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Numero 111 - 24 Dicembre 2005 (Sabato), 16:41
Bene, ormai i regali natalizi li avrete fatti; e quindi, certo di non poter essere male interpretato come un tentativo di promozione, vorrei dedicare il mio post natalizio al disco dell'anno, anche perchè è stato variamente bistrattato da ogni forma di critico musicale.
Il disco in questione è X & Y dei Coldplay, e da quando è atterrato sul mio hard disk (e di lì sul mio player MP3) nello scorso giugno, non è mai uscito dalle mie playlist. E non solo dalle mie; in realtà pare sia un disco che, non piacendo ai critici, tocca profondamente varie persone che conosco e anche, leggendo in giro per la rete, molte che non conosco.
Probabilmente per apprezzarlo davvero bisogna leggere attentamente tutti i testi, e allo stesso tempo essere in uno di quei periodi dalla vita dove l'incertezza la fa da padrona, e dove non sai bene chi sei e dove potrai andare, ma sei assolutamente sicuro di volerti muovere da lì.
Il disco, difatti, parla non soltanto (cosa a cui allude il titolo) dei rapporti tra uomo e donna, ma più in generale dell'incertezza e dell'insicurezza che affliggono gli abitanti del mondo moderno sul piano dei rapporti emotivi; sempre alla ricerca di un pezzo mancante senza sapere bene cosa sia, e messi di fronte alla sfida più difficile, quella contro la paura e la difficoltà di credere in se stessi e negli altri.
E' facile scrivere canzoni che parlano di sentimenti, quando i sentimenti sono quelli pieni e travolgenti che tutti sognano; è meno facile quando si tratta delle mezze tinte che pure riempiono la maggior parte della vita, causando il dubbio e le domande fondamentali dell'esistenza. E' difficile parlarne con semplicità e chiarezza, senza risultare ridicoli o pomposi.
Ci ha provato per esempio Richard Ashcroft, da quando ha mollato i Verve e fa il solista, e come risultato i critici ne fanno sberleffi da anni. E così, spesso anche i migliori artisti sono costretti a nascondere grandi verità sotto canzonettine pop orecchiabili: l'esempio principe è Sting con la sua If You Love Somebody Set Them Free, che ha riempito la mia primavera solitaria.
Il disco dei Coldplay, però, secondo me ci riesce quasi sempre; muovendosi tra suoni elettronici di suggestioni galattiche, pezzi intimi e accelerazioni rock improvvise, riesce ad infilare una serie notevole di pezzi da ricordare.
In particolare, la prima canzone (Square One) è un manifesto della ricerca continua dell'esistenza, e della necessità, che caratterizza gli esseri umani, di trovare una direzione e insieme di condividerla con qualcuno: From the top of the first page / To the end of the last day... You just want somebody listening to what you say / It doesn't matter who you are; e finisce con una descrizione perfetta di quei momenti in cui alcune cose si chiudono, altre non sembrano andare da nessuna parte, e ti sembra di rimanere bloccato sulla prima casella del gioco della vita: You wonder if your chance will ever come / Or if you're stuck in square one.
What If è uno dei singoli del disco, e descrive con dolcezza la paura di darsi, e tutte quelle domande che ci si pone quando ci si trova di fronte a un rapporto importante e si ha paura di quello che succederebbe se lo si perdesse: What if you should decide / That you don't want me there by your side?. La risposta è, naturalmente, di non farsi trattenere: Let's try / Let's take a breath, jump over the side.
White Shadows parla dell'imprevedibilità della vita; Fix You è il singolo più controverso, una canzone intima che alla fine si apre in un crescendo corale e quasi orchestrale, e che molti trovano melensa nel suo intento chiaramente consolatorio, ma che chi ha bisogno di essere consolato troverà invece liberatoria. Talk (con un riff di chitarra tagliente) riprende il tema iniziale, sul desiderio degli umani di parlarsi e condividere le proprie emozioni per riuscire a realizzarsi appieno; X & Y è un'istantanea dilatata di un rapporto vero tra un uomo e una donna, con tutte le incertezze e le difficoltà che ne derivano.
Insomma, per non parlare di tutto il resto del disco, citerò soltanto due altri pezzi: la ballata The Hardest Part, su come la cosa più difficile nella vita sia trovare il coraggio di accettare la perdita delle persone e delle esperienze, più ancora che viverle; e la cantilena finale di Twisted Logic, che riassume gli incessanti alti e bassi della vita in una filastrocca dall'essenzialità disarmante: You go backwards, but then / You go forwards again / You go backwards, but then / You go forwards.
Non so se questo disco piacerà anche a voi; in realtà, una buona metà del contenuto di un'opera artistica ce la mette chi ne fruisce, orientandola e interpretandola secondo le proprie esperienze ed i propri stati d'animo. Per cui, sentitevi liberi di indicarmi invece quale è stato il vostro disco di quest'anno.
Nel frattempo, per alleggerire un po', vi consiglio di guardare il video torinese dell'anno: la fantastica Cantieri su Torino dei Fratelli Sberlicchio (link ai file grande [34MB] e piccolo [11MB]). Samuel dei Subsonica non deve averla presa bene.
Buon Natale,
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
bruno
24 Dicembre 19:42
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Il tuo precedente post musicale mi ha fatto conoscere i Dandy Warhols... Grazie. I soundgarden invece non mi sono piaciuti molto, ma sono molto fiducioso sui Coldplay
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vb
28 Dicembre 15:11
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Fammi poi sapere se i Coldplay ti sono piaciuti...
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barbara
28 Ottobre 20:23
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bellissimo quello che hai scritto riguardo all'ultimo album dei coldplay.
girovagavo nel web ed ho trovato il tuo blog.
posso postare il tuo articolo nel mio forum?
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