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8. Vela

Conan si fermò alla rocciasolo peril tempo necessario a sistemare più comodamente Insegnante, togliendogli gli abiti bagnati ed avvolgendolo con delle coperte. Quindi con l’altra barca a rimorchio a poppa, cominciò a dirigersi verso la costa quanto più velocemente il motore a batteria lo poteva spingere. Senza una luce era impossibile vedere l’ago della bussola, ma per un po’ il fioco profilo della scogliera fu tutta la guida che gli occorreva.

Fintantoché poté vedere la scogliera si mantenne in acque profonde. Presto comunque la scogliera iniziò a sparire nella nebbia derivando in direzione del mare e fu forzato a rallentare e ad avvicinarsi alla spiaggia. Infine la scogliera scomparve del tutto. Ora poteva solo avanzare lentamente guidato dal debole risuono della risacca delle onde contro le rocce.

Sebbene la nebbia fosse una nemica, le diventò quasi grato, man mano che le lente miglia passavano. Il peschereccio che aveva visto nella mattinata non era tornato. A meno che non fosse in mare aperto doveva essere lì da qualche parte.

Gradualmente perse tutto il senso del tempo, e con il crescere della stanchezza si dimenticò anche del peschereccio. Aveva avuto poco tempo per riposarsi nei giorni e nelle notti precedenti, e nella preoccupazione per Insegnante si era quasi dimenticato del cibo. Ora diventò una battaglia costante contro il sonno e continuò a riprendersi all’improvviso da momenti da incubo durante i quali non sapeva cosa stava facendo o dove stava andando.

Ad un certo punto si risvegliò per scoprire la barca bloccata su una secca. Mentre stava lottando per liberarla sentì Insegnante dire debolmente "Solo un poco più lontano - ci siamo quasi…"

Quindi il momento successivo che insegnante parlò erano arrivati. Nell’oscurità nebbiosa non poteva vedere niente, neanche Insegnante. Ma grato spinse la barca a riva, spense il motore, e mollò l’ancora sulla spiaggia ghiaiosa.

Non si ricordò di come strisciò di nuovo sulla barca ed andò a dormire. Sembrava che fossero passati solo pochi secondi quando si rese conto della mano ossuta di Insegnante sulla spalla.

"Conan, svegliati! Dobbiamo muoverci!"

Non comprese immediatamente l’urgenza nella voce del vecchio uomo, un altro grigio mattino era arrivato, e nell’aria c’era l’odore allettante del pesce fritto, e il debole battito della musica. Cibo fresco, e musica! Erano trascorse settimane da quando aveva mangiato cibo fresco, e anni da quando aveva sentito una tale magia. Una magia da tempo svanita, suonata su strumenti che probabilmente non esistevano più…

Era un momento meraviglioso, e terribile. Perché comprese contemporaneamente che la musica doveva provenire da un disco suonato a bordo del peschereccio. Il vascello non poteva essere più lontano di poche centinaia di metri. Non appena la nebbia si fosse sollevata, il che poteva succedere in ogni momento, sarebbero stati in piena vista di chiunque era a bordo.

Conan scattò sulla spiaggia ed iniziò furiosamente a scaricare le barche. Insegnante si alzò e cominciò debolmente ad aiutarlo. Il vecchio uomo era stato picchiato selvaggiamente. L’occhio buono era chiuso, la faccia era contusa e tumefatta, ed ogni doloroso movimento parlava dei colpi che il suo corpo aveva sofferto. Conan si arrabbiò silenziosamente contro la stupidità e la brutalità di quelli che Insegnante aveva tentato di aiutare. E tutto questo era stato per niente.

"No," disse Insegnante, leggendogli nella mente, "Non è stato per niente - ma non c’è il tempo di spiegarti ora. Noi -"

"Lasciami portare la roba! Non sei in grado -"

"Io devo lavorare - mi aiuta a riprendermi. Sposta tutto quello laggiù - a destra."

Nonostante la vicinanza alla scogliera, la spaccatura che vi si apriva era difficilmente discernibile. Ad una prima occhiata pareva uno degli innumerevoli luoghi in cui le rocce erano cadute ed il mare aveva eroso l’inizio di una caverna. Ma curvava ingannevolmente e si estendeva per un lungo tratto oltre la minuscola spiaggia. Se la marea fosse stata alta avrebbero potuto far galleggiare i due scafi direttamente dentro ed avrebbero evitato l’ansia a cui ora erano costretti a sottostare.

Gli scafi erano bassi, lunghi 14 piedi e di costruzione insolitamente pesante. Occorse tutta la forza di Conan per trascinarli, vuoti, sulla ghiaia e nella spaccatura. Mentre raccoglieva l’ultimo carico e si affrettava al sicuro colse la vaga forma del peschereccio attraverso la nebbia. Ci erano andati molto vicini.

Pochi minuti dopo sentì il battito del motore del peschereccio. Fu molto sollevato quando spiò fuori e vide che si dirigeva in giù lungo la costa.

La sorgente di cui Insegnante aveva parlato zampillava nella spaccatura e mandava un minuscolo ruscello fino alla spiaggia. La sua vista lo rassicurò, perché non c’era stato il tempo di riempire più di poche bottiglie d’acqua, la notte in cui era fuggito. Ma quando si sedettero per mangiare una veloce colazione, prima di mettersi al lavoro, tutti i sentimenti di sollievo evaporarono improvvisamente. Insegnante era troppo quieto per la pace della sua mente.

Il vecchio uomo ancora avvolto nelle coperte, trasalì quando Conan provò a spostargli il corpo contuso in una posizione più comoda. "Dobbiamo affrontare un fatto o due," iniziò, con voce ingannevolmente mite. "Primo: la geologia potrà darci qualche problema in seguito. Sai cos’è uno tsunami?"

"Un - un’onda di un qualche tipo, non è così?"

"Sì. Vari shock possono causarli. Più tardi dovremo fare attenzione -" Insegnante diede la debole indicazione di una scrollata. "Ma questo non è la nostra preoccupazione più immediata. Nel momento in cui il sovrintendente al lavoro e i suoi amici cominceranno a ragionare, avremo uno sciame di cercatori alle nostre calcagna."

"Non capisco. Se vi hanno battuto -"

"Ciò prova una cosa. Mi aspettavo una punizione."

"Tu - tu te l’aspettavi?"

"Naturalmente. Non è la violenza la reazione naturale della follia alla ragione, del potere alla verità?" Insegnante ridacchiò debolmente. "Oh, le mie povere ossa battute! Non vedi quanto li abbia resi furiosi? Lì, proprio sotto il loro naso, c’era il vecchio furfante per trovare il quale avevano speso così tanti sforzi. È stato troppo per loro."

"Ma non penso che ti abbiano creduto."

"Oh, mi hanno creduto. Ma come potevano ammetterlo? Briac Roa il vecchio Orbo? Completamente ridicolo! Mi hanno creduto, perché se avessero veramente pensato che io fossi solamente Orbo, l’eccentrico dell’officina delle barche la cui mente avesse improvvisamente ceduto, avrebbero riso e mi avrebbero sbattuto fuori. Nel deserto, probabilmente. Non possono preoccuparsi degli incompetenti. Ma non hanno riso. Quindi la mia missione ha avuto successo."

Conan poté solo fissarlo stupito.

"Ed ora," aggiunse Insegnante "Si stanno risvegliando per scoprire che il loro uccello più raro è stato rubato dalla gabbia. Quando non riusciranno a trovarci immediatamente - E sono sicuro che pensano di farcela - l’intera costa sarà in fermento. Quindi non abbiamo il tempo su cui avevo contato per preparare il nostro scafo. Avevo sperato di avere almeno una settimana."

"Quanto tempo avremo?"

"Dovremo essere fuori di qui stanotte."

"Ma - questo è impossibile," disse Conan debolmente, pensando agli infiniti dettagli che dovevano essere fatti - unire gli scafi, preparare le vele, l’assemblaggio delle aste, che dovevano essere assemblate con pezzi di plastica perché non c’era legno…

"Vero," mormorò il vecchio uomo. "Quindi dovrà essere domani invece di stanotte. Anche se sembra impossibile. Ma dobbiamo farcela in qualche modo, sia che siamo pronti o meno. Ora che sanno chi sono, un giorno in più sarebbe troppo tardi. E devo avvertirti - se non ci troveranno sulla costa, ci cercheranno in mare."

"Non ci troveranno mai con quel vecchio peschereccio. Ci basta un vantaggio di poche ore -"

"Non mi preoccupa il peschereccio. Hanno degli elicotteri."

"No!"

"Sì. Due. Vecchie, mostruose reliquie che usano per i carichi pesanti. Sono più pericolosi di una dozzina di barche." Insegnante strinse le spalle "Ma ce ne preoccuperemo in seguito. Uniamo insieme gli scafi."

Mentre si affrettava al lavoro Conan si chiese trucemente quali erano le loro probabilità di riuscita. Cercò di non pensare a Lanna.

* * *

Non c’erano state altre morti a High Harbor, e il pericolo di infezione era ora passato. Ma Lanna era consapevole di altri pericoli. Ogni volta che guardava il porto e vedeva la nave se ne ricordava. Per quanto aveva potuto sapere, la riunione segreta era stata ritardata indefinitamente. Ma naturalmente era troppo presto dopo la fine del terrore della malattia per fare qualcosa, e c’erano troppe storie che giravano circa quello che era successo. Quel disgraziato di un delegato non aveva fretta. Aveva già ottenuto parte di quello che cercava, e presto non appena le cose si fossero calmate…

La mano di Lanna tremava mentre dirigeva la spoletta del telaio avanti e indietro. Si era alzata presto per tessere qualche centimetro extra di stoffa - ottenerla dalla nave era ora fuori questione, e l’avrebbe rifiutata se le fosse stata offerta - ma era impossibile mantenere la mente sul lavoro. Il continuo pensare ad Insegnante ed a Conan la distraeva. Quanto era passato da quando Mazal aveva sentito Insegnante? Quattro giorni? Cinque? Con così tante incertezze era difficile tenere il conto del tempo, e sembravano settimane.

Ci fu un debole suono dietro di lei, e si guardò rapidamente attorno vedendo Mazal che stava sulla soglia. Negli ultimi giorni la faccia scarna di Mazal si era smagrita e al mattino aveva cerchi neri intorno agli occhi.

Lanna disse, "Preparerò la colazione. Perché non torni a letto e dormi ancora un po’?"

"Chi può dormire?" borbottò la zia.

Lanna scosse la testa e provò a concentrarsi sulla spoletta. Erano a conoscenza di due fatti e due fatti soli. Uno era che Conan e Insegnante erano vivi, e l’altro che qualche temibile ma inimmaginabile circostanza li aveva messi in pericolo. Ma perlomeno erano vivi. Essere consapevoli di ciò era come sapere che il proprio cuore stava ancora battendo.

Mazal entrò e si buttò in una sedia vicina al telaio. "L’ultimo messaggio che ho avuto da Insegnante -" iniziò, quindi si fermò, gli occhi sulla porta.

Lanna si guardò ancora attorno. Shann era lì. Entrò lentamente, con le mani infilate profondamente nel cappotto. Per un uomo che ne aveva passate così tante ultimamente era stranamente all’erta.

"Insegnante è già scappato?" chiese.

Mazal rimase a bocca aperta, e Lanna mollò la spoletta.

"Allora?" disse Shann, guardando da una all’altra.

"Chi ti ha detto che è un prigioniero?" chiese debolmente Mazal.

"Tutto torna," le disse Shann quietamente. "Ho sospettato per un po’ che fosse prigioniero... naturalmente capisco perché era meglio che non mi fosse stato detto, così che nessuno sapesse. Ora penso che dovrei sapere la verità. Ho ragione riguardo a lui?"

"Sì," sussurrò Mazal.

"E Conan è con lui," si ritrovò a dire Lanna.

"Cosa?" Shann non era mai parso così stupito.

Mazal disse, "Raccontaglielo Lanna."

Quando Lanna gli ebbe spiegato tutto l’argomento, si sedette scuotendo la testa. "Dio del cielo," bisbigliò. "Che situazione!" Quindi si rivolse improvvisamente a Mazal. "E non avete idea se Insegnante e Conan siano riusciti a fuggire?"

"Questo è proprio il problema", gemette Mazal. "Non posso scoprirlo. Niente! Se solo sapessi!"

"Pensate che il Nuovo Ordine possa avere scoperto chi sia Insegnante?"

"Questo è quello che temo" gli disse Mazal.

Shann aggrottò le sopracciglia. "Se lo sanno, forse dovremmo indire una riunione d’emergenza e dirlo a tutti. Se a tutti i giovani fosse detta la verità riguardo Dyce e il Nuovo Ordine -"

"Ma non prima di aver sentito Insegnante," lo interruppe Lanna.

"No, naturalmente no" fu d’accordo "Non ne rivelerei il segreto, a meno che non fosse già stato scoperto. Dyce lo riporterebbe e ci sarebbe la più grossa ricerca -" Scosse ancora la testa. "Onestamente, non so cosa fare. È una situazione terribile."

* * *

Unirono i due scafi al mattino, ed iniziarono immediatamente a lavorare sulla vela. Era un grosso triangolo che intendevano ricavare dal rotolo di stoffa che avevano preso durante il raid; ma ora, messi alle strette, usarono al suo posto il rotolo di plastica grigia. La fissarono rapidamente all’albero usando lo stesso cemento usato per gli scafi, e fu anche fissata permanentemente alle stanghe con delle legature rapide e poche applicazioni di cemento.

"Cederà alla prima burrasca," borbottò Insegnante. "Ma perlomeno ci porterà lontano da qui - e ci farà risparmiare tre giorni."

La loro sola torcia era stata usata per fermare Tellit, ma Insegnante accese il bruciatore di un riscaldatore di cibi e alla sua debole luce riuscirono a lavorare fino a notte tarda.

Alle prime pallide luci dell’alba stavano ancora sgobbando, rinforzando il tozzo albero e montando protezioni usando il grosso rotolo di corda che era stata immagazzinata nel magazzino.

Più tardi quel secondo mattino un elicottero si avvicinò e scendendo basso, si librò per dei lunghi e terrificanti minuti direttamente al di sopra della spaccatura.

Conan lo sentì arrivare in tempo per spingere il loro scafo in un angolo, stese la vela grigia sopra di esso e rovesciò abbastanza sabbia e ghiaia sopra alla plastica per formare un camuffamento effettivo. I loro rifornimenti, per insistenza di Insegnante, erano già stati attentamente impilati da parte e coperti. Anche così furono momenti snervanti prima che l’elicottero si spostasse lungo la costa.

Quando tornò di nuovo l’oscurità, portando la marea strisciante, erano ancora incompleti un centinaio di piccoli compiti. Ma lo scafo era rozzamente attrezzato e la vela, per quanto cruda, sembrava utilizzabile. Le altre cose potevano aspettare.

Alla luce del bruciatore iniziarono a stivare rapidamente tutto quello che avevano portato con loro a bordo - le scorte di cibo, le bottiglie d’acqua, la scatola degli attrezzi, le borse di plastica con le coperte e gli abiti di ricambio, la stoffa e il rotolo di corda e l’attrezzatura dell’officina. Infine, caricarono il cemento e ogni pezzo di plastica rimasto per usarli per le riparazioni di emergenza.

Quando il vascello fu varato, Conan fissò il motore nel suo alloggiamento e vi assicurò le batterie vicino, cosicché non sarebbero andate alla deriva nei mari. Diede un’ultima occhiata intorno, quindi piazzò il bruciatore sul pavimento accanto alla bussola così da poter vedere l’ago se la notte fosse stata troppo buia per leggerne il rilevamento.

Insegnante chiese, "Siamo pronti?"

"I- io penso di sì, signore." Stava cominciando a provare una strana sensazione che era oltre alle sue capacità descrivere.

"Allora è meglio pregare," disse Insegnante. "Molto più della salvezza di due persone dipende da questo viaggio."

Ci fu silenzio, quindi il vecchio uomo disse quietamente, come se l’Ascoltatore fosse accanto a lui, "Ti prego di aiutarci e di guidarci, perché conosci meglio di noi quello che affrontiamo, e quello che significherebbe il nostro fallimento."

Per la prima volta Conan iniziò a sentire la terrificante responsabilità che Insegnante reggeva sulle sue non-così-robuste spalle. In quell’istante sentì l'enorme peso delle sue responsabilità. Senza la conoscenza di Insegnante e la sua mano a guidare il futuro, cosa sarebbe successo ai sopravvissuti del Cambio?

Come iniziò a trainare il loro scafo, sforzandosi e dirigendolo nell’acqua per navigare nell’oscurità oltre la breccia, ebbe la visione improvvisa della lunga selvaggia notte del passato dell’uomo. Senza Insegnante e tutte le cose in cui Insegnante conosceva e credeva, non sarebbe l’uomo riaffondato in quella primitiva notte? O addirittura sarebbe riuscito a continuare ad esistere?

Quest’ultimo pensiero gli portò un altro shock, perché aveva già imparato abbastanza da sapere, che così com’erano le cose, non ci sarebbe voluto molto per porre fine per sempre all’uomo. Rimase stordito per un secondo e il loro scafo scelse quell’istante per incastrarsi nella breccia. Invece di due 14-piedi era ora un rigido 28-piedi, senza contare il fragile timone a poppa e non poteva curvare intorno alle sporgenze.

Per alcuni interminabili minuti lottò nella marea che gli arrivava alla vita, combattendo per liberarla. Quando scivolò fuori nel mare, l’incidente aveva indelebilmente impresso su di lui l’importanza del ruolo per cui era stato scelto. Voleva gridare contro di esso, ma non ce n’era il tempo. La brezza stava facendo girare la prua e fu forzato e saltare a bordo e ad accendere il motore.

Pochi minuti dopo Insegnante abbassò la falsa chiglia nell’alloggiamento e sollevò le vele. Il grosso triangolo di plastica iniziò a sbattere e a scuotersi in maniera allarmante finché non prese il vento di poppa che lo appiattì. Quindi scattò rigido, ed improvvisamente lo scafo sbandò, la prua si sollevò e partirono in avanti sotto la spinta del vento.

Era la prima volta che Conan si trovava su uno scafo a vela. Ma il momentaneo brivido che lo attraversò fu istantaneamente dimenticato quando guardò indietro verso la scogliera. Contro il cielo notturno era solo una vaga forma dell’oscurità più scura, ma in qualche modo era minacciosa come una bestia accucciata.

Scosse la testa e si disse che era uno stupido. La scogliera non era più una minaccia, ora che la stavano lasciando. La loro preoccupazione era che gli elicotteri avrebbero potuto ricominciare a cercarli al mattino.

"Dobbiamo essere dove non cercheranno," disse Insegnante, leggendogli nella mente. "Prendi il timone, figliolo. Tienilo su questa rotta, con il vento che ti batte sull’orecchio sinistro. Ti darò il cambio quando sarai stanco."

"High Harbor è in quella direzione?" chiese, mentre scivolò al suo posto ed afferrò la barra del timone.

"No è sull’altro lato. Ma non ci dirigeremo di lì stanotte. Il vento di nord-ovest ci sta portando lontano dalla zona di ricerca.

"E riguardo al motore?"

"Tienilo acceso. A piena forza. Non aggiungerà molta velocità, ma ogni miglio extra conta. Dobbiamo essere il più possibile lontani dalla costa prima dell’alba."



[Capitolo 7] [Capitolo 9]
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