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Il controllo della rete
Numero 102 - 13 Novembre 2005 (Domenica), 19:28

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Oggi, domenica, è stato il primo giorno del Comitato Preparatorio – il cosiddetto PrepCom-3. Si tratta in realtà di un “3 bis”, perchè il PrepCom-3 vero e proprio si è tenuto a Ginevra alla fine di settembre, per due settimane, e si è concluso con molti passi avanti ma anche con molte questioni ancora da discutere. E così, siccome il documento finale deve essere finito prima che il Summit vero e proprio inizi, mercoledì mattina, si è deciso di aggiungere tre giorni di “resumed session” subito prima.

E così oggi, a mezzogiorno, ci siamo infilati dentro un Palazzo delle Esposizioni ancora in piena costruzione – ci sono operai e materiali dappertutto – per assistere alla prima sessione del Sottocomitato A, ossia quello che si occupa specificamente della governance di Internet.

L'argomento è complesso e variegato, e viene declinato solitamente in due gusti diversi: quello cosiddetto “stretto”, in cui l'oggetto della discussione è l'amministrazione dei processi globali di assegnazione dei nomi a dominio e degli indirizzi IP (ossia, in parole povere, chi controlla ICANN, che a sua volta decide chi gestisce i domini di primo livello come .com o .it, e quando crearne di nuovi); e quello “ampio”, in cui si parla di tutte le tematiche relative non soltanto al funzionamento tecnico della rete, ma anche ai suoi contenuti e all'uso che se ne fa: e quindi giù a discutere di spam, di pirateria informatica, di privacy, di libertà di espressione, di proprietà intellettuale.

Già due anni fa – in occasione del primo Summit Mondiale, quello di Ginevra – i governi avevano tentato invano di raggiungere un accordo su questi temi; alla fine, l'unico accordo possibile, detto in parole povere, era stato che non ci si capiva niente e che era necessario mettere un gruppo di esperti a lavorare per analizzare i problemi e spiegarli a tutti.

Tale gruppo di esperti è quello denominato WGIG (Working Group on Internet Governance), che è stato nominato direttamente da Kofi Annan, e di cui io sono stato onorato di essere l'unico membro italiano; il suo lavoro si è concluso a luglio con la produzione di un Rapporto Finale e di un massiccio Rapporto Complementare, che consiglio di leggere a chi è interessato ad approfondire (del primo esiste anche una versione in italiano tradotta dal sottoscritto).

Durante questo processo, i vari governi hanno cominciato a capirne di più, e ad avere via via opinioni più precise e coerenti; e così, si è arrivati al PrepCom-3.

I temi caldi sono sostanzialmente due. Per quanto riguarda l'approccio “ampio”, tutti riconoscono che non vi è attualmente uno spazio globale per discutere delle politiche relative alla rete; se per gli standard tecnici ci si trova tutti all'IETF, per gli standard politici non esiste un luogo equivalente. E' così nata, riscuotendo via via crescente successo, l'idea di creare un Forum aperto a tutti, dai governi agli utenti finali, in cui possano essere sollevate le questioni di interesse e i problemi che ci si trova ad affrontare.

Per quanto riguarda l'approccio “stretto”, invece, i problemi sono maggiori: perchè, si sa, ICANN è ancora sotto il diretto controllo del governo americano, e per quanto al suo interno abbia provveduto a globalizzarsi un po', le sue decisioni più importanti sono pur sempre soggette al veto ultimo dell'amministrazione Bush. E quindi, i vari Paesi del mondo si sono schierati per decidere se, e quanto, modificare questa situazione.

Su di un lato della disputa, vi sono nazioni come Cuba, Cina, Iran, Arabia Saudita, e in misura minore Sud Africa e Brasile; questi paesi ritengono che il controllo ultimo non solo sulla gestione dei nomi a dominio, ma su tutte le tematiche relative all'uso della rete, sia di competenza esclusiva dei governi. E quindi, il loro sogno sarebbe quello di creare un grande Consiglio Governativo di Internet, interno alle Nazioni Unite, che delibera, e poi tutti gli altri, da ICANN agli utenti, eseguono.

Dall'altro lato della disputa, vi sono gli Stati Uniti, che hanno ribadito non solo che il sistema attuale va benissimo, ma che, rieletto Bush per la seconda volta, non hanno nemmeno più intenzione di “lasciare libero” ICANN rinunciando al proprio potere ultimo di veto, come inizialmente pianificato da Clinton e previsto per l'anno prossimo. Questa posizione è supportata anche dal “settore privato”, che al Summit è dominato dalle grandi corporation americane dell'ICT.

Su una posizione di questo genere sono schierati anche paesi amici degli americani, tra cui Australia, Nuova Zelanda, Canada, nonché la maggior parte dei paesi sudamericani di lingua spagnola, e la maggior parte della società civile internazionale, che vorrebbero vedere ICANN “liberato” dal veto americano, ma senza l'introduzione di un veto o di un potere di controllo affidato alle Nazioni Unite o ad altri governi.

Nel mezzo, si trova la posizione europea, che è a sua volta una posizione di compromesso, visto che le posizioni iniziali del ministro Stanca e, ad esempio, degli inglesi, sostanzialmente simili a quelle del gruppo precedente, mal si conciliano con altri paesi europei che spingono modelli molto più “statalisti”. E quindi, la posizione ufficiale europea dice che bisogna creare una qualche entità solo governativa, comprendente tutte le nazioni, che abbia un potere di controllo su ICANN, ma solo a livello di principio; mentre per l'operatività quotidiana ICANN deve rimanere indipendente.

Questa posizione, presa a Ginevra, ha naturalmente scandalizzato gli americani, e scatenato una campagna di stampa anti-europea su vari giornali internazionali, specie finanziari, vicini alle corporation; campagna che si è affiancata a quella già in corso da tempo e tesa a dipingere le Nazioni Unite come desiderose di stabilire un controllo pesante e burocratico sulla rete, magari spinte dalle varie dittature che ne sono membri. Attività di cui, a dire il vero, le Nazioni Unite farebbero volentieri a meno, come spiegato direttamente da Kofi Annan, con un suo editoriale sul Washington Post.

E così, arriviamo al meeting di oggi; la prima giornata non ha avuto grande successo, visto che l'organizzazione del Summit lascia molto a desiderare, e molti dei delegati sono rimasti prigionieri di navette che, con puntualità tunisina, non sanno quando partire e dove andare, o di una stanza che pareva una stalla, con centinaia di Ambasciatori e distinti delegati pigiati su seggiole di plastica stipate fino all'inverosimile, con un caldo atroce e i microfoni che non funzionavano.

Comunque, la sessione è andata avanti stancamente, mentre tutti ribadivano le proprie posizioni; e i soli deboli segnali di progresso sono venuti da una sessione separata pomeridiana, presieduta dal Canada, in cui si è cominciato a discutere di “processi evolutivi”, in sostanza di come continuare a discutere dopo questo Summit. Se è probabile che venga approvata la creazione di un nuovo Forum per discutere di temi come privacy e spam – e questa sarebbe una grande vittoria per la società civile, che ha usato le proprie scarse possibilità di partecipazione soprattutto per spingere questo concetto – è invece molto difficile che si raggiunga un accordo su come riformare ICANN, e, in generale, sul ruolo più appropriato per i governi riguardo a Internet.

Ma non disperate: in questo genere di meeting, molto si decide andando avanti ad oltranza l'ultima notte, quando i delegati, stanchi e disperati, sarebbero disposti a cedere un parente pur di raggiungere un accordo e andare a dormire. Il rapporto del WGIG è stato da noi terminato alle 2:30 di un sabato mattina; chissà quando sarà finito il documento del Summit?


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
Mattions
14 Novembre
17:03
Penso che avere un canale d'informazione come questo sia molto interessante oltre che importante.

Tienici informati :)
 
.mau.
14 Novembre
17:42
hai visto che Rep si è svegliata?
 
.a.c.
14 Novembre
18:11
E' passato anche un servizio al radiogiornale stamattina.
 
Piero
15 Novembre
23:03
Penso che ogni controllo o tentativo di controllo della rete porti con sè il fallimento della rete stessa e in definitiva impoverisca il potenziale di innovazione che scaturisce dallo scambio di idee e informazioni
 


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