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Numero 4 - 8 Maggio 2003 (Giovedì), 22:04
Stasera sono capitato per caso su MTV, dopo l'ora di cena, mentre era in corso una infilata di video revival di fine anni '80 e inizio anni '90. Sono passate in sequenza Learn To Fly dei Foo Fighters, It Must Have Been Love dei Roxette, Love Shack dei B52 (la canzone che mi portò qualche confusione al mio primo impatto coi REM, quando rividi la rossa a fianco di Michael Stipe in Shiny Happy People e non capii se era lo stesso gruppo o cosa) e infine Beetlebum dei troppo sottovalutati Blur.
E' in particolare il video di quest'ultima che mi ha fatto ripensare a come sia cambiata almeno per me la percezione della musica pop in questi dieci anni. In realtà , non si tratta di una canzone che io abbia particolarmente amato ai tempi, ma il video è bellissimo: inizia con un chitarrista un po' brufoloso che suona il riff semplice e ossessivo della strofa, prosegue cupamente in una stanza molto inglese, molto dimessa e molto buia e finisce poi con una epifania improvvisa e un meraviglioso volo browniano ad uccello sopra Londra.
Ecco, questo mi ha ricordato di cosa fosse la musica per me quando avevo vent'anni: sia che la ascoltassi, sia che la suonassi, era un modo straordinario per evadere, per sognare, per liberarsi di qualsiasi barriera. Al tempo, non esistevano gli MP3 nè il peer to peer, e la musica era plastica: prima vinile e cassetta, e poi CD, oggetto costosissimo, a cui devolvere parti significative dei nostri risparmi dopo lunghe e meditate riflessioni. Eppure la musica era immateriale e tangibile; se era CD, si teneva il libretto stampato tra le mani con cura per paura di piegarlo o strapparlo; se era cassetta, copiata da un amico, si scrivevano su i titoli con religioso ordine e attenzione.
Ho smesso di comprare musica ormai da molti anni, ma non è colpa del peer to peer; se mai è colpa un po' della rarefazione degli artisti significativi e un po' di come sono cambiato io. Eppure c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella musica sotto forma di file, così come la si usa oggi. La plastica non era soltanto un peso, ma era un feticcio; il limite sulla quantità di musica disponibile faceva sì che la qualità di ogni ascolto fosse molto più alta.
Se sia la maggior quantità che ha fatto abbassare la qualità , o la minor qualità che porta all'aumento della quantità , non lo so. Fatto sta che per poter vedere il link di cui sopra - quello del video dei Blur - sono stato pure costretto a scaricare e installare RealOne, l'ultimo parto di quei marchettari della Real Networks, che dopo aver cercato di associarsi a qualsiasi cosa nel sistema, dopo avermi necessariamente richiesto un sacco di dati personali (tanto io per la Real sono da sempre rbaggio@milan.com, e dal dominio potete capire quanti anni sono passati dalla mia prima registrazione presso di loro), e dopo avermi invitato ad effettuare la meravigliosa "installazione premium" dicendomi solo all'ultimo momento che costava 42 Euro, mi ha piantato sia Internet Explorer che Netscape e si rifiuta di funzionare. Tant'è, se voglio vedere il video dei Blur mi toccherà aprire un client peer to peer e scaricarlo in un formato aperto che posso vedere con un player a scelta (e quindi, grazie alla concorrenza intrinseca nei sistemi aperti, sicuramente migliore di RealOne).
Ma, onestamente, della musica pop non me ne frega più quasi niente.
Musica di supporto: quella di cui sopra e un paio di altre cose trasmesse durante la serata (come Two Princes degli Spin Doctors).
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
Simone Caldana
9 Maggio 11:55
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La musica e' prodotta dagli individui prodotti dalla societa'... con 10-15 anni di ritardo. I "nuovi musicisiti" di oggi sono nati negli anni 80. Faccia lei.
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Rutto
9 Maggio 12:59
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Fatemi capire: sono l'unico che compra i CD originali (pochi, ma buoni) perchè avere in mano il libretto da leggere e conservare con cura o il supporto come l'ha pensato l'artista valgono qualcosa?
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