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Introduzione al piemontese

Il piemontese è considerato una lingua da tutti, tranne che dai piemontesi. Eppure, a livello internazionale esso è riconosciuto come una lingua significativa, sia per l'ampia base di persone che lo parlano (tuttora si parla di due o tre milioni di persone) sia per l'interesse glottologico di alcune forme grammaticali piuttosto particolari; ad esempio, è inserito nell'elenco delle lingue a rischio di estinzione redatto dall'UNESCO. Esistono documenti scritti in piemontese sin dall'alto Medio Evo!

In queste pagine troverete qualche indicazione di base per leggere, scrivere e capire il piemontese; lo scopo è quello di realizzare un bignamino del tipo "il piemontese in dieci minuti" per darvi qualche regola di base e rendervi in grado di cominciare a maneggiare la lingua. Per tutto il resto, compreso apprendere la grammatica, costruire un lessico e imparare seriamente a parlare, dovrete utilizzare gli altri (ottimi) siti a cui vi rimando, e che non ho intenzione di sostituire.

Prima di cominciare, tuttavia, va notato che la lingua piemontese contiene al proprio interno un grande numero di varianti, con differenze significative da provincia a provincia e persino da paese a paese; in certe varianti esistono persino dei suoni (e quindi delle lettere) addizionali. Quello di cui si parla in queste pagine è quindi il "piemontese aulico", quello utilizzato in letteratura, basato essenzialmente sul torinese, ed assunto convenzionalmente come la forma base della lingua.

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