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La sorte del più debole
Numero 85 - 2 Agosto 2005 (Martedì), 23:56

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Come forse alcuni di voi ricorderanno, l'anno scorso il sottoscritto ha avuto non uno, non due, ma ben sei blog; alcuni più organizzati, altri fugaci, qualcuno nemmeno mai arrivato alla luce del sole.

E così, riprendendo toblòg, mi è rimasta la voglia di contaminarlo con un po' delle sperimentazioni dell'anno scorso; significando, s'intende, le sperimentazioni grafiche e formali, e non le sottostanti sperimentazioni pratiche.

In pratica, stamattina avevo per in playlist l'ultimo disco dei Negrita, che si è inserito per caso in un periodo di riflessioni e mutamenti, e volevo includerlo in qualche modo in questo articolo, come facevo l'anno scorso, quando la musica era parte integrante dei post.

Tutto l'ultimo anno e mezzo è stato, si potrebbe dire, un intenso romanzo di formazione, con vari colpi di scena, vittorie e sconfitte; e forse è per questo che, mescolata a varie schegge del consueto rumore di fondo proveniente dal televisore, preparata dalla serata di ieri trascorsa ad assorbire da Sky Una settimana da Dio in lingua originale, mi è rimasta così in testa la strofa che dice: L'uomo sogna di volare / e scrive sui muri / "noi siamo tutti uguali" / ma prega nel buio: / la sorte del più debole / non tocchi mai a me.

La sorte del più debole, a dire il vero, è un'esperienza che quasi tutti noi, a turno, abbiamo fatto; rivelando debolezze a volte ovvie e a volte imprevedibili, a volte ingenue ed a volte fatali.

A volte la debolezza non è tua; a volte, è l'effetto di una situazione incalcolata o del semplice destino. Alle volte ti coglie proprio nel momento in cui appari più forte; ed è così che mi ha colpito, dalla cronaca cittadina della Stampa, la notizia del manager americano per cui ieri, all'arrivo in ufficio, sarebbe scattata la nomina a Vicepresidente e Direttore Generale di GM Powertrain Europe, nientepopodimenoche la divisione motori e cambi di General Motors in Europa, nonchè un pezzo fondamentale dell'industria automobilistica cittadina post rottura Fiat-GM. Sfortunatamente, lunedì mattina Mr. Park non è arrivato in ufficio per ricevere la nomina, essendo stato investito e ucciso domenica sera, in sella alla sua bici, sulla statale del Moncenisio.

Ma se questo genere di situazioni - vedasi anche, per esempio, i tre ragazzi tamponati da un TIR sul viadotto del Turchino, e scaraventati giù per ottanta metri, dopo una decina di orrendi secondi spesi dondolando sull'orlo del parapetto divelto - non fa altro che ricordarci che la nostra vita non è completamente di nostra proprietà, ci sono tante altre situazioni in cui la sorte del più debole è autoimposta, è figlia di fantasmi e di paure, di esistenze traviate o persino divelte dall'incapacità di confrontarsi con la vita.

E' questo il particolare, così drammaticamente umano, che mi ha colpito di quella strofa: non solo il nudo riconoscimento della differenza che sta tra l'ideale naturale dell'uomo e la sua realtà, tra l'autoimmagine di perfezione e onnipotenza che vorremmo raggiungere e la cruda realtà del nostro continuo fallire, innanzi tutto nei confronti di noi stessi; ma l'ammissione che questa differenza - quella che De Andrè chiamava la distanza dalle stelle - dipende da una paura e quindi, di conseguenza, viene affrontata con una preghiera.

Ed è soltanto il fatto di affrontare i rischi con paure e preghiere che rende gli eventi una sorte; perchè soltanto chi rinuncia a scegliere subisce una sorte: i forti invece hanno la libertà.

Insomma, per una buona misura, la nostra debolezza è psicologica ed autoimposta: in molti casi potremmo facilmente volare, se solo pensassimo di poterlo fare. Le profezie, come noto, sono quasi sempre autoavveranti: ed è la paura di fallire che ci spinge a fallire; la paura di (fallire nell')amare che ci spinge a non amare, e la paura di non essere amati che ci spinge a non poter essere amati.

Naturalmente, è facile parlare, meno facile mettere in pratica; e comunque, si tratta di visioni del mondo che richiedono una adesione personale, e su cui quindi è legittimo discordare. Tuttavia, in un sistema dove la felicità viene costantemente presentata come qualcosa che si compra, che deriva da successi materiali o professionali, dalla fama, dal riconoscimento altrui, trovare la forza per essere felici nel vincere le proprie paure è una strada spesso sorprendente.


L'uomo sogna di volare
guardare dall'alto, planare sul mare
che si trovi su un aereo
o in un grande appartamento
sui gradini di una chiesa
nella favela di Candeal

L'uomo sogna di volare
e scrive sui muri
"noi siamo tutti uguali"
ma prega nel buio:
la sorte del più debole...
non tocchi mai a me

Come diventa facile
voltarsi e non guardare
come diventa facile
pensare "non è colpa mia"
come diventa facile
ma tutto quello che può dire
un uomo è...

L'uomo sogna di volare
guardare dall'alto, planare sul mare
l'uomo ha voglia di cambiare
ma non sa più come fare
l'uomo ha voglia di cambiare
ma non sa più cosa fare
l'uomo sogna di volare
e allora

Partenza, decollo,
non c'e' nessun controllo
di scatto riparto,
ci sono cose che volevo...
ma non ti ho detto mai

Come diventa facile
voltarsi e non guardare
come diventa facile
pensare "non è colpa mia"
come diventa facile
ma tutto quello che può dire
veramente un uomo è...

NON FATE COME ME
NON FATE COME ME
NON FATE COME ME
NON FATE COME ME


Negrita - L'uomo sogna di volare
[L'uomo sogna di volare, 2005]


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
Simone
3 Agosto
3:13
Io te l'ho sempre detto che i testi dei Negrita sono la vita condensata (in particolare "Qui non e' Hollywood")
 
vb
3 Agosto
12:34
Io penso che molto di quello che uno legge nei testi derivi da ciò che uno ci vuole vedere dentro: questo brano, ad esempio, potrebbe essere stato concepito semplicemente per denunciare il disinteresse verso il terzo mondo, indipendentemente dalle mie riflessioni a proposito di paura e debolezza.
 
AlePollon
3 Agosto
22:20
Basta avere un punto di vista, almeno
 
bruno
4 Agosto
9:27
La paura d'amare non ci forse di amare, ma non vorrei essere io quello che si innamora di una donna irraggiungibile. Perché non rassegnarsi al fatto che tutto è già scritto da qualche parte e lasciarsi andare con la corrente? Dopotutto, ciascuno di noi sa dove vorrebbe andare, per lo meno approssimativamente, ma nessuno sa dove sta veramente a andando.
 
Piero
8 Agosto
18:55
Mi è piaciuto questo post (a parte il dispiacere per i tragici incidenti).

Circa il fatto che la nostra vita non è completamente di nostra proprietà,
mi viene in mente il quadrato magico del sator, una frase palindroma risalente forse ai tempi dei romani, probabilmente di origini cristiane: sator arepo tenet opera rotas, a cui sono stati dati diversi significati tra i quali quello più accreditato sarebbe che "l'uomo decide le sue azioni quotidiane, ma Dio decide il suo destino" come descritto in questi siti:
http://www.club.it/autori/silvana.zanella/qua dratoincipit.html

http://matematica.uni-bocconi.it/quadratimagi ci/sator-home.htm
 
Benjamin Williams
22 Settembre
10:24
Hi. Just letting you know that I enjoyed your site. So without further delays: http://www.nvswaminathan.com/wp/?p=2 , In a small saucepan
 


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