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Numero 117 - 27 Marzo 2006 (Lunedì), 2:13
Essere malati all'estero non è mai bello, specie se si è così lontani da casa. E pensare che avevo atteso e organizzato questo viaggio un po' come se marcasse la fine di un periodo complicato, visto che era la mia prima vacanza dall'estate di due anni fa, ossia la prima volta in cui sentissi di potermi allontanare in tranquillità (avevo già pensato di fare qualcosa del genere per il meeting ICANN di Vancouver, a novembre, ma poi non mi ero sentito abbastanza tranquillo).
E invece, una combinazione dal tempismo impeccabile di casi perversi della vita, errori miei e di altri, piccole e grandi meschinità - come ha chiosato un amico per mail, "non saprei dire se sia più grande la tua sfiga o la quantità di stronzi che ti prendono di mira" -, unita ad un massacrante volo di venti ore in classe economica, con relativi casini aggiuntivi di visti mancanti e prenotazioni alberghiere sbagliate, mi ha fatto arrivare quaggiù in pessime condizioni, con da gestire un mucchio di nuovi casini sul piano personale, su quello dell'ufficio, nei miei circoli "politici" italiani e internazionali. In questo momento, vorrei soltanto essere a casa, o svegliarmi nella vita di qualcun altro.
Ho quindi giracchiato un po' la città, che è sicuramente interessante, anche se non significativamente diversa da tante altre città che ho visitato in questi anni. So che è difficile convincere chi non ha mai provato che poter guardare la TV in un albergo a cinque stelle dall'altra parte nel mondo non rende affatto felici, quindi non ci proverò neppure. Cerco di sopravvivere a questa ennesima mareggiata, sperando prima o poi di trovare un porto, anzichè le solite porte in faccia, talvolta condite di finta compassione o di sorrisi imbarazzati. Mi consolo con qualche amico che risponde, nonostante le dieci ore di fuso, e mi tira un po' su.
Intanto, cominciare a dormire potrebbe essere utile; purtroppo, l'effetto di dosi da cavallo di Lexotan (talvolta nella Diet Coke, più facile da trovare dell'acqua) e di una camomilla ogni due ore è che sono più che altro rimbambito, ma dormo lo stesso tre ore per notte, mentre nelle altre ventuno convivo spesso con crisi di vario genere, che mi fanno quasi svenire. Insomma, sono proprio un rottame! In questo momento non riesco granchè a seguire queste conversazioni sempre uguali su temi noiosi e complicati, mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro.
Speriamo che domani sia un giorno migliore.
--vb.
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