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La festa del re pubblico
Numero 16 - 2 Giugno 2003 (Lunedì), 15:43

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Sin da quando sono in grado di ricordarmene, la festa del due giugno (Festa della Repubblica, o come più precisamente la definisce oggi Google, Anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana) è sempre stata una di quelle celebrazioni minori, delegate a qualche vecchio generale e a qualche sottosegretario triste, che al telegiornale non arrivavano nemmeno nei primi tre titoli.

Proprio per questo è più evidente la svolta che negli ultimi anni è stata impressa alle celebrazioni del due giugno. Da quando è stato eletto, Carlo Azeglio Ciampi ha basato tutta la propria Presidenza sulla riscoperta costante delle radici della nostra democrazia, della Costituzione e dei suoi valori fondamentali, e della conseguente "italianità"; ed in quest'ottica la festa della Repubblica diventa un momento centrale della vita repubblicana.

E' proprio per questo, quindi, che Ciampi ha provveduto sin dal 2001 a far ripristinare la festività del due giugno, che nel 1977 era stata cancellata o meglio accorpata alla domenica successiva così come tante altre feste; e quindi a provvedere a celebrazioni in pompa magna.

Addirittura, ieri l'intera prima serata di Rai Uno è stata occupata da uno show aperto da paracadutisti dell'esercito che si lanciavano con il tricolore; e prima, i telegiornali hanno proposto il Presidente che, seduto su una sedia di paglia in giardino, ammanniva agli italiani un discorso pieno di alti richiami ai valori nazionali, autorevole e benevolo come un vero re pubblico: simbolo collettivo dello Stato e della nazione così come un re in una monarchia.

E tuttavia, se da una parte un po' di memoria e di storia ravvivata non può farci male, dall'altra questo tentativo di rilancio della nostra identità nazionale non può che sembrare un po' patetico, almeno a noi che viviamo sulla rete. Insomma, la domanda fondamentale è: qual è la caratteristica che unisce gli italiani e li differenzia dal resto dell'Europa e del mondo industrializzato?

Ci penso... ci ripenso... dunque...

La pizza? L'evasione fiscale? Il pressappochismo e la faciloneria? L'essersi scelti un Presidente del Consiglio pluriindagato per vari reati?

Non so, sarò cattivo, ma a me sembra che l'Italia sia ormai principalmente una entità calcistica, costantemente in secondo piano sulla scena politica ed economica planetaria, e che rivendicare a tutti i costi un orgoglio di patria fatto di bandiera, di discorsi e di parate militari sia un voler remare contro la storia; per non parlare del richiamo ai valori che dettero vita alla nostra Costituzione, quando, sessant'anni dopo, lo scenario sociopolitico nazionale e mondiale è completamente cambiato, il comunismo in pratica non esiste più e il fascismo è evoluto in un partito attualmente al governo, le nostre forze armate non hanno più confini da difendere e tutti gli attori di quelle guerre, dall'una e dall'altra parte, sono ora paesi amici e alleati.

Il problema vero, allora, sarebbe forse cercare di capire quale può essere il ruolo e la specificità dell'Italia in un mondo sostanzialmente omogeneo ed unito; e se la nostra vocazione industriale, tradizionalmente scarsa, traballa sempre di più, forse il nostro essere il paese più internamente disomogeneo eppure dotato della miglior qualità di vita tra quelli industrializzati (perchè, checchè se ne dica, non credo proprio che a Los Angeles o a Londra si viva meglio che a Bologna o a Firenze) può essere il nostro contributo alla cultura planetaria.

Ma insomma, qualsiasi cosa pensiate dell'Italia, senza mancare di rispetto ai morti e alle tragedie che furono, e senza voler ignorare le lezioni del passato, forse sarebbe ora di festeggiare di meno, e di pensare di più al nostro - non troppo certo - futuro.


--vb.

<< CoincidenzeFiguracce libere >>

<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
Simone Caldana
3 Giugno
12:54
La definizione di Italia e' "quel posto ch eha un sacco di cose che il resto del mondo invidia ma dove nessuno straniero vorrebbe venire a vivere"
 
vb
3 Giugno
16:09
Io ricordo sempre il mio capo americano in Omnitel, che diceva che secondo lui Ivrea era il posto dove si viveva meglio al mondo; io gli facevo tanto d'occhi e lui diceva: qui se voglio in mezz'ora sono a sciare, in un'ora sono in una metropoli (Milano, non Torino, eh), in un'ora e mezza sono al mare... prova te a vivere nel Kentucky :-P
 
Simone Caldana
4 Giugno
19:33
Proverei, ma ho un limite sull'assimilazione del pollo fritto.
 
Piero
6 Giugno
12:15
Ricordo che la governante filippina del mio migliore amico diceva che secondo lei, il parco della pellerina la domenica pomeriggio, era come essere a Manila....
 
luca
2 Giugno
13:58
Laico, repubblicano, non posso che non vedere con felicità alla data del due giugno, per ciò che rapresenta.
E ciò che rappresetna, almeno dovrebbe, non è affatto "l'identità nazionale" (se così fosse, non potrebbe fregarmene di meno, poichè "l'identità nazionale " non è un valore che mi appartiene), ma i valori laici e repubblicano su cui dovrebbe fondarsi la nostra comunità, una festa che celebra la vottoria di un grande evento democratico, non un'identià nazionale, non l'italianità.
in questo senso, trovo fuori luogo il tono bellico e militare che tale festa ha assunto, negli ultimi anni.
 


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