Covid-19 e PM10, è ufficiale: i giornali italiani sparano titoli a caso
Ho letto con interesse le notizie per cui “è ufficiale, il PM10 trasmette il coronavirus”, come da ineffabile titolo dell’Agenzia AGI (ma tutti i giornali sono della stessa forza), che cita un “annuncio” della Società Italiana di Medicina Ambientale che direbbe che “il coronavirus è stato ritrovato sul particolato”.
Ma essendo abituato a verificare le notizie, sono andato sul sito della società stessa per leggere nel dettaglio. Bene, l’annuncio non c’è: in home page c’è il link a un corso per pubblici amministratori (“patrocinato dalle Regioni ospitanti”, chissà se sganciando soldi pubblici), in cui si spiega cos’è il PM10 ma di covid-19 non si parla; e la sezione “Pubblicazioni COVID-19”, che nel menu è proprio a fianco della pagina per le donazioni, la vedete qui sotto nello screenshot.
C’è, è vero, un “position paper” di un mese fa. Come dice il nome, non è uno studio scientifico soggetto a verifica e revisione di altri scienziati, ma rappresenta semplicemente l’opinione dell’associazione. In pratica, l’opinione è che esista un legame tra PM10 e coronavirus perché hanno ritrovato una correlazione statistica tra le aree con più morti e le aree con più inquinamento.
Ma chiunque mastichi un po’ di pensiero razionale ormai sa che una correlazione statistica non prova affatto una relazione di causalità , come si vede anche dalle mappe che imperversano su Facebook e “dimostrano” la correlazione tra coronavirus e antenne cellulari, o tra coronavirus e supermercati, o tra coronavirus e piccole-medie imprese (“il virus è stato inventato per far chiudere i negozi della gente e arricchire i ricchi!”).
Il livello di prova scientifica è quello; il resto del paper è dedicato a dire che siccome in Cina hanno trovato dei batteri nel PM10, o l’inquinamento peggiora il morbillo, allora il PM10 deve per forza anche spargere il covid-19 – ma senza nessuna prova sperimentale o clinica.
Insomma, lo studio che proverebbe il ritrovamento dell’RNA del virus sul PM10, possibilmente con peer review di scienziati terzi qualificati, io non l’ho trovato. L’unica cosa che è apparsa su una rivista scientifica (il BMJ) è una versione riassuntiva in inglese del position paper, pubblicata non come articolo ma come commento a un altro articolo, e solo con un bel punto interrogativo al fondo dell’affermazione: “Is there a Plausible Role for Particulate Matter in the spreading of COVID-19 in Northern Italy?” (chissà ).
Probabilmente l’articolo scientifico vero e proprio, quello con la scoperta del fatto che il virus infetta le persone viaggiando sul PM10, è ancora in corso di pubblicazione, ma fin che non esce e non lo si può leggere, non si capisce da cosa siano giustificati i titoli dei giornali, e a maggior ragione cosa sia “ufficiale” (un bel niente).
Dopodiché, è del tutto possibile che l’inquinamento dell’aria – che di sicuro non fa bene e va combattuto – giochi un ruolo anche in questa epidemia, anche solo come fattore di rischio che peggiora statisticamente l’esito della malattia. Solo, prima di sparare notizie terroristiche e spaventare la gente facendo credere che si possa morire semplicemente respirando il PM10, sarebbe bene avere qualche prova in più.
Del resto, se anche ci fossero davvero tracce di coronavirus sul PM10 (cosa non sorprendente, visto che le hanno trovate anche nelle fogne e più o meno ovunque), mi pare molto probabile che siano tracce deboli e non infettive; altrimenti, semplicemente, nella Pianura Padana ce lo saremmo già preso tutti.