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La NA è morta, viva la NA
Numero 53 - 11 Dicembre 2003 (Giovedì), 10:24

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Martedì si è svolta a Pisa l'assemblea annuale della Naming Authority, il gruppo che, da metà degli anni '90, si occupa mediante il proprio Comitato Esecutivo (CE) di scrivere le regole di registrazione dei domini .it, che vengono poi applicate dalla Registration Authority (RA) gestita dallo IIT-CNR.

Come sa chi ha seguito le vicende della nostra Internet governance nazionale, si veniva da tre anni piuttosto tormentati, pieni di fallimenti, di spaccature, di manovre pubbliche e private e soprattutto di totale inattività sul piano pratico, tale da lasciare in sospeso questioni annose e norme obsolete, come il limite di un dominio .it a testa per le persone fisiche.

Giusto per ricapitolare, nell'autunno 2000 era stato avviato un processo di riforma interna che non aveva concluso nulla, portando a una assemblea anticipata nella primavera 2001, dove a sorpresa le associazioni dei provider avevano cercato di "annettersi" un pezzo del CE, provocando la reazione inferocita dell'assemblea.

Il successivo CE era entrato in crisi dopo sei mesi, quando buona parte dei membri si era dimessa per protesta; nel frattempo, era partito un misterioso e segretissimo "tavolo dei domini" presso il Ministero delle Comunicazioni, per discutere in privato di come riformare il sistema. La successiva assemblea del maggio 2002 aveva visto la spaccatura a metà tra i difensori del "tavolo dei domini" e quelli che chiedevano maggiore trasparenza; poi, a fine anno, saltarono fuori le prime bozze di statuto della nuova Fondazione Meucci, che avrebbe sostituito NA e RA, e che sarebbe stata sotto il diretto controllo del governo; e nel frattempo, lo IIT comunicò che, più o meno, avrebbe gradito disconoscere la NA e farsi le regole da solo.

Questo suscitò reazioni allarmate in tutta la comunità Internet, con tanto di petizione online. Alla fine, la RA accettò la NA ancora per un anno; nonostante gli annunci trionfali di Gasparri, la Fondazione non partì mai; e cominciammo tutti ad attendere la nuova assemblea della NA, prima prevista per maggio, poi per luglio, poi per settembre... e finalmente convocata per il 9 dicembre.

Date le premesse, ci si potevano aspettare uova e pomodori. Invece, è stata una delle assemblee più brevi e tranquille della storia, e nonostante questo forse la più importante, perchè ha segnato un cambiamento storico. L'assemblea ha riconosciuto in modo praticamente unanime la crisi del modello tradizionale, e la necessità di evolvere in qualcosa di diverso.

In pratica, la NA non ha rieletto il proprio CE, e ha accettato di lasciare la funzione di fare le regole a un consiglio interno allo IIT; in cambio, però, ha ottenuto di essere lei, e non lo IIT, a scegliere i rappresentanti della comunità Internet nazionale in questo consiglio. Questi rappresentanti, tuttavia, non sono stati scelti in modo indistinto, ma piuttosto seguendo i suggerimenti ricevuti da vari gruppi (o constituency) che rappresentano le diverse anime della comunità: dalla associazione di grandi provider a Società Internet (ISOC) per gli utenti, fino a gruppi autoorganizzatisi all'interno della NA, e alla NA stessa, che muore come ente normativo, ma rinasce come gruppo di esperti con un bagaglio di esperienza e competenza ineguagliato in Italia.

Quello delle constituency è stato il cambiamento culturale più significativo. Come già avvenuto in ICANN e in molte nazioni estere, si è preso atto che il modello tradizionale di Internet, basato sulle liste aperte e sul "rough consensus", funziona all'interno di una comunità omogenea per cultura e per interessi e formata solo da tecnici, come era quella di Internet nel secolo scorso.

Questo modello, invece, non può funzionare in un sistema di telecomunicazioni di massa, dove vi sono forti interessi politici ed economici, dove non esistono obiettivi e culture comuni, e dove è normale che ognuno persegua i propri interessi a danno di quelli degli altri.

Il modello a constituency, in cui ogni gruppo sociale si auto-organizza ed esprime propri rappresentanti all'interno degli organi decisionali, diventa quindi un elemento di chiarezza: in questo modo si rende chiaro quali interessi e quali obiettivi stanno dietro alle proposte in campo e alle decisioni che vengono prese, e si può garantire un certo equilibrio tra i diversi gruppi indipendentemente dalle loro capacità organizzative ed economiche.

La lista delle constituency utilizzata martedì dalla NA è tutt'altro che perfetta; in particolare, vi sono solo due rappresentanti degli utenti, contro quattro dei provider, due del registro e probabilmente quattro o cinque dei ministeri interessati. In quasi tutti gli altri sistemi basati su constituency si ha un equilibrio nel numero dei rappresentanti tra utenti e aziende, per evitare che le regole vengano fatte a danno degli utenti stessi; e nei prossimi mesi è importante che gli utenti pretendano un riequilibrio.

Ma, almeno, la situazione si è sbloccata; e, come effetto pratico, si prevede che entro pochi mesi le regole di registrazione dei domini .it verranno significativamente rinnovate. Sperabilmente, entro breve si potrà registrare un .it senza dover mandare fax e senza dover pubblicare al mondo, in barba alla legge sulla privacy, tutti i propri dati personali tramite il Whois. Il che, alla fin fine, è l'obiettivo ultimo per il navigatore medio.


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
enrico
11 Dicembre
13:55
Io rimango dell'idea che la NA sia entrata in crisi nel momento stesso in cui sono entrati gli "avvocati"; che questo ingresso fosse necessario o meno può essere elemento d discussione ovviamente ma credo che quel momento abbia caratterizzato la svolta negativa di tutta l'"associazione"
 
luca
13 Dicembre
16:54
Quando leggo «è normale che ognuno persegua i propri interessi a danno di quelli degli altri» capisco qual'è la radice dei nostri guai. Consideriamolo reale, non normale, perché è invece patologico.
 
paolo
18 Dicembre
18:57
Io sinceramente credo che uno dei problemi sia proprio l'imbarazzante anarchismo di certi membri NA. Sarebbe ora di capire che è finito il periodo dei principianti e lasciare il campo a gente che si occupa di queste cose di mestiere, magari pure eletti democraticamente. Tutti sanno che le regole di naming sono un mostro giuridico, che la NA dice di rappresentare la community in realtà rappresentando solo se stessa e la paura di sparire (auspicabile). Ci hanno divertito per un po', ma adesso basta e spazio ad un po' di serietà, altro che NA e RA. La NA, manco dovrebbe esistere
 
mario
19 Dicembre
11:11
Vittorio,

scrivi:
"In pratica, la NA [...] ha ottenuto di essere lei, e non lo
IIT, a scegliere i rappresentanti della comunità Internet
nazionale in questo consiglio.[...]
[la] NA stessa, che muore come ente normativo,
[...] rinasce come gruppo di esperti con un bagaglio
di esperienza e competenza ineguagliato. in Italia."

Ovviamente non è chiaro perchè un gruppo di esperti
debba avere il ruolo di decidere quali siano
i rappresentanti della comunità Internet in un consiglio
(scientifico? di rappresentanza di interessi?)
di un Istituto del CNR.

Insomma un pasticcio che ci mette in grande difficoltà
a contrastare inizitive come quella di ambito
Min. delle attività produttive.

ciao
alla prossima
mario
 


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