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Toro-Reggina: Resoconto dalla Curva Primavera

(Italian, Stadio Olimpico, Turin; Toronews Forum, 11 February 2007)

E' una domenica lunare, in cui tutto quel che poteva andare storto lo ha fatto; una domenica che ricorderemo a lungo.

Si inizia nel dubbio, non sapendo cosa può entrare e cosa no, quanti controlli ci saranno, se ci saranno problemi. In realtà, in curva Primavera è tutto quasi normale, e ci sono persino gli striscioni dei gruppi. Non ci sono invece i megafoni e i tamburi; i tifosi si compattano al primo anello, e sia lì che al secondo compaiono due bandieroni. Il clima, comunque, è caldo; il tifo è pronto a scoppiare.

Diversa pare però la Maratona; una curva anonima, senza colori se non le bandiere eloquentemente appesa al centro, qualche fu due aste ora zero aste, tra cui quello di Margaro. Non ci sono bandiere che sventolano, nè coreografie, nè simboli: una tristezza. Ma ovviamente, anche lì il tifo c'è, specialmente un grumo di sciarpe ammassato al centro del primo anello e nella parte bassa del secondo, che partono sin dal principio con una sciarpata e con i cori.

Cori che, in una sorpresa senza sorpresa, non si fermano affatto quando viene chiamato il minuto di silenzio, nè dalla Maratona, nè dal gruppetto della Primavera. Per trenta secondi il resto dello stadio non sa come prenderla; probabilmente c'è chi in cuor suo approva, chi disapprova, chi è indifferente. Solo uno, in Primavera, grida "Silenzio!" inutilmente. Verso la fine, parte l'applauso, che però non copre i cori. Alla fine, qualche fischio, probabilmente diretto ai reggini che si dirigono verso di noi.

Il primo tempo del Toro non è male, con un colpo di testa di Ogbonna (ottimo esordio) di poco a lato, una gran traversa di Comotto su un bello stop di Abbruscato, qualche altra bella occasione. Lazetic è devastante, fa tutto lui, mentre Rosina si danna ma conclude poco. Ardito è dappertutto, mentre invece Barone si rivela il solito ufo, capace solo di camminare in orizzontale, anche se alla fine del primo tempo si infila bene in area. Ma si pesca già qualche fischio. In un clima un po' timoroso, l'arbitro riesce nel miracolo di provocare una valanga di fischi davvero impressionante, quando fischia la fine del tempo al 45' e sei secondi, proprio mentre Rosina sta per battere un angolo. I reggini non combinano assolutamente nulla, se non perdere tempo in maniera scientifica e irritante, ad ogni possibile occasione.

Il secondo tempo si apre subito con la Solita Cagata della difesa del Toro; in contropiede, Balestri devia un cross, Abbiati si lascia ingannare ed esce male toccandola appena, la palla finisce a un reggino che tira, ma il tiro finisce a Bianchi che è proprio solo in mezzo all'area: il gol è ovvio.

E' tempo di bestemmie; mentre i cinque reggini nel settore ospiti (ma allora era aperto?) festeggiano, noi ci diciamo che non può finire così, al solito modo, col Toro che gioca benino finchè non fa una stupidaggine in difesa e prende un gol da polli. E difatti, sembra che questa domenica possa andar diversamente; due minuti e finalmente, dopo cinquanta minuti di partita e il Toro sotto di un gol, l'arbitro dà una punizione a vantaggio di Rosina. Che tira benissimo; la palla va sulla traversa, il portiere non ci arriva, e non può nulla sulla ribattuta al volo di Comotto.

Lo stadio esplode: incredibile, abbiamo fatto un gol. Si suona la carica, per una partita da vincere; e invece, pochi minuti dopo, Franceschini si fa saltare come un birillo al limite dell'area e stende l'avversario. La punizione di Bianchi è buona, ma non eccezionale; peccato che Abbiati avesse appena finito di preparare la barriera e non fosse granchè pronto. Fa per andare verso il lato della barriera, e solo dopo capisce che in realtà è dal suo, cambia movimento, ma non c'è nulla da fare.

Dopo, è solo uno sprofondare nell'abisso: perchè i miracoli non si ripetono due volte in una sola domenica. Il Toro preme, prima ordinatamente, poi affannosamente, ma senza forza, in mezzo alle meline e alle perdite di tempo degli avversari. La folla è sempre più frustrata, inferocita; la rabbia esplode quando Zaccheroni toglie Lazetic, il migliore in campo, per mandare in campo il solito vecchio Muzzi. Spontaneamente, senza accordo, parte un muro di fischi, seguito da un coro delle due curve per Lazetic. Barone è sempre più irritante; negli ultimi minuti si vede anche Stellone, o meglio dicono sia sceso in campo. Ma è inutile, perchè questa è una squadra senza palle, che quando va sotto perde ogni idea di gioco; a parte l'instancabile Ardito, che veramente ci si chiede perchè abbia dovuto aspettare sei mesi per giocare.

Al solito, l'ultimo quarto d'ora è deprimente: quando ci si aspetterebbe almeno un forcing, si finisce a palloni sparati a caso in modo isterico, e a pressione zero. Ci sarebbe solo da allargare le braccia; e però, dopo l'ennesima prova inizialmente discreta che poi diventa inguardabile alla prima difficoltà, lo stadio ha già individuato un chiaro colpevole. Fischiata la fine, anche qui senza nessun cenno, senza nemmeno l'aiuto dei megafoni, prima piano e poi subito cantato da tutti, parte un coro liberatorio:

ZACCHERONI VAFFANCULO
ZACCHERONI VAFFANCULO

ZACCHERONI VAFFANCULO
ZACCHERONI
VAFFANCULO

ZACCHERONI VAFFANCULO
ZACCHERONI
VAFFANCULO
ZACCHERONI
VAFFANCULO
ZACCHERONI VAFFANCULO

Non so se Zaccheroni sia veramente il responsabile principale. Ma so che è tempo di un messaggio chiaro ai vari Cairi, Chiamparini, Zaccheroni, Pancari e Balestri, Baroni e Abbiati, Matarresi, Amati e quant'altri; quelli che giocano col nostro tifo e con la nostra passione, con i nostri stadi e le nostre domeniche. Ecco, per dirla chiaramente, ci avete rotto il cazzo. Tutti. Dal primo all'ultimo. Basta teatrini, ospitate, liti sui giornali, veline, giri di miliardi a spese nostre. Rivogliamo il nostro sport, quello in cui si può passare tutti insieme una domenica di pace e divertimento, in casa o in trasferta, con un fiasco di vino o pane e salame, osservando partite di calcio dove non si fa la gara a chi è più furbo, a buttare via il pallone dal secondo minuto o a rotolarsi per terra, dove l'arbitro non si sognerebbe mai di negarti un angolo al 45', dove non è pieno di poliziotti sgarbati che ti mostrano il manganello alla prima occasione, e nemmeno di gente che si prende a bastonate all'esterno; dove non abbiamo la sensazione di essere alla mercè di mafie, pastette, e interessi vari. E dove il Toro, ogni tanto, vince anche qualche partita; e soprattutto, anche quando le perde, si vede grinta e gioco del calcio, non una specie di ping pong di palloni volanti.

Fino ad allora, daspo o non daspo, non ci sarà pace.

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