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Archivio per il mese di Aprile 2008


mercoledì 30 Aprile 2008, 20:58

Arrivare a Milano non è facile

Oggi pomeriggio alle 15 avevo un appuntamento a Milano, in zona via Ripamonti, con un potenziale nuovo cliente: quindi, giacca e cravatta e attenta pianificazione per arrivare puntuali. Niente auto perché andare in auto a Milano città è una follia; niente treno delle 13, che ti lascia solo un quarto d’ora per attraversare Milano; invece, treno delle 12 e un’ora abbondante per muoversi.

Per prendere con tranquillità il treno delle 12 da Porta Susa, devo uscire di casa alle 11:35, massimo massimo 11:40, e andare a prendere la metro. Quindi, finisco i lavori della mattinata, e poco dopo le 11 mi accingo a fare una telefonata importante che avevo preannunciato, prima di prepararmi ad uscire; solo che, cerca e ricerca, non trovo il cellulare. Dopo dieci minuti di perquisizione di tutta la casa, non mi resta che pensare di averlo lasciato in auto ieri mattina; per cui, rimando la telefonata e decido di prepararmi e di passare a prenderlo mentre scendo. (Io, vivendo davanti alla mail, uso il cellulare molto poco; non è inusuale che non faccia o riceva nemmeno una telefonata in tutto il giorno, quindi posso perderlo o averlo spento per 24 ore senza accorgermene.)

Comunque, il tempo perso a cercare mi ha sballato i tempi, e quando scendo sono le 11:38; un po’ tardi, considerato che la rimessa dove tengo l’auto sta a due minuti a piedi, ma ancora accettabile. Cammino di buon passo, apro il cancelletto, guardo la rimessa e… l’auto non c’è. Attimo di panico, e poi realizzo: non l’avevo parcheggiata in garage, ma l’avevo lasciata in strada, esattamente a dieci metri dal portone di casa, ma nell’altra direzione. Decisione difficile: lascio perdere il cellulare, paccando l’interlocutore importante, o torno indietro con la quasi certezza di perdere il treno? Alla fine ripercorro di corsa la strada all’indietro, trovo l’auto, il cellulare è sul sedile – è rimasto lì per un giorno e nessuno ha fatto una piega -, lo prendo, mi incammino… ma sono le 11:43. Decido comunque di provarci.

Mi va bene: alle 11:48 sono alla metro, faccio il biglietto, scendo le scale, alle 11:51 arriva il treno, alle 11:55 sono a Porta Susa (che magia la metropolitana). Corro alla macchinetta, faccio il biglietto, lo timbro proprio mentre il treno entra in stazione, e prendo il convoglio per la coda.

Arrivo a Milano, e vista l’abbondanza di tempo opto per i mezzi: niente taxi. Così pranzo con calma, prendo la metro, poi il tram 24, che, orologio alla mano, mi lascerà davanti alla mia destinazione alle 14:55.

E invece no: tre fermate prima della mia, il tram si ferma, e il conducente annuncia che c’è un incidente, i binari sono bloccati, e la corsa termina lì. Così, insieme a una fiumana di gente che bestemmia e insinua che l’autista volesse soltanto andare in deposito per staccare prima, mi faccio le ultime tre fermate a piedi, a passo da alpino; e arrivo comunque cinque minuti in ritardo. Si vede che non era proprio giornata.

Del resto, al ritorno parto alle 16:30 per prendere il treno delle 17:15; riprendo il 24 in direzione centro; arrivato allo stesso incrocio di prima, ma dall’altra direzione, il tramviere annuncia che “la corsa finisce qui” senza dare motivi. Così mi devo fare di nuovo la camminata, stavolta per due fermate fino alla metro Crocetta (quella che Google chiama Lamarmora Romana, e che secondo me dovrebbe evidentemente chiamarsi Loisiana); e di nuovo prendo il treno per un solo minuto.

Diciamo che ho capito come mai, nonostante il delirio del traffico di Milano, i milanesi continuano a muoversi in auto!

[tags]milano, torino, muoversi, tram, atm di m[/tags]

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mercoledì 30 Aprile 2008, 10:04

I poteri forti

Sul piano umano lo sfogo di Barbara Palombelli in Rutelli a mezzo Radio Rai è comprensibile: dev’essere dura pensare di avere davanti cinque anni da First Lady de Roma e poi ritrovarsi beffati.

Dal punto di vista professionale, lo è già molto meno: la conduttrice di una trasmissione radiofonica che sceglie di dedicare una intera puntata al voto in cui era coinvolto il marito, e che invece di intervistare gli ospiti si mette ad esporre i propri commenti e le proprie lamentele, non mi sembra una gran giornalista. Berlusconi fa ben di peggio con i propri media, ma almeno non mette a difenderlo i propri parenti.

Dal punto di vista politico, poi, non ne parliamo: sarà anche vero che qualche banchiere o palazzinaro ha pensato che a Roma – città che vive prevalentemente di spesa pubblica – sarebbero circolati più soldi con un sindaco amico di Berlusconi che con uno nemico. Ma non è quella la ragione per cui Rutelli ha perso, nè è possibile addurla come scusante.

Soprattutto, con che faccia una signora che ha uno spazio incredibile su giornali, radio e televisioni sia pubbliche che private di qualsiasi orientamento, da Repubblica al TG5 – certo per i propri grandi meriti, che traspaiono evidenti da una qualsiasi puntata di una sua rubrica – si può mettere a dire in pubblico di avere contro i “poteri forti”?

Insomma, la vera domanda è: ma questi maggiorenti del centrosinistra non si rendono conto da soli di essere ridicoli?

[tags]rutelli, palombelli, roma, politica, poteri forti[/tags]

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martedì 29 Aprile 2008, 14:36

Caro Chiamparino

Caro Chiampa, i complimenti te li ho fatti, ma una volta basta: capisco che La Stampa insiste nel pubblicare fotocopie della stessa lettera anonima (in alcuni punti praticamente identica parola per parola, vedi kebab ai funghi) per metterti in difficoltà, va bene che la gente vuole politici partecipi e pure sceriffi, ma sentire un sindaco che notifica alla collettività che l’altra sera c’era gente che beveva birra davanti a un supermercato (mio dio che reato!) mette un po’ tristezza…

[tags]torino, chiamparino, la stampa, specchio dei tempi[/tags]

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martedì 29 Aprile 2008, 09:50

Il 25 aprile è morto

A Roma rigurgiti fascisti: saranno mica i peperoni? Questo è il livello di analisi che, una stupidaggine dietro l’altra, emerge dal centrosinistra ancora una volta perdente, stavolta alle comunali di Roma: mitica l’idea che Rutelli abbia perso perché gli elettori di Bertinotti avrebbero votato Alemanno per punire il PD dopo le politiche. E invece quella di Roma è una seconda svolta storica dopo quella di quindici giorni fa, perché un fascista sindaco di Roma non c’era più stato dalla Liberazione: nemmeno Fini in persona c’era riuscito. E invece, Alemanno è stato eletto a valanga.

Io non sono romano e non sono quindi veramente titolato a giudicare, ma da quel che si legge e si vede è stata una scelta ad personam, contro Rutelli. E molto chiara, visto che un buon 5% degli elettori avrebbero votato centrosinistra alla provincia e Alemanno al Comune; persino quando tutti riconoscono che il centrosinistra non ha amministrato affatto male, anzi, ma evidentemente non è quello che importava.

Allora, perchè? Il mio naso dice che Rutelli è il vecchio: un faccione riciclato, una minestra riscaldata. Che la gente non lo vuole perché rappresenta la casta, quelli che non parlano inglese, hanno fatto politica tutta la vita e non sanno fare niente di preciso, ma in un modo o nell’altro si ripiazzano sempre. Che un piacione accomodante e sorridente, quindi senza nerbo e senza palle, andava bene nell’Italia berlusconian-speranzosa degli anni ’90, non nell’Italia berlusconian-rabbiosa del 2008.

Già, dicono tutti, verissimo, ma dall’altra parte c’era un fascista dichiarato, uno che è stato accolto dai saluti romani, e che ha stravinto tre giorni dopo la Festa della Liberazione! Ecco, questo secondo me è l’aspetto più importante. E’ inutile, cara Repubblica, che tu mi piazzi foto di croci celtiche (di due anni fa) in prima pagina: non fanno più paura a nessuno. Anzi, in una parte crescente degli italiani ispirano sicurezza.

Insomma, gli italiani preferiscono i fascisti ai partigiani, se i fascisti promettono di occuparsi una buona volta della feccia che invade liberamente le nostre città, mentre i partigiani non solo sono vecchi e stanchi, hanno murato le armi e sono troppo impegnati a festeggiarsi da soli, ma non considerano la feccia nemmeno un problema, anzi negano persino la sua esistenza. E’ molto bella e commovente la storia del nonno di Suzukimaruti, ma è, appunto, una storia: una favola che ha la stessa attualità di Pollicino e di Biancaneve.

Perché il venticinque aprile è morto, e non da ora; l’hanno ucciso decenni di feste stinte, svogliate e fotocopiate, in cui al popolo veniva intimato di partecipare perché sì, e anzi chi non lo faceva era spesso additato come un criminale. Soprattutto, l’ha ucciso l’essere stato usato per anni dalla sinistra come una coperta di Linus, cioè noi facciamo errori, ci beccano con le mani nella marmellata come dei democristiani qualsiasi, non capiamo niente dei nuovi strati sociali e della nuova organizzazione del lavoro né ci interessa capirli, non ci interessano i problemi della gente perché la gente è imbecille e berlusconiana, però noi abbiamo il venticinque aprile quindi abbiamo ragione punto. E a forza di agitare i vessilli partigiani per coprirsi dagli sputazzi, i vessilli si sono coperti di sputazzi.

Ho trovato commovente, nei commenti al post di cui sopra, come persone intelligenti e d’animo nobile come Axell e GiorgioV abbiano difeso fino all’inverosimile la manifestazione ufficiale del 25 aprile, dicendo che in fondo quando suonavano i Marlene Kuntz è apparso di botto qualche migliaio di giovani (tutti sicuramente interessatissimi alla Resistenza), che “meglio cinquecento volenterosi che centomila pecore” (riferendosi a Grillo). La verità è che, a parte qualche intellettuale, la gente è, se va bene, indifferente al venticinque aprile; se va male, ne ha le scatole piene per via degli sputazzi di cui sopra.

E quindi, è ora che smettiamo di farci illusioni: il venticinque aprile è morto. Se il centrosinistra vuol governare al posto dei post-fascisti, deve rispondere concretamente ai problemi che la gente percepisce come fondamentali. Al sindaco di una grande città, che non ha potere diretto sull’economia, la maggior parte delle persone chiede una sola cosa: ordine e sicurezza. Chiede l’eliminazione dei campi nomadi, la ripulitura delle strade da lavavetri e venditori abusivi, una repressione forte della criminalità anche e soprattutto extracomunitaria. Il miracolo sarebbe che la sinistra elaborasse una risposta a questa richiesta che non passi per la via della spranga. Ma se alla sinistra non piace occuparsene, non c’è problema: vada pure definitivamente in pensione, perché è lì pronto un piccolo Alemanno per ogni città.

P.S. Se vi sentite tranquilli perché Roma è lontana, pensateci meglio: a Orbassano, città ex operaia che ha sempre avuto sindaci di centrosinistra eletti senza neppure andare al ballottaggio, ha vinto il centrodestra con il 60%.

[tags]elezioni, politica, sinistra, rutelli, alemanno, roma, ordine, sicurezza[/tags]

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lunedì 28 Aprile 2008, 17:21

La television piemonteisa

Ël mè sòcio a dis semper che mi i pòrto nen business. Tòh, varda sì! ‘Sti sì a son dij mè amis…

[tags]piemont, piemonteis, television[/tags]

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lunedì 28 Aprile 2008, 10:43

Il fascismo di Wikipedia

Sì lo so, il titolo – oltre che ispirato a Beppe Grillo – è provocatorio; ma io, di certi atteggiamenti sulla Wikipedia italiana, mi sono ampiamente rotto le scatole.

E’ noto che con Wikipedia io ho un rapporto di amore e odio: amo l’idea – in fondo, la mia guida a Internet era una piccola Wikipedia ante litteram, una collezione organizzata di sapere reso accessibile a tutti, pur senza la collettivizzazione – e proprio per questo spesso odio il pessimo modo con cui spesso viene realizzata. Sono stato ben lieto ed onorato di concedere una intervista al loro wikigiornale, ammesso che venga mai pubblicata (dopo questo post poi…), ma non sono mai stato attivo sull’enciclopedia, se non per correggere qualche errore quando ci incappo o per qualche piccolo contributo su argomenti che conosco bene. Le uniche due nuove pagine con cui ho contribuito alla Wikipedia italiana (in inglese ne ho altre) sono quindi it.arti.cartoni e Progetto Prometeo.

Gli episodi con cui Wikipedia si rende ridicola da sola sono parecchi. Ogni tanto li riporto anch’io, dal caso “invasione dell’Iraq” – di basso impatto pratico, ma un bel campanello d’allarme – al linciaggio del diverso Del Papa. In altri casi ho lasciato correre: non ho parlato del caso Domenici, il sindaco di Firenze che ha denunciato Wikipedia per calunnia, ricevendo da molti wikipediani la buffa risposta che “calunniare su wikipedia non è una cosa grave perché il calunniato può collegarsi e cancellare il testo”. E mi sono astenuto dal commentare le chat piccanti di Jimbo Wales, il guru dei wikipediani, che non solo si vantava delle proprie prestazioni come un coatto qualsiasi, ma pare aver chiesto a un tizio una “donazione” di cinquemila dollari in cambio della riscrittura della sua voce su Wikipedia in modo più favorevole.

Una settimana fa un mio amico internettaro di centrodestra Рne esistono parecchi, solo stanno ben coperti per evitare gli sputi Рmi ha passato indignato il link alla pagina di Calderoli, un politico che si diffama da solo, ma la cui voce ̬ dedicata per due terzi a una raccolta di citazioni fuori contesto scelte accuratamente per metterlo in cattiva luce, insomma ̬ enciclopedica e imparziale come un numero di Potere Operaio. Ci sarebbe venuto fuori un bel post, ma io mi sono trattenuto.

Stamattina, però, ho scoperto – per caso, perché non ti avvertono nemmeno con una mail – che la mia voce it.arti.cartoni è stata proposta per la seconda volta per la cancellazione. Era già accaduto meno di sei mesi fa, con esito negativo; rifarlo ora sa veramente di accanimento ad vocem, se non proprio ad personam. L’esauriente e argomentata motivazione fornita stavolta dall’utente Dylan86 – che all’epoca dei fatti raccontati aveva nove anni, quindi è sicuramente in grado di valutarne il rilievo – è:

newsgroup storico ma a mio avviso non enciclopedico

Un po’ come se io entrassi in una biblioteca, vedessi un libro su un argomento di cui non so nulla e che non mi interessa, e pensassi: non mi interessa, quindi buttiamolo via. E lo mettessi d’autorità nel cestino.

E’ evidente a chiunque che ad editare una enciclopedia dovrebbero essere persone dotate di moderazione, competenza specifica e capacità di essere super partes; e invece su Wikipedia sono ragazzini e invasati che nelle proprie pagine dichiarano apertamente di essere non solo parziali, ma faziosi. Io mi sono limitato a cliccare su qualcuno degli utenti elencati nella votazione, e ho trovato uno orgogliosamente supersinistro, un esperto di operazioni militari del Cinquecento che come qualifica principale ha “parlo il bresciano come lingua madre”, uno che è incazzatissimo peggio di Luca Luciani per un motivo che nemmeno in dodici righe di rant è in grado di spiegare ma che ha a che fare con “propaganda di DNR”, e uno il cui hobby è scrivere versi poetici per prendere per il culo qualche poveraccio che si era permesso di contribuire con una voce non di suo gradimento.

In che modo queste persone siano qualificate per esprimere un giudizio scientifico credibile sui primordi della storia di Internet in Italia, a me onestamente sfugge. Tutte le enciclopedie e le pubblicazioni scientifiche del mondo si sono scervellate per decenni per costruire meccanismi di review degli articoli che fossero oggettivi e imparziali e che assicurassero l’adeguata competenza dei revisori; poi arriva Wikipedia e dice, che bisogno c’è? Basta mettersi a votare tra amici.

Peccato che la verità non si decida ai voti, ma anzi che i voti – tanto più in gruppi autoselezionati e relativamente piccoli – riflettano per definizione i luoghi comuni e i pregiudizi medi, e in Italia anche e soprattutto le reti di conoscenze personali. Insomma, ho il forte sospetto, suffragato da quel che ho visto, che su Wikipedia una pagina sia enciclopedica se è scritta da un membro del gruppo, possibilmente con milioni di edit alle spalle (insomma, con rare eccezioni, un nerd privo di vita sociale) e comunque con decine di amici altrettanto nerd da chiamare a votare. Se invece è scritta da qualcuno che magari è un docente universitario internazionalmente noto, ma non chatta abitualmente con Kiara92 e Puccipuforzaroma, si beccherà la cancellazione e magari anche la poesiola di dileggio. In sostanza, un vero comportamento squadrista che perdipiù premia l’ignoranza e l’incompetenza.

Parrebbe evidente infatti che un sito organico e gestito dal basso cresca tanto più è ampio il suo contenuto: se arriva qualcuno che dedica gratuitamente il proprio tempo a parlare di un argomento anche poco conosciuto, gli si dovrebbe dare un bacio in fronte; a meno che non sia proprio una voce sfacciatamente pubblicitaria, inesatta o sgrammaticata, è comunque un arricchimento. Insomma, invece di dedicare energie a cancellare il lavoro degli altri, tutti questi ragazzini potrebbero meglio dedicarle a costruire qualcosa loro.

Purtroppo, però, l’Italia è il paese dell’uomo qualcuno e i ragazzini – inclusi i ragazzini quarantenni – si sentono fighi e potenti a bulleggiare altra gente a caso. Tra l’altro, è il saggio motivo per cui ci vanno diciott’anni per votare e venticinque al Senato; su Wikipedia, invece, puoi essere infantile quanto vuoi e nessuno ti dice nulla, anzi ti applaudono pure, tutti convinti di essere dei grandi perché “noi siamo duepuntozero”. Ma sarà mica un caso se si accumulano cattiva stampa, polemiche e querele?

Insomma, ormai ho il sospetto che Wikipedia sia come il comunismo: funziona soltanto in teoria. E però, forse quei pochi adulti maturi che ci sono nella Wikipedia italiana potrebbero pur capire che così non si può andare avanti.

[tags]wikipedia, enciclopedia, verità, pregiudizi[/tags]

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domenica 27 Aprile 2008, 21:24

Ristrutturazioni

Non voglio fare troppo il grillo; ma in questo ponte è stato anche inaugurato il nuovo padiglione alimentare del mercato di Porta Palazzo, ossia la ristrutturazione completa del vecchio edificio storico. Non ho visto il risultato, ma ho ascoltato il servizio al giornale radio regionale: ci si vantava con grande orgoglio di avere speso oltre otto milioni di euro per ripristinare i quarantadue stand del mercato.

Ora, a parte che ti sparano queste cifre con entusiasmo, come se aver speso molto fosse una nota di merito, e invece dovrebbero vantarsi quando riescono a fare le cose spendendo poco; ma otto milioni diviso quarantadue fa circa duecentomila euro per ciascuno stand, che, se non ricordo male da prima della chiusura, è sostanzialmente un grosso cubicolo in muratura dentro il padiglione, con un bancone che serve ad esporre la merce. In pratica, spendevamo meno (e facevamo prima) a comprare a ciascuno di questi ambulanti un appartamento, o un negozio grande il doppio in via Roma. Mah…

[tags]torino, porta palazzo[/tags]

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sabato 26 Aprile 2008, 10:01

Il V2-Day è il messaggio

Come avete visto, questo blog ha deciso di dedicare un ampio spazio al V2-Day (che finisce qui, se non altro perché sarò offline fino a domani sera). Ciò non tanto perché io condivida completamente la manifestazione: da anni scrivo che Grillo è luci ed ombre, e se va ammirato il suo coraggio nel denunciare senza giri di parole le abbondanti storture e vergogne della nostra classe politica – ripagato da notevoli ritorni anche economici, ma onestamente non credo che Grillo lo faccia per soldi -, sentire centomila persone che urlano in coro “vaffanculo!” fa un po’ preoccupare per il futuro della nostra democrazia.

Non va però dimenticato che Grillo è l’effetto, non la causa; è l’effetto di un sistema politico bloccato, incapace, corrotto, e che dimostra di non reagire a nulla a meno che non si arrivi alle piazze urlanti, ai lanci di monetine o alle rivoluzioni giudiziarie. E’ l’effetto di un sistema mediatico in cui i giornali fanno i titoli su Peter Falk seminudo per strada o sul tyrannosaurus antenato del pollo, e che ha abbandonato la stessa idea che si possa fare una inchiesta giornalistica o che si possa dire qualcosa di scomodo, limitando l’informazione sulle richieste e sulle necessità della gente al fatto che (ultim’ora!) il 28% delle donne italiane pagherebbe fino a 5000 euro per una notte di sesso con Massimo Giletti.

In un sistema del genere, dove migliaia di persone provano continuamente a denunciare piccoli e grandi problemi e non hanno il minimo spazio sui media, l’unico modo di far emergere un messaggio rivoluzionario è quello di Grillo: un mix di provocazione, verità, esagerazione, comicità, showbusiness, piazze piene e slogan facili. Sarà populista, sarà demagogico, ma, signori intellettuali con la puzza sotto il naso e signori politici che vi cagate sotto, è la logica conseguenza dell’Italia ignorante, delusa e sfruttata che voi, destra e sinistra a braccetto, avete costruito negli ultimi trent’anni. E perlomeno è un fenomeno violento soltanto a parole; non provoca la violenza vera, anzi sublima in gestacci ed in amare risate la rabbia che altrimenti veramente rischierebbe uno sfogo alla maniera degli anni ’70, e anzi che probabilmente lo farà, se il tentativo di Grillo di provocare cambiamenti radicali non avrà successo.

Per questo, sapendo che i media di regime avrebbero minimizzato, io mi son fatto un punto d’onore di pubblicare qui sopra più informazioni possibili, il meno mediate possibili. Non sono un giornalista, ma credo di aver fatto, ieri, più giornalismo io che tre quarti dei giornalisti che erano in quella piazza. Sta poi ad ognuno scegliere da che parte stare, se da quella di Grillo o da quella della contromanifestazione ufficiale; o meglio ancora, stare dalla parte di se stessi, appoggiando Grillo quando dice qualcosa di condivisibile, e criticandolo quando non lo fa.

Sono quindi rimasto molto deluso dal fatto che la blogosfera ne abbia parlato così poco, e soprattutto così male: per una volta che Internet doveva supplire al silenzio dell’informazione ufficiale, dimostrando il proprio fondamentale ruolo di promozione del pluralismo e della libertà, i bloggherz erano impegnati a montar foto e filmini sì, ma solo quelli delle marchette e del relativo catering offertogli da Microsoft. Ho molto apprezzato che ne abbia parlato .mau. che di Grillo non è certo un fan, ma che come me ha visto il problema; ho apprezzato anche che lo stesso Mantellini si sia chiesto come mai se ne parlasse poco, anche se poi si è pure lui concentrato sulle tartine di Steve Ballmer. Per carità, le PR aziendali sono legittime ed ognuno scrive di ciò che vuole, ma a che serve avere blog seguitissimi, se davanti a un Paese che affonda ci si rifugia nel parlar di fuffa e di quanto è stato bello ingoiarsela? E ha senso interpretare il blogging come una brutta copia del giornalismo piccino di questi anni, da regalino e marchetta?

Spero che queste mie considerazioni non provochino offesa, ma riflessione. Purtroppo, non si è visto in rete un grande dibattito sul rapporto tra informazione, politici, cittadini e nuovi media; ha riscosso più successo il tentativo, fondato ma anche velenoso, di screditare la manifestazione sostenendo che le firme raccolte non saranno valide. Ma chi se ne frega! Il mezzo è il messaggio, il punto fondamentale di ieri non è se abolire o no l’ordine dei giornalisti, è che centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per provare a cambiare l’Italia, senza alcun battage pubblicitario e con tutti i media contro e quasi sempre in chiarissima cattiva fede.

Queste persone pongono una richiesta politica che poi, come sappiamo tutti benissimo, è la stessa di milioni di persone che ieri non erano in piazza e che, obtorto collo e turandosi il naso, hanno votato Veltrusconi con scarsa convinzione. E’ questa richiesta politica che va capita, documentata, affrontata. Si possono anche annullare le firme, ma, in un paese civile, un movimento di piazza così ampio per abolire la legge Gasparri provocherebbe l’immediata abolizione della legge Gasparri, o perlomeno una pronta discussione in Parlamento su come accogliere queste istanze; non ci sarebbe nemmeno bisogno del referendum.

Per cui, per favore, smettiamola di guardare il dito e cominciamo a guardare le nostre responsabilità. Di cittadini, che hanno il diritto e il dovere di fare qualcosa per salvare il proprio Paese. E in particolare di blogger e di esperti di Internet, visto che è la rete a rompere gli schemi ed è la rete a rendere possibile una vittoria contro un regime che controlla tutti gli altri media; almeno finché non troveranno il modo di imbavagliarla.
[tags]v2day, grillo, media, blog, italia[/tags]

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venerdì 25 Aprile 2008, 22:19

Fiasco o successo?

Stasera sono tornato a casa dopo un bel giro in centro, che ha incluso un passaggio per le due manifestazioni per poi approdare agli gnocchetti di patate con crauti e speck e al panino con salsiccia calabra piccante della Fiera Europea.

Comunque, tornato a casa, ho già potuto constatare che è partita la solita guerra di cifre sul V2Day: i giornali parlano di 30.000-40.000 persone per Grillo e di 3.000-4.000 per la contromanifestazione istituzionale, i cui organizzatori politici avrebbero dichiarato che “la nostra piazza è stracolma” e “è stato un grande successo”. Bene, io non so contare le persone, ma se dovessi basarmi su quello che ho visto attorno alle 17, direi che il numero dei partecipanti di Grillo tendeva più verso i centomila, mentre quello della manifestazione ufficiale era di qualche centinaio al massimo. Certo è difficile valutare, visto che il centro era anche pieno di curiosi, di amanti dello shopping e di famiglie in gita, ma la sensazione è stata che Grillo avrebbe avuto probabilmente ancora più seguito se la piazza fosse stata più grossa, visto che a un certo punto era praticamente impossibile entrare nella piazza e persino aggirarla sui bordi.

Comunque, anche in questo caso direi che potete farvi una vostra opinione: ho messo su un album fotografico di ciò che ho visto. Anzi, riporto qui sotto le foto, in ordine di scatto, e i miei commenti.

Piazza San Carlo, sede del V2-Day di Grillo, vista da sud: si riesce a malapena a mettere piede nella piazza, l’interno è completamente zeppo di persone.

Persino sotto i portici opposti al palco è quasi impossibile passare, per la gente ferma per firmare o per guardare.

Anche dal lato opposto al palco è impossibile entrare nella piazza, che è completamente piena.

Anche dal lato nord, angolo di via Santa Teresa, si vede una piazza pienissima e densa di gente.

In via Roma, dove si trova un gruppo di banchetti per la raccolta di firme, centinaia di persone sono ordinatamente in fila e in attesa.

Da via Roma lato nord, guardando indietro verso la piazza: la calca straborda dalla piazza e inizia a metà isolato.

Questa è piazza Castello, fotografata due minuti dopo le foto di piazza San Carlo, giusto il tempo di arrivarci a piedi. La piazza è semivuota, e occupata principalmente da gente che chiacchiera o passeggia per i fatti propri, e non è lì per la manifestazione.

Avvicinandosi, siamo ormai a poche decine di metri dal palco e la piazza è ancora semivuota.

Siamo ormai a pochi metri dal palco: qui cominciano ad esserci persone che assistono alla manifestazione “ufficiale” organizzata dalle istituzioni, ma sono comunque abbastanza sparse.

Senza difficoltà siamo arrivati proprio sotto il palco: persino la prima fila è semivuota… A seguire la manifestazione saranno state a dir tanto qualche centinaio di persone.

Non so se la situazione sia stata diversa in altri momenti della giornata; questo però è quello che ho visto io, e mi sembrava giusto farlo vedere anche a voi.

[tags]v2day, grillo, torino, foto[/tags]

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venerdì 25 Aprile 2008, 16:34

Il discorso di Grillo

Beppe Grillo è salito sul palco verso le 15:45 – la piazza è pienissima, anche le vie intorno e piazza CLN, ci saranno cinquantamila, centomila persone – e ha attaccato un comizio di tre quarti d’ora. Ecco qualche frase riportata il più fedelmente possibile, e senza commenti: ognuno faccia i propri.

“Grazie! Questa immagine me la segno, me la tengo qui…”

“Hanno cercato di metterci contro la resistenza, ma dedico la manifestazione anche all’altra piazza [quella delle celebrazioni ufficiali, ndr], perchè noi siamo la continuazione dei nostri nonni e di quei valori lì… se tutti noi insieme avessimo un centesimo dei coglioni di quella gente lì…”

“Le televisioni son tutte lì che mi scrutano per cercare di attaccarsi a qualcosa, ma io voglio dare il benvenuto alle nostre televisioni, a quelli che ci riprendono: la BBC, la CNN, Al Jazeera, la Digos…”

“Le nostre armi non sono le spranghe, sono scendere in piazza e mettere una firma; la nostra arma principale è prenderli per il culo!”

“Hanno cercato di tutto per mettere zizzania: tirate giù le bandiere, non è una piazza da bandiere, questa è una festa del 25 aprile che appartiene a tutti gli italiani!”

“Sono scesi gli uomini di sani principi, da Chiamparino [fischi] che non condivide, è chiaro che non condivide perchè se la libera informazione ci fosse tutti saprebbero il livello intellettuale del vostro sindaco!”

“Un altro grande uomo che conosco per averlo avuto contro in varie cause è l’avvocato della fiat, Franzo Grande Stevens, che sta sempre dalla parte delle grandi società, il mio avvocato si chiamava Pino Ciriculino, lui Franzo Grande Stevens… ha abbracciato i valori della libertà, ma adesso, perchè qualche mese fa lui che è avvocato della IFI insieme a Gabetti e Marone, il trio lescano della FIAT, hanno saccheggiato la FIAT attraverso la loro finanziaria facendo un equity swap… un altro modo di rubare che non è più rubare, è fare equity swap, con una società finta in Lussemburgo… hanno comprato a 5 euro azioni che ne valevano 8, sottraendo questi soldi alle buste paga, vaffanculo!”

“L’8 di settembre si sono materializzati mezzo milione di persone, e dall’8 settembre vi sembra che non sia successo niente? cinque partiti non ci sono più, toh!” (gesto dell’ombrello)

“Abbiamo votato in elezioni assolutamente incostituzionali, irregolari e fuori legge, con un presidente della repubblica, Morfeo Napolitano, che dorme, dorme, dorme… il referendum si doveva fare prima delle elezioni, non dopo! è come mettersi il profilattico dopo che hai trombato… dovrebbe essere il presidente degli italiani, non dei partiti, non ci sono più i partiti!”

“Non abbiamo scelto il candidato, non abbiamo scelto i partiti perchè si sono fusi tra loro, non abbiamo scelto il programma perchè quello di Berlusconi testa d’asfalto… gli danno quello drenante… e di Topo Gigio Veltroni è identico. Ci hanno trattato come delle bestie e tramite questa croce abbiamo mandato in parlamento 70 pregiudicati senza che voi ne sappiate niente!”

“Ci sono delle new entry in Parlamento, Cuffaro, cinque anni per mafia… adesso è senatore, protetto dall’immunità parlamentare… Ciarrapico, condannato ai lavori sociali, ha la residenza in una baracca per non pagare i debiti… il Piotta in confronto a Ciarrapico è Lord Brummel, Ciarrapico parla così, “aoh nun me rompe il cazzooo…” “

(fa la lista dei pregiudicati eletti e 100.000 persone gridano “vaffanculo” a ognuno di loro)

“Hanno preso centocinquantamila firme raccolte in un giorno e le hanno messe in un cassetto, allora questa volta gliene porteremo 2.500.000! Poi troveranno un cavillo, i costituzionalisti, per dire che non sono valide… ma lo diranno nel marzo 2009, io sono qui adesso! Non me ne frega che qualsiasi servo del potere mi elimina la validità di 2.500.000 persone che sono uscite di casa a mettere una firma!”

“Qui ci sono centomila persone, ma per la questura sarete 300, 350… vedrete i giornali domani… ma voi c’eravate, a voi almeno non vi prenderanno per il culo!”

(Poi comincia a spiegare il primo quesito, ed elenca i giornali di partito e non, con i milioni di euro pubblici che prendono – La Padania 4 milioni, Libero 5 milioni, Repubblica 12 milioni, Il Sole 24 Ore 18 milioni di euro… – e centomila persone gridano all’unisono “vaffanculo!”)

“Hanno tirato un uovo, uno solo, a Ferrara… tutta la politica solidale con lui… mi han chiesto cosa ne pensavo, e io ho risposto: sono solidale anch’io, ma con l’uovo…”

“Siamo in un libero mercato, vorrei che in Italia uscisse un giornale pagato da chi lo legge, porca puttana!”

Poi passa al secondo quesito:

“L’Ordine dei Giornalisti è stato fondato da Mussolini per tenerli in braghe di tela!”

“Con la rete chiunque è giornalista, la rete li farà fuori tutti lo stesso! Ci dev’essere qualcuno che pagando ti dice che sei giornalista, ma che vuol dire? Allora facciamo anche l’ordine dei poeti! Via le cose del passato, pensiamo al futuro se vogliamo un paese giovane, veloce, dinamico, basta con le cose del fascismo!”

Passa poi al terzo quesito:

“La legge Gasparri è un affronto alla democrazia e alla libertà, fa sì che un nano coi capelli d’asfalto, un ologramma che non esiste, una salma riesumata dal Partito Democratico perchè era morta, era morta!, un ipod nano, possa avere in un paese civile tre televisioni e venti giornali ed essere presidente del consiglio… non esiste al mondo!”

“Berlusconi si è fatto dare tre frequenze da uno che poi è scappato, Craxi, poi con quello ha raccolto tanta pubblicità che è diventato miliardario, ci sarebbe riuscito anche mio figlio Ciro di otto anni! poi ha comprato la Mondadori corrompendo un giudice, che quello che se l’è presa nel culo è Previti, lui invece corruzione semplice, perchè l’ho già corrotto prima quindi è semplice…”

“Noi pagheremo 330 milioni di euro [di multa all’UE, ndr] per mantenere Emilio Fede lì, ma dagli un calcio un culo e vai sul satellite!”

“Io voglio che in Italia ci sia una televisione come la BBC, pagata da chi la guarda! Che metta il suo magazzino a disposizione degli utenti…”

“Berlusconi ha detto che Biagi è andato via perchè voleva la liquidazione, e Riotta è rimasto lì adorante come un cagnolino… la verità è che Biagi prima di morire ha detto, mi hanno mandato via con una raccomandata…”

“Un intervista di un politico che lo paghiamo noi, fatta da un giornalista della Rai che lo paghiamo noi, in uno studio della Rai che la paghiamo noi, tu mi togli l’intervista perchè vuoi i diritti d’autore, che l’autore siamo noi? Sulla BBC vai sul sito e trovi tutto… Non come qui, con i politici che telefonano ai direttori di rete e dicono, gli do due troie in cambio di due senatori…”

“Nella piazza di là… alla fine di questa cosa andremo tutti in piazza Castello a trovarli… noi dobbiamo combattere con un altro tipo di fascismo, il fascismo dell’informazione, un fascismo che non lo vedi, che ti fa vedere delle fighe con un culo così, è questo fascismo, che è molto più difficile da vedere…”

“Oggi 25 aprile è la festa della semilibertà, perché non siamo neanche liberi… abbiamo quelli che ci hanno liberati che si son trovati talmente bene da noi che sono rimasti, parlo degli americani e della NATO, parlando non da estremista di sinistra o di destra ma da cittadino informato, noi siamo una portaerei della NATO… secondo voi quante basi NATO ci sono in Italia? Due? Sette? Ve lo dico io, e mi guarderete e direte che è impossibile… 113, 113 basi, presenti in quasi tutte le regioni italiane tranne due, la Val d’Aosta e l’Abruzzo perchè non capivano la lingua…”

“Solo a Ghedi ed Aviano ci sono 90 testate nucleari… però abbiamo una grande Costituzione che aveva previsto questo, e siamo riusciti a infangare anche quella! L’articolo 11…” (applausi) “e qui, al governo, vogliono far ampliare le basi a Vicenza, ne abbiamo 113, non bastano?”

“Qui non sono venuti grandi artisti, grandi giornalisti – tranne uno che chiuderà la manifestazione [Travaglio] – perchè pochissime persone nel mio settore oggi sono libere, perché se vengono qua si giocano il culo e il posto di lavoro, e li capisco, li capisco ma non ci mancate, bastiamo noi!”

“Un cittadino informato non lo prendi più per il culo, lo prendi per il culo quando non sa o sa cose sbagliate!”

“Noi siamo in diretta in tutto il mondo, senza televisione!”

“Ancora non tirano fuori i numeri delle schede nulle… Ve li dico io, quindici milioni di italiani su cinquanta non hanno votato o hanno annullato la scheda, sono il terzo partito!”

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