12. Guida
Solo una volta, dopo il cambio, Lanna aveva salito i tortuosi scalini che portavano al piano superiore della torre. Era stato quando aveva preso Tikki e gli aveva ordinato di trovare Conan. Forse Tikki sarebbe riuscito facilmente anche senza ricorrere alla torre come inizio, ma lei non lo credeva. La torre era antica ed era stata un punto di riferimento già prima che il mare arrivasse così vicino. Nascondeva qualcosa di mistico ed era naturale usarla come punto di partenza, dopotutto non era l’unico punto dal quale Mazal poteva mettersi in contatto con Insegnante?
Era mattina presto quando si affrettò sugli scalini scheggiati con Tikki avvolto da una mano; appena raggiunta la piccola zona scoperta sotto il tetto di canne si fermò improvvisamente, tenendosi al muro mentre lottava per ricacciare indietro il terrore di quella minacciosa vastità che si allargava davanti a lei. Alla fine si costrinse ad andare avanti e fermarsi dove Mazal si metteva ogni sera.
"Tikki", bisbigliò tenendo l’uccellino al di sopra della parete, "Tikki, devi trovare di nuovo Conan, ma questa volta devi riportarlo a casa. Capito? Conan è da qualche parte la fuori, smarrito nella nebbia. Va Tikki, trovalo e mostragli la strada per arrivare qui."
La sterna stese le sue fragili ali, si alzò dalle sue mani e cominciò a salire disegnando piccoli cerchi. Quando scomparve dalla sua vista, oltre la copertura del tetto, lei chiuse gli occhi e pregò, poi scappò nuovamente giù dagli scalini.
Finì quasi addosso a Mazal che stava arrivando.
"Hai mandato Tikki?" chiese Mazal.
"È in viaggio"
"Credi davvero che li troverà?"
"Certamente! Ha già trovato Conan una volta!"
Mazal assentì. "Non vedo come possa riuscirci, però -"
"Oh, se io fossi Tikki - o un qualunque uccello- sarei sicura di riuscirci; Sta tutto in come -"
Lanna si interruppe improvvisamente, quasi ansimando, "Non ce la faccio a rimanere quassù, fammi scendere" e corse giù dagli scalini.
La zia la seguì. Nel giardino Mazal disse "A volte credo di conoscerti, ma mi accorgo di sbagliare. Per nulla al mondo sarei andata al campo di Orlo per fare ciò che hai fatto nonostante ciò non reggi la vista del mare aperto."
"Mi terrorizza, Non senti il pericolo che nasconde?"
"No. Voglio dire, non ignoro l’avvertimento di Insegnante circa un’altra di quelle onde, però, diamine, sembra che lui non capisca che noi abbiamo avuto nove onde di quel tipo dopo il cambio. Certo, sono pericolose e credo che una molto grossa possa fare dei danni giù al porto. Però tengo sempre lo sguardo sull’orizzonte quando vado a pescare e controllo come la marea si ritira quando c’è nebbia. Vengono fuori rapidamente, lo sai. Ma ho visto un paio di queste arrivare e ho avuto tempo sufficiente per scappare al sicuro in un punto elevato"
Mazal si interruppe un attimo e poi riprese "Tornando a Tikki. Sono così preoccupata da star male. Credi che la nebbia renda tutto più difficile?"
"Mazal, quando sarai in grado di - di usare quel senso e capire dove sono, la nebbia non farà alcuna differenza. Vedi, come avevo iniziato a dirti, la giusta via è una tenue luce nell’oscurità. L’unica cosa-"
"Cosa? Cosa ti preoccupa?"
"Oh, nulla! S-Se solo avessimo saputo prima delle loro difficoltà, ma sono sicura che ora andrà tutto bene..."
Non era del tutto sicura, in fondo. Dentro di lei aveva l’orribile sensazione di aver mandato Tikki troppo tardi. Gli striscianti veli della nebbia raggiungevano già le coste, segno evidente che le grandi nebbie non erano lontane. Quando queste arrivano, possono essere così dense che nemmeno gli uccelli si fidano a lasciare i propri appigli.
In quelle condizioni sarebbe stato troppo difficile anche per Tikki guidare Insegnante e Conan sin lì.
* * *
Non c’era più ombra di dubbio nella mente di Conan che le grandi nebbie erano in anticipo e loro erano rimasti presi nella parte peggiore. Questa mattina - se si poteva chiamare quel soffocante grigiore "mattina" - riusciva a malapena a vedere insegnante, avvolto da una coperta, pochi passi più in la, mentre la dottoressa Manski era soltanto una voce incorporea a prua della piccola zattera.
Sembrava impossibile che fossero in movimento, tuttavia la vela era gonfia e la barca procedeva svelta, cosa che lo stupiva ogni volta che sfiorava la superficie dell’acqua con le dita.
Ma in quale direzione si stavano muovendo?
"Non sarebbe meglio," chiese ad Insegnate, "fermarci un po’ e tentare una nuova rotta?"
"Non credo. Segui il vento, sarà più difficile navigare in circolo"
"In circolo!" disse la dottoressa Manski. "Dannazione, che differenza farebbe! Potremmo muoverci come fantasmi in questo luogo stregato per sempre!"
Insegnante ridacchiò "Mia cara dottoressa, non credevo che la vostra filosofia ammettesse l’esistenza dei fantasmi!"
"È solo un modo di dire!" Ribatté.
"Bene, immaginiamo di trovare la via per uscire da qui, immaginiamo-"
"Ha! Chi dovrebbe mostrarci la via? Una delle vostre voci?"
"Pensavo a un uccellino," bisbigliò Insegnante.
"Uccellino!" ripeté stizzita.
"Hanno qualcosa in comune con gli Angeli," disse gentilmente. "Mi stavo chiedendo quale sarà la vostra posizione nei confronti del nuovo ordine, se mai raggiungeremo High Harbour."
"Io sono una servitrice del Nuovo Ordine, null’altro ha importanza!"
"Ma supponga che il Nuovo Ordine crolli?"
"Non sia sciocco!"
"Come potrebbe però sopravvivere senza seguaci? Durante gli anni della mia permanenza a Industria non ho praticamente visto giovani. Tutti sono anziani che hanno perso l’intera famiglia durante la guerra, come lei, ad esempio"
La dottoressa tacque.
"Senza bambini il Nuovo Ordine è condannato a morire, lei sta dedicando sé stessa al nulla."
"Sbagliate!" gridò "Noi avremo seguaci, Il delegato Dyce si sta occupando di questo, ha ordini per questo!"
"Istruzioni di diffondere un virus e mettere in pericolo la vita di ognuno a High Harbour? Perché è questo che ha fatto, ha lasciato che una bambina morisse per dimostrare quanto fosse letale il virus, in modo da poterne barattare in modo conveniente la cura."
"Vecchio pazzo, perché mi raccontate una menzogna?"
"È la verità, dottore! Io sono un comunicatore e sono stato in contatto con mia figlia sin dal cambio. Suo marito è il dottore che dirige High Harbour. Tra le cose che io non avrei voluto vedere nelle mani di gente come Dyce c’è un nuovo generatore di energia che ho inventato. È una cosa semplicissima e tutti ne abbiamo bisogno per salvarci dalla situazione in cui ci troviamo oggi. Purtroppo i commissari del nuovo ordine lo vogliono per un altro motivo, e ora lo hanno - o meglio Dyce lo ha. É il prezzo che abbiamo dovuto pagare a quel farabutto prima che alzasse un dito per salvare qualcuno."
La dottoressa Manski emise un suono strozzato. Insegnante continuò "È forse questo il modo di trovare nuovi seguaci per il Nuovo Ordine, Dottore? Quando poi avrete ricostruito il mondo, vorrete inquadrarlo esattamente come la mostruosità che abbiamo distrutto? Non crede sia meglio procedere più semplicemente, con comunità vicine che si aiutino a vicenda? Non sarebbe forse meglio?"
Conan a malapena sentì la sua voce quando la dottoressa finalmente rispose "Lei-Lei è davvero Briac Roa, vero?"
"Che differenza fa, adesso, dottoressa?"
"Molta differenza," bisbigliò "Tutta la differenza del mondo!" Improvvisamente dopo sussultò gridando "Un uccello! Un uccello è appena passato davanti alla mia faccia!"
"Tikki!" scoppiò Conan "Tikki, sei tu?"
La sterna comparve dalla nebbia e si posò sulla sua spalla.
Teneramente Conan lo sollevò con una mano "Sono così felice di rivederti, Tikki! Sei troppo stanco per indicarci la via? Ci siamo persi, Tikki. Dov’è High Harbour?"
Tikki salì lentamente e sparì subito nella nebbia avvolgente.
Scoraggiato Conan ricordò l’abitudine dell’uccello di salire in alto e girare prima di decidere la direzione da prendere. Lo chiamò indietro e riprovo ancora, ancora e ancora, ma non ci fu modo di sconfiggere la nebbia che lì aveva battuti.
* * *
Dopo aver ascoltato l’ultimo rapporto di Jimsy a Lanna sembrò che il mondo fosse nuovamente diretto verso la fine. Non che si fosse mai ripreso dopo il cambio, ma ci sarebbero state più speranze e molte cose sarebbero andate diversamente se Conan e Insegnante fossero stati lì in quegli ultimi mesi.
Non aveva mai rimpianto la vita che era svanita. Nonostante tutte le durezze, questa era migliore. O meglio sarebbe stata migliore, un migliaio di volte migliore, e se solo certa gente avida avesse lasciato le cose come stavano.
Colpita al cuore si fermò stringendosi a un ramo ripensando al messaggio di Jimsy. L’incontro tanto rimandato alla fine era prossimo. L’esito era sicuro, perché il delegato aveva fatto regali a tutti i capigruppo "Sono tutti d’accordo nel cacciare il dottore" aveva detto Jimsy. "Orlo è il capo e tu sai cosa Orlo e il delegato hanno intenzione di fare?"
"Cosa, Jimsy?"
"Vogliono impossessarsi di casa tua, il dottore e sua moglie devono andarsene. Orlo però ha detto che tu resterai, perché deve fartela pagare per quello che hai fatto."
Se non fosse stata già in pensiero per Conan e Insegnante sarebbe corsa a casa per preparare un piano e difendere la casa, ma nella disperazione di quegli attimi si sentì sola e impotente, al punto che non sentì neppure Mazal chiamarla.
Quando finalmente si accorse della lontana voce di Mazal, qualcosa in quel richiamo la fece correre veloce a casa.
Incontrò la zia davanti all’ufficio. "Ho appena parlato con Insegnate," disse frettolosamente, col viso segnato dalla tensione, "Ci devi aiutare!"
Lanna la fissò. Era ancora mattina. Che lei ricordasse, Mazal non era mai riuscita a mettersi in contatto con Insegnante a quell’ora. "Cosa -?"
Mazal si affrettò a spiegare "Qualcosa mi ha attirato alla torre, stamattina e stranamente ho agganciato immediatamente i suoi pensieri ... Tikki è già con loro, ma la nebbia è così densa che lo perdono di vista ogni volta che prova a guidarli... Insegnante dice-" Si fermò per prendere fiato e continuò, "Insegnante dice che sai cosa fare"
Lanna si sentì raggelare "Ma i-io non posso fare nulla!"
"Devi fare qualcosa" Disse Mazal gridando e scrollandola con decisione "Tu devi sapere come fare qualcosa. L’ha detto Insegnante. Devi farlo ora!"
Lanna ascoltò tremando. Come poteva Insegnante sapere ciò di cui lei sola era capace? Non lo aveva mai detto a nessuno! In quel momento ricordò che Insegnante sembrava conoscere i suoi pensieri prima che lei li esprimesse.
"Proverò" disse bisbigliando "Farò del mio meglio, anche se è passato tanto tempo da..." Dopo continuò "Ho appena parlato con Jimsy, vogliono eleggere Orlo come capo ed insieme al delegato vogliono irrompere in casa nostra" ripetendo tutto ciò che Jimsy le aveva riferito.
Mazal parve improvvisamente una tigre infuriata " Coppia di sporchi viscidi rospi!" ringhiò "Ah, ma mi batterò! Non l’ho mai detto a Shann perché odia le armi, però io ho un laser nascosto; credimi, se servirà lo userò. Dovranno passare sul mio cadavere, per entrare!"
"E sul mio" disse Lanna, ricordandosi dell’ascia e prendendo una truce decisione riguardo ad essa. "Ora vado in camera mia, non permettere a nessuno di disturbarmi"
Nella stanza si distese sulla sua branda e chiuse gli occhi. Tikki, pensò. Tikki, cercherò di raggiungerti, non aver paura...
La parte più difficile fu la sua stessa paura. Per molto tempo non fu capace di vedere Tikki a causa della spaventosa vastità che giaceva tra loro. Tutte le volte vedeva in faccia il mostruoso e spaventevole nemico che si stendeva lungo le stregate miglia che in qualche modo avrebbe dovuto superare.
Gridando balzò via dal lettino, tremando, sconfitta dal suo nemico, ma essendo sola si costrinse a stendersi nuovamente, spingendo fuori i suoi orribili pensieri.
Accadde così rapidamente, così facilmente che non si accorse neppure del mare. Un attimo prima era a High Harbour e poco dopo stava guardando con gli occhi di Tikki la nebbia avvolgente intorno a lui.
In un attimo fu consapevole di molte cose, la meraviglia di Tikki, il rapido pulsare del piccolo cuore della sterna, il selvaggio senso di libertà nel dominare il vento con le ali mentre sfrecciava vicino alla strana imbarcazione con tre confuse figure a bordo. Provò sorpresa nel vedere la donna, della quale si era pressoché dimenticata, una calorosa gioia per insegnante, seguita da una rapida, immensa felicità, più grande di quanto avesse mai provato quando scivolò vicino a Conan. Gridò tutta la sua gioia con la voce dell’uccellino, volandogli attorno e accarezzandone il viso asciutto e i capelli con le ali. Si alzò poi in volo e come una bussola vivente indicò la direzione che l’istinto dell’uccellino le diceva essere giusta.
Sentì Conan dire "Tikki, che ti succede, che hai?" e Insegnante rispondere "Non stai parlando a Tikki, adesso. È Lanna che è venuta per portarci a casa."
* * *
La nebbia cominciò a ispessirsi il mattino seguente e nel pomeriggio davanti a loro c’erano solo i suoi striscianti veli. Improvvisamente questi si aprirono permettendo a Conan di vedere l’accesso del porto proprio davanti a lui. All’interno, ancorata sottovento e protetta dal promontorio, si trovava la nave di Dyce.
Vide la dottoressa Mansky fissare la nave dopodiché disse ad Insegnante "Li hai avvisati? Hai ricevuto una risposta?"
"Sì," disse Insegnante. "Ho sentito Mazal ancora stamani, appena è successo. Ha detto che ha avvisato tutti al porto, ma che teme che Dyce non le avrebbe creduto, infatti non lo ha fatto."
"Pazzo! Stupido pazzo!" disse aspramente.
Scuotendo il capo canuto Insegnante disse "Temo che sia troppo tardi, ora. Saremo fortunati se riusciremo a salvarci noi stessi, non può essere rimasto molto tempo."
Appena oltrepassarono l’entrata del porto, Tikki li lasciò volando verso riva. Conan diede una rapida occhiata al mare dietro di loro, avvolto dalla nebbia, prendendo poi nuovamente il timone e pregando che il vento tenesse ancora un po’. Ce l’avevano quasi fatta e nonostante la delicatezza della loro condizione, non riusciva a trattenere un senso di esaltazione. Lui ed Insegnante avevano svolto il loro compito, in pochi minuti avrebbe potuto rivedere Lanna, Lanna in persona. Avrebbe voluto gridare.
Il porto gli sembrava strano, non riusciva a prenderne le misure. L’ultima volta che era stato li, c’era solo una piccola valle con un ruscello in fondo... Dove si trovava adesso? Improvvisamente, mentre studiava i profili che vedeva sulla sua destra, gli cadde l’occhio sulla vecchia torre, tra gli alberi. Diede un altro colpo al timone e la barca si librò sul basso fondale, puntando la prua verso la spiaggia.
"Fuori!" gridò Insegnante, "Presto, sulla collina!"
Scesero di corsa sulla spiaggia e trovato un sentiero serpeggiante iniziarono a salire. Dopo così tanto tempo in mare su una barca così piccola, la terra sembrava ondeggiare sotto i malfermi piedi di Conan; era stanco e capì che anche Insegnante e la Dottoressa erano vicini all’esaurimento. Dopo una breve arrampicata si fermò per dar loro modo di prender fiato e si accorse che attraverso gli alberi sopra di loro c’era il cottage di pietra che gli era familiare. Appena lo guardò, trasalì nello scoprire che altri stavano risalendo la collina davanti a loro, molti altri che gli alberi avevano prima nascosto.
"Hey, sta accadendo qualcosa, quassù" esclamò.
Cominciò a correre, ma la voce che aveva sempre parlato negli attimi cruciali si fece nuovamente sentire.
"Conan" disse la voce, "Il tuo compito è appena iniziato, tu sei qui per essere capo"
"No!!" gridò per protesta voltandosi verso gli altri dicendo "Avete--avete sentito anche voi una voce adesso?"
La dottoressa Mansky lo guardò stupita "Io-Io ho sentito qualcosa, "disse incerta "molto debolmente, ma mi ha detto che sei stato portato qui per essere una guida e che devo restare per aiutare". Lei guardò poi Insegnante "È Lei?-"
Il vecchio uomo scosse la testa "Dottore, il mare ha aperto il vostro orecchio interiore, abbiamo sentito tutti e due la stessa cosa"
Conan protestò ancora "No! Io non voglio essere il capo, questo spetta a te!"
"Conan solo quelli molto giovani seguono il più anziano, mai un ragazzo. I giovani ascoltano solo un altro giovane, che deve essere forte. Adesso qui ci sono problemi e nessuno tranne te può porvi rimedio, ma devi sbrigarti"
Conan deglutì e si avviò lungo il percorso; non aveva fatto che una dozzina di passi quando un monello dai capelli rossi con un arco in mano apparve di fronte a lui sbucando all’improvviso da dietro un albero e lo fissò sgranando gli occhi.
"Sei--Sei Conan?" Chiese il ragazzo "E quello dietro di te è Insegnante?"
"Sì, ma che sta succedendo qui?"
Il monello sputò "È quell’Orlo, si è nominato capo e ora vuole irrompere in casa del dottore. Ad alcuni di noi però non piace, si è unito al Nuovo Ordine!".
Detto questo si voltò e iniziò ad arrampicarsi come una capretta verso l’alto. Poco dopo Conan udì la voce acuta gridare "Sono qui! Conan e Insegnante sono qui!"
A questo annuncio parte della folla si accumulò sul pendio. Frettolosamente giunse alla testa un uomo robusto e barbuto, che Conan sapeva essere il Delegato Dyce, seguito da una mezza dozzina di marinai del nuovo Ordine, che stavano ora allargandosi per bloccare il sentiero.
Conan si fermò, dominando i suoi piedi malfermi mentre i suoi occhi controllavano i ragazzi che si stavano disponendo a cerchio alla sua sinistra. Volevano allora assalirlo e impedirgli di reagire? Fu sorpreso nel vedere poi un altro gruppo, un pugno di ragazzi e ragazze, armati di bastoni avvicinarsi cauti alla sua destra. Erano arrabbiati, ma miscelato alla loro rabbia c’era pure incertezza, addirittura paura. Uno di loro gridò "Attento, Conan! Vogliono prendere te, Orlo è sulle tue tracce."
Gli parve incredibile che si pensasse a queste cose con quello che doveva succedere, nessuno aveva idea di cosa li aspettava?
Conan iniziò allora a gridare allarmi nel tentativo di liberare la collina, vedendo un preoccupato Insegnante fare altrettanto. Nessuno però sembrava comprendere e poco dopo il delegato lo raggiunse bloccando le sue braccia.
"Sei mio prigioniero!" tuonò Dyce "credimi, pagherai per aver aiutato Orbo a fuggire. Prendetelo ragazzi e prendete anche Orbo, laggiù! Portateli alla nave e imprigionateli.!"
Conan si liberò dalle mani di Dyce facendolo finire indietro "Mettete un dito su insegnante e vi spaccherò la testa! "Gridò "Siete tutti impazziti? Non sapete che qui siete in pericolo? Muovetevi! Dobbiamo andare tutti il più in alto possibile! Tutti! Sbrigatevi!"
I marinai, colpiti tanto dalla sua forza quanto dal tono della sua voce si ritirarono, ma Dyce si infuriò.
"In pericolo per cosa?" domandò. "Hai bisogno di una lezione-" dopodichè i suoi occhi furono stupiti al vedere la dottoressa Manski correre avventatamente su per il sentiero.
"Stupido pazzo!" gli gridò "Ti è stato già detto dell’onda! Non sai che chiunque si trova così vicino al porto può restare ucciso?"
"Che storia è questa!" ringhiò il delegato "Non avete ricevuto l’ordine di venire qui, dottore. Che ne è della nave?"
"Affondata" gridò lei aspramente. "È lo stesso destino che aspetta la vostra! L’ho detto, ci sarà un’onda anomala, uno Tsunami!-"
Dyce la schiaffeggiò con rabbia e gridò "Non c’è nessuna onda, questa storia è solo una favola, sarà meglio che anche voi rimaniate in guardina con loro. Ragazzi, venite qui! Orlo, dammi una mano!"
Conan diede una rapida occhiata in direzione di Orlo, riconoscendo l’odiosa figura nello sporco giacchettino di pelle di capra, ricominciando subito a gridare, cercando di far girare la folla e di portarla al sicuro più in alto, ma in quei momenti non erano in grado di capire. Odiavano Orlo, ma lo temevano. Con orrore Conan capì che avrebbe potuto solo guidarli contro Orlo, trasformando la collina in un campo di battaglia, anche se in minuti, forse secondi un rabbioso muro d’acqua avrebbe potuto spazzare l’intera zona.
Dietro di lui sentì Orlo ridere "Tutte queste sciocchezze per un’onda! Puah, ne abbiamo già viste di onde! Andiamo, aiutiamo papà Dyce!"
Conan si voltò "Per l’amor del cielo, Orlo! Sarete tutti uccisi, se rimarrete qui! Muovetevi tutti! Scappate in alto!"
"Ah, taci" gli disse pigramente Orlo "O vuoi costringermi ad arrivare sin lì e a portarti alla nave in pezzi?" Improvvisamente un ghigno si disegnò sulla sua faccia, mentre fissava qualcuno in corsa lungo il pendio. "Prendetela, ragazzi, arriva la mia piccola domatrice di uccellini."
Conan sentì una voce familiare chiamare il suo nome. Per un attimo dimenticò tutto ciò che stava accadendo quando vide Lanna correre verso di lui con capelli chiari che ondeggiavano e i suoi enormi occhi neri, così grandi nel suo piccolo volto. Balzò incontro a lei ma prima che la potesse raggiungere un ghignante Orlo saltò tra di loro, bloccandola per un braccio.
Lanna ansimò per il dolore e Conan disse aspro "Lasciala andare prima che ti spezzi il collo!"
Sempre sghignazzando Orlo la gettò da parte e, preso dalle mani di uno dei suoi un grosso bastone, cominciò a ruotarlo minacciosamente.
Conan saltò e bloccò il bastone prima che lo toccasse, chiedendosi come avrebbe potuto liberarsi velocemente di quel problema. Gettò lontano il bastone e colpì Orlo con un pugno, lo sollevò gettandolo giù dal pendio.
Vide con la coda dell’occhio il Delegato guardarlo a bocca aperta e poi estrarre la pistola dalla sua cintura; rapidamente Conan raccolse e tirò il bastone di Orlo, facendo volar via la pistola.
"Corri Lanna" gridò "Corri al cottage!"
Brandendo nuovamente il bastone, caricò gli altri ragazzi ringhiando "Muovetevi, razza di idioti! Devo suonarvi per salvarvi la vita?"
Tutti fuggirono davanti a lui come avrebbero fatto vedendo un pazzo rabbioso e fu un pazzo per guidare tutta la folla al sicuro.
Era a metà strada quando sentì qualcuno gridare e si voltò ad uno strano suono. Vide l’acqua rifluire via dal porto, risucchiata da qualcosa nascosto dal promontorio. Mentre fissava questo fenomeno, si accorse della figura con la giacca di pelle di capra che tentava debolmente di strisciare su per il sentiero.
Conan deglutì gettando il bastone. Rapidamente corse giù per il pendio, prese Orlo per le braccia e iniziò a risalire su alla velocità più alta che il suo corpo esausto gli permetteva.
Aveva raggiunto nuovamente la mezzavia quando vide il Delegato, attaccato ad un albero mentre fissava incredulo la sua nave ormai coricata su un fianco nel porto quasi svuotato. Dopo aver gridato ancora qualche parola al delegato, continuò il suo cammino, ma aveva percorso solo pochi metri quando il mondo esplose improvvisamente dietro di lui.
Conan non vide la torreggiante massa d’acqua schiantarsi lungo il promontorio, affondando il porto in una rabbiosa inondazione. Sentì però il potente tuono e la terra tremare per quello scoppio, dopodichè il mondo fu nascosto dallo spray generato dall’onda, che piroettando gli si faceva contro, colpendolo e spostando i suoi piedi sotto di lui.
In qualche modo riuscì a non perdere il suo carico e ad attaccarsi a un albero con un braccio. In pochi secondi l’onda che prima saliva il pendio lo stava scendendo con lo stesso impeto. In ginocchio tentò di sollevare Orlo e riemergere, ma questa volta la sua forza fallì.
Ma da tutto intorno, rapide, arrivavano mani per aiutarli.
[Capitolo 11] [Indice]