Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Gio 7 - 17:28
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

toblòg

toblòg <<>> fotoblòg

Blog sospeso!
Il mio blog attuale:
Near a tree

Su di me
Chi è vb?
Cos'è toblòg?
Cos'è fotoblòg?
La mia home page

toblòg per e-mail
Lascia la tua e-mail per essere avvisato in automatico dei nuovi post di toblòg.

Cerca in toblòg

Gravitazioni
Elena
Simone, Rutto, Gaglia,
Dumbo, Lobo, Sciasbat,
Fabbrone, Susan, Bruno
.mau.
Dariofox, Matteo
Lenders
Fraser, Mugly, Laurence
Thomas, Bret, Esther, Wendy, Karl A., Ross

Aggregami! RSS 0.92 RSS 2 RDF

[powered by b2 + molte modifiche - login]

Impersonalia
Numero 109 - 27 Novembre 2005 (Domenica), 23:49

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Gli esseri umani, ovunque si trovino e qualsiasi cosa facciano, sono per definizione provvisori: ombre che occupano un punto dello spaziotempo per un solo fotogramma, e subito si spostano altrove senza lasciare traccia.

Questo concetto è portato all'estremo in un volo intercontinentale come quello su cui mi trovo ora, in vista dell'atterraggio a Vancouver.

Per cominciare, gli aeroporti sono entità aliene e impersonali, costruiti uguali in tutto il mondo; tutti secondo gli stessi schemi, e tutti descritti e operati in inglese, anche nel paese più culturalmente isolato. Sono tutti grigi d'alluminio e di vetro trasparente, ovattati, puliti; e danno la sensazione di un non luogo inesistente, algoritmico quanto figlio di esaltazioni futuristiche già passate di moda.

E poi, si decolla. I grandi aerei sono costruiti per diventare una casa provvisoria, in cui ogni formica ha una bolla invisibile, sessanta centimetri di gomito-gomito verso un vicino senza volto e senza nome, fastidiosamente adiacente eppure moralmente, dignitosamente separato da un muro invisibile. Dentro quel gomito-gomito ci si costruisce una abitazione, ci si organizza premurosamente la posizione della coperta, del libro, delle cuffie, si apre e si chiude il tavolino, ci si riconfigura le ossa per provare invano a dormire; diventa casa, una casa vera; ma provvisoria, perchè al termine del volo sparisce d'improvviso, e viene abbandonata precipitosamente, lasciando sul pavimento una storia già antica di cartacce e coperte spiegazzate.

Le otto o dieci o tredici ore di volo diventano così un'esperienza astratta, un'isola di essenza in mezzo al nulla, circondata dal vuoto spinto a diecimila metri d'altezza. La carlinga è come uno di quei tunnel che, nei film di bassa fantascienza degli anni Cinquanta e seguenti, assorbivano come in una caduta a spirale la navicella sperduta, con i suoi viaggiatori impotenti, fino in fondo al loro destino.

Il volo intercontinentale, si sa, fa impazzire i pazzi, deprimere i depressi, infuriare i furiosi; è una gabbia fisica che sottende una gabbia mentale, l'avere consciamente ceduto la propria libertà in cambio di un lungo teletrasporto non istantaneo, da A a B per dieci ore di nulla.

Di solito, io cerco di mettermi in stand-by, come un qualsiasi elettrodomestico di casa. Non cerco alcuna attività; mi limito a passività come dormire, ascoltare musica o guardare i film. E' la via meno rischiosa, perchè l'attività, in dieci ore da trascorrere soli con se stessi legati a una sedia, potrebbe solo frustrarmi come un animale atterrito. E così, in un luogo dove mi spoglio di tutto e sono l'ultima cosa che mi rimane, esiste soltanto il mio mondo interiore; quello in cui è meglio che non mi addentri, che non mi spinga troppo lontano a cercare la verità.

Al massimo, per risvegliarmi dal torpore può succedere che, al secondo pasto precotto, l'ostessa mi rovesci addosso mezzo bicchiere di vin rosso, sadica e piena di scuse a posteriori come un carceriere di Abu Ghraib; non sarà stato il Grande Disastro del Carrello da Tè, ma ci è andato vicino.

E poi, alla fine, arriva l'atterraggio.


P.S. Vancouver è veramente un bel posto.


--vb.

<< In galera!Nell'incerto cammino del ritorno >>

<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
Bruno
28 Novembre
9:02
"Il Grande Disastro del Carrello da Tè"!!
Il più grande avvenimento aziendale dopo la "grande truffa dei buoni mensa"!!!
 
vb
30 Novembre
7:29
E' che non avevo idea di quanti potessero cogliere la citazione da Bristow.
 


<Lascia un commento>
Nome E-mail
Url
Testo
Auto-BR (vai a capo a fine riga)

Oggi
Cambio di blog

Nel passato recente
14/4Lo schermo
13/4Fine (I feel)
27/3Rottami
25/3Perso e tradotto
6/3Una salita a Superga
15/2Miracolo a Torino
31/1L'Italia che filtra gli IP

Recenti su fotoblòg

Molto inglese.Attacco degli UFO?Anche qui!
La città vista dall'alto.Scappando dai cavi.La baia di Wellington.
Sull'Oceano al tramonto.Un albero sul cielo in fiamme.Un foro di luce sulla città.

Archivi
Aprile 2006
Marzo 2006
Febbraio 2006
Gennaio 2006
Dicembre 2005
Novembre 2005
Ottobre 2005
Settembre 2005
Agosto 2005
Luglio 2005
Dicembre 2004
Ottobre 2004
Settembre 2004
Aprile 2004
Marzo 2004
Febbraio 2004
Gennaio 2004
Dicembre 2003
Novembre 2003
Ottobre 2003
Settembre 2003
Agosto 2003
Luglio 2003
Giugno 2003
Maggio 2003

Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike