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Archivio per il mese di Maggio 2007


giovedì 31 Maggio 2007, 10:06

Impressionante

È l’unica cosa che si può dire del nuovo Street View di Google Maps: l’ho provato con un po’ di scetticismo, e invece lascia veramente a bocca aperta.

In pratica, andando alla mappa di un luogo coperto dal servizio, e cliccando sul pulsante “Street View”, le strade supportate compaiono bordate di blu. Cliccandoci sopra, potete posizionare un omino che guarda in una certa direzione: si aprirà una finestra sopra la mappa, da cui vi apparirà la vista tridimensionale del luogo come è in realtà!

In pratica, si tratta di una elaborazione da fotografie bidimensionali (richiede Flash Player 9); quelli di Google devono aver messo a punto una macchinetta che, spostandosi per la città, scatta una fotografia grandangolare ogni pochi metri. Unendo tutta questa mole di immagini, con un algoritmo per simulare le prospettive, riescono a generare una vista più che credibile del luogo. Dentro la fotografia, due freccette sulla strada permettono di camminare avanti e indietro; in più ci sono pulsanti per zoomare e ruotare la vista.

Il servizio per ora funziona solo sul Google Maps americano e solo in una manciata di grandi città. In compenso, io ho guardato San Francisco e ho scoperto che la copertura è molto maggiore di quel che mi aspettassi, arrivando anche nei quartieri della prima periferia, e persino oltre il Golden Gate, a Sausalito e a Belvedere; verso la Silicon Valley ci sono un paio di autostrade coperte, fino ad arrivare a Palo Alto e Mountain View che, in quanto sedi di Google, sono coperte capillarmente.

Potete così divertirvi a partire dalla Coit Tower e fare la passeggiata in discesa, o a percorrere il Golden Gate a piedi, o a girare per qualsiasi parte famosa della città; anche se ‘sti maledetti, di tutto il quartiere, hanno lasciato fuori proprio quei tre isolati di Bush Street dove (al numero 2509) stava la sede di Vitaminic USA. Potete persino passeggiare accanto alle auto parcheggiate di fronte al Googleplex (notate i coni stradali colorati), anche se non vi faranno entrare! Se non siete mai stati a San Francisco, questa è l’esperienza remota più realistica che potete avere: occhio, perchè potreste perderci la mattinata.

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mercoledì 30 Maggio 2007, 08:51

Campagne preventive

L’intenzione di Montezemolo di “scendere in campo” – presumibilmente come nuovo candidato premier del centrodestra e risucchiatore dei forzitalioti scontenti del Cavaliere – deve essere davvero seria, e preoccupare davvero Berlusconi: difatti, ieri sera Striscia la Notizia ha dedicato un lunghissimo servizio in apertura a sbertucciarlo!

Anche se la battuta migliore l’hanno fatta Ficarra e Picone, chiosando che “effettivamente Montezemolo tra una decina d’anni potrebbe essere pronto per scendere in campo, visto che ha solo sessant’anni”.

(La battuta migliore però riguardava gli statali: “Conclusa positivamente la trattativa per il rinnovo del contratto dei dipendenti statali; annullato il previsto sciopero di questa settimana, tirano un sospiro di sollievo i proprietari dei bar attorno ai ministeri.”)

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martedì 29 Maggio 2007, 16:22

Plasmon

Oggi nella pausa pranzo, come talvolta capita, ho fatto un giro alla Fnac di via Roma. E ho notato un fenomeno interessante: l’area dei televisori al plasma, che una volta era limitata al crocicchio nel passaggio di arrivo delle scale mobili al piano inferiore, ha invaso completamente tutta la parte centrale del piano, occupando anche la zona dove una volta c’erano i giochi delle console, e arrivando a lambire e comprimere la zona dei libri e della musica.

Sarà che ciascuno di questi oggetti ha un certo ingombro, e quindi un minimo di assortimento occupa già una superficie considerevole. Eppure, non sono proprio regalati, a 1300 euro per un 42 pollici senza fronzoli, e ben oltre 2000 per un 50 pollici; ma, a giudicare da un indicatore affidabile come la visibilità nei negozi, stanno facendo furore.

Pare quindi che due anni fa ci sbagliassimo, quando ci indignammo per l’allora ministro Prestigiacomo che in televisione da Floris, commentando un servizio sulla crisi della Mivar, disse “E certo, fanno ancora televisori col tubo, al giorno d’oggi chi li vuole più? Tutti si comprano i televisori al plasma.”

D’altra parte, per una generazione che ha indebitato il Paese al 120% del PIL pur di regalarsi assistenza e pensioni oltre le proprie possibilità, volete che sia un problema caricare i propri figli di un rateo decennale per il televisore fighetto?

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martedì 29 Maggio 2007, 15:42

Scelte rovinosamente sbagliate

Come arrivare a casa con il cielo grigio, e pensare: “Ma sì, non ho voglia di mettere la macchina in garage, lasciamola fuori che tanto è sporca, così la pioggia la pulisce un po’…”

Dieci minuti dopo, comincia a grandinare.

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lunedì 28 Maggio 2007, 13:05

La solitudine delle persone serie

Non volevo commentare anch’io il caso WikimediaDel Papa; ormai in rete ne hanno già parlato tutti, in ogni maniera (se siete tra i pochi che non conoscono la storia, .mau. ha un buon riassunto con interessanti commenti).

Il tema, tutto sommato, è banale: è ovvio che qualcuno deve rispondere di ciò che pubblica a mezzo web, compresa Wikipedia; se uno si ritiene diffamato da un articolo di Wikipedia, ha tutto il diritto di portarne gli “autori” e gli “editori” in tribunale. La legge dovrebbe essere diversa rispetto alla carta stampata, sollevando dalle responsabilità chi gestisce siti che raccolgono contributi dagli utenti – a parte quelle di intervenire su segnalazione – e concentrandola sui singoli autori; d’altra parte, gli autori di Wikipedia dovrebbero essere più chiaramente identificati, non solo per poter rispondere di fronte alla legge (cosa che comunque già si ha, risalendo all’indirizzo IP) ma anche per poter valutare la credibilità e l’imparzialità della fonte. In ogni modo, è una questione legale che discuterà eventualmente un tribunale.

A me però, come sempre, interessa di più l’aspetto umano del caso: questo tizio che pare un po’ un Prospero Pirotti, ma di livello intellettuale decisamente superiore, avendo all’attivo libri seri e collaborazioni a riviste di prestigio. Il suo pirottismo sta nella prosa fiammeggiante con cui si scaglia più o meno contro tutto e contro tutti, apostrofando e criticando: in questo articolo trovate un bel po’ di esempi.

Di tale articolo, una cosa mi ha colpito: il fatto che, alla fin fine, a Del Papa si rinfaccino due cose.

La prima è quella di essere fuori dal coro. Lo si accusa di aver detto di Enzo Baldoni, invece di unirsi alle agiografie post mortem, che avrebbe dovuto evitare di rendere orfani i propri figli per fare l’eroe di sinistra in Iraq, una osservazione che personalmente mi pare condivisibile, anche se poi ognuno fa le proprie scelte di vita e ha le proprie priorità. Si racconta con compiacimento che è stato sbattuto fuori da una rivista di intellettuali perchè si è permesso (non sia mai!) di criticare Annozero di Santoro; con tanto di umili scuse a Santoro del direttore della rivista. Di questo, gliene si fa una colpa o motivo di irrisione.

La seconda cosa che viene rinfacciata a Del Papa è quella di essere serio. Di dire ciò che pensa credendoci davvero, fino al punto da indignarsi, incazzarsi, dare dei servi e dei venduti agli altri, passare ore a scrivere pagine e pagine per motivare e raccontare ciò che non ritiene accettabile, mettendoci dentro una evidente mancanza di comprensione per le motivazioni degli altri, una certa dose di maleducazione e un po’ troppa enfasi; ma anche passione e coraggio.

Ovviamente il tono che usa non è condivisibile; Del Papa dovrebbe avere maggior rispetto degli altri, meno suscettibilità, e probabilmente meno paranoia. Ma, alla fine, ciò di cui lo si accusa è di essere allo stesso tempo anticonformista, sincero, e non disposto ad adeguarsi; non portato a lasciar correre, a far finire tutto a tarallucci e vino, a lodare i santi e i defunti anche se di loro in cuor suo pensa peste e corna, a parlar sempre bene dei potenti e degli amici degli editori delle riviste su cui scrive, in puro stile italico.

E invece, in questo paese derelitto manca appunto la capacità di incazzarsi, di denunciare i re nudi che ci ammanniscono minchiate come se fossero capolavori artistici, di portare in tribunale chi ti sottomette o ti maltratta, magari nascondendosi vigliaccamente dietro un commento anonimo su una enciclopedia senza firme, o nel fiume del conformismo perbenista all’italiana, berlusconide e sinistrorso in egual misura, che è poi il bullismo della maggioranza di questo Paese contro chi non si adegua al malcostume.

Se l’incazzatura è immotivata, lo deciderà il tribunale. A me spaventa di più vedere la rete, in teoria spazio di libertà, occupata da una specie di linciaggio mediatico in coro, rivolto contro una persona che ha la colpa principale di essere diversa, e non accomodante.

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domenica 27 Maggio 2007, 23:50

Arrivederci e grazie

Questo è un avviso per quei tifosi del Toro che non frequentano i forum, e si limitano a leggiucchiare la Busiarda e guardare qualche trasmissione in TV: non sorprendetevi, non scandalizzatevi quando in un momento indefinito tra stasera e la prossima settimana Cairo annuncerà il licenziamento dell’allenatore Gianni De Biasi.

In fondo, a guardare la superficie, si rimarrebbe esterrefatti: De Biasi è l’allenatore che ha preso il Toro nel derelitto stato in cui si trovava nell’agosto del 2005, due giorni prima del campionato, e lo ha guidato a una incredibile promozione in serie A. Quest’anno è stato cacciato in modo assurdo tre giorni prima dell’inizio del campionato, è stato richiamato quando la squadra aveva perso sei partite di fila in modo indegno, si è messo in panchina ed è riuscito nella seconda missione impossibile, quella di salvarlo dalla serie B. Andrebbe portato in trionfo: allora, perchè cacciarlo?

E’ che, seguendo la squadra più da vicino, si scopre che le cose stanno un po’ diversamente. De Biasi è un allenatore medio, le cui scelte tecniche lasciano spesso molto a desiderare, così come l’interpretazione delle partite; e potremmo citare vari esempi di cambi sbagliati e partite buttate incredibilmente (qualcuno ricorda ancora Bari – Torino dell’anno scorso, da 0-2 a 2-2 negli ultimi quattro minuti). Ma il problema vero non è questo.

Quest’estate, De Biasi è stato cacciato (pare; si parla sempre di voci, che però hanno ricevuto numerose conferme incrociate) per un motivo preciso: pare che mentre Cairo lavorava per vendere un po’ dei giocatori in esubero dalla serie B – onesti pallonisti come Ungari, Orfei, Doudou, Martinelli, gente che al massimo può giocare in una media B, certo non in serie A – lui sottobanco li incitasse a non accettare il trasferimento, perchè li avrebbe fatti giocare anche a fronte di nuovi acquisti molto più forti: insomma, remasse contro il suo datore di lavoro.

Solo malignità? Bene, osserviamo cosa succede dopo: De Biasi viene cacciato, arriva Zaccheroni. L’inizio è difficile, ma dopo un paio di mesi la squadra comincia a riprendersi; alla fine del girone d’andata, il Toro ha 22 punti, mette in difficoltà Milan e Roma negli scontri diretti, è ben lontano dalle ultime posizioni e anzi sembra poter lottare per un posto in Europa. Poi, d’improvviso, il buio: sei sconfitte consecutive, via via sempre più imbarazzanti e inspiegabili.

L’ultima è a Verona, 3-0 dal Chievo. Il giorno prima, in ritiro a Desenzano, Zaccheroni chiude la squadra nello spogliatoio e pretende, in privato, fedeltà. Come risultato, il mattino dopo gli fanno trovare tutto in piazza su Tuttosport. Pancaro – uno che sarà anche vecchio e stanco, ma in termini di classe e carriera ad alto livello vale il resto del Toro messo insieme – sull’autobus si incazza con gli altri. Rosina, cosa pensa dei compagni l’ha già detto sul suo sito, finendo inevitabilmente in tribuna. Perchè quello che è chiaro è che il gruppo storico dell’anno prima, in testa Muzzi che non accetta di non essere titolare, ha smesso di giocare: vuole la testa di Zaccheroni, e il ritorno di De Biasi, a costo di mandare a monte la stagione.

E così, di fronte alla situazione, Cairo non ha alternative: licenzia Zaccheroni, che da signore non rilascia nemmeno una intervista, e richiama De Biasi, che ha nel frattempo rifiutato altre possibilità di tornare ad allenare; c’è chi dice che abbia addirittura manovrato la rivolta di spogliatoio per fare le scarpe al collega. De Biasi torna e rilascia dichiarazioni poco concilianti, come a dire: qui comando io. Dice che perdona Cairo per l’errore di averlo cacciato, ma che alla fine ha avuto ragione lui.

Guarda caso, tornato De Biasi, praticamente tutti i nuovi acquisti finiscono in panchina o in tribuna, e tornano in campo i senatori della B, da Ardito a Muzzi; e guarda caso, la squadra ricomincia d’improvviso a giocare. Grazie anche a un calendario favorevole, mette insieme un filotto di buoni risultati; a quel punto, ci si sente già salvi. E guarda caso, ricominciano le pessime partite, quelle svogliate, in cui i giocatori pascolano per il campo in modo irritante; e guarda caso, i vari senatori cominciano ad avanzare richieste di rinnovi di contratto e aumenti di stipendio.

Peccato che succeda l’imprevedibile: le ultime cominciano a fare punti su punti, la quota salvezza si alza, e il Toro si trova nei guai. Si salva solo grazie a un miracolo, a una incredibile vittoria a Roma in cui la Roma, imbottita di riserve per via delle finali di Coppa Italia situate il mercoledì prima e quello dopo, batte quindici calci d’angolo e prende tre pali, di cui uno al 93′. E poi, appena salvo, De Biasi non contento fa altre dichiarazioni bellicose: dice che Cairo pare non avere un progetto e rischia di prendere in giro i tifosi.

La summa di De Biasi è la partita con l’Inter di oggi: una prestazione irritante, dove la sconfitta era prevedibile, ma l’accidia con cui il Toro ha camminato per il campo è inaccettabile, senza provare mai a recuperare, senza un minimo di grinta. De Biasi schiera una formazione senza capo nè coda, con il giovane difensore centrale Ogbonna posizionato all’ala, e l’altro difensore Di Loreto come regista. Poi aspetta fino a cinque minuti dalla fine per inserire un’altra punta, come se non gli importasse di provare a pareggiare. Invece, mentre le altre squadre usano l’ultima partita per far esordire i giovani o per far giocare chi non ha mai visto il campo, lui manda in campo Luigi Martinelli, 37 anni a settembre, onesto difensore di B e C1 che in tutta la carriera ha visto la serie A solo quest’anno dopo il ritorno di De Biasi; la cui qualifica principale è quella di far parte del gruppo di “amici di De Biasi”.

Insomma, il giudizio della tifoseria (e di Cairo) è ormai quasi unanime: ci si trova di fronte a un allenatore che manovra lo spogliatoio, e che invece di far giocare i migliori manda in campo i propri fedelissimi, lavorando contro il presidente o contro l’allenatore precedente. Naturalmente esiste anche l’altra campana, quella per cui Cairo sarebbe un fanfarone o un pasticcione, Zaccheroni un incapace, e De Biasi ha salvato la situazione: lui sarebbe magari un po’ arrogante o suscettibile, ma non in malafede.

Quel che è chiaro – basta leggere – è che Cairo non ha nessuna intenzione di restare per un’altra stagione ostaggio dei propri giocatori ed eventualmente di De Biasi. E quindi, salutato il maggior numero possibile dei vecchi padroni dello spogliatoio, da Muzzi in giù, vedremo un nuovo allenatore, se non un clamoroso ritorno di Zaccheroni. Nel frattempo, benvenuti nel calcio moderno.

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domenica 27 Maggio 2007, 14:01

Disney spiega il copyright

Oggi è domenica, e quindi mi limito a lasciarvi con un pezzo di magistrale intrattenimento: la teoria del copyright spiegata dai personaggi Disney. Enjoy.

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sabato 26 Maggio 2007, 14:52

Monsieur Cimminaux

Le cronache sono tornate nuovamente a parlare del mitico Franco Cimminelli e del suo fu Torino Calcio: pare che, per il fallimento del suddetto, si vada al rinvio a giudizio. Questa, però, è storia nota; ce n’è invece un’altra che si svolge proprio in questi giorni.

Infatti, la fama del celebre calabroleso cittadino ha varcato i confini nazionali, giungendo fino in Val d’Aosta. L’altra sera, il TGR della Vallée ha trasmesso un lungo servizio sulla situazione pesantissima della Air Vallée, la compagnia aerea valdostana di proprietà della Ergom che, grazie al proprio tenace impegno sulle battutissime rotte Aosta-Roma, Torino-Pescara e Genova-Trieste, ha accumulato sei milioni di euro di debiti.

Se le pessime capacità manageriali del nostro, almeno quando non si parla di cruscotti, paiono confermate, più interessante è notare come anche in Val d’Aosta siano giunti alla stessa conclusione: nel servizio, Monsieur Cimminaux era presentato come un grande fornitore degli Agneaux, e pertanto, si diceva, “la pista porta alla Fiat”. E anche tralasciando come in questo contesto il termine “pista” acquisisca un almeno triplice senso, non si può evitare di notare come praticamente chiunque ritenga il Cimminelli, in termini affaristici, incapace di intendere e di volere per conto proprio; insomma, si dia per scontato che ci sia qualcuno che gli dica cosa deve fare dei soldi che il suo fornitore provvede a pompargli. Fossi in lui, non me ne farei un vanto.

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sabato 26 Maggio 2007, 12:48

Lidl entertainment

Stamattina, indovinate un po’, sono andato a fare la spesa al Lidl. E’ stata più dura del solito, perchè il sabato mattina il negozio è strapieno: tanto è vero che si è sfiorato il rissone, quando una coppia di albanesi ha cercato di infilarsi davanti a tutti e una signora romena un po’ più indietro si è messa a protestare.

L’idea di una albanese e una romena che litigano in cattivo italiano è piuttosto surreale; peraltro l’italiano era padroneggiato piuttosto bene, tanto è vero che la signora romena ha concluso a mezza voce con un eloquente “Albanesi tutti appesi” (ah, l’espansione delle massime da periferia coatta) che per fortuna gli altri non hanno sentito. Però, con un po’ di fortuna, prima o poi mi troverò in mezzo a un rissone interetnico: vedi che Lidl fornisce anche l’intrattenimento gratis per chi sta in coda?

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venerdì 25 Maggio 2007, 11:27

Al cine vacci tu

Non avevo ancora visto il Giro quest’anno; anzi, devo ammettere che da molti anni ormai lo guardo sempre meno, tra impegni lavorativi crescenti e qualità ciclistiche decrescenti. Eppure, in questi due giorni di montagna mi ci sono dato, nelle pause tra un lavoro e l’altro, e ieri ne sono stato completamente rapito.

La tappa di ieri rispondeva all’improbabile nome di Scalenghe – Briançon, un po’ come un Cavese – Manchester United che arrivasse sì all’Old Trafford, ma partisse dal Lamberti di Cava de’ Tirreni. Breve, ma epica, prevedendo due cime leggendarie come il colle dell’Agnello e l’Izoard. Ed epica è stata, con un approccio a velocità pazzesca a lasciare subito tutti sulle gambe, e un equilibrio incredibile tra i cinque, sei corridori sopravvissuti. Con tutte le canoniche storie e storielle a punteggiarla, e il gregario Piepoli che tira alla morte per cinquanta chilometri per il suo capitano e poi scoppia, e Garzelli che resiste coi denti sulle strade della sua ultima grande vittoria, senza più Pantani a fargli l’andatura, e Savoldelli che da un anno preparava la tappa e ieri è scivolato sulle strisce e gli fa male, e mentre scivola sempre più indietro gli viene da piangere e quasi da mollare la bici lì in mezzo a un prato; e i vecchi francesi in fuga di giornata, e i giovani che reggono e stupiscono tutti.

Alla fine, Simoni è il fesso di sempre e vince Di Luca. Il rilevante, però, è che si verifica proprio quel miracolo senza tempo di cui canta il Paolo Conte del periodo migliore, e i francesi che s’incazzano, e i giornali che svolazzano; e tutti noi che avremmo altro da fare, ma non riusciamo a smettere di guardare: forse avremmo da andare al cine, ma al cine vacci tu. Perchè non si spiegherebbe altrimenti come, nell’anno del Signore duemilaesette, ci siano ancora migliaia e migliaia di persone che si inerpicano sulle pietraie alpine con ogni mezzo possibile – poche auto, parecchi camper, una infinità di biciclette da corsa e se no, signori, a piedi – per accamparsi per uno o più giorni sul ciglio di una strada, solo per gridare “Alé” per una frazione di secondo, quando passa il primo della lista; e poi ancora “Alé” quando passano il secondo, il terzo e giù giù fino all’ultimo, che a differenza dei campioni è un onesto impiegato che guadagna al più come un vicedirettore di filiale bancaria, ma si tira su una bici a trenta all’ora per duemilacinquecento metri di dislivello, per poi riportarla giù a novanta all’ora e a pochi centimetri dalla roccia, e poi ancora su per altri mille metri abbondanti.

Sì, anche il ciclismo, come altri sport secondari al calcio ma non minori, ti può permettere di eliminare un po’ di fame e raccogliere un po’ di fama; ma non certo in modo tale da giustificare la fatica assurda che (doping o non doping, che la bici comunque non si muove da sola) si compie in questo sport; paragonabile probabilmente solo alla maratona, però a una maratona fatta tutti i giorni per tre settimane. Come nella maratona, la forza fisica è relativa, e sono molto più importanti la testa, la tattica, la capacità di sfruttare quelle risorse misteriose che gli esseri umani trovano soltanto nelle situazioni disperate o nelle sfide contro se stessi.

Da Scalenghe a Briançon, potevano comodamente arrivare in macchina in un’oretta. Farlo in cinque ore su una bici, passando per il percorso più lungo e arduo possibile, è chiaramente masochismo. Dev’essere per questo – per questo senso di sfida sbruffona e insensata, però mai rimangiata, e sempre regolarmente portata a termine a prezzo di grandi sacrifici – che il ciclismo è uno sport eccezionale.

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