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I giovani, i cartoni e il Salone della Musica

(Italian, Post to it.arti.cartoni, 22 October 1997)

Sometimes I think that this kind of delirious thoughts shouldn't get out of my head. Sometimes I don't.

Anyway, this post to the it.arti.cartoni newsgroup was born in a dense context: those days, students were rallying in the streets singing old anime songs from their childhood, and journalists and thinkers were pondering on that; moreover, as ADAM - an association I had founded, to fight against censorships in Japanese cartoon translations - we just had had a virtual IRC meeting with a famous Italian TV presenter, that had considered us as stupid geeks; and then, I had watched a "debate on youth" that is referenced in the text.

From: v.bertola@studenti.to.it.TAKE.this.AWAY.to.REPLY (vb)
Date: Wed, 22 Oct 1997 21:34:50 GMT
--------
...in queste due settimane di assenza, mi sono successe un po' di cose
che mi hanno fatto pensare, e vorrei proprio parlarne con qualcuno. Vi
prego, leggete questo delirio e ditemi cosa ne pensate. Grazie.

Per prima cosa, venerdi' scorso ho partecipato allo scazzo telematico
su IRC con Red Ronnie (si', se non ricordo male mi ha dato
personalmente del sottosviluppato mentale... wow, lo metto nel mio
curriculum!). Suppongo che su IAC se ne sia parlato, comunque ho
realizzato che da parte delle persone "over 25" (quasi tutte, almeno)
non c'e' cattiveria, ma proprio un blocco culturale che gli impedisce
di capire come mai delle persone adulte con QI positivo possano
guardare gli anime.

Sabato pomeriggio, al Salone della Musica, ho assistito a un dibattito
(organizzato da Musica! di Repubblica) sulla "musica nella cultura
giovanile". Sfortunatamente, il piu' giovane dei partecipanti aveva 44
anni (era Ferretti, il cantante dei CSI). C'erano sessantottini,
psicologi, giornalisti, che alla fine hanno discusso a lungo su
"quanto e' universale Bob Dylan" e "la musica e' o non e' un
metalinguaggio?". L'unico che si e' un po' distinto e' stato appunto
Ferretti, che ha esordito dicendo testualmente "io ho 44 anni, quindi
giovanile i miei coglioni". Comunque, quasi tutti i giovani in sala
sono ovviamente scappati dopo dieci minuti. Alla fine, quando, dopo
due ore, si sono decisi a dare la parola al pubblico, ho alzato la
manina e gli ho fatto notare che avevano fatto scappare tutti e che ai
giovani se la musica sia o non sia un metalinguaggio non potrebbe
importare di meno; e che se oggi la musica per i giovani e' molto
presente ma meno sentita (come dimostrano le vendite in calo) e' anche
perche' trent'anni fa la musica rock era un elemento di distinzione
dalle generazioni precedenti; oggi gli elementi distintivi, se mai,
possono essere Internet, i videogiochi, la fantasy e i cartoni animati
giapponesi. E li' mi hanno guardato come un deficiente. La cosa che mi
ha sconvolto e' che alla fine, mentre gli "esperti" mi guardavano come
un deficiente, quei pochi della nostra eta' che erano rimasti mi hanno
detto che condividevano in pieno.

Domenica e lunedi' sono successi altri episodi, sempre al Salone della
Musica, che mi hanno confermato la seguente idea: che noi possiamo
fare tutte le ADAM che vogliamo, e combattere per i cartoni animati,
ma il problema e' molto piu' grosso: come e' naturale, ci sono valori
e modi di pensare della nostra "generazione" (o pezzo di generazione,
mica tutti stanno nella zona computer-fantasy-anime) che semplicemente
non possono essere compresi da quelle precedenti, e che quindi e'
necessario "imporre" - ossia, fare accettare anche senza che siano
compresi - nella societa'. Specialmente l'Italia e' un paese
anziano-centrico: le protezioni sociali sono mirate prevalentemente
agli anziani e la classe dirigente (politica ed economica) e' tra le
piu' anagraficamente vecchie del mondo. Ora, io non dico di scendere
in piazza a fare cortei per dire che siamo giovani e vogliamo essere
ascoltati; tuttavia, ci sono alcuni importanti elementi che, se
aspettiamo che psicologi e giornalisti li notino da soli, aspetteremo
in eterno, e invece senza di essi e' impossibile che quello che ci
interessa venga accettato.

Per cominciare, riguardo alla violenza: io penso che ci sia una
fondamentale differenza tra i simboli politicizzati e ideologici di
chi ci ha preceduto (ad esempio il Che) e i nostri simboli che vengono
definiti stupidi e banali (prendiamo ad esempio i cartoni animati). La
differenza fondamentale e' questa: e' vero che sia il Che che Goldrake
compiono azioni violente, ma *il Che attacca per primo*. Pensateci.
Avete mai visto l'eroe di un cartone animato attaccare per primo?
Insomma, nel 68 o nel 77 scendevano in piazza contro un nemico, con
l'idea che appena lo vedi gli devi spaccare la faccia. (Quelli dei
centri sociali la pensano ancora cosi', tanto per fare un esempio.)
Persino Ken, il protagonista di un anime violentissimo, combatte
sempre in difesa o per difendere qualcuno che non puo' farlo da solo
(correggetemi se sbaglio). Tra il Che (Marx, Lenin, Mussolini, la
santa inquisizione) e Goldrake, reputo mille volte piu' degno, e piu'
positivo per il futuro dell'umanita', Goldrake.

E poi, riguardo al disimpegno, all'incapacita' di aggregazione:
sentiteli! Dicono che i "giovani d'oggi" non sono piu' capaci di
socializzare, sono dei disadattati individualisti (tranne quelli che
fanno i raduni oceanici per il Papa...): questo perche' i giovani non
scendono piu' in piazza, non fanno piu' politica, e se fanno cortei
cantano Ufo Robot e Lady Oscar. Ma tra un raduno di giovani che
cantano "Bandiera rossa" e un raduno di giovani che cantano "Ufo
Robot" c'e' una differenza fondamentale: i secondi, in fondo, si
stanno divertendo, e mi sembra una conquista straordinaria!! Non solo:
l'aggregazione esiste, soltanto che avviene in non-luoghi, invece che
nelle piazze dove ci aspettano. Avviene nella Terra di Mezzo, o su
Usenet, o sull'Enterprise o sull'isola di Indastria, ma avviene. Sara'
un rifiuto della realta'? Sara' un tentativo di trovare una realta'
migliore? Boh, non lo so. Mica sono uno psicologo :-) Se dovessi
definire la nostra generazione, anche se questo e' sempre un gioco un
po' stupido, la definirei come la generazione che non c'e'. Non nel
senso che non esista, ma perche' si sforza di esistere altrove. Ha
rinunciato a cambiare il mondo e vuole invece cambiare mondo.

Non so come possiate aver preso questo messaggio. Ci ho messo molto a
decidere di postarlo, e ho paura di aver scritto un mucchio di
stronzate. Retoriche, banali stronzate. In questo caso, ditemelo e non
ne parleremo piu'. Pero' ho voglia di parlare di queste cose, mi sono
stancato di uscire la sera con vari gruppi di amici e di parlare
sempre di argomenti poco importanti, dell'ultimo film o dell'ultimo
disco degli U2. Penso che queste stesse cose le scrivero' in privato
ai tizi di Musica, per vedere quanta merda mi tirano. Quello che pero'
sento di dover fare e' discutere di queste cose, qui o, se preferite,
da qualche altra parte su Internet, ed arrivare a qualche forma di
maggiore "autocoscienza" della nostra tribu'.
Tutto qui.
Aspetto le vostre idee.

vb.

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