6. Pericolo
Occorrevano loro pane impacchettato ed altri cibi che si sarebbero conservati a lungo, così come abiti ed un rotolo di plastica. Per derubare il magazzino, dove questi oggetti venivano custoditi, decisero di aspettare fino a mezzanotte. Per quell'ora i guardiani vaganti avrebbero terminato i loro primi giri, e la strada sarebbe stata più sicura.
Quando fu buio pesto Insegnante uscì fuori sul bacino delle barche per chiamare Mazal a High Harbor. Conan si avvolse in una coperta in un angolo dell'officina e provò a riposare. Era stanco, più di quanto volesse ammettere, ma al momento dormire sembrava impossibile. Una paura senza nome aveva iniziato a perseguitarlo. La imputò alle incertezze che li aspettavano e provò a scacciarla dalla mente.
Com'era High Harbor ora? Mentre provava ad immaginare cosa le aveva fatto il Cambio, desiderò nuovamente avere un poco della capacità di Insegnante come comunicatore. Se solo anche a lui ed a Lanna fosse stato insegnato nella stessa maniera in cui era stato insegnato a Mazal - ma in quei giorni, con la guerra che si espandeva improvvisamente, non c'era stato il tempo. Tutto di un colpo, mentre la visione di un ricordo di Lanna gli sorgeva nella mente, fu quasi sopraffatto dal desiderio di vederla come era ora. Avrebbe potuto ?
Forse se avesse rivolto tutti i suoi pensieri verso di lei, avrebbe potuto annullare la distanza e riuscire in qualche maniera a vederla ancora anche se non avessero potuto parlare di nuovo insieme …
* * *
Nel momento in cui Conan si stava concentrando su di lei, Lanna stava attendendo con impazienza nel Cottage il ritorno di Mazal dalla torre. Qui sull'altro lato del mare, così lontano verso ovest, era ancora giorno, sebbene il gelo della sera stava scivolando giù dalle alture. Lanna rabbrividì e chiuse la porta che aveva aperto parzialmente. In quell'istante arrivò a lei una breve ma sorprendentemente limpida visione di Conan, non come l'aveva visto l'ultima volta, ma più vecchio e più forte così come sapeva che doveva essere ora. Vide perfino il marchio sulla fronte.
Se avesse capito quello che stava succedendo e fosse riuscita a non pensare a nient’altro, avrebbe potuto realizzare il primo contatto con lui. Ma altri problemi richiesero improvvisamente la sua attenzione.
Prima di tutto fu sorpresa dall'udire il segnale del corvo di Jimsy proveniente dal pendio dietro al cottage. Jimsy era stato assente dalle sue classi del mattino, e non l'aveva più visto da quando aveva recuperato l'ascia. Sentirlo chiamare ora, ad un ora così tarda, era preoccupante; non l'aveva mai fatto prima. Non che non ci fossero motivi per cui non potesse chiamarla ad ogni ora se avesse qualcosa di importante da dirle…
Il segnale di Jimsy arrivò ancora ed ora si accorse della sua urgenza. Cosa poteva essere successo?
Aprì la porta e diede uno sguardo alla torre, sperando di vedere il ritorno di Mazal. Esitò indecisa tra l’urgenza del segnale di Jimsy e la preoccupazione per Conan ed il nonno. Ieri Insegnante aveva detto a Mazal che il momento della fuga era vicino, che sarebbe avvenuta nel giro di un giorno o due. Forse anche ora… Improvvisamente scosse la testa, chiuse di nuovo la porta quindi prese la cappa e si affrettò come un pallido spettro nell’oscurità del cottage.
Giunta all’ingresso frontale si fermò rapidamente al suono di passi sul portico e si spostò di lato proprio mentre la porta veniva aperta. Shann entrò.
"Esci per il ballo così presto?" disse, facendo uno stanco tentativo di essere allegro.
Per un momento non fu in grado di rispondere "Io - Jimsy mi sta chiamando", gli disse. "Temo che sia successo qualcosa." Quindi notò le linee profonde della faccia e ricordò che era stato fuori fin dall’alba.
"Cosa - cosa c’è di sbagliato, Shann?"
Egli chiuse dolcemente a chiave la porta e vi si appoggiò stancamente contro, chiudendo gli occhi. "Un virus," disse pacatamente "Si è diffuso all’altra estremità del porto. Sei dei più giovani sono già infettati. E io non ho niente per curarlo"
I suoi occhi scuri si allargarono allarmati. Questa era il tipo di cose che il povero Shann aveva temuto per cinque anni. Fino a quel momento erano stati fortunati, perché non era apparso niente di pericoloso o di altamente contagioso. Ma ora…
"E pensi che sia - serio?"
"Sì. È qualcosa di nuovo - perlomeno per me. Penso che l’abbia portata il vascello. L’equipaggio è probabilmente immune. Ma i giovani - ha colpito la scorsa notte e già tre sono inconsci. Hai visto Dyce?"
Lanna scosse la testa. Erano due giorni che il delegato non si faceva vedere.
"Devo trovarlo," disse Shann. "Non è un dottore, ma conosce un poco di medicina ed è pieno di farmaci a bordo. Potrebbe essere in grado di aiutarci."
"Forse Jimsy sa qualcosa di lui. Glielo chiederò."
Indossò il mantello e corse all’esterno. Vicino all’ufficio fece una pausa sufficiente per accertarsi che nessuno la stesse osservando, quindi affrettò il passo tra i boschi fino al pino contorto in cima alla pendenza.
Jimsy era rannicchiato contro l’albero. Nella luce che si affievoliva il piccolo corpo cencioso sembrava quasi parte della vegetazione che lo circondava. Solo l’arruffata zazzera di capelli rossa brillava nell’ombra. Quando si alzò dolorosamente in piedi vide che la parte sinistra della faccia era gonfia e contusa e che l’occhio era quasi chiuso.
"Jimsy!" gridò. "Cosa è successo - hai combattuto?"
"Aw, dimenticalo", grugnì. "Sono O.K."
"Ma sei ferito! Vieni giù con me ora e fatti visitare dal dottore - "
"Naw! Ho detto che sono O.K., va bene?" Jimsy fece una pausa e i piantandole i duri occhi nei suoi "Hai sentito della riunione?"
"Che riunione?"
"Allora non hai sentito. È domani a quest’ora circa in quel posto sulla strada. C’è Orlo dietro."
Una nuova paura, più acuta delle altre nacque improvvisamente in lei: Quel "posto sulla strada" era sull’altro lato del crinale dove una vecchia autostrada, resa inutile dal Cambio, curvava oltre quello che era stato un parco. Quel luogo era la più grande area aperta, e spesso i ragazzi vi si incontravano per giocare e parlare.
"Jimsy, cosa stai cercando di dirmi?"
"Beh, un - a un sacco di ragazzi non piace il modo in cui Doc cerca di tenerli a freno. Voglio dire loro e le ragazze vogliono cose che a lui non importa che abbiano, capisci? Dalla nave, intendo. Come biciclette e carillon -"
"Ma Jimsy, a noi le altre cose servono molto di più. Non capisci -"
"Non sono io che le voglio. Cosa me ne faccio di un carillon. Qualche sporca puzzola me lo fregherebbe comunque. E Orlo si impossesserebbe di ogni cosa. Vedi, vuole prendere il potere."
"Cosa?"
"Vuole sbattere fuori Doc e essere il grande boss qui."
"Lei potè solo fissarlo in silenzio attonito.
"E non è tutto" mormorò il ragazzo "Orlo, è arrabbiato con te. Intendo, I-Io ho visto quello che è successo quando ti sei ripresa l’ascia."
"Tu- tu stavi guardando?"
"Yeah. Ero preoccupato, è capace di diventare cattivo, quindi ero pronto a colpirlo da dietro. Ma sei scappata O.K." Si fermò e disse improvvisamente "Sei sicura che nessuno ti ha visto incontrarti con me qui?"
"Jimsy, sono sempre cauta. La sola persona che sa che sono qui con te ora è il dottore. Ma ho dovuto dirglielo, perché -"
"Aw, è a posto. Orlo avrà tirato ad indovinare."
"Indovinare cosa? Jimsy è stato Orlo a picchiarti?"
Jimsy scosse le spalle "Non importa."
"Allora è stato Orlo - e importa! Oh, quello sporco animale!" Strinse le mani con furia improvvisa. "L’ha fatto perché pensava che tu mi avessi detto dell’ascia!".
Un’altra scrollata di spalle "Ho detto che non importa. Comunque non lo dimenticherò. Lo sistemerò io." Si voltò dicendo "Spero che piova o qualcos’altro domani. Sono sicuro che non sarebbe buono se quel ruba capre prendesse il potere."
"Jimsy - aspetta! Dobbiamo trovare il delegato. È terribilmente importante. L’hai visto da qualche parte?"
"Yeah, l’ho visto." I duri, lentigginosi lineamenti di Jimsy divennero un poco più truci. "È stato con Orlo tutto il giorno."
"Orlo!"
"Yeah. Quei due, penso che abbiano fatto un patto. Il delegato sarà presente alla riunione domani."
"Oh no!"
"Questo è quello che ho sentito. Penso che siano entrambi alla nave in questo momento."
Una volta ancora lo shock la zittì. Si accorse appena della partenza di Jimsy. Quando finalmente tornò indietro combattendo un timore crescente, si dimenticò momentaneamente del nemico oltre la terra, e si dimenticò di abbassare lo sguardo in tempo. Improvvisamente lo vide in tutta la sua minacciosa vastità - il grande, ammantato, oscuro mare che aveva inghiottito continenti e annegato il passato. Il sempre mortale mare che sembrava raccolto in attesa. Era tutto in ombra, salvo per un singolo punto di luce riflessa che brillava all’orizzonte come un occhio mostruoso.
Urlò contro di esso e si sarebbe fatta prendere dal panico, se Tikki, che le girava vigile sopra la testa, non fosse sceso e posato sul suo braccio. Grata strinse a sé l’uccello e fuggì in basso nel crepuscolo.
* * *
Conan si svegliò in un angolo dell’officina sentendo la pressione di una mano sul braccio.
La voce di Insegnante usciva calma dall’oscurità. "È il momento figliolo. Dobbiamo fare in fretta."
Conan spinse immediatamente di lato la coperta e l’arrotolò ai sui piedi, svegliandosi completamente. Lo sorprese il fatto che si fosse addormentato perché gli sembrava che fossero passati solo pochi secondi dal momento in cui aveva pensato a Lanna e ad High Harbor. Ricordando i suoi sforzi si sentì un poco depresso. Non sarebbe mai stato un comunicatore.
Prima che potesse chiedere a Insegnante se Mazal avesse mandato un messaggio da Lanna, il vecchio uomo gli spinse una torcia elettrica in mano dicendo "Seguimi, figliolo. Non usare la luce a meno che non sia necessario, e puntala esclusivamente al suolo per vedere dove sono."
"Se tu deve guidarmi, non è meglio che la porti tu?"
"No, non mi servirebbe. Sono praticamente cieco."
"Sei cosa?"
Insegnante ridacchio sottovoce. "Sono sempre stato praticamente cieco. Pensavo che tu lo sapessi. È successo quando ero un ragazzo, mentre giocavo con dei prodotti chimici. Senza occhiali - li ho persi nella notte del Cambio - possa vedere appena a sufficienza per disegnare i progetti delle mie barche. Ma ha reso il travestirmi facile. Anche senza una barba, togliete ad un uomo gli occhiali, dategli una benda al posto di un occhio di vetro e chi lo riconoscerebbe?"
"Di sicuro hai ingannato me! Ma come diavolo riesci a trovare la strada -"
"Nel buio? Facile. Ho altri sensi. Andiamo!"
Mentre seguiva i rapidi passi della sua guida nell’oscurità, Conan per la prima volta nella vita iniziò a guardare a Insegnante con parte della reverenza con cui il resto del mondo lo guardava. Quell’alto e apparentemente fragile uomo che era Briac Roa, la più grande mente di un’era, significava poco per lui. Egli lo aveva sempre accettato semplicemente come Insegnante, un amico amato. Quindi, ora non era la comprensione che era il genio che aveva prodotto così tante meraviglie a destare la sua reverenza. Era il semplice ma ovvio fatto che un uomo che era quasi cieco avesse in qualche maniera addestrato se stesso a vedere nel buio.
Come aveva fatto?
All’improvviso, ripensandoci, Conan ricordò una sera di molto tempo fa quando Insegnante stava provando a migliorare la capacità di Mazal come comunicatore. "Devi imparare a visualizzare," aveva detto Insegnante. "Comprendi? Quando mi parli da lontano devi pensare a me così intensamente da riuscire a vedermi."
"Ma Padre, è impossibile!"
"Stupidaggini. Io ti vedo sempre, non importa quanto sei lontano. Quello che posso fare io lo puoi imparare tu."
"Ma - ma non posso crederci," protestò lei. "Tu hai una capacità molto maggiore - "
"Un’altra stupidaggine. Avrei dovuto addestrarti prima invece di lasciar fare ad altri. Come per tutti, non sei stata addestrata ad usare la tua mente. Ti è stato insegnato a non usarla."
A quel punto Mazal scosse la testa con impotenza. Ma Insegnante non si era fermato, dicendo, "Ti è stato insegnato a non usarlo imprimendoti il concetto che certe cose sono impossibili. Per esempio tu sei certa per esempio che è impossibile per un cieco imparare a vedere. Eppure io dico che posso. Una volta che impari a visualizzare -"
"Oh, Padre!"
Ma qui, anni dopo, c’era Insegnante, che non solo dimostrava la cosa, ma provava anche una verità più grande. A Conan quel momento sembrò l’aprirsi di una porta magica.
Senza quasi una pausa il vecchio uomo lo condusse attraverso vicoli oscuri, al di là di edifici neri che puzzavano di prodotti chimici e di altri che brillavano di luci sovrannaturali. Infine si fermarono sul retro di un struttura priva di finestre costruita con lunghi fogli di plastica pesante.
Insegnante si fermò un attimo, ascoltando. Quindi srotolò rapidamente un pacco che aveva portato e diede a Conan un corto piede di porco. Dopo aver battuto con la punta delle dita su diversi fogli, sussurrò "Bene, proviamo qui. Forza il foglio e quindi piegalo di lato. Facile…"
Conan procedette con cautela. Quella paura senza nome che aveva sentito in precedenza era improvvisamente tornata più forte. Qualcosa era sbagliato, molto sbagliato. Ma cosa poteva essere?
Ottenendo un’entrata nel magazzino fu più facile di quello che pensava. Insegnante lo seguì all’interno e divise il suo carico, che si rivelò costituito da diversi grossi sacchi di plastica. Trovarono quello che cercavano senza problemi, riempirono i sacchi e ritornarono all’ingresso che avevano usato. Il carico di Conan era molto più pesante e ingombrante di quello di Insegnante, ed fu forzato a rimuovere alcuni degli oggetti più ingombranti da uno dei sacchi prima di poter passare per l’apertura. Stava rimpiazzando gli articoli che aveva tirato fuori, quando notò che Insegnante era accucciato al suolo qualche piede più avanti. Sembrava che il vecchio uomo stesse esaminando qualcosa.
"Qual è il problema?" sussurrò Conan.
"Non ne sono sicuro. Potrebbe essere qualcosa di importante."
Conan puntò brevemente la luce al suolo, ma vide solo una lunga crepa dove la pavimentazione era stata spinta via dall’edificio. Perché preoccuparsi di una crepa? Ce n’erano ovunque al porto.
Ma c’era definitivamente qualcosa di sbagliato, perché Insegnante ritornò al negozio seguendo una via diversa, e si fermò ogni pochi metri per studiare brevemente la pavimentazione. E neanche volle parlarne più tardi. "Dormi un po’, figliolo," gli ordinò, dopo che ebbero nascosto i loro sacchi nel magazzino vicino. "Temo che domani sarà una dura giornata."
* * *
Fin dall’inizio fu una brutta giornata ed a Conan parve interminabile. Si svegliò con la stessa paura priva di nome che aveva avuto la sera prima e questa rimase con lui, crescendo con il passare delle ore. Non c’era dubbio che Insegnante, tornato ad essere l’irascibile Orbo all’arrivo di Tellit, fosse profondamente preoccupato per qualcosa. Il vecchio uomo trascorse la maggior parte del tempo al tavolo da disegno nel magazzino, scrivendo lunghe equazioni su sottili fogli di plastica che servivano da carta.
Tellit notò la differenza, perché, ad un certo punto, gesticolò verso il magazzino e mormorò "Cosa gli sta’ succedendo? Ha ingoiato la lingua?"
"Vorrei saperlo!" rispose con fervore.
Più tardi nel pomeriggio Orbo ordinò loro di preparare una delle piccole barche per testare il motore modello. Piazzarono il motore nel pozzetto costruito per esso a poppa e lo spinsero fino al bacino. Quando fu a galla, lo guardò aggrottato, quindi portò giù un assortimento di oggetti pesanti come zavorre. Conan notò che questi erano oggetti utili, come batterie di scorte, una scatola di attrezzi ed anche latte di cementante che sarebbe occorso in seguito per unire gli scafi.
"Questo è un test per una barca al lavoro," scattò il vecchio uomo. "Appesantitela! Quel motore deve gestire un carico. E mentre lo state facendo," aggiunse come per un ripensamento, "portate qui anche l’altra barca e provate un rimorchio."
Quando suonò l’ultima campana al crepuscolo, Conan era ancora nel bacino a terminare la sua prima lezione di arti marinare. Entrambe le barche erano state caricate parzialmente e mancavano solo due sacchi di rifornimenti e pochi oggetti extra perché fossero pronte alla partenza. Le preoccupazioni di Conan erano ormai giunte al massimo che poteva sopportare.
"Cos’è andato storto?" scoppiò non appena Tellit fu uscito diretto al dormitorio.
"Geologia," disse pacatamente Insegnante. "Ci ha incasinato le cose per bene ".
"Ma io non - hai detto geologia?"
"Sì. Il Cambio ha causato un sacco di danni alla crosta terrestre. La crosta si è rotta piuttosto nettamente per una grossa distanza da questo luogo, e si è portata parte di Industria con sé. Ma ha lasciato delle fratture sotto di noi , come ho scoperto la prima volta che sono venuto. Lo sforzo su di essa sta aumentando. Per quello che ho visto la notte scorsa, temo che stia raggiungendo un punto critico.
Per un momento Conan poté solo fissarlo a bocca aperta. "Intendi - vuoi dire che ci sarà un terremoto o qualcosa del genere, qui?"
Insegnante sospirò "Intendo proprio questo, figliolo, la rimanente metà della città scivolerà in mare."
"Tu - tu sei sicuro?"
Nel momento in cui parlò si rese conto che stava interrogando l’uomo che aveva predetto il Cambio. Stava interrogando Briac Roa, che aveva detto al mondo esattamente quello che sarebbe successo se l’energia magnetica fosse stata usata come arma. I generali non vollero credergli. Dovevano averla, dissero, per spazzare via i campi di forza che proteggevano le città. E quindi il pianeta era stato spostato dal suo asse, e i generali ora erano sotto il mare.
"Mi - mi dispiace signore," borbottò Conan "Non intendevo -"
"Va tutto bene, figliolo. Sono abbastanza certo che solo un miracolo potrebbe impedirlo. Può succedere in ogni momento - senza degli strumenti adeguati, è impossibile dire esattamente quando." Il vecchio uomo scosse la testa. "Ma succederà, e senza preavviso. È una trappola mostruosa. La gente deve essere avvertita."
Un nodo freddo si stava formando nello stomaco di Conan. Improvvisamente disse, "Perché non possiamo lasciare a Tellit un messaggio per il Quartier generale. Se lo scrivi con attenzione -"
"Pensi che un messaggio del genere sarebbe creduto?"
"Perché non dovrebbe?"
"Perché qui non c’è nessuno che comprende queste cose. E tutti pensano a me come a Orbo. Anche se firmassi con il mio vero nome direbbero che il vecchio Orbo alla fine è impazzito."
"Supponi che lo facciano?" ritorse Conan "Cos’altro possiamo fare? Certamente non gli dobbiamo niente!"
"Gli dobbiamo qualcosa."
"Per cosa? Per averci marchiato?" Conan strinse i pugni.
Insegnante scosse la testa. "Ogni uomo deve al fratello una mano tesa quando questi è nei guai. Sono in pericolo mortale qui."
"Lasciamoli in pericolo! Perché dovremmo fare tutto ciò per aiutare il Nuovo Ordine? Guarda quello che fanno! Dico di lasciarli affogare! Il mondo sarà migliore se tutti loro morissero! L’intero sporco branco - "
"Conan! Ascoltami!"
"S-sì, signore." Il suo senso di freddo aumentò. Capiva quello che stava per succedere ed il pensiero di questo lo riempiva di timore. Era quasi buio e tra pochi minuti avrebbe potuto terminare di caricare le barche senza correre rischi. Se potesse pensare a qualche maniera per far allontanare Insegnante da lì…
"No, non proverai a fermarmi," disse rapidamente il vecchio uomo come se gli leggesse nella mente. "Tra mezz’ora ci sarà una riunione di supervisori. Intendo essere presente. E dir loro chi sono. È la sola maniera -"
"Ma non puoi! Non ti lasceranno andare! Ti prego -"
"Ascoltami, figliolo. Quando queste crepe cederanno, ogni pezzo dell’apparato che produce il cibo sarà perduto - a meno che le persone non inizino a spostarlo immediatamente. È la loro unica possibilità di sopravvivere."
"Ma -"
"Fammi finire." Insegnante girò attorno e indicò con un dito. "Riesci a vedere quella grossa roccia laggiù? È a circa due miglia lungo la costa e quasi al largo."
"È troppo buio per vederla, ma la conosco. L’ho notata prima."
"Bene. Il tuo compito è di portare le barche fino a lì e di aspettarmi. Se tutto va bene, ci incontreremo all’alba."
"Ma - ma supponiamo -"
"Che io abbia problemi?" Insegnante scosse le spalle. "Questo è un rischio che dobbiamo correre. La marea sarà bassa all’alba e se non mi vedi guadare fino alla roccia, parti per l’altro luogo di cui ti ho parlato. Nella scatola degli attrezzi troverai delle istruzioni che ho scritto per te. Ti diranno esattamente cosa fare."
Mi diranno, pensò Conan, come unire le barche e di partire via senza di lui. Ma non lo farò mai. Mai.
Le sue mandibole si strinsero mentre guardava il porto scurirsi. Sarebbe successo così tanto da quel momento all’alba.
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