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Referendum di oggi
Numero 19 - 12 Giugno 2003 (Giovedì), 17:42

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Era prevedibile, e siccome il folto pubblico (quello che non lascia mai un commento neanche a piangere, però poi lo vedi leggere questo blog nei posti più impensabili, tipo ai LAIB del Politecnico) lo richiede a gran voce, mi toccherà fare il pippone noioso su cosa penso io degli incombenti referendum, cercando di farlo il meno noioso possibile.

Siccome però (comunicazione di servizio) causa matrimonio sarò a sciogliermi al sole in provincia di Catania per i prossimi tre giorni, intendo sfruttare le automagiche capacità di questo motore di blog per fare in modo che sabato mattina, in ossequio alla chiusura della campagna elettorale, questo post venga sostituito da un reperto storico che, anni fa, ha fatto la storia dei referendum.

Ma bando alle ciance e cominciamo con la questione più semplice, quella sulla servitù coattiva di elettrodotto (scheda arancione).

In pratica, una delle milioni di leggine dell'era fascista, datata 1933, prevede che, una volta che lo Stato ha autorizzato la costruzione di un elettrodotto, i costruttori possano tranquillamente piantare i tralicci dove gli pare e piace, senza chiedere l'autorizzazione dei proprietari dei terreni. Abolendo la legge, prima di piazzarmi un traliccio in giardino dovrebbero chiedere il mio parere.

A me l'obsolescenza di questa legge, nata evidentemente quando il Paese era da elettrificare e il concetto di inquinamento ambientale era di là da venire, sembra talmente evidente che non si capisce nemmeno perchè debbano scomodarmi per farla abolire a me; tanto è vero che non si è nemmeno costituito il comitato promotore per il no, salvo poi l'intervento tardivo dei Radicali che si sono dichiarati (unici) per il no, al solo scopo di sfruttare gli spazi televisivi concessi dalla legge ai sostenitori del no per parlare di tutt'altro, per la costernazione dei conduttori delle tribune elettorali e anche dei telespettatori.

Ben più complesso è il discorso sull'estensione alle piccole imprese dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Per prima cosa, vi invito a leggere la parte bassa (dopo il quesito) della pagina del Comune perchè pur essendo sintetica è piuttosto esplicativa.

Ora, devo dire che sulla questione sono piuttosto indeciso. Sostanzialmente, gli schieramenti politici sono: Rifondazione e CGIL per il sì; dalla Margherita in poi per il no o meglio per l'astensione; i DS in stato confusionale perchè qualsiasi cosa dicano metà della loro base si incazza (alla fine il loro direttivo ha comunque deciso, a maggioranza, per l'astensione).

C'è una parte di me, quella più idealista, che vorrebbe votare sì, intanto perchè è vero che esistono intere categorie di lavoratori senza nessuna difesa e senza previdenza, come i co.co.co, e anche perchè i segnali sull'importanza delle tutele sociali, specie di fronte all'attuale governo, non sono mai abbastanza.

Eppure, quando poi si va a ragionare sui fatti, è del tutto evidente come la proposta del referendum sia la risposta sbagliata a un problema giusto. L'unico esito pratico dell'estensione dell'articolo 18 - e lo dico per esperienza diretta - sarebbe che tutte le piccole imprese smetterebbero di assumere, e preferirebbero piuttosto pagare le persone come consulenti o collaboratori, o addirittura cambiarle a forza una volta l'anno, piuttosto che impegnarsi a vita in un rapporto non scindibile. O magari sposterebbero la sede all'estero, visto che ormai non ci vuole più nulla (qualcuno di voi è abbonato Vodafone? Guardate con attenzione la bolletta: proviene da una società con sede legale in Olanda).

Ma soprattutto, mi sembra che sia sbagliato l'atteggiamento mentale da parte dei proponenti del referendum. Essi sembrano avere in testa un mondo in cui i lavoratori sono massa indistinta, facilmente sostituibile, totalmente priva di potere contrattuale intrinseco; e probabilmente era così in una serie di industrie tradizionali, come per gli operai metalmeccanici. Ma forse non si sono accorti che l'industria in Italia sta sparendo, che operai tra poco non ce ne saranno più, e che il nostro destino, come quello dei paesi avanzati, è il terziario, principalmente fatto da piccole e medie imprese.

Bene, in una azienda moderna, e specialmente in una azienda di informatica, non servono più i macchinari e nemmeno enormi capitali; l'unico vero valore in queste aziende sono proprio le persone che ci lavorano. Nessun imprenditore moderno cercherà mai di cacciare una persona valida; se lo fa, è perchè l'azienda non può permetterselo - e a quel punto, imporgli i costi aggiuntivi di una persona che non serve mette solo a rischio la sua capacità di pagare anche gli stipendi degli altri. Oppure, sta cercando di cacciare un cazzone.

Allora, imporre il reintegro sul posto di lavoro, ma solo per i lavoratori dipendenti, a me sembra un elemento di ingiustizia; mi sembra il tentativo di creare una casta iperprotetta lasciando fuori i milioni di persone che lavorano come collaboratori. Il punto se mai è come introdurre tutele sociali perchè un giovane di trent'anni, anche se non trova lavoro se non come interinale o co.co.co, possa avere modo di mettere in piedi una famiglia e una casa, senza vedersi chiudere le porte in faccia dalle banche o senza mettere tutto a rischio per tre mesi di disoccupazione. Oppure come fare in modo che le decisioni aziendali che svantaggiano i dipendenti (che so, il trasferimento in massa dei dipendenti a 300 km di distanza, tanto per non parlare di <azienda>) vengano adeguatamente compensate in denaro. Oppure come far partecipare i lavoratori al successo delle loro imprese, in modo che ne condividano anche i benefici; perchè in futuro di dipendenti classici, che non rischiano nulla nè in positivo nè in negativo, ce ne saranno sempre meno.

Per non parlare della semplice constatazione che tutte quelle aziende in cui il licenziamento è un evento remoto (dagli enti pubblici alle grandissime aziende) sono anche le stesse dove più vigono raccomandazioni, fancazzismi, assenteismi, lotte di potere che poi si ripercuotono sul servizio offerto agli utenti / clienti finali a tutto svantaggio della collettività.

Dunque, nonostante il fatto che una vittoria dei sì sarebbe piuttosto divertente, visto che Berlusconi sarebbe l'unico politico di destra che si è mosso in modo talmente accorto da arrivare a un livello di protezione dei dipendenti che neanche in Bulgaria, penso proprio che su questo referendum andrò a votare no (una parte di me è anzi per l'astensione, anche se sono convinto che a votare ci si debba andare sempre). Ma avete fino a lunedì mattina per farmi cambiare idea.


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
Simone Caldana
12 Giugno
18:03
Chi si sposa?
Io predico l'astensione, perche' faccio lo scrutatore :)
 
fabio
13 Giugno
1:38
RE:avete fino a lunedì mattina per farmi cambiare idea .
ECCO UN TENTATIVO DI FARTI CAMBIARE IDEA :io lavoro in una ditta con meno di 15 dipendenti,verrò licenziato (con strategie varie)perchè la ditta non si vuole portare sulle spalle fino alla vecchiaia uno che ha spremuto per anni e che ora "usurato" dal lavoro rende poco e rischia la malattia professionale.
LE BASTA?
P.S. nel suo articolo dimentica che esistono lavori in cui la manodopera specializzata non è il problema principale,il problema principale è smaltire (parlo di lavori usuranti) un operaio che invecchia.
P.S. [....ma forse non si sono accorti che l'industria in Italia sta sparendo, che operai tra poco non ce ne saranno più......etc...]
ma che sta a dì? ma ando vive?
 
Elena
13 Giugno
7:58
Non sono riuscita a convincerlo nemmeno io!
E dire che posseggo un paio di strumenti relativamente convincenti... :)
 
Rutto
13 Giugno
15:31
Con l'attuale governo non bisogna mai perdere l'occasione di sottolineare l'importanza posizioni opposte alle loro (anche se non condivise appieno). Almeno finchè ci è permesso.
Altra nota riguarda il fatto che il discorso ha un senso solo per quei lavoratori che forniscono manodopera molto specializzata. Per il restante 90% non regge.
 
.mau.
13 Giugno
16:37
Mi chiedo sempre se chi vuole votare per il sì conosca il significato della parola "mobbing".
Nell'aziendetta ti possono far trovare così lungo (anche se legalmente corretto) che ben presto scleri, e trovano un sistema per licenziarti con giusta causa.
Insomma, anche se vincesse il sì in realtà non ci guadagnerebbero i dipendenti: non per nulla il referendum è stato proposto dal miglior alleato di Berlusconi.
Ergo, io faccio il figo, vado a votare e annullo la scheda. Così faccio la mia parte per raggiungere il quorum, e segnalo allo stesso modo il mio disprezzo per entrambe le possibilità.
 
alessio
13 Giugno
17:52
Io ho già votato e non-votato...
Il quesito sull'articolo 18 dello Statuto riempie quasi completamente la scheda, e la cosa complessità dell'articolato mi convince che non sono materie da trattare per referendum ma per proposta di legge, e che dire un semplice "sì" o "no" è troppo complicato.
Quindi mi avvalgo della facoltà di non rispondere...
 
Elena
13 Giugno
17:52
Come dice Rutto io direi che e` piu` una questione di visibilita` che di risultati pratici: ora che il referendum c'e` (e non ringrazio il bel Fausto per questo) direi che cosa migliore da fare e` votare si`. Anche se resto convinta che non sia la strada migliore per risolvere i problemi legati al lavoro in Italia.
E poi i giovani sono idealisti ed estremisti, almeno la prima volta che voto posso permettermelo!
 
Lucio Virzì
24 Giugno
11:08
Auguroni per il matrimonio! Non mi va di parlare del referendum... ;)
Ciao.
 


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