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lunedì 9 Gennaio 2017, 19:46

A me, sinceramente, spiace

A me, sinceramente, spiace.

Spiace scoprire che il M5S non ha idea di quali siano i suoi valori fondanti, fino a ieri anti Europa e anti mercato, stamattina pro Europa e pro mercato, ma stasera di nuovo anti Europa e anti mercato, ma non per scelta propria, ma per “la reazione dei poteri forti” (ma se invece i poteri forti accettavano il Movimento, allora da oggi esso era felicemente liberista).

Spiace vedere il dilettantismo con cui la massima dirigenza a cinque stelle gestisce questioni fondamentali, rivendicando il potere decisionale tramite i plebisciti in rete e poi usandolo male, prendendo in giro e facendosi prendere in giro da chiunque, pensando di poterci poi sempre mettere una pezza con la propaganda, con gli slogan, con “è tutta colpa di qualcun altro”.

Spiace vedere che le votazioni online sono sempre un plebiscito bulgaro, persino quelle su questioni che apertamente spaccano la base nella discussione in rete: o i risultati sono taroccati, oppure la maggior parte dei pochi che ancora si prendono la briga di votare sono quelli che se Grillo mettesse ai voti il suicidio collettivo voterebbero comunque sì.

Spiace persino avere il sospetto che tutto questo fosse una questione di poltrone, di fondi, di paura che l’uscita di UKIP mettesse a rischio l’eurogruppo e le sue prebende, di “mettiamoci d’accordo così contiamo di più e abbiamo più soldi sia noi che voi”, e chi se ne frega di valori, programmi, obiettivi, promesse, qualsiasi cosa va bene se conviene.

In un partito normale, dopo una figura del genere qualcuno si dimetterebbe, e ci sarebbe una riflessione, una discussione dal basso, magari addirittura un congresso. Sarebbe persino l’occasione in cui tanti delusi e tanti neofiti potrebbero (ri)avvicinarsi al movimento, soffiare in esso nuova vita, portare idee e competenze, rilanciarne l’azione.

Ma non si può fare, perché questo metterebbe in dubbio le posizioni acquisite, la fila di gente spesso mediocre (in qualche caso pessima) che negli scorsi anni si è assicurata la poltrona, e che ora si immagina già ministro, presidente, sindaco, megadirigente pubblico.

E quindi, vai di slogan contro Rom… l’Europa ladrona, contro le banche e gli immigrati, contro il PD e i poteri forti, con ridicoli proclami celoduristi come “l’establishment è contro di noi” e “abbiamo fatto tremare il sistema”, qualsiasi cosa perché non si possa mai mettere in dubbio niente, non si possa mai chiedere conto di niente. E anche se così facendo alla fine non si vincessero le elezioni nazionali, senza dubbio vent’anni di seggi di opposizione e di qualche sindaco qua e là, con lauti stipendi pagati dai cittadini, saranno sempre assicurati.

Che amarezza…

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