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Numero 27 - 8 Luglio 2003 (Martedì), 13:49
Beh, vi devo preavvisare: questo post racconta una lunga infilata di cazzi miei. D'altra parte, questo resta un blog personale, anche se tende spesso a derivare nell'editoriale, per cui mi sembra giusto ogni tanto parlare di quello che faccio, anche perchè poi, alla fin fine, non riesco mai ad esimermi dal trarne delle conclusioni.
Dunque, nonostante la mia pigrizia rasenti quella di .mau., un weekend ogni due o tre mesi capita anche a me di andare fuori Torino. Questa volta, in particolare, sia io che Elena avevamo bisogno di riposo, e abbiamo quindi optato per il prato di mio zio sito a Calizzano, nell'entroterra della provincia di Savona.
Per arrivare a Calizzano da Torino, la strada migliore è quella di lasciare l'autostrada a Millesimo e di risalire l'Alta Val Bormida. Per uno di quei dati di fatto geografici di cui chi è abituato a ragionar per autostrade non riesce a capacitarsi, i fiumi delle Langhe non seguono i comuni percorsi dei turisti; nascono in Liguria a pochi chilometri dal mare, ma prendono dalla parte sbagliata e tagliano il territorio diagonalmente rispetto al reticolo. Ed è così che se gettate in acqua una lattina a Calizzano, con vostra sorpresa la potrete ripescare ad Acqui Terme o ad Alessandria, e persino a Piacenza o a Ferrara, ma non certo sulla spiaggia di Loano.
I liguri, che non sono scemi, hanno sfruttato per decenni questa caratteristica della Bormida per piazzare la loro brava fabbrica chimica, la famosa Acna-di-Cengio (da pronunciare tutto attaccato), esattamente due chilometri più su del confine regionale, in modo che la merda se la beccassero i piemontesi. Per decenni la valle Bormida è stata uno dei simboli dell'inquinamento e della cattiva coscienza ecologica dell'industria italiana ("Hai mai visto Bormida?..." - la citazione completa da Fenoglio è nel link), prima che per fortuna il progresso e la rabbia popolare risolvessero il problema.
Ma ad ogni modo, qui siamo nella parte di valle a monte delle fabbriche: una valle abbastanza stretta che si apre in corrispondenza delle varie frazioni, circondata da quasi-montagne verdissime e completamente ricoperte di boschi molto fitti. In alcuni tratti l'unica traccia di vita umana è la strada su cui siete voi, ed è veramente meraviglioso trovare una quiete del genere così vicino al caos delle spiagge della Riviera; vi permetterà di sopportare con piacere persino l'elevata densità di Panda (il veicolo nazionale dell'entroterra ligure insieme all'Ape) guidate da arzilli vecchietti che procedono a venticinque orari sulla provinciale.
Nel prato di mio zio non c'è una villa, ma piuttosto un accampamento indiano: una rimessa con bagno, un portico pieno di ogni genere di masserizie, alcune vecchie roulotte stanzializzate come camere per gli ospiti, materiale agricolo di vario tipo, una regolamentare Panda, un regolamentare Ape, un regolamentare Ciao, due cavalli e, guest star di questo periodo, il mio povero vecchio gatto. Per il resto, non c'è niente da fare: volendo, si possono fare passeggiate, cercare funghi, bagnarsi i piedi nella poca acqua del fiume, andare a comprare il pane in paese, andare a prendere il latte appena munto dalla signora con la stalla nella frazione di fronte, giocare a Dungeons & Dragons (l'ho fatto per una settimana una decina di anni fa, e l'ambiente è veramente evocativo), e più probabilmente leggere un sacco di libri e godersi il sole, il silenzio e il venticello, nonchè la sensazione di essere in pace e in armonia con la natura.
A ricordarmi che il mondo girava ancora, a metà di sabato pomeriggio è arrivata prontamente una conference call con altra gente di ICANN. Bene, è stato veramente bello parlare al telefono con due persone in California (6 AM), una a Tokyo (10 PM), una in Nigeria, una a Hong Kong, eccetera, camminando avanti e indietro nel bel mezzo di un prato a settecento metri di altitudine, guardando i boschi, il sole, le montagne e le nuvole. Bello perchè permette di provare ancora stupore per l'eccezionalità delle nostre conquiste tecnologiche, ma anche perchè dimostra che esiste un modo di utilizzarle a favore della naturalità e della qualità della vita, e non soltanto contro. Non sono le tecnologie che rendono la vita più o meno umana, ma il modo con cui ci imponiamo di usarle.
Sabato sera abbiamo poi deciso di andare a vedere uno spettacolo teatrale della stessa compagnia di quello di Prali, sempre con la presenza del mio amico. Siamo partiti con indicazioni vaghe su dove fosse il posto - "si chiama Villa Faraldi e sta nell'entroterra di Andora o di San Bartolomeo". Nella prima parte, scendendo verso Albenga, mi sono goduto una ulteriore infilata di stradine tutte curve in mezzo ai boschi, con in più la gran vista allo scavallamento del crinale al Colle Scravaion, e lo splendido bonus delle rovine del castello di Castelvecchio di Rocca Barbena, abbarbicate in cima a uno spuntone di roccia che sovrasta tutta la valle fino al mare.
Poi, giunti al mare, ho deciso di prendere l'Aurelia, cercando di individuare al volo delle indicazoni per il posto; e così abbiamo attraversato Arâsce (cioè, io credevo che fosse Alassio, ma da quando c'è la giunta della Lega il cartello all'inizio del paese dice così), Laigueglia, Andora e il lungomare di Cervo, con uno stato crescente di preoccupazione dovuto al fatto di non aver visto la benchè minima menzione del posto che andavamo cercando. Ma infine, trenta metri dopo il torrente Cervo e il conseguente inizio di San Bartolomeo al Mare, la fatidica freccia!
Ebbene, Villa Faraldi non è, come ci si potrebbe aspettare, una villa, ma è piuttosto una Villa, un paesino in cima ad un'altra valle rigogliosa, questa volta non di castagni e di pini, ma di ulivi; un posto assolutamente fantastico dove da vent'anni si tiene, come abbiamo scoperto, un festival teatrale.
Lo spettacolo si teneva nella piazza della chiesa, in cima al paese, con una balconata naturale verso il fondo della valle. Era dedicato a Michelangelo, e nonostante - anche dopo aver assistito alla presentazione da parte dell'autore - temessi un devastante mattonazzo, si è rivelato in realtà essere un bello spettacolo, soprattutto per la capacità di estrarre dalla figura di un grande artista temi universali come il rapporto con gli altri, con la solitudine, con il genio, con i genitori e con il potere. Ma certamente anche in questo caso l'ambientazione ha contribuito non poco alle emozioni (beh, per me è stato emozionante anche il successivo buffet di salumi e formaggi offerto dal Comune agli spettatori).
Come nota a latere, leggendo l'url riportato sui manifesti (comune.villa-faraldi.im.it) non ho potuto che pensare a come le nostre segrete e misere faccende di Naming Authority abbiano comunque poi un impatto su un sacco di persone e di cose reali; e in particolare immagino quante bestemmie i villafaraldesi abbiano tirato negli anni dietro a .mau. e a noialtri sodali con la mentalità classificatoria e pianificatrice, cercando dove diavolo fosse il trattino sulla tastiera. (Anche se, se non ricordo male, il trattino non è nemmeno obbligatorio.)
Il ritorno all'una di notte è stato ancor più fantastico, non tanto per il (trascurabile) Vermentino e Pigato che avevo in corpo, ma per il dover risalire in mezzo ai boschi. Dopo aver evitato di poco un paio di animali dalla forma strana, mi son quasi sentito come se stessi violando l'intimità della natura. Giunto al colle, comunque, non ho potuto resistere all'idea di fermarmi per godere del cielo stellato, infinitamente più chiaro e denso di quello della città, e della vista buia sulla valle, fino alle luci lontane lontane dell'autostrada e di Albenga.
Il giorno successivo è andato quasi tutto in dormire e leggere; in particolare, sono arrivato più o meno a metà di Nausicaä della Valle del Vento, su cui non mi dilungherò oltre perchè vorrei parlarne con calma dopo averlo finito; si tratta di un libro bellissimo che parla in modo semplice e profondo di molti temi, tra cui anche di rapporto con la natura, di progresso tecnologico, e di proprietà del progresso tecnologico, un tema quest'ultimo su cui riflettiamo troppo poco.
E del ritorno a Torino, e del concerto dei Jethro Tull, parlerò con calma domani...
Musica di supporto: Worlds Apart di Springsteen, una delle canzoni (recenti) scoperte al concerto, e altri brani sparsi del Boss.
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
Louis
8 Luglio 14:38
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Minchia ma con tutti i soldi che c'hai devi andare a dormire in culo ai lupi scroccando l'ospitalità a tuo zio?
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Piero
9 Luglio 16:05
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nooooo i Jethro Tull....nooooo!
risparmiaci ti prego....!
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Marco Bernardini
9 Luglio 23:47
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E credi che io mi diverta ogni volta che devo digitare tutto l'indirizzo?
Infatti c'e' anche un redirect da www.villafaraldi.com...
Sono contento che lo spettacolo di "Michelangelo" ti sia piaciuto: per chi se lo fosse perso sul sito ci ho messo un po' di fotografie.
E ci sono anche le fotografie dei principali incroci di San Bartolomeo con tanto di freccine indicatorie :-)
Se capiti ad uno dei prossimi spettacoli (esclusa Sconsolata, e' tutto esaurito!) dammi una voce: sono l'unico talebano in prima fila con la macchina foto.
E grazie per il link!
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