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Una squadra di signori, una città di fessi
Numero 88 - 9 Agosto 2005 (Martedì), 10:09

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Quando, due anni fa, ho aperto questo blog, volevo anche parlare di Toro. La cosa è successa raramente, e mi dispiace parlarne proprio stamattina, sapendo che (anche se la speranza è l'ultima a morire) quasi certamente oggi pomeriggio il Torino Calcio di serie A sarà escluso dai campionati, e di conseguenza verrà messo in liquidazione e sostituito dalla Società Civile Campo Torino in serie B.

Ho passato questo mese in ansia, seguendo le vicende non solo dai giornali, ma soprattutto dalla rete, in primis dal sito e dal forum di Toronews, una risorsa di cui probabilmente nessuna altra tifoseria dispone. E voglio veramente raccontarvele, queste vicende, perchè sentite distrattamente, tra un sondaggio estivo e un servizio sul caldo, sembrano la solita storia di calcio sfasciato. Ma non lo sono: sono una storia da Toro.

Tutto comincia il 26 giugno, in quella magica notte di Toro - Perugia, quando, con un male all'intestino e 120-minuti-120 di sofferenza indicibile, il Toro riconquista la serie A. Gli amici che ho portato allo stadio, alcuni dopo anni, giurano che ci penseranno due volte prima di ripassare una settimana così: ma è festa. Il giorno di Toro - Ascoli 2-1 - non quello dei playoff, quello di campionato, in cui allo stadio c'eravamo solo io e la Maratona, e in cui la vittoria venne stentata, solo all'ultimo secondo - sarebbe stato difficile immaginare un finale così.

Eppure, dopo pochi giorni si capisce che il Toro non è in regola con i nuovi requisiti per iscriversi al campionato. Nuovi, perchè fatti rispettare solo da quest'anno; in passato, si sono viste le peggio cose. Si sono viste squadre iscritte con buchi di bilancio clamorosi, con documentazione palesemente falsa, con escamotage contabili; con quel meccanismo demenziale delle plusvalenze, per cui io compro un brocco a centomila euro, tu anche, poi ce li scambiamo al valore nominale di trenta milioni di euro, nessuno tira fuori una lira ma possiamo entrambi scrivere ventinove milioni novecentomila euro di utile a bilancio e risultare aziende sane.

Da quest'anno, però, è tolleranza zero: e ovviamente, l'anno è quello in cui il Toro torna in serie A. E così, a inizio luglio si scopre che il Toro non è in regola: il patron Cimminelli non ha pagato le tasse per cinque anni, non ha il bilancio in ordine, è indietro con tutti gli adempimenti.

A me Cimminelli sta ragionevolmente simpatico. Capisco che l'ultras medio lo veda come il fumo negli occhi: è gobbo di nascita, fornitore Fiat, interessato al Toro solo per speculazioni immobiliari, e in termini di public relations non è proprio un granchè. Eppure, è l'unico che, negli ultimi vent'anni, abbia messo nel Toro soldi suoi, e non pochi; si parla di decine di milioni di euro (alcuni dicono persino 200).

Certo, li ha in massima parte sprecati, regalandoci girandole di sconosciuti epigoni del tardoborsanico Saralegui, e persino quella gran perla di Franco Ramallo: un giocatore che del tutto scarso non è (anche se, nel settembre 2001, ero per combinazione a Montevideo, e chiedendo in giro nessuno ne aveva mai sentito parlare), ma che, pagato 14 miliardi su suggerimento del tremendo Sandro Mazzola, è diventato l'icona delle ingenuità di Cimminelli. Al punto che, quando ieri sul forum qualcuno posta eccitato "Franco è al bar vicino al mio ufficio... qualcuno vuole venire?", gli rispondono prontamente "E' tanto che lavora lì?".

Per tornare al discorso, però, mi pare probabile che stavolta, ragionando da imprenditore, Cimminelli abbia giocato sulla pelle del Toro, pensando: se alla fine siamo promossi, con la prospettiva di venti milioni di euro di entrate l'anno in più, ripiano tutto; se no, mi stufo di perderci soldi e chiudo la baracca. Eppure, ottenuta la promozione, è chiaro che Cimminelli la baracca la vuole tenere: solo che in quattro giorni tutto quel che riesce a trovare è una fidejussione falsa. (Probabilmente, se non fossimo finiti ai playoff, avrebbe avuto abbastanza tempo per riuscirci: in questo senso, è probabile che il Toro sia morto pareggiando a Catanzaro.)

Dopo la prima bocciatura, comunque, Cimminelli si mette in regola: chiude il bilancio dopo aver buttato in azienda cinque milioni di euro freschi, e negozia con il fisco un nuovo accordo, per spalmare i 40 milioni di euro di tasse non pagate (more incluse) su cinque anni. Basta così? No, perchè se in passato sono stati accettati compromessi ben peggiori (la Lazio, ad esempio, ha potuto spalmare 120 milioni di euro di tasse non pagate su soli 23 anni, si dice grazie all'intervento diretto di Gianfranco Fini; la Roma, dopo aver presentato una fidejussione falsa, ebbe un mese di tempo extra per trovarne un'altra), questo è l'anno della tolleranza zero.

Oddio, tolleranza zero è un modo di dire, visto che, come si scopre dopo qualche settimana, anche la Reggina ha presentato fidejussioni chiaramente false, rilasciate dalla stessa fantomatica finanziaria genovese, la San Remo, che era già stata condannata per aver rilasciato fidejussioni false a Roma, Ancona e altre squadre nel 2003. Impossibile che in Federcalcio non se ne siano accorti... ma, si sa, la tolleranza zero non vale proprio per tutti, e del resto la San Remo era stata suggerita alla Roma dagli stessi funzionari della FIGC: insomma, sono amici degli amici, cosa che non è Cimminelli.

Del resto, sempre in tema di tolleranza zero, mentre tutta la faccenda va avanti, Carraro e soci si sbattono (con successo) perchè la Roma, che non ha pagato all'Auxerre il francese Mexes e per questo ha ricevuto dalla UEFA un divieto ad operare acquisti, venga riabilitata, e le venga concesso di comprare altri giocatori prima di saldare il debito. Ma, si sa, la tolleranza zero non vale proprio per tutti.

Quindi, in questo scenario di ritrovato rigore e serietà, cascano solo alcune società: il Torino, il Perugia di quel Gaucci che due anni fa mise a soqquadro la pax Moggica del calcio, il Messina la cui esclusione salverebbe il Bologna di Gazzoni, vicepresidente di Lega e grande amico di Galliani, e pure i cugini del Genoa.

Oddio, il caso del Genoa è purtroppo indifendibile, avendo gli investigatori intercettato una consegna di duecentocinquantamila euro in contanti dai loro dirigenti a quelli del Venezia, in vista della partita tra le due squadre; anche se, onestamente, tutti sanno che in Italia l'80% delle partite di fine campionato, quando una squadra ha obiettivi e l'altra no, sono apertamente o tacitamente truccate. E se non ci credete, vi consiglio di guardare il filmato di Roma - Lazio 0-0, terz'ultima giornata dello scorso campionato, in cui le due squadre (a cui bastava un punto ciascuna per non retrocedere) giocarono a fare torello a centrocampo per tutta la partita: se fossi un tifoso delle squadre romane mi sarei vergognato a uscire di casa per un mese.

Comunque, facciamo finta di essere in un paese serio, in cui le regole vanno rispettate e le punizioni sono durissime. A differenza delle altre società escluse - che, in genere, non hanno nemmeno pagato gli stipendi, nè alcuna intenzione di mettersi in regola - Cimminelli, a metà luglio, è in regola con tutto, tranne che con l'erario.

L'assurdità della situazione del Toro, quindi, è la seguente: se venisse ammesso in serie A, sarebbe un vantaggio per tutti, perchè con i maggiori introiti Cimminelli potrebbe effettivamente sperare di pagare le tasse arretrate; se invece fosse escluso, fallirebbe e l'erario non rivedrebbe mai i propri soldi, oltre a lasciare per strada trenta dipendenti (e non parlo dei giocatori, ma di segretarie, magazzinieri eccetera).

In passato, già altre squadre importanti, dalla Fiorentina al Napoli, non erano state ammesse: ma è perchè erano già fallite prima di iscriversi. Il Toro sarebbe il primo caso nella storia di una società di calcio fatta fallire negandole l'iscrizione al campionato, ossia la possibilità di svolgere il proprio oggetto sociale.

Quindi, cui prodest? Eppure a qualcuno deve giovare, visto che i tentativi del patron di trovare la benedetta fidejussione si arenano continuamente. Lui (dichiara) mette a disposizione aree edificabili per 160 milioni di euro, è disponibile a impegnarsi le proprietà personali, ma... la fidejussione non arriva. Ci si spinge a rivolgersi al finanziere Guido Vitale, un ex manager di Mediobanca, in modo che si aprano i canali giusti, e a un certo punto pare fatta: Unicredit garantisce 19 milioni, la Sai di Ligresti il resto. Peccato che, il giorno dopo, Ligresti cambi idea: e resta il dubbio di chi gliel'abbia fatta cambiare.

I problemi principali sono due: uno è che le banche vogliono dare la fidejussione solo in caso di iscrizione certa alla serie A, ma la FIGC prima e il TAR poi vogliono iscrivere il Toro in serie A solo in caso di fidejussione certa. In un paese normale, ci si riunirebbe tutti attorno a un tavolo e si firmerebbe un accordo tutti insieme; ma l'Italia è la patria del cavillo e dello scaricabarile, e quindi questo circolo vizioso diventa un problema insolubile.

Il secondo, però, è che Cimminelli evidentemente si è fatto troppi nemici. Questo spiegherebbe come mai gruppi finanziari che danno prestiti allegri per miliardi di euro un po' a tutti, dalla Fiat a Ricucci passando per Parmalat e simili, si sconvolgano davanti a una garanzia (nemmeno un prestito) di venti milioni di euro; e anche come mai, appena si aprano delle vaghe speranze, salti subito fuori la notiziola, la calunnietta, l'avvisuccio di garanzia...

La Stampa, tanto per distinguersi, spara "Toro senza speranze!" in una intera pagina, già a metà luglio; e i suoi editorialisti non smetteranno mai, tenacemente, di remare contro, con tanto di gravi richiami al senso di responsabilità giornalistico che impedirebbe di essere ottimisti.

E poi, chiarito che la prima fidejussione falsa non era colpa sua - nel senso che probabilmente Cimminelli ha accettato un documento di fonte dubbia perchè era tutto quel che riusciva a trovare, ma non ha coscientemente richiesto un falso - e risolto quindi il primo avviso di garanzia ricevuto, il 23 luglio, quando pare che ce la possa fare, i giudici gliene mandano un altro, per una indagine sulle plusvalenze dei bilanci dal 2000 al 2004 che coinvolge tutte le squadre d'Italia, ma che proprio in quel momento decide di occuparsi del Toro. E chiaramente, di fronte a situazioni non chiare le banche si tirano subito indietro.

Del dietrofront di Ligresti abbiamo parlato; l'ultima goccia accade ieri, quando, il giorno prima della decisione finale e il giorno dopo la decisiva retrocessione del Genoa in C1, un dirigente genoano si sveglia e si ricorda in diretta televisiva di aver saputo che il Toro avrebbe corrotto il Venezia per spingerlo a battere il Genoa, subito seguito dall'avvocato del Genoa e di Berlusconi, Alfredo Biondi, che dice "eh beh, allora il nostro processo è tutto da rifare".

Intendiamoci: la vicenda del Genoa è altrettanto sporca, non perchè non ci sia stato illecito e perchè una punizione non sia giusta (anche se, insomma, la retrocessione di due serie più tre punti di penalizzazione sembra un pochetto esagerata, soprattutto visto l'andazzo), ma perchè il presidente genoano Preziosi e i suoi soci, l'altro giorno, sono stati giudicati da una giuria che ha passato tutto il tempo del processo a scambiarsi bigliettini, come i bambini delle elementari, con frasi tipo "Hai visto quel Preziosi che faccia da fesso?" e "C1, C2, Dilettanti... mandiamoli più giù che si può", che recuperati dal cestino sono stati mostrati alla stampa; sarebbe uno scandalo, se Preziosi non fosse antipatico agli amici degli amici.

Tuttavia, ammesso che pagare qualcuno per vincere (cosa che dovrebbe fare di suo, se non fosse che in Italia, come si diceva, le partite di fine campionato sono truccate di default) sia corruzione, trovo altrettanto disgustoso il fatto di tirare in mezzo un'altra squadra, per di più strettamente gemellata, solo per buttarla in caciara. Anche solo dieci anni fa, per rispetto reciproco, non sarebbe successo.

Insomma, si dice che sia il mondo del calcio che la Torino bene (leggasi Fiat) siano contro il Toro, con scopi misteriosi, dal rendere la Juve l'unica squadra sul palcoscenico olimpico (onestamente improbabile) al trascinare nel crack la Ergom di Cimminelli, una delle poche aziende torinesi che vanno decentemente, per comprarsela a prezzi di saldo (già più probabile).

Se è certo che il mondo del calcio è un bubbone di arroganza, di sporco e di vergogna che andrebbe rasato e ricostruito da zero, se è certo che il Toro è come al solito poco simpatico a quelli che contano, se è certo che Cimminelli il suo bel dolo ce l'abbia messo, se è certo che non ci sono stati aiutini di alcun genere (pare che manchino garanzie solo per dieci milioni su quaranta...) quando altri hanno avuto aiutoni, io non credo però che ci sia un complotto per far fallire il Toro. Credo invece che sia la riprova di come la nostra signorilità tutta torinese, nell'Italia di Berlusconi, non paghi.

Per settimane, le cronache giornalistiche sono state piene di immagini di tifosi che protestavano: a Messina e a Genova. Se il Genoa era obiettivamente insalvabile, per il Messina si sono mossi tutti i politici siciliani, sia per sostenere economicamente la squadra, sia per sostenerla politicamente, finchè il poterucolo di Gazzoni si è scontrato con il potere vero di Totò Cuffaro, e il TAR ha immediatamente e con scuse ribaltato la sentenza.

Da noi, Chiamparino si è sbattuto, arrivando ad ottenere la sponsorizzazione Smat nel caso in cui il Toro riparta dalla B con una nuova società; di Saitta e Bresso non si hanno notizie. Nessuno però che sia andato ad usare le armi pesanti, che abbia fatto un po' di rumore, che abbia anche solo detto una cosa peraltro evidente, cioè che la scomparsa del Toro destabilizzerebbe l'ordine pubblico in vista delle Olimpiadi.

Peraltro, non l'hanno detto perchè non è vero: se a Messina e a Genova i tifosi bloccavano traghetti, occupavano binari, fermavano le autostrade, noi ci siamo limitati a fiaccolate e cortei; il massimo del casino è stato un cassonetto bruciato. C'è stato grande fermento, grande calore, grande rabbia (ma solo sui forum e sugli adesivi), anche iniziative eccezionali, mai viste prima, come gli utenti del forum di Toronews che si tassano per comprare una pagina del Sole 24 Ore e invitare qualcuno a investire; ma nessun rumore, che poi, non si sa mai, potremmo disturbare. E senza rumore, oggi, si è invisibili, quindi non si conta niente.

Da persona civile, io sono orgoglioso di appartenere a una tifoseria del genere; però c'è un limite anche a farsi prendere per il culo. Perchè sia il calcio che la giustizia, oggi, sono politica, e l'unico modo che la gente ha di influenzare la politica è apparendo. Se fosse stato chiaro a tutti che veramente, in assenza del Toro in A, la città sarebbe stata messa sottosopra, e le Olimpiadi sarebbero state impossibili, vi assicuro che i vari cavillatori e manovratori se la sarebbero fatta addosso, e le cose sarebbero tornate subito a posto: perchè del resto la nostra classe politica nazionale, oggi, sa benissimo che la propria strada per il successo è garantire panem et circenses.

Adesso, non si può fare altro che aspettare la sentenza, prevista in giornata, e con tutta probabilità godersi il Toro-bis, iscritto alla serie B con una squadra di diciottenni e una società di poveracci. Intendiamoci, massimo rispetto e massimo supporto a Rodda, Marengo e agli altri che hanno avuto il coraggio di rischiare ancora, e senza i quali il Toro sarebbe morto; ma se questo è il massimo che una città come Torino può esprimere per supportare la propria prima attività sportiva e un pezzo fondamentale della propria identità collettiva, siamo ridotti veramente male.

E però, nulla mi toglie dalla testa che, se per una volta i torinesi si fossero incazzati sul serio, da Roma ci avrebbero, una volta tanto, almeno rispettati.

Speroma bin. Forza Toro.


--vb.

<< Per fare un alberoLa guerra sulla pelle >>

<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
raccoss
9 Agosto
10:35
E' un articolo ben scritto, interessante e con una teoria verosimile (ma non l'unica).
Dissento solo nel finale, in quanto non credo più in questo calcio.
 
Libero Blog Staff
9 Agosto
12:23
Gentile autore, ti comunichiamo che il tuo post, visibile all'indirizzo http://liberoblog.libero.it/italia/bl945.phtm l ritenuto particolarmente valido dalla nostra redazione, è stato segnalato all'interno di LiberoBlog, il nuovo aggregatore blog di Libero.it Pensiamo che questo ti possa dare maggiore visibilità sul web e presumibilmente maggiore traffico sul tuo blog, in quanto Libero.it è visitato quotidianamente da milioni di persone. Nel caso tu fossi contrario a questa iniziativa, il cui fine è quello di segnalare ai nostri lettori i contenuti più validi rintracciati nella blogosfera, ti preghiamo di segnalarcelo via e-mail chiedendo la rimozione del tuo post dal servizio. Procederemo immediatamente. Per saperne di più di LiberoBlog e sulla sua policy http://liberoblog.libero.it/disclaimer.php Per suggerimenti e critiche, non esitare a contattarci a questo indirizzo e-mail: blog.n2k@libero.it Ringraziandoti per l'attenzione, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti LiberoBlog Staff
 
AleRoots
9 Agosto
12:27
E' un articolo in cui, neanche troppo tra le righe, si incita alla violenza e alla guerriglia urbana. E il tutto per il nobile scopo di salvare una squadra di calcio, secondo il principio, lo fanno tutti, perché noi no (lo stesso che quando tirato in ballo da qualche politico coinvolto in ManiPulite faceva gridare allo scandalo).
Stando al livello degli altri articolo, mi aspettavo tutto tranne che una cosa di questo genere, certo che se il calcio onnubila la mente anche delle persone intelligenti, siamo messi proprio male.
 
vb
9 Agosto
14:08
Non necessariamente si deve passare alla violenza, che è la risorsa degli stupidi; il punto è osare un po' di più, e alzare il livello di visibilità, con proteste pacifiche ma che provochino disagi, o che facciano notizia. Tra l'altro, questo vale non solo per il Toro, ma per la Fiat, e per tutte le altre risorse che stanno venendo piano piano a mancare in questa città, apparentemente senza alcuna reazione.

Certo che se accetti in silenzio qualsiasi cosa ti facciano, poi la gente non si accorge più nemmeno di starti trattando a pesci in faccia.
 
Piero
9 Agosto
16:12
Fino a quando avevo 15 anni ho tifato juve, poi fino a 25 anni ho tifato toro, ora non tifo più per nessuno. Il calcio mi dà allergia. Comunque complimenti per l'articolo molto bello.
 
D7
9 Agosto
22:03
Da granata purosangue mi dispiace più per l'annullamento del titolo sportivo e per la perdita di quei pochi giocatori buoni che avevamo che per la negazione della "A" (tornare nella massima divisione per prenderci 5-6 pappine da Juventus e Milan e finire a fondo classifica non è una prospettiva che mi alletti).
La cosa veramente triste è il fatto che se non hai l'aiutino ti prendono allegramente a sberle. Ma prima ancora c'è da considerare che il calcio fino a 15 anni fa non aveva grandi differenze tra le 'big' e le altre squadre, ora un panchinaro di una grande squadra vale (economicamente) tanto quanto un'intera squadra da salvezza. Le società piccole (e non solo) si svenano per avere un organico decente con le conseguenze economiche che tutti vediamo.
Ah, io rispetto il Genoa (è la mia seconda squadra), ma c'è da dire che in C1 c'era già finito 2 anni fa. Ed ha contribuito alla mitica B a 24 squadre per essere ripescato.
 
jest
10 Agosto
2:03
troppo generoso con cimminelli, caro compagno di sofferenze. D'accordo, prima di lui i soldi venivano direttamente dal colonnello Noriega ma le speculazioni sul Fila e le balle sparate a propulsione nucleare non meritano la minima comprensione. Rispetto alla visibilità: facciano pure come credano i Biondi-Preziosi e i Lotiti e i Gazzoni, chissenefrega. Noi abbiamo un'altra storia da difendere, dell'aiutino mi vergognerei vita natural durante.
 
Samuele
10 Agosto
8:02
Bellissimo articolo che sottoscrivo in pieno. Unico difetto: non puoi difendere Cimminelli e Romero. Ok, tante cose buone, ma le frottole che ci hanno raccontato negli ultimi 5 anni non meritano rispetto. Fossero stati sinceri tanto di cappello ma le bugie sono state troppe e troppo grosse. Sempre Forza Toro.
 
flavio
10 Agosto
8:25
Cimminelli ha solo inferto il colpo mortale... La fine inizia dal dopo Pianelli. Vi ricordate il toro di Borsano (quanti soldi incassati da lui per Lentini & c.) e il toro non ha mai visto una lira.
Una domanda: come può una società che da anni fa mercato con soldi=zero e riduce gli ingaggi in modo drastico avere un buco nel bilancio 2004 pari a 120 milioni?
L'unico rimpianto è vedere la squadra attuale preda degli sciacalli. In fondo si era conquistata la serie A con un gruppo di giovani del vivaio più o meno recente( Sorrentino, Comotto, Balzaretti, Mezzano, Mantovani, Vaillati,Quagliarella) la scommessa Mudingauiy e l'unica "perla" Pinga.
Non pareva come si dice ... di aver fatto il passo più lungo della gamba.
 
marcello
10 Agosto
13:44
Perchè il Toro deve fallire e la reggina che è nelle stesse condizioni finanziarie no? e la lazio?Impediamo di giocare il prossimo campionato di seri A. Occupiamo il delle alpi quando gioca in casa la juve.
 
marcello
10 Agosto
13:50
consiglio a tutti quelli che hanno voglia di leggere, un bel libro:"Nel fango del dio pallone" di Carlo Petrini
 
Luca
10 Agosto
14:59
Secondo il mio parere è un articolo scritto più che con la penna con il cuore. Non ho visto i bilanci del Toro di Cimmi, ma secondo me erano veramente tristi.....(o almeno lo spero). Reputo l'articolo fatto veramente bene, condivido tutto....anche la gioia di far parte di una tifoseria civile.
 
Zonter
10 Agosto
17:10
Mi complimento per l'articolo (è stato segnalato su it.sport.calcio.torino), speriamo solo che questa fine rappresenti anche un inizio.
 
hover
10 Agosto
17:22
"E però, nulla mi toglie dalla testa che, se per una volta i torinesi si fossero incazzati sul serio, da Roma ci avrebbero, una volta tanto, almeno rispettati."

Caro Bertola

I Torinesi, tifosi del toro come me, ultimamente hanno altro a cui pensare... e il toro passa in secondo piano. Mi perdonino gli altri tifosi ma come si fa a scendere in piazza per il toro mentre non si scende in piazza per un posto di lavoro? Perché vedo 10-20 mila persone che sfilano per il Torino ma non contro la cassa integrazione?
Cari Signore il Torino sta morendo e con lui tante persone soffrono. Quelle persone che ebbero finalmente il coraggio di spendere 10 euro per riempire uno stadio e una volta tanto sorridere festeggiare piangere di gioia affidando ad una squadra di calcio il riscatto a tanti soprusi quotidiani. Ma quel Torino ha tradito il suo popolo trasformando in una farsa quella festa. Perchè tutto si sapeva in partenza, in quello spareggio si furono presentate due squadre già senza speranza.
Purtroppo quelli come me che hanno devoluto dei sacri 10 euro (moltiplicati per moglie figli e parenti) per il Torino, solo oggi hanno capito di essere stati presi in giro.
Sa cosa succede? Che chi resiste al quotidiano non si riconosce più in questo Torino. Il granata puro sa soffrire, ragiona, incassa e qualche volta reagisce. Ma questo Torino è spento, il granata non si riconosce più, questo Torino riflette il carattere dei suoi ultimi proprietari: vivere con sufficienza, aspettare che la provvidenza risolva i problemi. Per questo Torino non si può scendere in piazza, non si può lottare. Un Torino così può solo fallire.
 
Rick
11 Agosto
0:23
Caro Bertola,
piange il cuore per com'è andata.
Ma, complice una città in vacanza, complice una crisi industriale senza fine, a protestare per il Toro ci si è ritrovati in troppo pochi per far capire al Potere quanto a cuore sta la nostra amata squadra a questa città.
Non ci contiamo più anche fra di noi, come potevamo sperare di contare qualcosa per il Potere?
A Torino lo spirito di contestazione è moribondo: l'ho visto io stesso, in piazza, per uno sciopero dei metalmeccanici in luglio: poche decine di migliaia di persone, con un palco sul lato di piazza Castello, quello verso il Regio. Non c'era abbastanza gente da arrivare a metà carreggiata: d'accordo, molti cercavano magari l'ombra, ma non erano comunque abbastanza da rendersi visibili.
Come si può sperare di fare qualcosa per questa città quando a partire da cose che toccano il portafoglio non si riesce a portare in piazza la gente?
Come si può sperare che i torinesi-torinisti-granata abbiano la forza di protestare, quando non hanno più neanche la forza di scendere in piazza per difendere un posto di lavoro?

Forse non è morto solo il Toro, è morta anche l'identità sociale, uno spirito aggregativo: wui si vive alla giornata, si spera di arrivare a fine mese. Si spera in un miracolo. E allora, alla fine, persino la morte del Toro, sapendo che con essa andrà via l'innominabile e arriverà un capingo qualsiasi, diventa un motivo di speranza, un "male minore" necessario.
Torino è ormai una città stanca, allo stremo delle forze, delle energie. In un Paese dove vince chi alza di più la voce, pur avendo oltremodo infranto le regole, coloro i quali le regole le hanno sì infrante, ma hanno anche cercato di rimediare agli errori, se operano nel silenzio sono destinati all'oblio.
E' un'ulteriore anomalia che cottradistingue il nostro Paese.
 
Marco
11 Agosto
10:32
Condivido gran parte di questo Suo punto di vista/teoria, tuttavia quello che mi piacerebbe che qualcuno spiegasse è che fine fanno quello che resta del Filadelfia e, soprattutto, il nuovo Comunale!
Diventano la dote della nuova "entità" Torino calcio & cricket & bigliardino club oppure sono la "buonauscita" per il quale Cimminelli ha tradotto in realtà quanto per anni ha occultato con la "collusione" di quelle persone che Lei dice essere distanti dal Torino, ma non dagli amici degli amici.
Guarda caso il Torino fallisce non tanto sul filo di lana dei 100 anni, bensi a pochissimi mesi dalle Olimpiadi invernali che, secondo la mia modestissima opinione, saranno il mega affare per i 10-15 imprenditori edili locali (e qualcuno si fa già vergognosamente propaganda elettorale in tivì per il prox anno!!!!)e, purtroppo, saranno il mega flop che darà la mazzata definitiva a questa città, oramai diventata un immenso cantiere di civili abitazioni (spina 3, via cigna, piazza galimberti o balilla come la chiamava mio padre...) che poi chissà chi le compra tutte 'ste case visto che siamo ormai quasi tutti disoccupati!
Ed una volta finite tutte 'ste case, che poi rimangono invendute per la troppa offerta, le NOSTRE case quanto varranno ?
In definitiva penso che Torino (e non il Toro) sia vittima del modus operandi che in questi ultimi anni ha contraddistinto la nascita di imperi imprenditoriali dal nulla, con al vertice un nulla che ha fatto i soldi solo perché "con le giuste conoscenze e 4 soldi (sempre degli altri)" ne fai molti di più. Ed in c..o alla legalità! Basta far(si) i soldi.
Di fronte a questo scenario individualistico (SEMPRE VINCENTE) come fanno a reggere gli ideali Taurini, onesti ma votati al martirio ?
 
marcello
13 Agosto
17:37
questo calcio è malato e marcio.Berlusconi,Moratti,Moggi e la gea l,hanno distrutto.Non ne voglio più sapere.Tifo TORO ma proverò a farne senza, di questo calcio non ne voglio più sapere.Guadagnano milioni di euro, ci pigliano per il culo e intanto attorno a noi le fabbriche chiudono, le aziende licenziano e la gente fa enormi sacrifici per campare.
 
luca
14 Agosto
0:41
Lo spagnolo ricco acquista il parma e non il toro, che logica puo' esserci dietro, credete davvero che il parma possa garantire un ritorno di immagine e di denaro superiore al torino?
Il destino del toro lo ha gia' scritto la finanziatrice della juve.
Per quanto mi riguarda posso fare una cosa non COMPRARE MAI UNA AUTO DELLA FIAT o DI UNA CASA COLLEGATA, lancio un appello a tutti i tifosi per un tam tam di boicottaggio, FIAT=JUVENTUS, NON COMPRATE MAI AUTO FIAT, PASSATE QUESTO APPELLO IN RETE.
 
marcello
14 Agosto
18:41
complimenti Luca.per una squadra di calcio lasciamo in mezzo alla strada migliaia di lavoratori.Complimenti anche ai nostri amati giocatori e al loro attaccamento alla maglia; non ne è rimasto uno, addirittura Pinga è andato al trevisouna delle squadre più razziste d'italia con in testa il suo bel sindaco.
 
renato rivetti
24 Agosto
13:53
più rileggo il Tuo articolo e più mi rendo conto che per noi,che da 56 anni siamo in ambasce,il peggio non ha mai fine.Io ,sono anni che non uso auto Fiat,sono anni che abooro tutto ciò che è ad essa correlato,ma sono,come molti,un Davide sfigato che ha la fionda rotta e la congiuntivite,per cui ....Ho un sogno,ricorrente ,che Tu hai già esternato in altro articolo.Io farei volentieri il Carraro del Tuo,nostro immaginario.Per quanto riguarda i giocatori che se ne sono andati, indifferenza ed oblio possano accompagnare le loro brevi,si spera,e sfortunate carriere.
 


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