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Numero 92 - 11 Settembre 2005 (Domenica), 17:01
Non è altro che un gentile, arrotondato sentore di pianoforte, ad accompagnare l'ingresso nella normalità di una domenica di minor tenore.
Quando abbiamo perso le ideologie, sembrava forse alle regine del tua culpa che fosse finita la storia. Non era così, perchè la storia è la somma di macrocosmo e microcosmo; e in assenza del primo, il nostro cannone nel cortile ha da sparare comunque, prendendo a teatro il nostro mondo interiore. E così, il sipario si apre su un rito che predata la storia, l'annuale visita al Festival delle Sagre, ad Asti; stavolta comprendente un rito iniziatico, con amici che per la prima volta aderiscono alla festa.
L'andata è un treno di chiacchiere che ferma a tutte le stazioni, sotto un cielo grigio e dubbioso; e c'è appena tempo per ricevere l'usuale consiglio, ormai sentito fino alla nausea, di un poco sentito, ma più che dovuto vaffanculo. All'ennesima fermata il treno muore, e scendiamo lieti verso l'ingresso della fiera.
Abbiamo appena esaurito il secondo primo che la pioggia si fa sentire; la ignoriamo, e lei si incazza. Nel momento in cui otteniamo gli agnolotti d'asino, comincia a piovere sul serio; mangiamo agnolotti annacquati e cerchiamo riparo sotto un tendone, aspettando che spiova. Non spiove; aumenta. Ci consoliamo pescando dritti dal sifone della damigiana, mentre il tendone si rivela insufficiente a reggere l'acqua ed il vento. La pioggia aumenta ancora, e l'acqua sale, sale, arrivandoci alle caviglie. Sono ubriaco e fradicio, ubriaco e fradicio, e la pioggia che mi bagna può soltanto rinverdire il marciume preesistente, di fuori e di dentro.
Ci rifugiamo sotto una tettoia, guadando venti centimetri d'acqua in cui galleggia minacciosa una presa elettrica abbandonata. Belli al davanzale, lanciando fiori al nulla, osserviamo il pane che galleggia triste sulla corrente sopra l'asfalto, piatti e sacchetti di un nuovo Polesine fritto, polente congelate dall'alluvione in fondo ai piatti di carta. La pioggia arriva a secchiate, e non possiamo che riderne, cercando di farlo più intensamente, di ridere più forte di quanto lei faccia di noi. Automobili sollevano onde di motoscafo, mentre Federico danza nella pioggia per ottenere i fondenti di nocciola, in venti metri da Calliano a Castellero.
Passa quasi un'ora prima che la pioggia si annulli, dopo aver annullato la festa. E' una domenica incastonata nella mia vita come una gemma, già prima che il vino sciolga la vernice della mia faccia e sveli il cadavere di utopia, incarognito e puzzolente, col suo sorriso sdentato dai tempi che furono. E' allora che il potere animale si fa largo, e mentre sbrindello coi denti cervella e fegati fritti alla maniera del vecchio Piemonte, emettendo fluidi e vino e pioggia e lacrime invisibili, realizzo che stordirsi col cibo non è oggi più azione di moda. Ma nonostante questa epifania, è in tale squalificante, provinciale, cheappissimo luogo comune alla McDonald's, che addentata una torta dell'abbondanza (di cosa?) abbraccio la via del ritorno.
Ma prima di tornare, altre anime salve cadono nell'agguato delle mie fedeli brigate rosse interpersonali; alcuni con immateriale regolarità, altri, teleoperati, con cortese imbarazzo, e sensazione di nonsenso. Il treno del ritorno è più veloce, e per me, sommerso dall'acqua montante, non sono rimaste che le faccende comuni di un ultimo atto qualsiasi.
L'automobile scivola per via Guido Reni come un balletto russo, leggera sull'acqua, girando attorno ai lenti guidatori di Cuneo. La manovra per entrare in garage è confusa, ostica come una fatica di Sisifo. L'arrivo in casa è l'occhiata ai miei piedi viola, fradici di pioggia e di vita, straniti. Anche qui, nella mia casa dalle pareti grigie, non si odono fucilate, e regna una pace terrificante. Sospeso tra presente e presente, senza passato e senza futuro, codesto giorno meno uno è solo vomito; vomito vero e intellettuale, e vibrante protesta.
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
vb
11 Settembre 23:43
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Posso soltanto aggiungere che è strano svegliarsi la sera dopo aver dormito per smaltire una piomba colossale, collegarsi, guardare la posta e scoprire l'autoavviso di una bloggata di cui onestamente non ci si ricordava nemmeno l'esistenza :-)
Però rileggendola ha senso dall'inizio alla fine, solo che forse dovrei spiegarvela punto per punto...
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.mau.
12 Settembre 10:18
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Io ho preferito fermarmi a Monza e saltare la parte "assaggi". È andata bene, ce ne siamo andati subito prima del diluvio...
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/alb
12 Settembre 11:39
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intenso.
io mi sono bruciato la faccia con una crema sbagliata e ,per fare lo scemo, sono
volato dall MTB...senza nemmeno essere ubriaco.
solo fradicio, ero.
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