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11 - Perduti

Lavorarono come demoni dalle prime luci dell’alba fino a che fu buio. In soli altri due giorni il tronco era effettivamente scavato e modellato e prima della sera successiva tanto lo stabilizzatore quanto la vela avevano preso forma. Dopo che le ebbero detto come stavano le cose, la dottoressa Manski si dedicò risolutamente ai suoi compiti, parlando soltanto quando era necessario. Ma Conan, notando gli sguardi biechi che lei lanciava a Insegnante, capiva che era turbata dalle molte domande lasciate senza risposta.

All’improvviso, la sera del quarto giorno domandò aspramente, "Orbo, che razza di favola mostruosa hai raccontato a quelli della commissione? E non darmi un’altra delle tue risposte evasive. Voglio la verità, questa volta."

"Ho detto loro," rispose Insegnante, "della frattura sotto Industria". La guardò appena mentre parlava e continuò a lavorare senza fermarsi. Stava aiutando Conan a intrecciare due dei pali che erano riusciti a recuperare per farne un pennone per la vela che lei stava cucendo.

"Allora?" disse lei. "Che cosa c’è da sapere su questa frattura?"

"Ho spiegato che cosa potrebbe succedere quando cederà e li ho esortati a mettere in guardia tutti e a cominciare a spostare le macchine alimentari immediatamente. Posso solo sperare che lo abbiano fatto. Mezza città è sul punto di affondare."

"Che assurdità! Non dirmi che ti hanno creduto!"

"Mi hanno creduto per forza. Altrimenti non avrebbero iniziato a cercarci come stanno facendo da quando Conan e io siamo scappati."

Uno sguardo infuocato si sprigionò dai duri occhi neri di lei. "Non capisco. Non lo capisco proprio. Perché avrebbero dovuto credere ad una storia impossibile come questa? E raccontata da uno come te, fra tutti. Ci deve essere una ragione. Qual è, Orbo?"

Insegnante si strinse nelle spalle "Li ho convinti che ero Briac Roa."

Lei gli gettò uno sguardo. Improvvisamente esplose furibonda, "Che razza di pazzi abbiamo a capo del Nuovo Ordine?"

"Pazzi ciechi," Insegnante disse tranquillamente, "Hanno sprecato anni a cercare una persona che, se l’avessero trovata, non avrebbe fatto quello che loro volevano. Hanno pensato a lui come a una specie di dio della scienza che potevano costringere a fare qualsiasi cosa e a risolvere ogni problema. Se avessero avuto una qualunque fede in un vero Dio, sarebbero andati avanti da soli e oggi starebbero molto meglio."

"Ne ho abbastanza!" gridò la dottoressa Manski. Gettò la vela da una parte e scattò in piedi. "Uno sente le voci e l’altro sputa assurde sentenze su Dio. Che stupidaggini! Se vi aspettate che vi aiuti -"

Conan disse freddamente, "Se una voce non mi avesse guidato, adesso non sarei vivo - e non sarebbe viva nemmeno lei, dottoressa Manski, perché io non sarei stato lì attorno a tirarla fuori dall’acqua."

"Ti ho già espresso la mia gratitudine," scattò lei "ma questo non ti impedisce di essere un pazzo."

"Allora saranno due i pazzi che dovrà sopportare" disse Insegnante sorridendo "Poiché anch’io sono stato a lungo guidato da una voce"

Conan lo guardò con improvviso stupore e il vecchio annuì. "La ignorai la prima volta che parlò e come risultato ho perso un occhio. Da allora ho imparato ad ascoltare."

La dottoressa Manski storse il naso. "Ed è questo Dio invisibile, immagino, che ti parla e ti consiglia."

Le sopracciglia bianche di Insegnante si sollevarono. "Perché Io dovrei ricevere dei favori speciali? Lei sembra dimenticare che tutto è già conosciuto e che la saggezza è a disposizione di tutti noi"

Lei storse di nuovo il naso. "E come? Soltanto ascoltando?"

"E perché no? Ad ognuno di noi è dato un orecchio interiore per ascoltare, se lo vogliamo. Se non sentiamo è perché abbiamo permesso all’orecchio di diventare sordo."

Per un momento, ella rimase immobile a guardare prima l’uno e poi l’altro, mentre il suo volto scarno si induriva.

All’improvviso esplose "Di tutte le sciocchezze! Ne ho avuto abbastanza. E piuttosto che sopportare oltre questa storia, preferirei rimanere qui quando ve ne andrete. Correrò il rischio e aspetterò che qualcuno venga a salvarmi."

Insegnante si strinse nelle spalle. "Si accomodi. Ma se rimane qui, ho qualche dubbio che verrà salvata in tempo."

"In tempo per cosa?"

"Lei è una donna di una certa cultura. Non conosce abbastanza elementi di geologia per capire che cosa accadrà quando la crosta terrestre sotto Industria all’improvviso si aggiusterà?"

Gli occhi neri della dottoressa si spalancarono leggermente. "Ci sarà un’onda d’urto?"

"Sì. Uno tsunami. Si riverserà su questa isoletta e la spazzerà via completamente."

Lei aprì la bocca, poi lentamente la richiuse. Improvvisamente i suoi occhi neri si posarono fulminei sull’imbarcazione che stavano costruendo. "Che cosa accadrà a questa barchetta di carta velina quando lo tsunami lo investirà?"

"Nulla. Se la cresta non si rompe, dovrebbe galleggiare sopra l’onda come un tappo di sughero."

Conan lo guardò sorpreso. Non se ne era reso conto. Insegnante aggiunse, "Il pericolo più grande è per High Harbor. Lo tsunami è destinato a colpirla. Ma si trova ad angolo con il mare e sto pregando che l’ondata si riversi semplicemente attraverso il porto e prosegua. E ovviamente saranno avvertiti diverse ore prima -"

"Ma come? Chi lo saprà?"

"Probabilmente Dyce , se mantiene ancora i contatti radio. Ma ciascun trasmettitore lo saprà quando la frattura si romperà sotto la città. Non si può evitare di sentire la paura di così tante menti."

La dottoressa Manski lo fissò. "Orbo," disse lentamente. "Orbo, non sei per niente come eri al negozio. Sei cambiato. Sei completamente cambiato. Chi sei tu?"

"Credo che dovremmo rimandare ogni altra discussione per quando saremo in mare," replicò lui. "Per questo semplicemente adesso non c’è tempo. Se ci teniamo alla nostra vita, dobbiamo metterci in viaggio fra non più di quattro giorni."

Era sembrato impossibile che potessero finire in così poco tempo. Ma in qualche modo ci riuscirono: per l’ultima sera la canoa di tronco d’albero, completa di vela e stabilizzatore, era pronta e stivata. Strisce stuccate di plastica ora ricoprivano il tronco scavato per impedirgli di imbarcare acqua. Sopra la piattaforma tra la canoa e lo stabilizzatore fu legata la zattera della dottoressa e tutto attorno, ben assicurati alle corde, c’erano parti dell’equipaggiamento e bottiglie d’acqua dalla cisterna che Conan aveva costruito diverso tempo prima.

Sotto il boccaporto della canoa erano stivate dell’altra acqua nelle bottiglie che era riuscito a salvare e gran parte del pesce che era stato affumicato con i mucchietti di schegge estratte dal tronco.

Era quasi buio quando finirono di stivare. Ma nessuno suggerì di aspettare fino all’alba. Il mare e il tempo erano dalla loro parte e soffiava una fresca brezza.

Conan salutò i suoi uccelli. Spinse l’imbarcazione fuori dalla spiaggia e alzò la vela. Quando furono in viaggio, scortati da una dozzina di gabbiani che roteavano sulle loro teste, guardò indietro ancora una volta e vide l’isoletta svanire nel crepuscolo. Deglutì, sapendo che la stava vedendo per l’ultima volta.

Guardò il velo di foschia che ricopriva le tenebre davanti a loro. Lo riempirono di un terrore improvviso. Come potevano attraversare quel mare sconosciuto senza neanche una bussola a guidarli?

* * *

Nel momento in cui l’imbarcazione iniziava il suo incerto viaggio, Lanna stava tornando avvilita al cottage con Tikki sulla spalla. Senza il conforto di Tikki la sua depressione avrebbe raggiunto una profondità quasi insopportabile. Per settimane c’erano state soltanto cattive notizie. Ma chi poteva pensare che i giovani - specialmente quelli su cui lei contava per sostenere Shann - avrebbero agito come avevano fatto quella mattina?

Lanna si fermò, appoggiò a terra il cesto di bacche che aveva raccolto per tutto il pomeriggio e gettò uno sguardo ai piedi del lungo pendio dove si estendeva il porto. Attraverso gli alberi poteva a malapena scorgere la nave mercantile che, a quella distanza, sembrava quasi un giocattolo. Nel vederla all’improvviso fu presa da un moto di risentimento tale che non si accorse del movimento nei pressi del nuovo bacino non lontano da lì. Perché, pensava, quella cosa orribile non se ne andava e li lasciava tutti in pace? Che cosa aveva portato, se non un carico di problemi?

La sua mente tornò indietro all’incontro che Shann aveva indetto all’improvviso quella mattina. Ora che il Nuovo Ordine sapeva di Insegnante, sembrava il momento opportuno per raccontare ai giovani la verità a proposito di quel che era successo. La verità avrebbe dovuto porre fine a tutti i rapporti con il Delegato Dyce. Ma in qualche modo non lo aveva fatto.

Oh, c’era stata un po’ di indignazione, certo. E qualche stupida argomentazione. "Non capisco," aveva detto uno dei ragazzi. "Invece di agire come ha fatto, perché Insegnante non ha semplicemente detto al Nuovo Ordine chi era e non si è messo a collaborare con loro? Non saremmo stati tutti meglio? "

Questo aveva dato il via e ne avevano discusso a lungo, alcuni a favore di Insegnante, ma quasi altrettanti contro. E il fatto sconvolgente era che nessuno era davvero molto preoccupato per Insegnante. Dopo così tanti anni, i più giovani lo avevano dimenticato, e i più anziani erano molto più presi dai loro problemi. Molti di loro si erano addirittura trovati un compagno e avevano formato nuove coppie. E nonostante avessero una bassa opinione del Delegato, non vedevano nessuna ragione per non commerciare con lui - visto che, tutto sommato, aveva portato cose che loro desideravano come bici, scatole musicali, specchi e talco profumato.

Per un momento, i pensieri di Lanna divagarono e sentì un pungente morso di invidia ricordando che alcuni dei ragazzi erano con le loro ragazze. Se Conan fosse mai tornato, l’avrebbe guardata in quel modo così speciale? O lei era diventata una creatura così smunta e senza colore, che lui non avrebbe avuto più nessun interesse per lei?

Poi dimenticò quella sconvolgente possibilità non appena si ricordò come l’incontro si era concluso. Uno dei ragazzi più anziani, un capogruppo, aveva chiesto, "quando Insegnante tornerà, chi comanderà qui?"

"Lui, ovviamente," gli aveva risposto Shann. "Se non fosse stato per Insegnante, nessuno di noi sarebbe qui adesso."

C’era stato un momento di silenzio, un mormorio generale, poi una delle ragazze aveva detto, "Rispettiamo Insegnante e tutto il resto, ma per la verità sta diventando tremendamente vecchio. Ed è ormai il momento che ci eleggiamo da soli i nostri capi. Non credete che dovremmo governare High Harbor da soli? Cosa ne pensate, gente?

I giovani erano stati d’accordo, ma c’era stata un po’ di animazione a proposito di Orlo. "Che cosa potrebbe esserci di buono nel sceglierci il capo da soli? Sapete bene che Orlo è ormai pronto per prendere in mano tutto comunque."

"E anche se lo fa? Ha fatto un accordo con il Delegato. Ci farà avere le cose che ci servono."

"Non vogliamo Orlo!" qualcuno aveva gridato. "Dovremmo unirci e sceglierci il nostro capo."

"Perché non aspettiamo finché Insegnante non sarà qui?"

"Oh, scordatevi di Insegnante! Potrebbe anche non farcela. E comunque presto ci sarà un incontro. Non avete sentito?"

Quale incontro?

Era corsa voce che sarebbe stato un grosso incontro, ma soltanto alcuni ne avevano sentito parlare e nessuno aveva dettagli precisi . Ovviamente, stava succedendo qualcosa che veniva tenuta nascosta.

Tristemente Lanna gettò ancora uno sguardo al porto e per la prima volta notò del movimento vicino al bacino. Guardò con più attenzione. A causa della foschia e della distanza era difficile vedere chiaramente, ma ciò che sembrava essere un folto gruppo dei ragazzi e delle ragazze più anziani aspettavano in fila il loro turno di essere traghettati verso la nave mercantile. Che cosa stava succedendo a bordo?

Era forse l’incontro di cui aveva sentito parlare al mattino? Decise che non poteva essere. Non c’erano abbastanza giovani. Ma doveva avere qualcosa a che fare con esso. E con Orlo. Il Delegato stava forse intrattenendo alcuni dei capigruppo con la speranza di corromperli e farli votare per Orlo?

Il crescente risentimento in lei divenne rabbia. Rabbia non soltanto nei confronti di Dyce, che stava agendo alle spalle di Shann, ma nei confronti di tutti quelli che avevano accettato di salire a bordo. Ne era certa, alcuni di essi erano gli stessi ai quali Shann aveva parlato la mattina. Non avevano alcun sentimento di lealtà o perlomeno di orgoglio?

I suoi occhi si rabbuiarono e le sue esili mani si strinsero. Poi lasciò da parte la rabbia non appena si rese conto che doveva scoprire cosa stava succedendo. Se aveva qualcosa a che fare con l’incontro segreto, il futuro di High Harbor poteva dipendere da questo.

Ma come si poteva scoprire qualcosa senza salire a bordo?

Tutto a un tratto strinse le labbra tra i denti. C’era un modo se lei se la sentiva.

"Tikki," sussurrò. "Tikki, voglio che tu voli laggiù e giri attorno alla nave. E non ti spaventare se vengo con te o se in qualche modo divento parte di te. Vai Tikki! Vola!"

Mentre la sterna si alzava in volo dalla sua spalla, Lanna chiuse gli occhi e cercò di proiettarsi in avanti come aveva fatto già due volte nel corso della sua vita.

La prima volta aveva avuto solo tre anni e le era venuto così facilmente che aveva a malapena capito cosa stava succedendo. C’era stato quell’animaletto al margine del prato vicino alla capanna estiva dove la gente era andata quell’anno, prima che la guerra peggiorasse in quel modo. Era il primo animaletto da pelliccia che lei avesse mai visto. Che cosa fosse ancora non lo aveva capito, - una specie di scoiattolo, probabilmente, o un piccolo coniglio. Ma la sua vista l’aveva talmente deliziata che era stata immediatamente e completamente attratta da esso, e in un attimo si era ritrovata a guardare il mondo attraverso gli occhi della creatura. In quel momento era consapevole della sensazione dell’erba sotto le minuscole zampe e del suo piacevole profumo nelle narici frementi. C’erano stati altri odori e molti suoni - suoni rassicuranti come il tramestio tra le foglie e i molti cinguettii , ed altri molto meno rassicuranti come il rumore improvviso di piedi pesanti.

C’era stato spavento , seguito da un momento di panico da parte di entrambi . Poi si era ritrovata a guardare il mondo attraverso i propri occhi .

La seconda volta era accaduto un anno più tardi quando la sua attenzione era stata catturata da un uccello che volava alto sopra la sua testa . Aveva pensato a come sarebbe stato bello fluttuare con le ali coperte di piume, così lontano sopra ogni cosa. Ma l’esperienza reale di trovarsi a quella altezza, a quattro anni, assolutamente senza nulla sotto di lei se non il suolo in lontananza, era stato così terrificante che era stata molto attenta a non riprovarci di nuovo.

Ma adesso doveva farlo.

Lanna si concentrò . Mise tutta la sua volontà nel farlo , ma rimase accanto all’albero dove si era fermata , mentre Tikki si allontanava nella distanza.

Subito si rese conto che l’abilità doveva averla lasciata a causa della paura che per lungo tempo aveva avuto ad usarla. Dopo le incertezze delle settimane passate e tutto quello che era successo, questo fallimento era persino troppo. Si portò le mani al viso e cominciò a singhiozzare.

* * *

Se non fosse stato per il nodo che faceva tutti i giorni alla cima che Insegnante aveva chiamato scotta, Conan avrebbe perso del tutto la cognizione del tempo. Era la sera del decimo giorno da quando avevano lasciato l’isoletta, e sembrava che si stessero muovendo nel vuoto.

All’inizio non era stato troppo difficile mantenere la rotta verso ovest. Sempre, attraverso la nebbia, erano stati in grado di scorgere la luce del sole di giorno e della luna di notte . Poi era arrivato il periodo di luna nuova, ed era stato molto più difficile. Ma si poteva fare, una volta che si era capito il trucco, ammesso che il vento e il mare non cambiassero di molto tra il crepuscolo e l’alba . Bastava pilotare secondo la sensazione del vento nelle orecchie e pregare di non andare a sbattere in qualcosa che non si riusciva a vedere.

Ma negli ultimi tre giorni, il velo di foschia si era fatto più spesso. Non si vedeva l’orizzonte e il vago chiarore del sole era gradatamente sparito. Da diverse ore, Conan non aveva nessun senso della direzione. Il vento, ne era sicuro, doveva essere cambiato rispetto al mattino, e per quel che ne sapeva, era possibile che stessero tornando indietro sul percorso per il quale erano venuti.

Lanciò uno sguardo a Insegnante e il vecchio mormorò, "Tienila ferma finché va, figliolo."

"Pensi che stiamo ancora andando verso Ovest?"

"Più verso Ovest che verso Est, di sicuro. Ma entro domani -" Insegnante si strinse nelle spalle.

"Però non capisco tutta questa foschia. Le grandi nebbie sono arrivate prima?"

"É molto probabile e ci sono anche correnti di cui non sappiamo nulla. Ho la sensazione che siamo stati trasportati verso nord nella zona delle nebbie. Dove una volta si trovavano le calotte polari."

"Oh."

Conan deglutì, sentendosi improvvisamente senza speranza. Pensò al pesce affumicato che ormai se ne era andato per più della metà, e alla loro acqua che stava diminuendo.

"Che cosa - che cosa pensi che dovremmo fare?" chiese.

"Pregare", disse il vecchio dolcemente.

La dottoressa Manski sbuffò. Aveva parlato poco per tutto il giorno e aveva evitato di litigare per diverso tempo. Aveva fatto i suoi turni alla barra del timone e si era rivelata un buon marinaio. Nemmeno una volta si era lamentata o aveva ammesso di avere paura, neppure nel mezzo di una breve tempesta che per poco non aveva ridotto in pezzi la loro imbarcazione.

Ma ora disse duramente, senza alcun riguardo, "Pregare che cosa? Quelle voci che udite?"

Insegnante le gettò uno sguardo e sorrise. "Vorrebbe pregare un telefono, Dottoressa?"

"Cosa? Un telefono? Perché mi rispondi con una simile assurdità?"

"Non è una assurdità. Un telefono è un collegamento tra due persone. Anche la voce che ogni tanto mi dà dei consigli è un collegamento. Magari è uno spirito custode, o magari è la mia stessa anima. Chi lo sa? Ma è un collegamento."

"Figurarsi! Fra te e cosa?"

"Fra me e quell’abisso di conoscenza che qualcuno chiama Dio."

Lei sbuffò di nuovo. "Ecco che cominciamo con quelle storie su Dio. Solo che questa volta abbiamo anime e spiriti in aggiunta. Davvero credi di avere qualcosa come uno spirito o un’anima, vecchio?"

"Certamente. E’ l’unica parte di me veramente importante e duratura."

Lei rise di cuore. Improvvisamente gli puntò il dito contro e disse duramente, "Ascoltami bene. Non sono soltanto un medico. Sono anche un chirurgo, e uno dei migliori. In sala operatoria ho fatto tagli in tutte le parti del corpo - e non una volta sola, ma milioni di volte. E non ho mai trovato nulla che somigliasse ad un’anima o almeno un puntino in cui potesse nascondersi."

Insegnante rise. "E non la troverà mai, dottoressa."

"Perché ridi di me?"

"Perché lei ha cercato un una dimensione qualcosa che appartiene ad un’altra."

"Non esiste affatto! Ti sfido a provarlo!"

Insegnante allargò le braccia. "Per quale motivo è viva, Dottoressa?"

"Non ho chiesto io di nascere ," scattò lei, "ma sono qui e ho cercato di ottenere il meglio. Ma so che sono soltanto un ammasso di carne con un cervello destinato a morire; e comunque, io non sono importante. Solo il Nuovo Ordine è importante."

"Ma lei è importante," insistette il vecchio. "Non capisce che c’è uno scopo nel solo fatto che lei esiste?"

"Spiegamelo!"

"Lei è qui per aiutare gli altri, e per imparare."

Lei gettò uno sguardo a Conan. "Tu credi a tutte queste sciocchezze? "

"Sì."

"Te le ha sicuramente messe in testa lui. É per questo che lo chiami Insegnante?"

"Lo chiamo così," disse Conan lentamente "Perché è con questo nome che tutti lo conoscono."

"Davvero. E da quanto tempo lo conosci?"

"Da tutta la vita."

"Tutta la tua vita!" Lo squadrò e alla fine disse, "E lui è l’uomo che nel mondo era conosciuto come Briac Roa?"

"Sì."

"Potrei anche crederlo, "mormorò lei, "se non fosse per due cose ; Orbo non assomiglia affatto alle foto che ho visto. E il grande Briac Roa era troppo intelligente da credere ad assurdità come Dio."

In quel momento, a Conan non interessava in che cosa lei credesse. Era quasi buio. Il vento era calato e la vela si afflosciata. Se mai aveva avuto il minimo senso della direzione, questo lo aveva abbandonato negli ultimi minuti. La verità pura e semplice era qualcosa che lui odiava ammettere.

Si erano persi. Stavano andando alla deriva nel vuoto e se avevano deviato verso la regione delle grandi nebbie, potevano continuare ad andare alla deriva in quel modo per sempre.

La dottoressa Manski sembrò rendersi conto della situazione in cui si trovavano quasi nello stesso momento.

"Ci siamo persi, non è vero?" disse lei.

"Adesso sì," disse Insegnante.

"Lo avevo immaginato. Sono stata al margine di questa regione sulla nave da ricognizione. Noi ne siamo usciti perché avevamo l’unico giroscopio esistente. Ma adesso non c’è nessuna speranza di uscirne."

"C’è speranza, Dottoressa. C’è sempre speranza."

"Bah! Perché non vuoi accettare la realtà? O hai paura di morire?"

"Non è per me che sono preoccupato, Dottoressa."

"E io nemmeno. Quindi accettiamo la verità. Moriremo su questo aggeggio assurdo. Uno alla volta, moriremo."

"Ne dubito. Ho la sensazione che sopravviveremo per vedere High Harbor."

Lei rise freddamente. "Tu credi ai miracoli, non è così?"

"Ovviamente."

Lei rise di nuovo, "Allora se avviene un miracolo io inghiottirò il rospo, come si dice, e accetterò questo tuo ridicolo Dio."

"Non è obbligata. Non deve mai fingere."

"Non ne avrò bisogno. Continueremo ad andare alla deriva finché non moriremo. Tutti e tre."



[Capitolo 10] [Capitolo 12]
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