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Niente più musica su Internet?

Ho scritto questo testo nel dicembre del 1998, nel corso di una lunga diatriba con i rappresentanti dell'industria discografica relativa alla legalità o meno del Progetto Prometeo. In quel momento non immaginavo certo che, qualche mese dopo, avrei contribuito pesantemente alla nascita di una azienda come Vitaminic, che ha sperimentato tra i primi al mondo nuove forme di vendere musica online; nè che, poco tempo dopo, sarebbero nati e si sarebbero diffusi i sistemi di scambio peer-to-peer, che rendono molto più difficile impedire agli utenti della rete di scambiarsi musica senza corrispettivo.

Eppure, riprendendolo in mano nel dicembre 2006 - otto anni dopo - si può vedere come, anche se i link sotto citati non funzionano più e se quasi nessuno si ricorda dell'esistenza di quei siti, la maggior parte delle affermazioni di allora siano ancora vere. Probabilmente in questo periodo abbiamo tutti capito meglio le reciproche necessità, e i toni si sono un po' attenuati. Tuttavia, il nodo della distribuzione legale di contenuti online, con una remunerazione degli autori che sia adeguata ma non penalizzante per gli utenti, resta da risolvere; per questo motivo, voglio lasciare questa pagina online ancora per un po'.


Fino a pochi mesi fa, nella mia home page era ospitata una piccola raccolta di testi delle mie canzoni preferite, recuperati in vari siti su Internet. Archivi come OLGA o UWP Lyrics Archive, realizzati nel corso di molti lustri con la spontanea e volontaria collaborazione di migliaia di appassionati di tutto il mondo, e mantenuti con grosso dispendio di tempo e denaro da singoli privati o enti culturali senza fine di lucro, offrivano a chiunque una possibilità di accesso alla musica e di arricchimento culturale assolutamente sconosciuta in precedenza. Qualsiasi utente di Internet aveva la possibilità di creare una home page dedicata al proprio artista preferito, diffonderne le opere ed aumentare la sua notorietà, e tramite la comune passione per la musica crearsi nuove amicizie.

Ora tutto questo è messo in forte pericolo: molti siti grandi e piccoli - da OLGA al mio piccolo archivio - hanno già chiuso e altri - ad esempio il Progetto Prometeo di cui sono uno dei curatori - hanno già ricevuto minacce di pesanti azioni legali. Le case discografiche, difatti, basandosi su interpretazioni forzate delle leggi sul diritto d'autore e della forza politica ed economica della propria lobby, hanno cominciato a minacciare tutti coloro che hanno anche solo un testo di canzone nelle proprie pagine, facendo scrivere dai propri legali e prospettando denunce e richieste di danni miliardarie, e basandosi sul fatto che il comune cittadino non ha i mezzi per difendere i propri diritti in sede legale.

Secondo le case discografiche e la SIAE, l'ascoltatore di musica non ha alcun diritto, se non quello di sborsare 42.000 lire per un CD che al produttore ne costa 3.000; egli non ha diritto di cantare le proprie canzoni preferite, di trascrivere le parole e la musica che sente, di fare una copia su cassetta del CD per sentirla con il walkman o l'autoradio, e neanche di prestare il CD a un proprio amico. Secondo la SIAE (leggere per credere) se invitate a casa vostra degli amici e mettete un disco sullo stereo dovete chiamare anche l'addetto SIAE, compilare un borderò e pagare i diritti d'autore.

Il diritto d'autore è un utile e indispensabile strumento per permettere agli artisti di dedicarsi a tempo pieno alla propria opera, ma deve essere contemperato con il diritto alla cultura e all'arricchimento personale sancito dalla Costituzione. Nel mondo d'oggi, specialmente per un paese industrializzato come l'Italia, è proprio il livello culturale delle persone a determinare le possibilità di sviluppo: non c'è benessere socio-economico senza educazione e cultura, e quindi senza arte. Se è giusto che l'artista possa sfruttare a scopo di lucro la propria abilità, è meno giusto che la logica commerciale venga portata all'estremo, diventando in ultima analisi un ostacolo alla diffusione dell'arte stessa. Quanta musica in più si sentirebbe nelle piazze e nelle strade, ad esempio, se i concerti gratuiti e privi di fine di lucro fossero esenti dal pagamento dei diritti SIAE? Quante persone in più comincerebbero ad imparare a suonare, se potessero disporre di una biblioteca di spartiti su Internet? Quanti più appassionati e collezionisti di musica avremmo, se si potessero acquistare un maggior numero di dischi ad un prezzo inferiore?

Al di là delle considerazioni legali, la strategia delle case discografiche è comunque suicida per l'intero mondo della musica. Essa tende a disaffezionare le persone dalla musica, anzichè spingerle a fruirne di più. Nonostante i consistenti investimenti delle multinazionali, il mercato musicale italiano stagna in un coma profondo, e l'unica via d'uscita che i discografici sanno proporre sono le sovvenzioni statali, come la diminuzione dell'IVA sui dischi. I principali artisti italiani degli ultimi anni sono praticamente sempre emersi altrove, dalle case indipendenti o dai centri sociali, mentre le grandi case discografiche non hanno saputo proporre altro che fenomeni di marketing che il pubblico ha rifiutato in blocco. Se lo Stato vuole sovvenzionare la musica in Italia, non lo deve certo fare attraverso le case discografiche: i fatti dimostrano che esse sono incapaci di generare nuova arte.

Il Progetto Prometeo, ad esempio, senza alcun fine di lucro e con la collaborazione di decine di giovani di tutta Italia, ha raccolto e reso disponibili su Internet una grande quantità di sigle dei cartoni animati, brani dell'inizio degli anni '80, di grande valore storico e affettivo, che sarebbero altrimenti scomparsi e andati dispersi; brani oltretutto non più in commercio, e la cui diffusione non è quindi lesiva di alcun interesse economico (anche perchè le case discografiche, nella loro completa cecità culturale, hanno da tempo buttato via le copie originali dei dischi). Eppure, per i discografici questa attività è paragonabile a quella (ovviamente intollerabile) del falsario che, per lucro, vende copie di CD.

La quantità enorme di messaggi di solidarietà e di sostegno ricevuti mi fa credere che la stragrande maggioranza delle persone sia d'accordo con queste considerazioni, e che se le case discografiche si illudono di "sconfiggere la pirateria" andando contro il comune sentire della gente, finiranno soltanto per distruggere completamente l'interesse delle persone per la musica. D'altra parte, forse le case discografiche pensano di poter fare causa a tutti e sessanta milioni gli italiani: chi non ha in casa una audiocassetta o un CD copiato? La circolazione delle opere musicali, anche tramite la copia senza fine di lucro, è stata essenziale per permettere la diffusione della musica a livello di massa, e, che piaccia o no, è un fenomeno irreversibile; se mai, è necessario trovare nuove regole, che possano essere condivise e rispettate da tutti. Il mondo vagheggiato dai discografici, in cui ogni persona deve investire un intero stipendio per i propri acquisti musicali, non può evidentemente realizzarsi. L'unica conseguenza di questa politica è una Internet senza musica oggi, e un mondo senza musica domani.

Per questo motivo è importante che tutti siano consapevoli di questi rischi e siano disposti a difendere i propri diritti. Se sei d'accordo con questo, scrivimi. L'unione fa la forza.

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