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La città cambia?
Numero 63 - 21 Gennaio 2004 (Mercoledì), 22:13

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Come promesso, obbedendo al battage pubblicitario che tappezza i muri cittadini, sabato scorso sono andato a vedere il benedetto coso di piazza Solferino, Atrium Torino. (La foto simbolica è su fotoblòg, quelle meno simboliche, ma secondo me più belle, le metterò online nei prossimi giorni; va detto che il coso, con tutti i suoi specchi, offre ottimi spunti ai fotografi in erba.)

Cominciamo dall'impatto estetico; era la seconda volta che lo vedevo da fuori, e questa volta l'impatto è stato meno drammatico della prima.

E' vero, visto dalle vie laterali è una specie di diga che impedisce la vista della piazza e delle montagne - e noi, da bravi torinesi, vogliamo pur sempre vedere una montagna in fondo alla fuga prospettica della via. Visto da altri punti, comunque, è meno invasivo del previsto, finendo per lasciarsi guardare.

Certamente, in questo aiuta l'idea della forma a gianduiotto, che tende naturalmente a farlo sembrare una escrescenza locale della piazza, e la ricopertura di vetri a specchio; è un po' come se, consci del suo inevitabile ingombro visivo, i progettisti (Giugiaro Architettura) abbiano cercato di smaterializzarlo il più possibile (mi son pure figurato il padiglione che, di fronte al brontolio dei misoneisti nostrani, fischietta ingenuo guardando per aria).

In effetti, come vedrete prossimamente nelle foto, il gioco dei riflessi fa sì che l'edificio subisca la città circostante, invece di imporsi su di essa. D'estate, con gli alberi pieni di foglie, si vedrà ancora di meno.

Abbandonate le bici (a proposito: siamo arrivati lì da Porta Susa per la presunta pista ciclabile di via Bertola: bene, abbiamo rischiato di morire almeno una ventina di volte, incluso un automobilista che non solo percorreva tranquillamente la pista nella direzione opposta a noi, ma non aveva nessuna intenzione di spostarsi, come se non si rendesse nemmeno conto di far qualcosa di male) abbiamo poi provato anche l'interno.

Siamo entrati nel padiglione più a sud, quello dedicato alla città. Allora, d'accordo che era il primo sabato pomeriggio di apertura e tutta la città si era riversata a visitare l'opera, d'accordo che lo spazio disponibile era limitato e dettato dalle file di intoccabili alberi, ma c'è qualche problemino, del tipo che i corridoi interni, attraverso cui i visitatori dovrebbero procedere attraverso la mostra, sono larghi un metro scarso...

Di fatto, quasi tutto l'interno è occupato da un rialzo centrale, il cui scopo non ci è dato di sapere, visto che la scala di accesso era chiusa. A parte la zona ingresso con tanto di sportello informazioni turistiche, il resto è un insieme di video e pannelli appiccicati l'un l'altro e pigiati peggio che le cartoline di Venezia nella pinacoteca del Lingotto (a proposito, prima o poi devo prendermela anche con quella).

Insomma, l'idea di far vedere l'ennesimo pannello con il tracciato della metro - ai turisti, spero, perchè noi li abbiamo già visti in tutte le salse - non è malvagia, ma temo che il luogo sia adatto solo ed esclusivamente per mostre molto poco frequentate. La calca era tale che, a visitare l'altro padiglione con video e pannelli sulle Olimpiadi 2006, non ci abbiamo nemmeno provato.

Veniamo ora alla questione spinosa, ossia: valeva la pena di spendere quasi otto milioni di euro per costruire questo coso?

Le istituzioni hanno messo le mani avanti, dicendo che i soldi sono venuti quasi tutti dai privati: in primis il Sanpaolo (3,6 milioni: poi capite perchè sul conto vi danno un interesse dello 0,01%...), Trenitalia (800.000 euro), Coca Cola (700.000 ancora da confermare) e Panasonic (500.000). Anche così, non è un argomento provante: nel caso, la città poteva chiedergli di spendere questi soldi in un altro modo.

Inoltre, i fondi privati comunque non bastavano, tanto è vero che sono dovuti intervenire il Toroc (1,5 milioni) e persino la Provincia, che ha calato 900 mila euro in cambio di uno stand per l'esposizione dei prodotti alimentari tipici - stand che, peraltro, non ho nemmeno visto. Insomma, alla fine quest'opera ha comunque richiesto un cospicuo investimento della collettività.

Dunque, da una parte vi sono alcuni punti a sfavore: se lo scopo era presentare un po' di informazioni sulla città, lo si poteva fare tranquillamente con strutture meno faraoniche e costose, o riciclando gli spazi disponibili (vogliamo parlare dell'enorme atrio di Porta Nuova completamente inutilizzato?). Che in una città che non ha i soldi per crearsi un futuro si spenda il valore di una gamba di Nedved per uno stand autoelogiativo fa perlomeno alzare le sopracciglia. E poi, questo tipo di spese pubbliche rischiano spesso di essere più che altro il modo di soddisfare l'ego di qualche amministratore, o di dare qualche lucrosa commessa agli amici degli amici (d'altra parte, anche i privati secondo voi hanno messo tutti questi soldi in cambio solo del loghino sul sito?).

Dall'altra, però, vi è anche il dubbio che queste considerazioni siano una forma di negatività subalpina, secondo cui qualsiasi innovazione è dannosa, e qualsiasi spesa in immagine e comunicazione è superflua. Al contrario, spendere dei soldi per creare nuovi monumenti è comunque un modo di costruire qualcosa per la città; del resto, 'sti turisti che dobbiamo attirare dovranno pur trovare qualcosa da visitare, no? E quando andiamo in giro vediamo monumenti ben più brutti.

Insomma, qual è il giudizio? Per il momento è sospeso. Se Atrium riuscirà a rappresentare veramente il simbolo di un cambiamento nella città, diventando quel centro vivo e aperto, di incontro e di discussione, che vorrebbe essere secondo gli ideatori, allora ne sarà valsa la pena. (Io mi sono iscritto alla newsletter, anche se per ora non hanno mandato niente...)

Se invece si limiterà ad essere un pretesto per la spesa di una quantità ingente di denaro semipubblico, o una operazione di marketing provinciale, allora sarà stato non solo un fiasco, ma un danno per tutti.

E però, almeno diamogli una chance.


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
pm10
21 Gennaio
22:40
giugiaro architettura??? o mamma mi erano sfuggiti... credevo facessero solo del design. per altro strutturalmente nulla di nuovo se non una rilettura del primo e intermedio calatrava, ingegnere portoghese di cervello finissimo... http://www.calatrava.com/ nel caso avessi voglia di sbirciare :)
 
sciasbat
23 Gennaio
13:48
Torino è finita, hai ragione: da ieri c'è la prova. Nessun torinese/piemontese al GF4
 
plb
23 Gennaio
20:35
io quasi quasi apro la Giugiaro-pizzeria (pizze con stile)...
Bel post, Bertola. :)
 
jovi
25 Gennaio
12:40
ma l'anno scorso il torinese/piemontese al grande fratello ha vinto... forse nn ne hanno messo uno perchè poi vince
(...che vince?...)
 
sciasbat
26 Gennaio
16:46
Appunto: Torino non è indietro, è così avanti che sta per doppiare tutti :P
 
tramadol
4 Gennaio
10:23
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