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mercoledì 23 Aprile 2008, 19:33

La sinistra del Nord

Non sono mai stato tenero con Chiamparino, però merita un applauso per la risposta pubblicata oggi su Specchio dei Tempi. Ieri una signora, lamentandosi del degrado e della feccia extracomunitaria illegale (questo è l’eufemismo usato, ma si capisce cosa intende la signora) del quartiere a nord di Ponte Mosca, aveva scommesso che il sindaco non avrebbe mai accettato un invito a prendere un caffé a casa sua. Oggi, la pronta risposta di Chiamparino.

Si badi, l’applauso non è tanto per aver risposto o per aver prontamente accettato l’invito; dopotutto, potrebbe benissimo essere una sterile operazione di facciata precotta per l’opinione pubblica, e sarà da vedere se produrrà effetti concreti. L’applauso è invece per aver capito che non è più momento di perdere tempo o di mantenere le distanze e le formalità, e quindi per non avere inviato la risposta che qualsiasi suo dirigente o dipendente ti manda se provi a contattarlo in qualsiasi modo, ovvero “Ci pregiamo di informarLa che la Sua segnalazione è stata girata agli uffici competenti” (che prontamente la usano per impacchettare il pesce, magari comprato facendo la spesa in orario d’ufficio), ma aver risposto “Gentile signora Totaro, metta pure su il caffè. Prima di accendere il fornello, però, la prego di farmi avere i suoi recapiti, ché non risultano rintracciabili, in modo che sia possibile combinare la data e le modalità per incontrarci. I miei riferimenti sono Piazza Palazzo di Città 1, 011.442.30.00, oppure segreteria.sindaco@comune.torino.it.”; proprio come risponderebbe l’idraulico dei vostri sogni se gli lasciaste un messaggio in segreteria. Efficiente, diretto e al vostro servizio.

Non so se avete seguito la vicenda del Partito Democratico del Nord: già ben prima delle elezioni, i pochi amministratori di peso che il centrosinistra conserva nella parte più avanzata del Paese – Bresso, Chiamparino, Cacciari, Illy e pochissimi altri – avevano lanciato un appello perché il PD si desse una struttura fortemente federale, o addirittura ventilando un partito collegato ma separato. Dopo le elezioni, la proposta è stata rilanciata, ma è stata subito stoppata dai leader nazionali, in primis Prodi e Veltroni, timorosi probabilmente di perdere il controllo della situazione. Leggere le dichiarazioni di quei giorni è stato assistere a un dialogo tra sordi, con i residui leader del centrosinistra del Nord a spiegare che il rischio è la sparizione completa del progressismo proprio là dove è concentrata l’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica, e i leader nazionali a non cedere di un millimetro.

Eppure, la distanza che ormai passa tra un Chiamparino e un Veltroni è evidente. Per me è stato emblematico ricevere uno spammone elettorale da un candidato piddino-rutelliano nelle comunali di Roma, una persona che da tempo si occupa di rete all’interno del PD, e che per questo, avendo pescato il mio indirizzo da qualche parte, mi riempie di messaggi. La lucida analisi post-elettorale di questo candidato era la seguente:

“la così forte presenza della Lega riporta in auge una divisione del Paese quantomai deleteria in questo momento di crisi internazionale e difficoltà interne. Le prime dichiarazioni testimoniano l’odio viscerale verso una parte importante di Italia e in particolare contro Roma indicata come unico male supremo.” (grassetto suo)

Ora, mi sono contemporaneamente offeso e messo a piangere. Offeso, perché qualcuno possa permettersi di pensare che il raddoppio dei voti della Lega sia dovuto a buzzurri che odiano Roma per partito preso, invece che a gente che è semplicemente stufa, e a buon diritto, di vedere ignorati dallo Stato nazionale i problemi del proprio territorio e del proprio gruppo sociale. E messo a piangere, perché se questo è il livello di comprensione che gli ambienti politici romani hanno delle dinamiche del Nord Italia…

Ho anche risposto, e il risultato non è stato incoraggiante: come proposte risolutive per riconquistare il Nord mi sono state presentate il solito aumento per decreto dei salari (in una zona dove ci sono sempre meno lavoratori dipendenti e sempre più microimprese e partite IVA) e il solito aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (in una zona dove il risparmio è ancora un valore e dove quasi ogni famiglia ha una casa e un po’ di BOT e fondi vari, e si chiede perché, visto che rendono meno dell’inflazione reale, lo Stato se ne debba pure prendere una fetta crescente).

Forse è proprio stata questa conversazione a rendermi ancor più convinto di due idee. La prima è che ci sono poche speranze che il vecchio apparato statale italico, di destra o di sinistra che sia, possa arrivare in fretta a capire la società dell’informazione globale, in cui bene o male il Nord ormai è dentro fino al collo, e che quindi un forte federalismo sia per noi l’unica speranza di salvezza. La seconda ne è la conseguenza, ed è che ora più che mai la nascita di un forte ed autonomo movimento riformista del Nord, un contraltare progressista della Lega, incernierato nel PD ma percepibilmente distinto, sia la miglior strada perché il Nord non diventi del tutto e definitivamente una marca leghista.

[tags]politica, sinistra, pd, chiamparino, torino, roma, lega[/tags]

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4 commenti a “La sinistra del Nord”

  1. .mau.:

    ma sono solo io che vedo nella risposta del Chiamparino un nemmeno troppo velato “chiunque sia stato a scrivere a Specchio dei tempi con un nome finto per sputtanarmi sappia che me ne sono accorto”?

  2. vb:

    Mah, a quel punto dovresti chiederti perché La Stampa ha pubblicato la prima lettera; comunque buona parte delle lettere sono pubblicate con nomi finti, siamo pur sempre sabaudi…

  3. .mau.:

    La Busiarda ha pubblicato la prima lettera perché Specchio dei tempi ha come funzione istituzionale quella di dare ai sabaudi qualcosa di cui parlare quando ci si incontra: non è un caso che il resto del giornale non è liberamente consultabile in rete, ma SdT sì.

  4. vb:

    Sì e no: Specchio dei Tempi è il più forte strumento mediatico per orientare l’opinione dei torinesi dopo il TGR Cuneo, visto che è il quadratino più letto di tutto il giornale. Di sicuro ha una sua linea politica, nel senso che la persona che seleziona le risposte è orgogliosa di “rompere le scatole” sui problemi concreti; in qualche caso però c’è l’impressione che venga usato come strumento all’interno di dinamiche politiche torinesi (e in questo senso il tuo commento iniziale potrebbe avere fondamento).

 
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