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Numero 101 - 12 Novembre 2005 (Sabato), 20:23
E' sabato sera, e sono seduto sul balcone della mia camera d'albergo a Gammarth, a nord di Tunisi. Domani, a una decina di chilometri da qui, incomincia il Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione, un evento planetario organizzato dalle Nazioni Unite, a conclusione di un processo di quattro anni, per tracciare la strada verso un mondo globalizzato e interconnesso, in cui le tecnologie siano un modo per sostenere lo sviluppo del genere umano, dei suoi diritti e della sua ricchezza, anziché uno strumento per aumentare ancora di più le differenze e i privilegi.
Certo, queste sono belle parole, ma il difficile è metterle in pratica. E' chiaro che le occasioni di questo genere non sempre hanno un impatto diretto e chiaramente riconoscibile; ma d'altra parte, se non si comincia a discutere e a porsi questo genere di problemi, non si può nemmeno lavorare alle soluzioni. E' triste che in Italia, a parte qualche raro articolo, non se ne sia parlato; perchè i temi emersi in questo Summit sono molti e tanto importanti quanto interessanti.
Ma, per prima cosa, forse è il caso che vi spieghi meglio come funziona un Summit delle Nazioni Unite: presa la decisione di farlo, le delegazioni delle varie nazioni del mondo si incontrano periodicamente, ogni tre o quattro mesi, per scrivere un documento finale, nel quale le nazioni stesse stabiliscono principi comuni e si impegnano a determinate azioni. Il documento viene costruito sulla base del consenso, andando avanti a discutere e cercare vie di mezzo finchè tutti non accettano il testo: e se questo da una parte porta spesso a risultati deboli e vaghi, dall'altra è l'unico modo perchè i risultati possano veramente essere riconosciuti e adottati da tutti.
Peccato che durante questi anni di discussione sia saltato fuori un problema fondamentale: nel mondo del ventunesimo secolo, e specialmente per le tecnologie dell'informazione – punta di diamante della globalizzazione –, non sono più i governi da soli a determinare il futuro. La direzione presa dalla tecnologia e da Internet è data dalla somma di infinite azioni di infiniti attori – in gergo detti stakeholder – ognuno in un ruolo diverso: e così, la rete oggi è il risultato delle azioni del governo americano e di altri governi, ma anche di varie aziende grandi e piccole, ma anche di un numero infinito di individui che hanno creato siti, applicazioni, contenuti, senza chiedere consigli o permessi a nessun ente parastatale.
E così, non solo i governi non sono più da soli a decidere il futuro della rete, ma, quando le loro decisioni non tengono conto del sentire comune e delle richieste di tutti gli altri stakeholder, il risultato dei loro tentativi è solitamente una misera prova di impotenza. (Qualcuno ha parlato di peer-to-peer?)
E' per questo motivo che la grande innovazione di questo Summit, anche se incompleta e ancora osteggiata da molti governi, è stata il coinvolgimento diretto delle aziende e delle associazioni non governative nella discussione e nel processo di definizione del documento finale, aprendo anche il dibattito su come estendere questo coinvolgimento a tutte le forme di decisione collettiva che impattano sul futuro di Internet.
Insomma, questo è il summit in cui si discute di come governare il mondo del futuro, e di come coinvolgere i privati e la società civile senza perdere la legittimità che deriva dalla democrazia e senza lasciare il controllo in mano ai più ricchi e ai più forti; e, se i nostri politici sono troppo impegnati a discutere di Celentano, nel resto del mondo la discussione è aperta da tempo.
In termini di questioni specifiche, si è parlato veramente di tutto, dal computer da cento dollari al controllo americano su ICANN e sui nomi a dominio, dai finanziamenti contro il digital divide alla lotta allo spam, dalla libertà di espressione in rete alla proprietà intellettuale; e i prossimi tre giorni di febbrili riunioni saranno dedicati a concordare la versione definitiva del documento finale, in cui vi sono ancora molti punti controversi e privi di accordo.
Dopodichè, da mercoledì, inizierà il Summit vero e proprio e ci si potrà rilassare: tutto sarà già stato deciso, e per quattro giorni si potrà invece partecipare a discussioni e convegni, visitare gli stand, e scoprire la quantità incredibile di attività che sono in corso su questi temi per tutto il mondo. A meno che...
Già, perchè a tutto questo si sommano le polemiche sul venire a fare questo Summit proprio qui, proprio in Tunisia, un paese democratico solo sulla carta; un paese che ci ha accolto con striscioni di vago sapore rumeno, voglio dire, della Romania di Ceausescu: “Benvenuto ai distinti ospiti di Sua Eccellenza il Presidente Zine El Abidine Ben Ali!”; “Benvenuto ai delegati da parte della Coalizione Costituzionale Democratica!” (Come dice il nome, la Coalizione Costituzionale Democratica, partito del Presidente, è quella che se la critichi in un blog finisci in galera senza passare dal via; vi metterei anche il link alla notizia, ma sfortunatamente dalla Tunisia non e' accessibile.)
Figuratevi che, nell'ultima riunione preparatoria a Ginevra, un esponente della società civile non-governativa tunisina – talmente non governativa che, si è scoperto dopo, la stessa persona era stata nominata Senatore dal Presidente (vorrete mica fare delle elezioni per il Senato...) – ha chiamato la polizia per interrompere un incontro tra le NGO europee e i dissidenti locali, proclamando che si trattava di un “incontro illegale” perchè non autorizzato dal governo tunisino. Internet risponde con le proprie armi: c'è persino il video...
E però, così tanto per portarsi avanti, dopo aver firmato un impegno con le Nazioni Unite a permettere la partecipazione aperta e libera al Summit, la Tunisia - pare - ha vietato l'ingresso nel Paese al segretario generale di Reporter Senza Frontiere, una delle associazioni globali più critiche verso il governo locale.
Insomma, si preannuncia un Summit molto interessante. Se la connettività regge, e se non mi sbattono in galera nel corso di qualche incidente (ma, per fortuna, sono “embedded” nella delegazione governativa, e questo è Bene), cercherò di mandare un aggiornamento ogni sera su questo blog, per tutta la prossima settimana. Auguratemi buona fortuna.
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
Simone
12 Novembre 20:43
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Salva il mondo!
E mangia kebab!
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AlePollon
13 Novembre 9:41
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Buona fortuna!
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bruno
13 Novembre 12:10
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Non esagerare con l'Harissa e buona fortuna!
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Simone
13 Novembre 13:47
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Credo che vb conosca bene i pericoli connessi all'Harissa.
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.mau.
14 Novembre 17:44
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confermo.
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.a.c.
14 Novembre 18:02
|
Mi raccomando, la maglietta della salute!
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