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7. Fuga

Il motore, alimentato dalla batteria sotto il sedile, non emetteva quasi suoni mentre spingeva lentamente la barca nell’oscurità. I soli suoni erano la brezza notturna e il fruscio della marea in arrivo, combinati con il soffice gorgoglio a poppa causato dall’acqua che veniva forzata nelle camere jet del motore. La cosa era tanto semplice che avrebbe potuta gestirla un bambino. Ma Conan dovette affrontare improvvisamente delle complicazioni che non aveva anticipato, ed ogni minuto che passava se ne aggiungevano.

Il primo passo fu di navigare con sicurezza attraverso il canale che portava al bacino. Non era niente più di una strada affondata, affiancata su entrambi i lati da strutture sommerse.

Gli era parso in precedenza che la parte più facile del compito fosse passare il canale fino alle acque fonde e quindi svoltare a destra verso la roccia. Insegnante gli aveva dato, per aiutarlo a mantenere la rotta costante, una bussola fatta in casa da piazzare tra i piedi e una torcia elettrica con un pezzo di plastica rossa fissato sopra di esso. La plastica serviva ad attenuare la luce, non solo perché non fosse notata da riva, ma anche per permettergli di vedere l’ago della bussola senza rovinarsi la visione notturna. Ma scoprì rapidamente che navigare con la bussola era qualcosa che non si imparava in un istante - specialmente nell’oscurità senza niente di visibile per guidarlo.

Nei primi minuti uscì fuori dal corso del canale due volte e grattò il fondo della barca sopra ad oggetti sommersi, prima che capisse che non sfruttava adeguatamente la marea. Quindi fece la scoperta, conosciuta da ogni marinaio esperto, che alla notte poteva vedere molto meglio guardando con l’angolo dell’occhio che guardando di fronte. Questo gli permise di raggiungere la fine del canale senza altri problemi.

Pensava che le difficoltà fossero finite quando infine svoltò a destra nell’acqua profonda e si diresse verso nord. Ma ormai la notte si era scurita ed una sottile foschia stava scivolando intorno a lui. Gli sembrava di muoversi nel vuoto. Quando provò a controllare la rotta con la bussola fu sgomentato dallo scoprire che l’ago girava erraticamente.

Comprese che l’intera zona doveva essere piena di equipaggiamenti affondati, che influenzavano la bussola. Ma conoscerne la causa non gli era d’aiuto. Come avrebbe fatto a trovare la roccia prima dell’alba?

La marea, per quanto poteva giudicare, sembrava venisse da giardinetto rispetto alla sua direzione. Forse sarebbe stato saggio semplicemente lasciarsi trasportare da essa. Con il motore in funzione avrebbe potuto facilmente mancare del tutto la sua destinazione, ed essere perfino trasportato in mare aperto.

Spense il motore e sedette ascoltando e scrutando nell’oscurità mentre andava alla deriva. Nel momento in cui aveva lasciato il bacino, non aveva alcun dubbio che le luci notturne della fabbrica di cibo sarebbero sempre stati forti come un faro, così che non avrebbe potuto perdersi. Ma ora era incapace di vedere il minimo bagliore di luce in qualsiasi direzione. Non c’era neanche un suono, salvo per lo sciacquio delle piccole onde contro le due barche e il vago mormorio del vento.

Sembrava impossibile che potesse perdersi così rapidamente. Ma era perso, e fino che il compasso non si fosse fissato in una direzione, non c’era molto che avrebbe potuto fare.

Per evitare di pensare a quello che sarebbe potuto succedere a Insegnante, volse i pensieri a High Harbor e a Lanna. Non gli era mai sembrata così lontana come ora, nell’ora della fuga…

* * *

Lanna in quel momento stava pregando perché piovesse. Non che la pioggia avrebbe potuto risolvere ogni cosa, ma perlomeno avrebbe reso impossibile la riunione di quella notte. E per il momento in cui sarebbe stata fissata un'altra data, forse sarebbe riuscita a radunare quietamente abbastanza giovani da fermare Orlo.

Fino a quel momento lei e Mazal erano riuscite a parlare solo a pochi, perché qualcuno doveva sempre stare vicino all’ufficio quando Shann era fuori. C’era una ragione se era spesso lei l’infermiera in servizio. Nei casi di emergenza era più abile di Mazal nello steccare fratture e ricucire i tagli. Aveva programmato per l’indomani di organizzare i giovani delle vicinanze e di mandarli in giro a parlare ai vari gruppi sparsi ovunque. Quelli più vicini alla fattoria della comunità erano probabilmente senza speranza perché Orlo li aveva già terrorizzati. Orlo non faceva alcun lavoro - ma si prendeva sempre il meglio di ciò che cresceva e nessuno osava fermarlo.

Ma Orlo doveva essere fermato.

Ti prego, pregò, Fa che piova. Fa che piova e piova e piova!

Quindi realizzò che avrebbe dovuto pregare per tutti i giovani che erano malati, e per Insegnante e Conan, che può darsi stessero scappando in quel momento. La sera precedente Mazal non era stata capace di ricevere niente. Ma questa era un’altra sera e forse avrebbe ricevuto qualcosa.

Lo scurirsi del crepuscolo le ricordò che c’era molto lavoro da fare prima del buio. Scappò in cucina, ravvivò il fuoco morente, riempì il bollitore, preparò la tavola e tirò fuori del pesce freddo e degli avanzi del giorno prima. La cena pareva orribilmente scarsa, perché non c’era stato il tempo per cucinare dopo la colazione, ma forse avrebbe potuto trovare qualcosa di fresco nel giardino.

Una volta fuori dimenticò istantaneamente il giardino al vedere Mazal che arrivava dalla torre. Uno sguardo alla faccia della zia ed il suo spirito affondò ancor di più.

"Cos’è successo, Mazal ?"

"Non sono riuscita a ricevere una parola. Neanche una parola. Di tutte le volte! Io - Shann non è ancora tornato?"

"No." È stato fuori tutto il giorno.

"Oh, caro. Quel virus o quel che è si starà diffondendo." Mazal scosse la testa. "I- Io vorrei che succedesse qualcosa di buono."

Lanna vide che la zia era orribilmente sconvolta e sul punto di piangere. La sua ansietà la fece sentire nella stessa maniera.

"Mazal, non puoi dirmi cosa c’è di sbagliato?"

"Questo è esattamente il guaio," si lamentò Mazal. "Non lo so. Tutto quello che posso dire è che è una sensazione." Mentre stavano parlando entrarono in cucina e si sedettero al tavolo. Mazal aggiunse impotente "È quell’orribile dolore-allo-stomaco, quel tipo di sensazione che hai quando hai toccato il fondo. Qualcosa è andato male. Semplicemente lo so. È successo qualcosa che gli ha impedito di scappare."

"Non parlare così, Mazal."

"Non posso farci niente. Non posso ignorare la sensazione. Qualcosa è successo. Scommetto che hanno scoperto chi è Insegnante"

"No!"

"Semplicemente scommetto che lo hanno. E se ho ragione non gli permetteranno mai di andarsene!"

"Conan riuscirà a fare qualcosa."

Mazal la fissò "Hai un sacco di fiducia in Conan, non è vero?"

La domanda stupì Lanna. Non ci aveva mai pensato in quella maniera. Ma era vero. Mille piccole cose che risalivano all’epoca in cui era piccola, avevano creato quella fiducia. E la più piccola di queste non era l’opinione di Insegnante riguardo a lui.

Disse a Mazal, "Ho sentito una volta Insegnante dire che se mai avesse dovuto cercare qualcuno per fare quello che non poteva essere fatto, non avrebbe cercato nessun altro se non Conan. E questo molto tempo fa quando Conan aveva solo -"

Fu interrotta da un forte bussare alla porta d’ingresso. Era un suono imperativo che la fece alzare e muoversi risentita attraverso il Cottage con Mazal che la seguiva. Conosceva quel bussare.

Aprendo la porta si trovò di fronte la squadrata figura, dalla barba nera, che si aspettava di vedere.

"Dov’è il dottore?" chiese il Delegato Dyce. "Ha promesso di incontrarmi in ufficio ma non c’è traccia di lui."

"Alcuni dei giovani sono malati," disse Lanna "temo che sia stato trattenuto."

"Non sono dell’umore di aspettare. Se si aspetta che gli faccia dei favori -"

"Favori?" Tagliò corto Mazal, come se non potesse credere alle sue orecchie.

Il delegato la fissò, quindi si voltò al sopraggiungere di qualcuno che usciva incespicante dalle ombre dei pini.

"Shann!" gridò Mazal e corse verso di lui. "Ti senti bene?"

"Sto bene," borbottò Shann. Salì lentamente gli scalini con lei, mollò la borsa e si appoggiò contro il muro mentre guardava il delegato. Negli occhi aveva qualcosa che Lanna non aveva mai visto in lui. Era il più mite e gentile delle persone, ma quella sera era praticamente terrorizzante. Cosa poteva essere successo?

"La scorsa notte", disse Shann pacatamente "Vi ho pregato per avere aiuto. Avete rifiutato di darmelo. Oggi vi ho pregato ancora - ed ancora me l’avete rifiutato."

"Sapete perché," scattò il delegato. "Non ho l’autorità di distribuire scorte medicinali senza permesso."

"Siete una tale piovra priva di sentimenti che dovete chiedere il permesso per compiere un semplice atto di misericordia?"

"Badi alla lingua con me, Dottore! Vi ho detto che avrei chiamato la base per chiedere istruzioni e vi ho detto che avrei discusso con voi l’argomento stasera. Ora non l’ho fatto?". La barba nera si protendeva in avanti minacciosamente.

"Così avete detto. Ed ora infine mi avete portato quello che mi serve - circa dieci ore troppo tardi."

"Eh? Troppo tardi per cosa?"

"Per salvare una piccola ragazza," replicò Shann, praticamente in un sussurro. "Il suo nome - ma questo non significherebbe nulla per voi ed ora non importa più. Sono appena tornato dalla sua inumazione."

Lanna ansimò, e colse l’occhiata sconvolta di Mazal. Ma prima che uno di loro due potesse dire qualcosa, Shann parlò ancora, con voce improvvisamente aspra.

"Così mi avete portato le vostre pillole. A sufficienza per immunizzare ognuno. Ma sono sicuro che ci sarà un prezzo. Qual è il vostro prezzo per esse, Delegato?"

L’inviato del Nuovo Ordine non batte neanche le palpebre. "I due aerei," disse prontamente.

Shann tirò un lungo respiro "Non posso combattervi ora. Prendete gli aerei. Ma dovrete arrangiarvi per spostare quello piccolo."

"Ho già preso degli accordi" venne boriosa la risposta. "C’è solo un’altra cosa."

"Abbiamo concluso la trattativa! Ora dateci quelle pillole!"

"Non così in fretta, Dottore. Gli aerei sono completamente inutili senza una piccola parte che è stata presa dal meccanismo di entrambi. Io voglio quelle parti."

"I-Io non so di cosa state parlando," balbettò Shann.

"Non scherzate con me, Dottore! Voi dovete saperlo." Il delegato battè il dito minacciosamente su una scatola di plastica che portava sotto a un braccio. "Qui ne ho a sufficienza per dare ad ognuno ad High Harbor l’immunizzazione completa. Ma senza quelle parti non ne otterrete una."

"Vi ho detto che non ne so niente!" Urlò Shann, esasperato "Che razza di vigliacco siete che lascereste un bambino morire -"

"Aspetta un minuto," l’interruppe Mazal. "Io ricordo …" Unì violentemente le mani strette, quindi aggiunse rigidamente "Anni fa Insegnante mi ha detto di prendere quelle parti e di metterle al sicuro -" Improvvisamente roteò e corse nel cottage. Ritornò in un paio di secondi con una coppia di piccole, ma pesanti, scatole di metallo avviluppate con della plastica sottile.

"Sono queste che volete? Insegnante li chiamava Convertitori".

"Convertitori," disse Dyce, la sua tonante voce faceva le fusa "Esattamente." Aprì la sua scatola , rimuovendo diverse sacche trasparenti di plastica piene di minuscole pillole blu, le rimpiazzò con le due scatole metalliche, e chiuse la scatola con l’aria di un uomo molto compiaciuto per quanto aveva fatto.

"Confido" disse, voltandosi per andarsene "che siamo tutti contenti."

"Io non lo sono," disse Shann, spingendo le sacche di pillole nelle mani di Mazal, "Solo un momento!"

"Bene?"

"Prima che se ne vada, Delegato, sarà meglio chiarire alcune cose. Io non sono tanto stupido da non sapere cosa avete fatto. Sono certo che avete liberato quel virus sulla nostra comunità di proposito."

"Stupidaggini! Se non fate attenzione alla vostra lingua-"

"Tu sporco bugiardo," disse con voce tremante, "So cosa hai fatto! Tu e il Nuovo Ordine vi abbassereste a tutto per ottenere quello che volete. Avreste potuto darci questa roba l’altra notte. Non vi serve il permesso. Questo non solo vi rende un bugiardo, ma un assassino. Tu uccideresti bambini! Se avesti potuto vedere quella piccola ragazza -"

"Zitto!" Improvvisamente Dyce colpì con la grossa mano Shann, tanto forte da mandare barcollando il fragile dottore contro il muro. Gli tolse il respiro. Ma solo per un momento.

Ansimando, Shann scattò verso la barba che si protendeva e l’afferrò con entrambe le mani. Lo strattonò con una tale esplosione di furia repressa che Dyce fu scagliato giù dagli scalini e cadde sulla schiena nel cortile.

Shann gli balzò dietro ed afferrò una pietra che bordeggiava il sentiero. "Tu dannato mostro!" gridò. "Sparisci dalla mia vista prima che ti spacchi la testa."

Lanna non si rese conto di aver seguito Shann fino a che il delegato non fu fuggito fuori dal giardino e scomparso nel crepuscolo. Quindi vide il pesante bastone che aveva in mano. Era uno per le scalate, che Shann teneva sempre sul portico, ma non si ricordava di averlo afferrato. Tremante, lo lasciò cadere ed istantaneamente lo dimenticò, colpita in faccia dalle prime gocce di pioggia.

Stava diluviando prima che potesse raggiungere il portico.

"Grazie, Dio!" sussurrò. "Oh, grazie!"

Quindi capì che la minaccia a High Harbor era improvvisamente diventata più grande che mai e che la pioggia ed una riunione mancata non avrebbero cambiato niente.

* * *

Parte dell’agitazione di Lanna si era comunicata a Conan, perché improvvisamente fu scosso da un’ondata di preoccupazione che pareva non avere niente a che fare con la sua situazione. Per cercare di togliersela di dosso provò a concentrarsi sul problema di scoprire la sua posizione nell’oscurità.

Una breve occhiata alla bussola sotto alla luce rossastra della torcia gli mostrò che l’ago era ancora instabile. Per quanto tempo era andato alla deriva? Mezz’ora? Sicuramente, e forse di più. Si sarà spostato di un miglio in quel tempo?

Ipotizzò che vento e marea insieme l’avevano portato ad almeno metà strada verso la roccia. Se, naturalmente, aveva indovinato circa la direzione della deriva.

Quindi con improvvisa sensazione di shock si ricordò di qualcosa che avrebbe dovuto considerare prima. La marea era montante quando aveva lasciato il bacino - ma com’era ora?

Insegnante aveva detto che la marea sarebbe stata bassa all’alba. In quel caso, in quel momento, avrebbe dovuto essere alta, o anche aver iniziato a calare.

Istantaneamente balzò in avanti, passando sopra al disordine dell’equipaggiamento cercando a tentoni la spira di fune ed il pezzo di cemento che, stante la scarsità di metallo, avrebbe dovuto servirgli da ancora. Finalmente lo trovò, e stette per buttarlo da prua, ma ripensandoci meglio iniziò a calarlo con attenzione. Fece bene a fare così, perché gli occorse quasi tutta la fune prima che si rilasciasse, quando raggiunse la fine si accorse che non era stata legata al tacchetto del ponte di prua.

Fischiò silenziosamente, scosso per quanto aveva rischiato la sua fuga. Perdere quella preziosa fune sarebbe stato cattivo a sufficienza. Ma la profondità dell’acqua evidenziava che era stato già portato in mare aperto.

Dopo aver controllato la fune di traino dell’altra barca, si avvolse in una coperta e provò a contorcersi per mettersi in una posizione confortevole sopra alle pile di equipaggiamento.

Sonnecchiò e si svegliò a intermittenza. Infine si alzò, rendendosi improvvisamente conto che la nebbia si era levata. Le pallide luci blu delle fabbriche di cibo era chiaramente visibili a riva. E a babordo, molto più vicino di quanto avesse immaginato, si profilava contro il cielo la forma scura della roccia.

In pochi secondi aveva sollevato l’ancora e stava dirigendo le barche verso la roccia.

Dopo aver girato attorno all’enorme massa, si avvicinò con cautela e si ancorò dove l’acqua era profonda un paio di piedi, sul lato opposto alla città. Era quasi l’alba e poteva discernere con chiarezza la spiaggia frastagliata lontata cinquanta metri. Non c’era segno di Insegnante. Ma era ancora presto e ci sarebbe voluto molto tempo per camminare fino a lì prima che la marea sorgente la allagasse.

Mentre aspettava guardò con curiosità la scogliera che sorgeva dritta sopra alla striscia di sabbia e di ciotoli. Era alta poco più di 20 metri in quel punto, e sembrava rimpicciolirsi in direzione di Industria, ma alla sinistra continuava a crescere fino a perdersi nella foschia dell’alba.

Il Cambio aveva creato la scogliera, perché la terra era stata tagliata via pulitamente come se fosse stata tagliata con un coltello. Si stava chiedendo se la frattura sotto alla città si estendesse fino a questa distanza, quando uno strano rumore di roccia colse la sua attenzione. Alzò gli occhi e si congelò. Direttamente di fronte a lui una larga sezione della scogliera si stava muovendo. Con una sorta di meraviglia terrorizzata, ansimò allo spettacolo di innumerevoli tonnellate di roccia e di terra che si muovevano lentamente, scivolando e cadendo, sempre più velocemente, fino a che si schiantarono con un rumore di tuono nel mare.

Si sedette afferrando il parapetto, tremando, inzuppato dagli spruzzi. La frattura si stava già rompendo? Quindi mentre l’alba illuminava identificò diversi altri punti dove tratti di scogliera erano precipitatati. Queste frane erano più vecchie e questo lo rassicurò temporaneamente. Ma nell’istante successivo l’immaginazione prese il sopravvento e divenne acutamente consapevole del pericolo di rimanere su quella costa.

Perché Insegnante non arrivava?

L’alba si trasformò in un grigio mattino, e dal mare venne il mormorio della marea crescente. Rapidamente la stretta spiaggia al di sotto della scogliera fu coperta dalle acque.

Era infine ovvio che Insegnante non sarebbe arrivato. Qualcosa era successo.

Amareggiato, Conan tirò via il coperchio della cesta e diede uno sguardo alle istruzioni di Insegnante. Improvvisamente le buttò da parte e rimise il coperchio a posto. Era come pensava. Dopo aver armato la nave a vela, avrebbe dovuto far rotta per High Harbor da solo. Insegnante gli aveva anche disegnato una rozza mappa, suggerendogli la miglior rotta da prendere.

Evidentemente se non ce l’avesse fatta a raggiungerlo lì, Insegnante aveva poche speranze di riuscire mai a raggiungerlo. E come avrebbe potuto? Un fragile vecchio uomo, quasi cieco…

"Che cosa ti hanno fatto?" urlò Conan, battendosi il pugno sul petto, mentre provava a pensare. "Ti hanno rinchiuso da qualche parte?" Naturale che l’avessero fatto. Perchè Insegnante era Briac Roa, la proprietà di maggior valore che il Nuovo Ordine potesse mai sperare di possedere. L’avevano rinchiuso e probabilmente avevano messo delle guardie, ormai Tellit avrà riportato che le due barche mancavano, insieme al nuovo aiutante, e sapranno che qualcosa era in atto.

Cosa avrebbe dovuto fare? Andare nell’altro luogo, scaricare le barche e ritornare indietro con l’oscurità e cercare Insegnante? La spaccatura nella scogliera era distante miglia e per andare e tornare avrebbe dovuto usare l’energia della batterie che avrebbe potuto essere necessaria più tardi. Ma rimanere lì, in un posto così esposto…

La situazione decise improvvisamente per lui. Il pulsare di un motore distante colse la sua attenzione e si buttò al riparo appena in tempo per vedere quello che sembrava un peschereccio entrare nel campo visivo circa mezzo miglio in mare aperto. In fretta alzò l’ancora e spostò le due barche sull’altro lato della roccia. Quanto prima fu sollevato dal vedere dall’orlo del nascondiglio che il peschereccio si stava muovendo costantemente lungo la costa, con l’antico motore che pulsava con il battito sordo di un tamburo primitivo.

Aveva sentito che avevano questo scafo, ma questa era la prima volta che lo vedeva. Fintantoché sarebbe rimasto nell’area, non avrebbe osato lasciare la roccia alla luce del giorno.

Per limitare il rischio di essere notato ormeggiò le navi il più possibile alla roccia, e si prese il disturbo di coprirle con pezzi provenienti dal rotolo di plastica grigia che aveva preso dal magazzino. Quindi si preparò per la lunga ordalia di attesa guardinga, fino al termine della luce diurna.

Quando iniziò il viaggio di ritorno al bacino, lasciò la seconda barca carica con la maggior parte dei rifornimenti ormeggiata alla roccia. Sopra la sua testa brillava una luna che, dall’epoca del Cambio, era stata parzialmente oscurata da nebbie stratosferiche. Il suo bagliore, e più tardi la luce delle fabbriche di cibo furono sufficienti per localizzare il canale.

Una volta nel canale non ebbe problemi e la sua sola preoccupazione fu di non avvicinarsi al bacino così tanto che la sua barca potesse essere avvistata dalla riva.

Nel momento in cui poté distinguere l’orlo del bacino, si fermò, abbassò l’ancora e si tolse i vestiti. Dalla scatola degli attrezzi prese il piccolo piede di porco e se lo legò in vita con un pezzo di corda. Stava per scivolare in acqua quando si ricordò della torcia elettrica. Cosa sarebbe successo se la notte fosse diventata buia prima che avesse potuto localizzare Insegnante?

Con la torcia tenuta alta in una mano, nuotò attraverso il bacino fino all’orlo sbrecciato di cemento, quindi stette fermo nella marea mezza cresciuta, mentre esaminava il lungomare. Le sagome nere dell’officina delle barche e degli edifici circostanti intercettavano tutta la luce proveniente dalle fabbriche di cibo, e l’area di fronte a lui poteva essere distinta solo per il vago bagliore della luna. In quel momento sembrava che avesse per sé tutto il lungomare.

Strisciò fuori e cominciò a muoversi cautamente lungo la riva, pronto a immergersi istantaneamente se avesse sentito arrivare qualcuno. La sua destinazione era l’edificio amministrativo. Sicuramente, ragionava, una persona importante come Insegnante sarebbe stato tenuto in un posto dove gli ufficiali avrebbero potuto incontrarlo e parlarci comodamente.

Mentre si avvicina all’angolo dell’edificio che sporgeva dove il lungomare curvava, si fermò improvvisamente. Dall’altra parte una luce aveva lampeggiato brevemente. Ora sentì delle risate.

Strisciò fino all’angolo e spiò con cautela oltre di esso. A circa quindici metri di distanza poteva appena distinguere la forma della minuscola prigione nella quale aveva trascorso i primi dieci giorni lì. Di fronte ad essa, appena discernibili, c’erano due figure con delle biciclette. Potevano essere la stessa coppia che gli avevano portato la sua razione di acqua?

Una luce lampeggiò nuovamente. Ci fu una risata sferzante, ed una donna disse ridacchiando "Guarda il vecchio imbroglione! Non sa neanche lui chi è realmente! Ha!"

"Orbo," disse l’altra "Non sai chi sei? Sveglia, Orbo, cosa c’è di sbagliato in te?"

"Ti ho detto cosa c’è di sbagliato in lui" disse la voce ridacchiante della prima. "È flippato. L’ho sempre detto che avrebbe flippato ed avrebbe consumato tutta la sopportazione. Non è successo? Sicuro che è successo. Se solo il Quartier Generale mi avesse ascoltato prima…

Conan, improvvisamente furioso, digrignò i denti. Perché Insegnante era stato rinchiuso lì? Nessuno in Industria ha avuto il buon senso di credergli?

Quindi realizzando che avrebbe potuto essere scoperto facilmente nel punto in cui si trovava, si ritirò rapidamente fino al bordo della pavimentazione e strisciò in acqua. Dopo poco udì il cigolare delle biciclette di plastica e vide di sfuggita le luci che si muovevano nella direzione dell’officina delle barche. Nel momento in cui svanirono saltò fuori dal nascondiglio e corse fino alla cella.

"Insegnante, sono io - Conan" sussurrò "Va tutto bene?"

La debolezza della replica lo terrorizzò, e si attaccò alla porta in preda alla furia, senza quasi usare il piede di porco la strappò dai cardini. All’interno trovò il vecchio uomo collassato in un angolo, incapace di alzarsi e praticamente incapace di parlare.

"Figlio, non - non preoccuparti di me… se ti prendono … ti uccideranno di sicuro…"

Conan afferrò Insegnante con entrambe le braccia, uscì fuori da quel luogo e cominciò a correre verso il bacino delle barche. Aveva dimenticato il piede di porco, ma stringeva ancora con forza la torcia con la sinistra.

Era quasi al bacino quando una luce proveniente dall’officina passò su di lui.

"Hey, tu!" chiamò qualcuno. "Cosa sta succedendo qui?". La voce apparteneva a Tellit.

Conan si congelò, quindi posò gentilmente il suo carico sulla pavimentazione sconnessa. Non dovette chiedersi la ragione della presenza di Tellit lì. Il piccolo uomo aveva indubitabilmente approfittato della situazione di ieri e aveva preso in carico l’officina. E sarebbe stato ansioso di guadagnare da quello che vedeva ora. Avrebbe anche potuto dargli la cittadinanza.

In qualche modo e molto rapidamente bisognava occuparsi di lui.

Questo uscì dall’officina, ma si fermò improvvisamente quando lo riconobbe. "Sei tu!" rimase stupito "E sei tornato per lui, non è così? Bene, Io -"

"Tellit ascoltami! Voglio salvarti il collo, vieni con me -"

"Non rifilarmi la tua pazza parlantina! Pensi che io sia stupido? Cosa hai fatto con le barche? Dove sono?"

La luce di Tellit passò sopra al bacino ed istantaneamente Conan scagliò la torcia che portava. Stordì solamente l’uomo, ma fu sufficiente a prevenire il grido che sarebbe seguito. L’istante successivo Conan era su di lui. Gli strappò la tunica, facendola a brandelli e rapidamente lo legò con essa, ficcandogliene un pezzo in bocca. Quindi roteò, raccolse Insegnante e lo portò nel bacino.

Non poteva averci messo più di tre minuti per nuotare nel bacino con Insegnante, rimorchiandolo per il collare della tunica, ma sembrò lungo dieci volte tanto. Momentaneamente si aspettò di sentire un allarme dalla riva, seguito dalle pugnalate delle luci e dal fuoco delle armi. Sapeva che avevano armi lì e sicuramente le pattuglie notturne dovevano portarle.

Non ci fu allarme fino a che non ebbe percorso il canale e combattuto la marea fino alla barca. Stava ansimando ed era quasi esaurito e tutto quello che poté fare fu di tenere la testa di Insegnante sopra all’acqua mentre strisciava a bordo. Tirò su anche Insegnante, quindi udì le urla di Tellit in lontananza.

Ma non ci fu una risposta immediata a Tellit. Quando il primo raggio di una torcia cominciò ad esplorare le acque, era più di un miglio oltre l’area allagata e dirigendosi a tutta velocità verso la roccia.



[Capitolo 6] [Capitolo 8]
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