Sky
Vittorio vb Bertola
Fasendse vëdde an sla Ragnà dal 1995

Màr 23 - 20:21
Cerea, përson-a sconòssua!
Italiano English Piemonteis
chi i son
chi i son
guida al sit
guida al sit
neuve ant ël sit
neuve ant ël sit
licensa
licensa
contatame
contatame
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vej blog
vej blog
përsonal
papé
papé
fotografie
fotografie
video
video
musica
musica
atività
net governance
net governance
consej comunal
consej comunal
software
software
agiut
howto
howto
internet faq
internet faq
usenet e faq
usenet e faq
autre ròbe
ël piemonteis
ël piemonteis
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
vej programa
vej programa
travaj
consulense
consulense
conferense
conferense
treuvo travaj
treuvo travaj
angel dj'afé
angel dj'afé
sit e software
sit e software
menagé
login
login
tò vb
tò vb
registrassion
registrassion
domenica 16 Luglio 2006, 14:37

Paura italiana

Sempre sul discorso Lidl, sulla Stampa di oggi in prima pagina c’è un editoriale di Luca Ricolfi, sociologo dell’università di Torino, intitolato “La sinistra che ha paura del merito”: parla appunto dell’accordo al ribasso che caratterizza la società italiana, in cui da una parte i cittadini pretendono vita facile (scuole che promuovono sempre, lauree facili, posti di lavoro ipergarantiti, a tempo intederminato e poco faticosi) e protestano se non è così; dall’altra chi detiene il potere sfrutta questa mentalità per fornire servizi scadenti e inefficienti o per retribuire il lavoro il meno possibile.

E quindi, ecco la citazione che forse chiarirà meglio la sensazione che ho avuto io leggendo tutte le lamentele del dipendente Lidl: “Cittadini che temono la competizione, l’impegno, il sacrificio sopravvivono ai propri insuccessi incolpando le istituzioni, atteggiandosi a vittime, agitando diritti e invocando risarcimenti.”

divider

4 commenti a “Paura italiana”

  1. Sciasbat:

    Non ci fosse la rete del bollito giù oggi avrei già appuntato la stessa cosa nella Jambalaya di Soylent Green. La cosa curiosa è che l’italiano medio, frutto della nostra scuola tendente al ribasso, in giro per il mondo non si trova poi malaccio. Solo in Italia, in mezzo ad altri italiani, si adagia paciosamente sul fondo. Mi piacerebbe sapere con precisione dove sta il baco.

  2. vb:

    In realtà, gli italiani che vanno all’estero non sono più gli emigranti sottoeducati con la valigia di cartone, ma sono in gran parte proprio quegli italiani più attivi e competenti che si trovano male in un sistema al ribasso e in cui le poche opportunità sono assegnate per raccomandazione invece che per merito, e cercano un ambiente dove la loro competenza e intraprendenza possano essere meglio premiate.

    Questo peraltro è un fenomeno non solo italiano: succede anche in tutti i paesi africani…

  3. BlindWolf:

    Chi ha visto il documentario “W la ricerca” su Rai3 se n’è reso benissimo conto: ricercatori brillanti che non avevano il posto (riservato ai paraculati) od i mezzi per lavorare in Italia se ne sono andati all’estero ed hanno fatto rapidamente carriera.
    (E comunque anche gli emigranti sotteducati con valigia di cartone andavano oltre l’Atlantico per farsi il mazzo.)

    Ho letto anch’io l’articolo e sebbene io non lo applico al dipendente LIDL (lì il posto al massacro ma ben remunerato per far carriera e curriculum c’è. Ti interessa? Vacci. Non ti interessa? Non andarci), lo mostrerei a tutti i presidi e rettori dei diplomifici nostrani.
    A questo punto ben vengano (ritornino?) le scuole di Serie A e di Serie B perchè a questo punto le migliori scuole italiane sfornano così tante capre che non le distingui da chi ha talento. Ma a che serve un’eccellenza se il sistema produttivo (?) italiano prende i laureati e dà loro il posto di lavoro prima riservato ai diplomati?

  4. Marco:

    I calvinisti, adottando l’equazione “sei ricco = Dio e’ con te”, ci hanno costruito sopra la Svizzera. Varie confessioni protestanti diffusesi in USA possiedono un’etica simile o con molti punti di contatto con quella calvinista. Che l’atteggiamento tipicamente italico abbia qualcosa a che fare con il cattolicesimo ? O:-) (tema pesante eh? :P)

    Per contraltare, ho avuto occasione di lavorare con Francesi, Inglesi e Americani: beh, posso dirvi che per tutti l’orario di lavoro era sacro. Dopo le 17/17.30 in giro trovavi solo alti dirigenti con i loro portatili. Solo noi italiani (settore privato, s’intende) guardiamo storto e facciamo le battutine su chi esce in orario, certi che perdera’ punti con il boss.

    Siamo molto provinciali, ma non c’e’ da stupirsene: siamo passati da una societa’ prevalentemente rurale ad una industriale e post industriale in meno di un secolo, senza avere alle spalle almeno un paio di centurie (minimo) di stato unitario, urbano e industrial-borghese come Francia, Inghilterra e financo gli USA. Abbiamo ancora il complesso del “nuovo arrivato nella grande citta’” che deve ingraziarsi i capi e dimostrarsi piu’ solerte degli altri, anche fermandosi a non far nulla fino alle 8 di sera.

    Lo ammetto, a volte cerco di condensare l’universo in poche righe :P

 
Creative Commons License
Cost sit a l'è (C) 1995-2024 ëd Vittorio Bertola - Informassion sla privacy e sij cookies
Certidun drit riservà për la licensa Creative Commons Atribussion - Nen comersial - Condivide parej
Attribution Noncommercial Sharealike