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Numero 74 - 26 Marzo 2004 (Venerdì), 23:41

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Scrivo questo post mentre sono seduto a un tavolino di vetro, nel vasto androne di fronte alla sala dell'ECOSOC, al secondo piano del Palazzo dell'Assemblea Generale, proprio di fianco al Palazzo di Vetro, la sede generale delle Nazioni Unite a New York.

Il motivo principale per cui lo scrivo, mi sembra chiaro, è per postarlo e poi poter dire di aver bloggato da qui. Ma è anche per mettere in chiaro alcune cose: ad esempio, quando vedete il Palazzo di Vetro al telegiornale sembra sempre in cima a una collinetta in fondo a un prato o qualcosa del genere, mentre in realtà è soltanto un ennesimo grattacielo di vetro affacciato quasi sulla strada, in mezzo ad altri grattacieli di vetro. Cioè, il prato c'è, ma si nota poco, e comunque è in una zona laterale e inutile; anche se presumo che l'inquadratura dal lato dello stretto, da cui noi non siamo mai stati fatti entrare, sia quella canonica.

La sede delle Nazioni Unite è un concentrato di alta tecnologia degli anni Cinquanta; da allora, credo che abbiano soltanto aggiunto qualche PC, e comunque non molto di recente. Corridoi e saloni sono maestosi e pieni di regali e ornamenti da tutte le nazioni del mondo; però nei cessi c'è il porta-fazzoletti-di-carta manuale (niente asciugatoi ad aria calda) e pure scassato. E le segnalazioni interne sono fatte con le scatole rettangolari di metallo col neon dentro e una maschera intagliata fuori a comporre la scritta, come si usava prima che inventassero i LED e i sistemi di stampa computerizzata.

E soprattutto, nel mega-salone con una sedia per ogni nazione del mondo, le postazioni hanno sì il regolamentare auricolare da traduzione simultanea, ma non hanno una presa di corrente. Immaginate voi un meeting di 300 persone che discutono della gestione di Internet, in una stanza di 60 metri per 40, in cui ci sono in totale due prese di corrente: dopo un'ora tutti i portatili si sono spenti e c'è stata un'ondata di panico generale, con gente obbligata - orrore! - a usare carta e penna. C'è anche una rete wi-fi, ma è scarsissima, cade ogni dieci minuti e, a giudicare dalla velocità, esce verso Internet con una 128k...

Insomma, sono stati due giorni di meeting un po' paradossali: un incontro aperto tra governi, aziende e società civile a proposito del futuro delle nuove tecnologie, in cui però per poter parlare dovevi scrivere nome e affiliazione su un pezzo di carta e portarlo al Chairman, che lo metteva in un mucchietto a seconda di chi eri e faceva parlare più o meno un rappresentante della società civile (scelto tra quelli conosciuti ed amici) ogni dieci governi.

Io ho provato per due volte a iscrivermi per parlare, e per due volte non sono stato considerato in nessun modo. E a parte la ferita al mio insaziabile ego, non sono stato l'unico a non avere chances di farsi sentire, e certamente questa non è una buona premessa per questo processo.

Già, ma forse è meglio che vi racconti prima cosa sono venuto a fare qui! Bene, forse saprete che il WSIS di dicembre aveva deciso di creare un gruppo di lavoro tripartito (cioè non solo governativo) sui temi della Internet Governance, e che in questi mesi si sono svolti vari incontri (uno dell'ITU a Ginevra e uno a Roma presso ICANN, quest'ultimo co-organizzato da me) per discutere come realizzare in pratica questa indicazione.

Questo alle Nazioni Unite doveva essere il meeting conclusivo in cui si discuteva la composizione e il modo di operare di questo gruppo; e io ero già pronto con tutti i miei discorsi sull'importanza di coinvolgere gli utenti finali, pena la realizzazione di regole ingiuste e impopolari che non si riesce a far rispettare. Peccato che non solo non me li abbiano fatti fare, ma abbiano accuratamente congegnato l'agenda in modo che si parlasse del più e del meno e di tutto lo scibile terracqueo, ma non del problema in oggetto.

Quindi, a mia parziale consolazione, ho potuto andare nel gruppo di lavoro su "Contenuti e transazioni" e fare tutto il mio pippone sull'iniquità delle attuali regole sul copyright nel mondo digitale, con tanto di esempio vero sulla mia impossibilità di reperire legalmente 32 piccoli film su Glenn Gould in Italia, che ha conquistato la ventina di presenti nonchè il cuore del presidente del gruppo di lavoro, che per mia fortuna era proprio canadese; e ho potuto quindi ascoltare il suddetto signore riferire per filo e per segno all'assemblea plenaria, pur marcandola come "ambiziosa", l'idea comune del gruppo di lavoro che i trattati internazionali sul copyright siano da riequilibrare in favore degli utenti.

Peccato che questo non avrà mai alcun risultato pratico, perchè il vero motivo per cui si è messa in piedi questa baracca è che un certo numero di governi pretendono che gli americani cedano il controllo ultimo sulla radice del DNS; e gli americani sono probabilmente disponibili a cedere su questo punto, ma non certo su altre "cosette" come gli interessi delle loro major cinematografiche, musicali ed informatiche.

Forse la cosa più sensata l'ha fatta il rappresentante di Cuba, raccontando l'aneddoto del programma di cooperazione che fa arrivare a dorso di mulo alcuni PC in uno sperduto villaggio sulle montagne; gli occidentali del programma, arrivati nel villaggio, dicono ai locali "Vi abbiamo portato una cosa che cambierà la vostra vita!", e i locali rispondono "Grazie!", e si prendono i muli.

Comunque, è stato utile venire qui, anche solo per fare nuovi incontri; tra le new entry nella mia pila di biglietti da visita ci sono un certo numero di funzionari del Ministero dell'Innovazione, ed è stato interessante sentire i loro commenti sul decreto Urbani. Ma non è il caso di parlare qui di queste faccende, venite il prossimo weekend all'Hackmeeting 2004 a Genova e ne discutiamo a voce.

E poi, ho conosciuto un po' di esponenti di varie associazioni americane, tra cui un simpatico ragazzo dell'ACLU e il direttore esecutivo di IP Justice. E sì, anche lei sapeva del decreto Urbani (per la serie: facciamoci conoscere).

Va bene, mi lascerò per la prossima volta il racconto del viaggio di andata e ometterò il resto di questi due giorni, compresa la quesadilla al pollo presso la mensa delle Nazioni Unite oggi a pranzo (buona!), la sogliola allo zafferano presso un ristorante alla Grand Central Station ieri sera (notevole!) e i biscotti offertici oggi pomeriggio dalla Ford Foundation (ottimi! e spettacolare anche il giardino interno al grattacielo). Spero di non dover fare una gastroscopia.


--vb.

<< L'Italia del valoreNew York >>

<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
FRANK
29 Marzo
11:49
" Spero di non dover fare una gastroscopia" ....anche perche' ti costerebbe un occhio....
 
name
2 Aprile
5:00
si, ci parlerai del WSIS e delle logiche che girano intorno a questa lobby (non mi viene altro termine) a genova. Ma non ti dilungare su nyc (ho visto anche il commento del 2/4) altrimenti non ci vuole andare piu' nessuno. E' infatti l'aspettativa che la rende tanto interessante, a mio giudizio.
Robin Gross e' decisamente un mito, tanto speciale da non sembrare neppure vera. Ha certo saputo del decreto Urbani a Strasburgo, dove si e' recata per la campagna anti-IPRED negli stessi giorni.
Al palazzo dell'ONU io ci avrei attivato 4U1UN.

Ciao,
odo
 


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