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martedì 17 Aprile 2007, 22:32

Buona la prima

Mah… ad essere onesti, abbastanza pietosa: in un’ora (due episodi) di improvvisazione teatrale a tema comico, ho sorriso spesso ma avrò riso forse un paio di volte (parliamo di Buona la prima, il nuovo show di Italia 1 con Ale e Franz, iniziato stasera e ricalcato su un format tedesco di successo). Sul palco sembrano tutti non saper che fare, cercando poi di strafare – il trionfo della recitazione sopra le righe – quella rara volta che gli danno un suggerimento potenzialmente divertente; e la puntata, ad ogni modo, finisce prima che si possa costruire un qualsiasi intreccio d’interesse. Ma soprattutto, manca il ritmo: la reazione è troppo lenta.

Può darsi che il concetto di improvvisazione in sè – l’immedesimarsi nell’attore che riceve un suggerimento e deve arrabattarsi per metterlo in pratica – sia divertente per un popolo socialmente inamidato come quello crucco, ma per chi, come noi, si arrabatta tutto il giorno, non c’è nulla di speciale. Vedremo se migliora, anche se si son già giocati Enrico Ruggeri e Elio – nonchè quella cavallona della Magda Gomes – nella prima puntata.

Peraltro, sempre per innovare, Italia 1 ha piazzato subito dopo un rifacimento con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu della Strana coppia versione TV americana, datata nientepopodimenoche 1970. Quando si dice la fantasia.

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3 commenti a “Buona la prima”

  1. BlindWolf:

    Personalmente non ho visto la suddetta trasmissione (sono un fiero quasi-non-guardatore-di-televisione), comunque…

    L’improvvisazione teatrale, che qui è stata portata sul piccolo schermo, è una pratica con una grande tradizione (niente di nuovo, la si pratica da secoli…). C’è chi è portato e chi no. Un attore di teatro come Paolo Rossi, per esempio, è molto bravo con un buon copione, ma senza di esso è perduto. Roberto Benigni ad ogni spettacolo improvvisa la recitazione dopo essersi fatto dire 3 parole qualsiasi dal pubblico.

    Probabilmente la telecamera mette ancora più sotto pressione l’attore in questo genere.

    Un famoso attore di teatro dei tempi andati era bravissimo ad improvvisare scene comiche con il primo oggetto che gli capitava sottomano, tuttavia una volta ha fatto una performance pessima con un fiasco di vino: così è nata l’espressione “fare fiasco” (usata in molte lingue).

    (Tra parentesi: al centro di produzione televisiva del Politecnico probabilmente c’è ancora la registrazione di 15 minuti di mia improvvisazione nello studio del Consorzio Nettuno)

  2. elena:

    Guardo abbastanza regolarmente Schillerstrasse (http://en.wikipedia.org/wiki/Schillerstra%C3%9Fe), probabilmente ho imparato meglio il tedesco con quella trasmissione leggera piuttosto che con le massicce ore di grammatica allo Studienkolleg… E da quanto racconti la versione italiana non azzecca molto con quella crucca. Ormai in onda da qualche anno, codesto programma si fonda sull’affiatamento dei protagonisti e sul loro carattere. Essi recitano con il loro vero nome, quindi non “creano” personaggi, ma sono essi stessi i personaggi. La recitazione sembra naturale sia perchè ormai gli attori si conoscono benissimo e hanno una certa complicità, sia perchè spesso le situazioni riguardano fatti veri della loro vita, come quella volta che Cordula Stratmann (il perno del gruppo, colei che secondo la sceneggiatura ospita gli amici nella sua abitazione di Schillerstrasse a Colonia) rivelò al gruppo e alla Germania intera di essere incinta, circostanza appunto vera.
    Il format funziona perchè vengono trattati temi in senso comico-divertente che possono coinvolgere tutti gli spettatori e la loro vita quotidiana, quindi scatta il senso di identificazione, infatti non ho ancora visto parteciparvi Heidi Klum (tanto per citare una bonazza crucca che va per la maggiore), poi chissà, magari mi sono persa quella puntata :P

  3. Simone Tani:

    Interessante discussione, io da qualche anno mi cimento nei match d’improvvisazione teatrale, che è un format inventato nel 1977 in Quebec. Insomma niente di nuovo anche perchè l’improvvisazione teatrale ha radici ben più antiche che risalgono alla commedia dell’arte. Non ho visto la trasmissione ma concordo che non tutti gli attori sono adatti all’improvvisazione, specie in TV dove le persone sono abituate a ritmi frenetici ed un improvvisazione se è realmente improvvisazione si gioca sul rischio che possa venire una cosa bellissima e geniale oppure una roba informe e lenta. Per altro i Match d’improvvisazione sono andati in TV, in Rai, negli anni 90, con Sandro Ciotti come cronista, e la cosa incredibile è che la gente a distanza di anni se li ricorda.

 
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