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Numero 72 - 15 Marzo 2004 (Lunedì), 10:44
E così, zitto zitto, il ministro Urbani ci è riuscito: incurante della vera e propria sollevazione che la sua proposta ha suscitato in rete, venerdì ha ottenuto dal Consiglio dei Ministri l'approvazione della sua legge.
Di quanto di assurdo sia contenuto in questo decreto hanno già parlato in molti: d'ora in poi, non solo condividere film, ma anche spiegare come funzionano i sistemi peer-to-peer o linkare le aziende che li producono sarà illegale; e i provider saranno obbligati a denunciare alla polizia tutti gli utenti trovati in possesso di materiali "idonei" a costituire reato, senza nemmeno sapere se un reato sia mai stato effettivamente compiuto.
Quello che io invece mi chiedo è: ma come è possibile che un Governo di uno stato democratico decida di fare una legge che va a favore degli interessi di pochi grandi gruppi stranieri, contro gli interessi di tutta l'industria delle telecomunicazioni nazionale, contro lo sviluppo di Internet in Italia, e soprattutto contro le libertà personali e il senso comune di milioni di cittadini?
Dal punto di vista economico, questa legge è un evidente caso di tafazzismo: i contenuti audiovisivi sono praticamente tutti in possesso di aziende straniere, e il loro costo è una delle voci in perdita della nostra bilancia commerciale, ed è reso ancora più elevato dalla situazione di oligopolio che queste leggi cercano di difendere a tutti i costi; mentre i soldi degli abbonamenti ADSL restano in Italia e creano qui posti di lavoro.
Questo, secondo me, evidenzia una carenza culturale in chi ci governa, che ancora vede la rete come un animale oscuro e pericoloso. Del resto, pare che per il nostro governo il futuro delle telecomunicazioni non sta nella rete, ma nel BOX DIGGITALE INTERAATTIIVO, quello che la tivvù sta cercando disperatamente di piazzarci in casa, con 150 euro delle nostre tasse regalate a chi ce lo vende. E non è una differenza da poco: perchè mentre su Internet l'utente fa quel che vuole, nella televisione digitale l'interattività si riduce a scegliere se vogliamo o no una sorpresa nella casa del Grande Fratello - magari pagando pure un euro a botta per dirlo.
Come se l'attività, la voglia di intraprendere, non fossero un requisito vitale per un Paese che cerca di sopravvivere nell'era della competizione globale.
Ma la carenza culturale è ancora più evidente se consideriamo l'atteggiamento in generale che sta dietro all'approccio del governo verso Internet. Negli ultimi mesi si è assistito a una sequenza di leggi tese ad incrementare il controllo sulla rete e a limitare la libertà dei suoi utenti: dalla proposta del ministro Marzano di equiparare i nomi a dominio ai marchi, alla legge Grande Fratello, fino a questa.
Pare che il vero problema dell'Italia siano questi milioni di impuniti che continuamente, pensa un po', aprono siti Web senza chiedere niente a nessuno, si scambiano e-mail senza che nessuno le registri, e - orrore! - sono addirittura interessati a scaricare i film per vederli sul PC invece che sul televisore.
Perchè, perdonatemi, se il problema fosse la giusta remunerazione di chi crea i contenuti, la soluzione sarebbe semplice: basterebbe che l'industria cominciasse a creare sistemi legali di peer to peer resi disponibili a un prezzo equo e determinato dal mercato; e un osservatore terzo come il Governo, se fosse imparziale, dovrebbe appunto spingere per questo.
Ma perlomeno, prima di fare una legge, dovrebbe preoccuparsi di sentire cosa ne pensano tutti gli interessati, compresi gli utenti finali, invece di star dietro solo alla campana e alle tasche dei cinematografari. Invece, nessuno dal Governo si è preoccupato di ascoltare l'opinione della rete, e questo, permettetemi, pare una condanna a priori, come se Internet fosse una associazione a delinquere e quindi non avesse diritto ad altro che alla repressione.
Insomma, mentre in tutto il mondo si ritiene che Internet sia la principale opportunità di crescita culturale ed economica, da noi Internet è vista solo come un pericolo per lo status quo; e quindi, nel dubbio, giù mazzate. Via con un sistema di delazione legalizzato; via con il divieto anche solo di parlare di argomenti così pericolosi per la società come lo scaricamento dell'ultimo capolavoro di Boldi e De Sica. Soprattutto, via con la spudorata prova che una telefonata di un manager discografico vale più di 2500 commenti indignati in un giorno solo su Punto Informatico.
Ecco, forse è questa la cosa che mi dà fastidio: la sensazione che alcuni dei governanti moderni (e lasciamo stare il colore politico) abbiano per principio un disprezzo verso i comportamenti della massa dei cittadini, come se, invece di essere lì per servirli, fossero lì per decidere al posto loro non solo cosa è giusto ma anche cosa è vero. Molto più in piccolo, questo atteggiamento ricorda quei governanti spagnoli che, di fronte a una tragedia epocale, di fronte a milioni di persone affrante e indignate per le strade, non hanno avuto altro pensiero che mettersi subito d'accordo per raccontar balle e salvarsi la poltrona. Contando sul fatto che secondo loro la gente, a forza di box diggitali interaattiivi, abboccherà sempre.
Allora, sarà anche vero che l'italiano medio è quello per cui chi evade le tasse e non si fa beccare non è un criminale ma un furbo da ammirare; ed è vero che sui peer to peer gli italiani sono noti per essere quelli che scaricano i file ma poi li tolgono subito dopo, per evitare che, lasciandoli in condivisione, qualcun altro gli porti via un po' della loro banda.
E però, io non credo che tutti quelli che scaricano film da Internet siano così; ce ne sarebbero tanti che non pagheranno mai venti euro per un CD, ma pagherebbero venti euro al mese per poter scaricare un po' di novità musicali sul PC; e sarebbero venti euro in più per il fatturato dell'industria audiovisiva.
E credo che quando milioni di persone vogliono un servizio, il compito dell'industria e del governo sia di trovare il modo migliore e più equo di darglielo; anzi, in questo momento di crisi tanti altri settori industriali sarebbero ben lieti di avere un mercato potenziale del genere.
Ma credo anche che la nostra colpa, come utenti della rete, sia quella di non farci sentire adeguatamente. Basta cominciare a telefonare o scrivere al Ministro, o ai parlamentari, o al vostro quotidiano preferito. Chi di noi è impegnato in qualche associazione, mandi in giro comunicati stampa e si faccia sentire in giro, come hanno fatto in tanti, come sta per fare anche Società Internet.
Ma è ora di smettere di essere una maggioranza incazzata per un giorno che poi china la testa, e di cominciare a farci sentire sul serio sull'unica cosa che interessa ai nostri politici - i media.
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
Ofelia&Marla
15 Marzo 10:56
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Sto al lavoro...non ho molto tempo per leggerti...ti ringrazio cmq per "http://bertola.eu.org/icfaq/tecnici.htm#chi"....MI è SERVITO!!
:-)
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Simone Caldana
15 Marzo 12:10
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Guarda, ieri ho visto Brazil di Terry Gilliam. Si puo' fare un referendum abrogativo di un decreto?
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max
15 Marzo 12:33
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ormai si fanno le cose solo per i propri interessi e non per la collettivita' .....
perche non vara una legge dove dice ho abbassate i prezzi ho smettete di commercializzare ai produttori di contenuti........ :-)
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name mottavio
16 Marzo 3:54
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Ho letto "Urbani loro, fessi noi" e mi sono trovato d'accordo su tutto, salvo che sul fatto che per noi italiani gli evasori fiscali siano mascalzoni da ammirare... Non lo credo. Con Toblòg ho scoperto un altro diamante nella Rete, e ti ringrazio.
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uno di ifq
16 Marzo 8:23
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"Quello che io invece mi chiedo è: ma come è possibile che un Governo di uno stato democratico decida di fare una legge che va a favore degli interessi di pochi grandi gruppi stranieri, contro gli interessi di tutta l'industria delle telecomunicazioni nazionale, contro lo sviluppo di Internet in Italia, e soprattutto contro le libertà personali e il senso comune di milioni di cittadini?"
Non e' una legge anti-pirateria, a parte qualche retata contro gli irriducibili su adunanza - vulcano - ziomickey - free.it.giochi.masterizzati la situazione rimarra' tale e quale quella di prima, con marocchini che smerciano cd in centro proprio nell'angolo fra Maschio, Feltrinelli e il cinema, e bambocci che si scambiano giochi pirata alle elementari / medie / superiori / universita'.
Questa e' una legge "arcipelago gulag", fatta per sbattere in galera chi sta sulle palle al politico cattivo al governo in quel momento.
Questa e' una legge di stampo sovietico per avere qualsiasi possibilita' di entrare in un centro sociale (o sede di Indymedia) e sequestrare il sequestrabile e il normalmente insequestrabile.
Con questa legge non hanno nemmeno bisogno di metterti una dose di cocaina addosso... se hai linux sul pc sicuramente e' perche' in qualche partizione hai degli mp3 nascosti, oppure stai guardando film col DeCSS (illegale in Italia sin dal governo D'Alema).
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Scusate, ma ultimamente non ho le palle di firmarmi. Bye.
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Luigi Simoncini
16 Marzo 12:34
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Grazie Vittorio!
Analisi lucida e suggerimento utile: ho appena chiamato il ministero e ho parlato con un funzionario molto gentile che ha ben compreso le mie (civili) osservazioni, riempirà la "comunicazione di disservizio" (sic) e comunicherà a chi di dovere...
Grazie ancora.
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Marco \'Mac\' Cortesi
16 Marzo 13:33
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È bello sapere che qualcuno si batte e cerca di far combattere anche gli altri per far capire al/ai governo/i come comportarsi.
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Yari
16 Marzo 22:44
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Fondiamo il partito P2P.
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Dario Centofanti
18 Marzo 15:35
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Una volta, diciamo fino al 1999, il Partito Radicale era molto attento a queste problematiche, era il tempo in cui Cicciomessere si occupava di Agorà Telematica e Pannella era ancora un uomo lucido. Oggi purtroppo non esiste una sola forza politica all'interno del parlamento italiano in grado di comprendere quanto questa posizione del legislatore sia dannosa in prospettiva per lo sviluppo sociale ed economico del paese.
Dove sono finiti i radicali di una volta?!
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Luigi Simoncini
18 Marzo 23:10
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Dario:
Marco Cappato si è mosso là dove poteva (all'europarlamento http://www.ipjustice.org/CODE/Cappato_Declara tion.html) scrivigli, io l'ho fatto.
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odo
20 Marzo 16:36
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Vittorio, vorrei spostare la tua attenzione non gia' sul dito quanto sulla luna. Stiamo parlando del decreto salva-cinema, non gia' di una urgente misura contro il p2p atta a distrarre l'attenzione.
Stante il fatto che si parla solo dell'articolo 1 ignorando gli altri tre.
La fondazione ARCUS SpA va a sostituire la veltroniana (e mai nata) SIBEC, con una quantita' di denaro (per quest'anno spende 100milioni di euro, ed il 3% delle risorse destinate alle infrastrutture fisiche). Chi la controlla? A chi risponde?
Come funzionano i finanziamenti al cinema?
Che poi risultino strane coincidenze temporali con RossoAlice, il portale Telecomitalia (un'azienda privata) che vendera' contenuti multimediali, anche questo lascia qualche dubbio.
odo
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vb
20 Marzo 19:43
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non temere, che ho in testa già una seconda parte a questo post... il problema è se e quando troverò il tempo di scriverla.
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antonio
23 Marzo 13:31
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ho letto il tuo post su P.I.
ti segnalo il mio sito se ti puo' essere d'aiuto, se hai problemi contattami pure
ciao
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