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Numero 105 - 16 Novembre 2005 (Mercoledì), 19:08
Questa mattina, a Tunisi, il Summit è iniziato e finito allo stesso tempo.
E' iniziato, perchè si è svolta la formale cerimonia di apertura, con i discorsi del Presidente tunisino Ben Ali, del Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan, e di altri distinti delegati, tra cui il Preisdente della Svizzera (in quanto organizzatore della prima fase del Summit), che ha strappato applausi a scena aperta ricordando in modo sorprendentemente duro a Ben Ali che la libertà dei media e i diritti umani devono essere garantiti, fuori e dentro il Summit, perchè il Summit possa essere un successo; e il premio Nobel per la Pace, l'iraniana Shirin Ebadi, che abbiamo scelto noi della società civile.
Naturalmente, non appena il Presidente svizzero ha cominciato a parlare di queste cose, la televisione tunisina ha sfumato la diretta e mandato l'intervallo; la Ebadi non è stata mai inquadrata, in pratica non è mai esistita. Durante la conferenza stampa, il Presidente svizzero ha pesantemente criticato il fatto, e ripetuto le proprie posizioni (non si sa ancora se siano supportate dagli altri paesi occidentali o meno); la conferenza stampa della Ebadi è stata annullata. Il Summit è ormai pieno di poliziotti in borghese, e dovunque si formi un capannello di più di quattro persone della società civile, arrivano due poliziotti in borghese ad ascoltare con aria distratta; pare anche che la connettività degli uffici della società civile sia improvvisamente e misteriosamente divenuta malfunzionante. Oggi pomeriggio, poi, si doveva svolgere la cerimonia d'apertura del famoso Citizens' Summit, quello del blocco di lunedì mattina; per la delegazione italiana, a fare da testa di ponte, è andato Fiorello Cortiana. Non abbiamo ancora notizie di cosa sia successo.
E così, mettendo da parte i cattivi pensieri, ora è possibile girare per una sequenza infinita di stand, affollarsi nella lunga lista di eventi e presentazioni, infilarsi nella sala plenaria per ascoltare i vari capi di Stato (stasera alle 19, in diretta, parla Lucio Stanca), o chiacchierare nei corridoi; almeno in teoria, visto che in pratica l'organizzazione tunisina è collassata definitivamente, e ci vanno due ore di pullman per arrivare al Summit, quaranta minuti per la navetta che percorre i cinquecento metri militarizzati dal parcheggio auto e taxi all'ingresso, tre quarti d'ora di coda per il controllo sicurezza (sei ingressi per 22'000 persone), mezz'ora di coda per mangiare cibo preconfezionato (molti rinunciano), venti minuti di coda per la toilette delle signore. Più che il Summit alla velocità della rete, è quello della lentezza delle file.
Allo stesso tempo, il Summit si è chiuso ieri sera dopo le 22, con un accordo che ha del miracoloso (talmente miracoloso che stamattina hanno pubblicato la versione sbagliata del documento finale, provocando le ire dell'Unione Europea e una prontissima correzione volante). Pertanto, qui trovate il Tunis Commitment, ossia la dichiarazione di principio; e qui la Tunis Agenda, ossia gli impegni presi.
Le conclusioni sulla Internet Governance sono contenute nell'Agenda, nei paragrafi dal 29 all'82. Vi consiglio di leggerli tutti, anche se sono in maggior parte il riconoscimento di questioni specifiche che dovranno essere affrontate, e che erano già state concordate a fine settembre a Ginevra. Invece, mentre sono qui tranquillo nel plenario (sta ora parlando il Presidente palestinese Abbas, che sarà seguito dal Ministro degli Esteri israeliano Shalom), vorrei spiegare meglio i risultati sulle due grandi questioni che erano rimaste aperte: la creazione del Forum e il controllo governativo della rete.
Del Forum – ormai ufficialmente denominato “Internet Governance Forum” o IGF – si parla nei paragrafi dal 72 al 78. Ne ho già parlato diffusamente nei giorni scorsi, qui per esempio; confermo quindi che si tratterà di un organismo estremamente innovativo, che potrà occuparsi ad ampio raggio di tutte le questioni collegate a Internet, comprese alcune, come i diritti dei consumatori e la privacy, che sono di grande importanza per gli utenti finali, e che finora sono state lasciate a un Far West selvaggio. Inoltre, sarà aperto a tutti gli interessati (anche se va capito come).
Le sole novità dell'ultim'ora sono che il famoso delegato russo l'ha avuta vinta, ottenendo la menzione dell'ITU; ma anche che la Grecia si è offerta di ospitare la prima riunione del Forum, in una modernissima sala ereditata dalle Olimpiadi, e che quindi ci prepariamo tutti ad un viaggetto ad Atene.
Alla fine, siamo tutti molto contenti del risultato; di fatto, questa è una proposta che è nata originariamente dalla società civile, e alla fine, come compromesso, hanno riciclato intere frasi del Rapporto Finale del WGIG, alcune quali erano state vergate di mio pugno sul mio vecchio portatile; e non è roba da tutti i giorni ritrovare la propria prosa nella dichiarazione ufficiale di un Summit delle Nazioni Unite...
Qualche spiegazione in più per i non addetti ai lavori, invece, è necessaria per i paragrafi dal 68 al 71, più il 61, che parlano del controllo governativo della rete. Forse avrete visto qualche commento trionfale, sulla stampa americana, che dice che “gli americani hanno conservato il controllo della rete”. Questo è vero, ma fino a un certo punto.
In sostanza, capito che un accordo su cosa fare esattamente, sia in generale che sulla specifica questione della internazionalizzazione di ICANN, era impossibile, ci si è accordati soltanto su come proseguire la discussione.
Il paragrafo 61 è chiaro: si dice che bisognerà “iniziare o rinforzare” (non essendoci accordo sul fatto che cambiamenti soddisfacenti siano già in corso) un processo che “potrebbe prevedere la creazione di nuovi meccanismi” ma in modo da “dare impulso all'attuale evoluzione” (però “attiva”, mi raccomando) degli accordi esistenti. Chiaro, no? Praticamente, con una frase si è detto tutto e il contrario di tutto.
Il paragrafo 68 è una dichiarazione di principio, che riconosce che tutti i governi “dovrebbero” avere lo stesso ruolo, anche per assicurare la stabilità della rete (e quindi, nel controllo della root zone del DNS, che è un elemento fondamentale per tale stabilità). Si riconosce inoltre che i governi devono occuparsi delle questioni di interesse pubblico. Si tratta però di principi, senza una applicazione diretta e immediata.
Il paragrafo 69 riconosce la necessità di una “cooperazione incrementata”. Ebbene, questo è stato il pallino dell'Unione Europea: esagerando un po', si può dire che la posizione europea fosse: dite quel che volete, basta che menzioniate la necessità di una “cooperazione incrementata”. E' che quella frase era stata lungamente negoziata tra i Paesi sostenitori dell'autogoverno completo della rete e quelli sostenitori di un nuovo organismo governativo internazionale per Internet, e quindi noi europei ci siamo aggrappati ad essa come alla fune che poteva tenerci uniti. Questo detto, il resto del paragrafo è una serie di bilanciamenti, in cui si dice che i governi devono essere abilitati a svolgere il proprio ruolo sulle questioni internazionali di Internet, però non su quelle relative alla gestione quotidiana e operativa della rete, a meno che esse non siano di interesse pubblico.
Il paragrafo 70 specifica che questa “cooperazione incrementata” dovrebbe applicarsi al livello di principio anche sul DNS e sulle altre “risorse critiche di Internet”. E poi, la prima proposta pratica: si chiede alle organizzazioni che se ne occupano (in primis, ICANN) di collaborare per creare tale cooperazione.
Il paragrafo 71, infine, è l'unico pratico: si chiede a Kofi Annan di iniziare il processo che porterà alla “cooperazione incrementata”, coinvolgendo però, si capisce, le organizzazioni cooperande, e anche tutti i gruppi interessati. Allo stesso tempo, si dice che le stesse organizzazioni (in primis, ICANN) dovrebbero iniziare da sole un processo verso la “cooperazione incrementata”, e fornire un rapporto annuale su tale processo.
Già, ma che cos'è la “cooperazione incrementata”? Beh, su questo nessuno è d'accordo, quindi chiaramente non lo si dice: chi vivrà, vedrà.
Allora, vediamo di ricapitolare: le azioni pratiche che questo Summit ha deciso, per quanto riguarda la governance di Internet, sono tre:
1) invitare Kofi Annan a convocare la prima riunione di un nuovo Internet Governance Forum, secondo le forme e il mandato specificati, in Grecia, entro giugno 2006;
2) invitare Kofi Annan ad avviare un processo per definire e realizzare la “cooperazione incrementata” che dovrebbe permettere ai governi di svolgere il proprio ruolo (qualunque esso sarà), entro marzo 2006;
3) invitare le organizzazioni responsabili della governance di Internet (a partire da ICANN) ad avviare appena possibile un processo di riforma interna, per implementare la propria parte della “cooperazione incrementata”.
Come vedete, se è vero che gli Stati Uniti per il momento conservano invariato il proprio ruolo – ma nessuno realisticamente pensava che questo Summit potesse chiudere ICANN o smuovere gli americani di punto in bianco! –, è anche vero che la bottiglia è stata rotta contro la chiglia: per quanto nessuno sappia di quanto ci si muoverà e dove si andrà a finire, la nave che dovrà traghettare la governance della rete verso un futuro assetto tutto da discutere è stata varata. Alla fine, si trattava dell'unico esito possibile.
Allo stesso tempo, non dimentichiamo che due anni fa, prima che si desse il via ai lavori del WGIG, non si era d'accordo nemmeno su cosa esattamente fosse la governance di Internet, e quali questioni riguardasse. Da allora, pur senza alcun cambiamento evidente, le cose si sono già molto evolute. Nulla impedisce che possano evolversi ancora di molto, nel giro di pochi anni. Del resto, le prossime elezioni presidenziali americane sono già nel 2008...
--vb.
<Commenti>
Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero. |
paolo zocchi
18 Novembre 18:44
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Ciao Vittorio, posso pubblicare questo post sul sito dell'Osservatorio nazionale ICT della Margherita?
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<Lascia un commento>
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