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Numero 38 - 2 Ottobre 2003 (Giovedì), 13:21
Lunedì sera anch'io, come tutti gli italiani, sono stato preso a tradimento davanti al televisore, mentre cercavo di finire la cena, e posto davanti alle immagini del nostro presidente del Consiglio che, in una imitazione del discorso presidenziale di fine anno, ci spiegava il come e il perchè della sua riforma delle pensioni.
Intendiamoci: questo non è un post sulla riforma delle pensioni; io non sono in grado di capire se sia vero che il sistema attuale è ancora troppo generoso ed economicamente insostenibile a lungo termine, anche se, onestamente, mi sembra probabile; mi sembra anzi che questa riforma possa persino rivelarsi troppo blanda, e a prima vista la reazione scomposta dei sindacati mi pare ingiustificata.
Quello che mi ha colpito invece è il tentativo di Berlusconi di negare qualsiasi tipo di sacrificio o di danno per chicchessia, e insomma di presentare la cosa non tanto come la miglior cosa da fare per la collettività, ma la miglior cosa da fare per ciascun individuo; non una azione di riequilibrio economico tra gli anziani di oggi e quelli di domani, come non può non essere, ma come una azione che migliorerà il tornaconto personale di tutti, inclusi gli anziani di oggi, inclusi quelli dei prossimi cinque o dieci anni che dovranno aspettare di più per andare in pensione.
Insomma, quel che gli premeva non era convincere l'Italia che ciò che stava facendo fosse la cosa migliore, ma convincere l'Italia che non stava facendo nulla che danneggiasse alcuno; il che, per una riforma di questo tipo, è evidentemente, spudoratamente e necessariamente falso.
Ora, se ci fate caso, questo è uno dei cambiamenti culturali più significativi a livello mondiale negli ultimi quindici anni. Certo, è da sempre che i politici mentono, così come le pubblicità e i venditori di auto usate. Ma fino a qualche anno fa, se un politico veniva beccato a mentire su questioni gravi, la sua carriera era finita; fino a qualche anno fa, la menzogna, persino se parziale, suscitava comunque un moto di sdegno, anche nei rapporti interpersonali di tutti i giorni.
Adesso, invece, succede che l'arte di mentire – pardon, di “mantenere le relazioni pubbliche” o “comunicare in modo professionale” - sia diventata una professione apprezzata e riconosciuta, un elemento fondamentale di qualsiasi tipo di comunicazione pubblica, sia essa politica o commerciale; e il miglior mentitore diviene subito un politico di successo o uno strapagato PR o marketing manager di qualche multinazionale.
L'importante quindi non è la verità delle cose, ma la capacità di mentire; se la bugia è detta con fermezza, con sicurezza e con abilità, diventa una verità.
E' per questo che mi sono sentito un po' nostalgico quando nella stessa serata, facendo zapping qua e là, mi sono imbattuto nel glorioso Rambotrè di Sylvester Stallone, e in particolare, in quella sequenza in cui, dopo aver massacrato decine di nemici con un mitragliatore, Silvestro si impadronisce di un carro armato con cui punta dritto contro l'elicottero del cattivissimo (che, inspiegabilmente, vola orizzontalmente rasoterra per almeno tre minuti) e lo distrugge in un frontale che altro che quelli della Torino-Milano.
Se ci fate caso, a partire dagli anni Novanta, non si possono più fare scene così; altro che Rambo o Commando (record mondiale di cadaveri in un film). Non è che la gente nei film non muoia, ma muore in modo circoscritto, senza sangue, o meglio senza che il sangue e la morte si vedano; il conflitto c'è, i nemici se la prendono nel posteriore, ma silenziosamente, negando che un conflitto ci sia mai stato, negando che qualcuno si sia fatto male. Come per la guerra in Iraq.
Ma il dramma è che questo non succede più soltanto per le guerre e le elezioni generali: succede nella vita di tutti i giorni, con i conflitti di tutti i giorni. Succede quando ordino una birra media a cinque euro, che però negli ultimi due anni è aumentata solo del 3% all'anno; succede quando alla TV mi fanno vedere gli spot di un sistema operativo che è notoriamente il più instabile del mondo, scrivendoci sotto senza pudore che è la soluzione migliore per la stabilità dei server (ma, vi assicuro, con le automobili o qualsiasi altro prodotto è uguale).
Tutti sanno che la nostra vita è piena di menzogne.
Ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine.
Sarà forse perchè, se non fossimo noi i primi a volerci ingannare, ci sarebbe difficile accettare la realtà?
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
FRANK
2 Ottobre 13:43
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Il protagonista di "1984" si occupava di questo: rendere le menzogne vere ritoccando i giornali e le pubblicazioni precedenti.
Dopo un po', a forza di rimaneggiamenti, nessuno era piu' in grado di dire quale fosse la verita'.
Ci siamo gia'?
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Simone Caldana
2 Ottobre 14:07
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FRANK: leggi cosa c'e' scritto sopra al box dei commenti.
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FRANK
2 Ottobre 14:31
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Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
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Fabrizio
2 Ottobre 17:06
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Leggendo i commenti sono entrato in un loop
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NMF
3 Ottobre 15:05
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Gore Vidal ha scritto da qualche parte che più una bugia è grossa più facilmente essa verrà creduta ... se l'opzione di non crederci è sufficientemente dolorosa.
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Piero
5 Ottobre 13:43
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Riforma delle pensioni?
Sì, ma insieme alla riforma degli stipendi e delle pensioni dei nostri parlamentari.
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Fabrizio
11 Ottobre 20:21
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NMF: forse ti riferisci a questa (cit)
"Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà . La menzogna si può mantenere per il tempo in cui lo Stato riesce a schermare la gente dalle conseguenze politiche, economiche e militari della menzogna stessa." (Goebbels)
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