L'economia dell'innovazione
(Italiano, To-Share Festival 2007, Accademia Albertina, Torino, 24 Gennaio 2007)
Questo è l'abstract dell'intervento tenuto in una sessione di una intera giornata, organizzata da Anna Masera e Fiorello Cortiana, riguardante la nuova società digitale: trattandosi di Torino, ci si è concentrati sul tema della nuova organizzazione del lavoro. La presentazione è stata poi allargata anche ai "normali" temi della Internet governance: la trovate qui.
L'economia dell'innovazione, operando on-line e in un mercato intrinsecamente globale, è significativamente diversa da quella a cui siamo abituati. La tradizionale struttura gerarchica della società, con il governo nazionale da una parte e la grande azienda dall'altra a dirigere e determinare rigidamente la vita professionale degli individui, lascia il posto a una struttura a rete, in cui le persone diventano imprenditrici di se stesse, in costante evoluzione professionale ma anche prive delle tradizionali certezze del passato, all'interno di una galassia di microaziende che usano la rete allo stesso tempo per collaborare e per competere.
La risposta sociale a questo cambiamento passa per tutti i gradi della reazione da shock, comprese la negazione, la rimozione, la protesta rabbiosa e la rassegnazione depressa, quella in cui si trovano attualmente gran parte dei giovani italiani. E' quindi innanzi tutto necessario analizzare e spiegare cosa sta succedendo, evitando la demagogia ma anche di addolcire troppo la pillola; ci si deve poi chiedere come debbano essere ridisegnate le forme di assistenza e di interazione tra la collettività e l'individuo, in termini di garanzie sociali e supporto allo sviluppo, per trasformare un grande problema in una grande opportunità.
Per gli individui, è necessario smettere di centrare il problema del welfare sulla conservazione di diritti e meccanismi pensati per altri tempi ed altri mondi. Bisogna superare il totem del lavoro dipendente e discutere di quali debbano essere i nuovi diritti e i nuovi doveri dell'individuo in un modello di vita professionale così diverso, basato sul cambiamento continuo e sul mercato globale. Non ci sono solo aspetti negativi nella flessibilità; andare all'attacco per conquistarsi più spazio grazie al proprio lavoro e al proprio merito, invece di subire passivamente il cambiamento, è la chiave per la realizzazione professionale dell'individuo e quindi per la crescita della collettività.
Per le aziende, è necessario capire che la microimpresa a rete è un elemento di forte democrazia del sistema economico; nelle ICT, in cui gli investimenti richiesti sono trascurabili e il vero capitale è dato dal know-how e dalla capacità di innovare, un tessuto economico basato sulla microimpresa è vincente. Tuttavia, è necessario che la collettività predisponga strumenti mirati alle microimprese, adeguandosi alla dimensione e alla dinamicità di questi nuovi attori, trovando soluzioni per supportarne la crescita, e garantendo un ambiente legale ed economico a misura di piccola impresa.
La crisi di identità e di prospettive in cui si trova l'Italia può essere superata, ma solo se si vince la paura di lasciarsi alle spalle le vecchie certezze, per costruirne collettivamente di nuove.
La risposta sociale a questo cambiamento passa per tutti i gradi della reazione da shock, comprese la negazione, la rimozione, la protesta rabbiosa e la rassegnazione depressa, quella in cui si trovano attualmente gran parte dei giovani italiani. E' quindi innanzi tutto necessario analizzare e spiegare cosa sta succedendo, evitando la demagogia ma anche di addolcire troppo la pillola; ci si deve poi chiedere come debbano essere ridisegnate le forme di assistenza e di interazione tra la collettività e l'individuo, in termini di garanzie sociali e supporto allo sviluppo, per trasformare un grande problema in una grande opportunità.
Per gli individui, è necessario smettere di centrare il problema del welfare sulla conservazione di diritti e meccanismi pensati per altri tempi ed altri mondi. Bisogna superare il totem del lavoro dipendente e discutere di quali debbano essere i nuovi diritti e i nuovi doveri dell'individuo in un modello di vita professionale così diverso, basato sul cambiamento continuo e sul mercato globale. Non ci sono solo aspetti negativi nella flessibilità; andare all'attacco per conquistarsi più spazio grazie al proprio lavoro e al proprio merito, invece di subire passivamente il cambiamento, è la chiave per la realizzazione professionale dell'individuo e quindi per la crescita della collettività.
Per le aziende, è necessario capire che la microimpresa a rete è un elemento di forte democrazia del sistema economico; nelle ICT, in cui gli investimenti richiesti sono trascurabili e il vero capitale è dato dal know-how e dalla capacità di innovare, un tessuto economico basato sulla microimpresa è vincente. Tuttavia, è necessario che la collettività predisponga strumenti mirati alle microimprese, adeguandosi alla dimensione e alla dinamicità di questi nuovi attori, trovando soluzioni per supportarne la crescita, e garantendo un ambiente legale ed economico a misura di piccola impresa.
La crisi di identità e di prospettive in cui si trova l'Italia può essere superata, ma solo se si vince la paura di lasciarsi alle spalle le vecchie certezze, per costruirne collettivamente di nuove.