma ce ne sono di ottimi nella cassetta degli attrezzi, se la ritrovassimo. Aghi che ci farebbero risparmiare tempo, e ci sono ceselli ed altri strumenti in quella cassetta che ci risparmierebbero settimane nel dare forma al tronco. In questo momento il tempo è importante per varie ragioni. Ogni ora che possiamo risparmiare -"

"Sì, signore."

Neanche una parola riguardo il tsunami. Ma non c’era bisogno di menzionarlo. Insegnante sapeva che egli ora aveva compreso. Pendeva su di loro, una minaccia che aumentava con il passare dei giorni. Era solo una delle molte minacce, perché c’era anche la nave da esplorazione che li stava ancora cercando da qualche parte e gli elicotteri che erano sicuramente in grado di volare fino a lì dalla loro base. E, se fossero scampati a tutti questi pericoli, c’erano anche le grandi nebbie di cui preoccuparsi se se ne fossero andati troppo tardi. Come avrebbero potuto navigare nelle nebbie dato che la loro unica bussola era andata persa? Ogni ora risparmiata...

Conan disse, "Ritornerò alla roccia all’alba. Per allora la marea sarà bassa ed io potrò esaminare nelle acque più profonde dove siamo arrivati. Quella cassa deve essere lì da qualche parte."

Quando partì al mattino l’alba era solo una vaga promessa alle sue spalle, ma era tutta la guida di cui necessitava per remare nuovamente fino alla roccia. Non riuscì a trovare la cassa degli attrezzi, sebbene ritornò con pacchetti di cibo e bottiglie d’acqua legate alla tavola, insieme ad una scatola di collante ed ad un assortimento di rottami di plastica che intendeva usare come rinforzo per il vascello.

"Non preoccuparti," disse Insegnante, che aveva trascorso il mattino lavorando sul tronco con una delle vecchie stoviglie di pietra di Conan. "Quella cassa deve esserci e la troverai alla prossima bassa marea. Ne sono sicuro."

Insegnante aveva ragione. Trovò la cesta intatta con tutto il suo contenuto il mattino successivo. E sulla via del ritorno all’isoletta trovò qualcos’altro. All’inizio gli uccelli che volavano in cerchio richiamarono la sua attenzione, e dovette remare duramente per un quarto di miglio fuori rotta per raggiungerli, prima di essere portato dal vento e dalle correnti fuori vista.

Era una zattera contente la figura di un uomo svenuto a faccia in giù sul fondo. Conan non sprecò tempo a tentare di aiutare l’uomo. Rapidamente attaccò una cima alla zattera ed iniziò a remare furiosamente verso l’isoletta, che già stava svanendo in lontananza. La cassetta degli attrezzi e la zattera a rimorchio rallentarono la sua velocità. Divenne una lunga, estenuante battaglia contro il vento prima che raggiungesse la minuscola spiaggia dove Insegnante lo aspettava ansiosamente.

"Sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma posso vedere abbastanza lontano-" iniziò a dire Insegnante, quindi esclamò "Dei del paradiso, cosa c’è qui?"

Stancamente Conan trascinò la zattera sulla spiaggia, quindi si fermò per sollevarne l’occupante. Pensava che fosse un uomo, ma ora si accorse che era una donna. Improvvisamente sussultò stupito. "Diamine, è la Dr.ssa Manski!"

"È così," mormorò Insegnante. "E questo significa che il vascello esploratore è stato affondato dalla stessa tempesta che ci ha fatto arenare. Ah, le curiose vie del fato ... Conan, portala nella capanna e dalle una bottiglia d’acqua e una coperta. Soffre di esposizione al sole e di sete."

La Dr.ssa Manski era abbastanza conscia da bere avidamente dalla bottiglia che Conan sosteneva per lei. Ma ci volle qualche tempo prima che potesse riconoscerlo, ed il giorno era quasi trascorso prima che riuscisse a strisciare fuori dalla capanna.

Tenendosi con una mano alla coperta che aveva intorno, si guardò attorno con curiosità e si avvicinò lentamente al tronco a cui Conan stava lavorando. "Che pazzia è questa!" iniziò a dire con la sua voce rauca ridotta ad un gracidio. "Chi avrebbe pensato quando ti ho salvato qualche settimana fa, che mi sarei ritrovata qui-"

La Dr.ssa Manski si fermò e Conan vide che stava fissando Insegnante, della cui presenza non si era evidentemente resa conto fino a quel momento. "Tu!" gridò. "Tu! Vecchia volpe ingannatrice. Che razza di favola hai raccontato ai commissari per far mandare la mia nave alla tua caccia?" Stava tremando ora e la sua voce era sempre più furiosa. "La nave è persa adesso - e la colpa è tua! Ed ogni uomo a bordo è perduto, tutto a causa di qualche pazza favola -"

"Hey," disse Conan. "Solo un momento: Chi pensi che sia?"

"Io so chi è!" gridò la Dr.ssa Manski. "È quel vecchio demonio, Orbo, ed il perché non sia stato squalificato anni fa’-"

"Non è Orbo," le disse Conan. "Voglio dire il suo vero nome è Briac Roa."

"Briac Roa!" la dottoressa rise raucamente. "È quello che ti ha detto? E tu sei stato abbastanza stupido da credergli?"

"Ma non capisci -" iniziò a dire Conan, ma si fermò quando vide Insegnante scuotere la testa.

"Dr.ssa Manski," disse Insegnante, "se volete chiamarmi Orbo, allora fatelo. Ma vi suggerisco di tornare dentro e di riposarvi. Avete subito un’esperienza molto dura, e risentite ancora degli effetti dello shock e dell’esposizione al sole."

Ella lo fissò un momento, voltandogli le spalle arrabbiata, fece alcuni passi stentati e quindi svenne.

Conan l’afferrò prima che toccasse terra e la trasportò nella capanna.

Quando fece ritorno al tronco e riprese gli strumenti che stava usando, disse acidamente, "Di tutte le cose che potevano succedere! Cosa abbiamo fatto per meritarcela?"

"Posso pensare a fati peggiori," disse con calma Insegnante. "A parte questo, può esserci d’aiuto."

"D’aiuto un cavolo! Non voglio avere a che fare con lei. La odio."

"Non la odi realmente! Odi le idee che rappresenta."

"Forse è così, ma me la fa odiare. Io odio ogni cosa del Nuovo Ordine. E tu?"

"No, non è così per me."

Conan lasciò cadere l’accetta. "Ma - sei stato loro prigioniero per quattro anni!" esclamò. "Devi odiarli!"

"Figliolo, non posso odiarli. Provo solo ammirazione per la maggior parte di essi."

"Ma come puoi? Ti hanno marchiato e picchiato e trasformato in schiavi non so quante persone ed ucciso non so quante altre. Sono contorti e depravati e spietati -"

"Sì, Conan," lo interruppe Insegnante. "Tutto quello che hai detto è vero. Ma dimentichi che stavano combattendo una tremenda battaglia per sopravvivere ed avevano solo poche macchine da usare. Industria era paralizzata, e lo è ancora per la maggior parte. Sono occorse le misure più severe per restare in vita e mantenere in funzione le macchine. Ed in queste circostanze sono di soliti i più duri, quelli che hanno meno da offrire ad afferrare il potere." Insegnante fece una pausa, quindi disse, "Non giudicare i molti dai pochi. Ci sono buone persone in Industria e meritano solo i nostri elogi per quanto hanno fatto. Sono quei pochi che il mondo non può permettersi di perdere - questo è il motivo per cui sono dovuto tornare indietro ad avvertirli. E per quanto riguarda gli altri-"

"Cosa riguardo agli altri?"

Insegnante scosse le spalle. "La droga più letale del mondo è il potere. I commissari che fanno funzionare le cose le perderanno a meno che non possano espandersi ed ottenere più potere. Occupare High Harbor sarà d’aiuto. Ma li aiuterà anche a guadagnare altri poteri che sono andati persi con il Cambio. Ora comprendi?"

"I-io penso di sì, signore."

Il vecchio uomo diede un’occhiata alla piccola capanna. "E per quanto riguarda lei, lasciale credere che io sia il vecchio Orbo. Sarà più facile. È dedicata al Nuovo Ordine, perché è tutto quanto le è rimasto. Non cambierai mai il modo in cui pensa appellandoti alla sua ragione. Lascia che arrivi alle sue conclusioni senza aiuti da noi. Nel frattempo ci potrà essere di grande aiuto."

"Aiuto? Come?"

"Cucendo le vele. Catturando e affumicando pesce che dovremo portare con noi per mangiare. Facendo un centinaio di cose che ci risparmieranno tempo. Perché dobbiamo compiere l’impossibile. Dobbiamo costruire un nuovo scafo ed andarcene da qui in poco più di una settimana."

"Una settimana!" Conan deglutì. "Ma sai che non possiamo farcela"

"Possiamo. E dobbiamo. O saremo intrappolati nelle nebbie e non vedremo mai più High Harbor. Ora rimettiamoci al lavoro. Abbiamo gli strumenti per lavorare. Sarai sorpreso di quanto velocemente si può scavare questo tronco e trasformarlo in una canoa utilizzabile.



[Capitolo 9] [Capitolo 11]
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