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La storia dei Fade To Soul



Ma chi sono i Fade To Soul? Interessante è affrontare la questione ed entrare nella storia di un gruppo che non è ancora famoso, ma che certamente, almeno ascoltando quanto dicono i migliori intenditori torinesi, non lo diventerà mai.

Innanzi tutto, si tratta di un gruppo veramente internazionale e cosmopolita, i cui membri provengono da ogni parte del mondo: in rigoroso ordine alfabetico, Falchera, Mappano, Rivoli, San Benigno Canavese e Volpiano. Grazie ai molteplici influssi di queste differenti radici, lo stile della band si è sviluppato in modo variegato e mai monotono, evolvendo lentamente verso quello che si può definire "un minestrone". Si tratta in realtà di una miscela di generi scelta per soddisfare tutti, e che permette al pubblico di non addormentarsi dopo dieci pezzi perfettamente uguali, come talvolta accade a certi concerti.

I Fade To Soul nascono all'inizio del 1993, nel basso Canavese, da un gruppo di amici, comprendente tra gli altri l'attuale cantante (Davide "Imbottigliato" Mele) e l'attuale bassista (Massimo "Maison" Betti, che nel frattempo viveva esperienze fortunate nei Desudo e nei Bright & Shiny Book). Oscure sono le vicende di quei primi giorni, che sono stati rapidamente e fortunatamente dimenticati (si dice che, durante la preparazione di un concerto, fosse stata scartata la possibilità di eseguire "Should I Stay Or Should I Go" in quanto ritenuta tecnicamente troppo difficile). In realtà, la vera storia del gruppo comincia con un radicale cambio di formazione, che vede prima l'ingresso nel gruppo - nel novembre 1993 - del tastierista Vittorio "Sandy Marton" Bertola, e poi - nell'aprile 1994 - la sostituzione del batterista Enrico "Rolla" Taurone, già nei Mondo Obliquo, con Nicola "Tamburo" Pirulli, una delle migliori promesse del Centro Jazz, sempre protagonista in tutti i saggi, tanto che non può più andare al Big per non essere assalito dalle fan. Dopo il classico esordio (19/4/94) al Mirò, palestra di tutti i gruppi scarsi di Torino, e dopo la registrazione artigianale del primo demo-tape, si scatena una crescita esponenziale a livello tecnico e spettacolare, che porta il gruppo a svolgere tra il dicembre 1994 e il luglio 1995 una trentina abbondante di concerti, suonando in tutti i migliori locali del circuito torinese, dall'Armadillo Che Ride al Sottovoce passando due volte per il Manhattan. La stagione si chiude con la registrazione di una cassetta di circa settanta minuti, dei quali la metà registrati dal vivo con una pessima qualità, e l'altra metà - costituita interamente da brani originali del gruppo - registrati in studio con una pessima qualità.

L'inizio della nuova stagione si rivela drammatico, per la perdita della sala del gruppo e per il cambio di chitarrista: all'indimenticato Andrea Beretta subentra Ivano Antico, un chitarrista troppo manico che in passato si era distinto come anima dei Bright & Shiny Book. Il salto di qualità è notevole, ma la necessità di riorganizzare l'intero repertorio porta alla decisione di limitare fortemente il numero di concerti per questa stagione, e di dedicarsi contemporaneamente alla composizione di validi pezzi propri, tali da dimostrare le potenzialità del gruppo. Uno di questi pezzi, pur se mal registrato, è sufficiente per ottenere le date alla Divina Commedia, al Rock House e alla Pioletta. Per la fine di questa stagione è prevista la registrazione, finalmente con buona qualità, di un nuovo demo tape che possa finalmente lanciare il gruppo nell'Olimpo della scena torinese. Riusciranno i nostri eroi ad emergere, oppure dovranno ancora mangiare merda per anni? Ai posteri l'ardua sentenza.


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