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Archivio per il giorno 10 Ottobre 2013


giovedì 10 Ottobre 2013, 19:30

Sull’immigrazione e sull’unità del M5S

Sapete tutti come la penso sull’immigrazione: che una limitazione dei flussi è necessaria, che chi entra regolarmente va tutelato ma chi entra irregolarmente o delinque va espulso senza ritardi e senza pietismi. Sono favorevole all’abolizione del reato di clandestinità, perché – questioni di principio a parte – non serve a niente, lo sostiene persino la polizia; i clandestini non vanno incarcerati, vanno espulsi. Ma non è questa la vera questione di oggi.

La questione è se due parlamentari del Movimento 5 Stelle possano svegliarsi un bel mattino, guardarsi allo specchio, dire “cosa facciamo oggi? aboliamo il reato di clandestinità, dai”, e senza discuterne con nessuno, o al massimo con una manciata di colleghi, presentare la proposta e cercare di farla approvare. E la risposta, ovviamente, è no.

A maggior ragione è no perché la materia è delicata e nel Movimento ci sono posizioni molto diverse. Il Movimento si è unito su altre priorità; deve occuparsi di lotta alla casta e ai privilegi, della crisi economica, della gente – italiana e straniera – che non arriva a fine mese (e in questo senso davvero non capisco cosa pensa di ottenere chi, in questa situazione, vorrebbe ancora aprire le frontiere e accogliere senza limiti altra gente che muore di fame). Quelle sono le cose che ci uniscono; le altre ci dividono, e vengono abilmente usate dai partiti per disinnescare il pericolo che il Movimento rappresenta per il sistema.

E proprio perché nel Movimento ci sono posizioni molto diverse sull’immigrazione, un portavoce – e sottolineo portavoce – non può sposarne una a spada tratta (qualsiasi essa sia) e fregarsene di tutti quelli che l’hanno votato ma che la pensano in maniera opposta.

Sottolineo anche che essere portavoce è questione di mentalità e di approccio, non di piattaforme. Non ci vuole una piattaforma per sapere che il tema dell’immigrazione spacca il Movimento, e quindi che non si possono prendere posizioni in materia con leggerezza, specie se sono posizioni forti. Se uno non lo capisce, vuol dire che non è proprio capace di fare politica.

Si poteva comunque benissimo portare il Movimento 5 Stelle, Grillo compreso, a sostenere l’abolizione del reato di clandestinità. Bastava parlarne prima, spiegare con calma anche ai nostri elettori più arrabbiati che abolire il reato non vuol dire aprire le frontiere, raccogliere le opinioni in rete (basta un post su un blog), discutere, preparare il terreno. E’ la base del fare politica su questioni controverse: ma a Roma non l’hanno saputo fare.

Eppure, ancora stasera sento dei parlamentari – sia sui giornali che di persona – che si infuriano per il richiamo all’ordine di Grillo e Casaleggio (che, poveretti, hanno solo cercato di evitare l’esplosione del Movimento), che reclamano il diritto di decidere loro, a maggioranza, in assemblea. Ma cari parlamentari, non ce ne frega niente di cosa pensa la vostra assemblea, non siete lì per portare avanti le vostre convinzioni personali, siete lì essenzialmente perché alla gente piaceva quello che Grillo gridava nelle piazze, che non era certo “più immigrazione!” e “siamo più a sinistra di SEL!” (e non era nemmeno “fuori gli stranieri!” e “siamo la nuova Lega!”).

Lasciate perdere le questioni che ci dividono, e se non siete sicuri chiedete alla rete, lanciate un referendum, lasciate decidere i cittadini, cercando però di proporre un compromesso che tenga insieme tutto il Movimento, non una vostra posizione personale da far passare col 51% contro un 49% che un minuto dopo se ne va scazzato. Concentratevi sul rovesciare il sistema, sul denunciare i privilegi, sul difendere chi non ha il lavoro, chi è massacrato dalla crisi e dalle tasse. Solo così dimostrerete di saper fare politica, e di essere all’altezza del difficile compito per cui vi siete candidati.

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