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Archivio per il mese di Dicembre 2009


giovedì 31 Dicembre 2009, 15:55

Immagini di buon augurio

Quest’anno niente effettacci: il post dell’ultimo dell’anno appare tranquillamente nel pomeriggio, così chi vuole se lo guarda prima, chi si annoia durante il cenone se lo guarda a metà, e chi è troppo preso nei preparativi se lo guarda domani mattina.

Il mio consiglio, comunque, è di guardare il video che ho scelto come auguri per il 2010 in un momento tranquillo, con tutta la calma e l’attenzione che merita. E’ uno dei video più famosi di quest’anno (oltre 13 milioni di visualizzazioni solo su Youtube) dunque è possibile che l’abbiate già visto, ma merita lo stesso una nuova visione. E’ un video che unisce bellezza, capacità, coraggio, creatività e speranza in un modo che probabilmente non avreste mai immaginato possibile, ridisegnando i confini della città e del mondo; e l’augurio è che tutti noi, nel 2010, possiamo trovare la stessa ispirazione, la stessa inventiva e la stessa voglia di osare per migliorare ciò che ci circonda.

Auguri!

P.S. Comunque non ho saputo resistere all’idea di lasciarvi un secondo video, per sciogliere la tensione del primo. Il signore che suona la chitarra si chiama Steve Morse e ha attualmente 55 anni, quello che canta si chiama Ian Gillan e ne ha 64. Sono tuttora in giro per concerti – sono passati dall’Italia un paio di settimane fa – e continuano ad offrire performance come questa, che risale a pochi anni fa. Anche qui, le parti di chitarra verso la fine del brano sono un esempio di creatività, capacità e bellezza di livello assoluto.

[tags]video, auguri, creatività, bellezza, bici, macaskill, deep purple, steve morse[/tags]

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mercoledì 30 Dicembre 2009, 16:13

I veri conti di una squadra di calcio granata

Sono in molti, in questi giorni, a non avere ancora capito bene il perché della contestazione a Cairo. E’ per loro che vorrei aggiungere, come piccolo esempio, una nota sulla contabilità granata che è già stata più volte fatta sui forum di appassionati, ma che molti tifosi non conoscono.

Cairo si vanta continuamente delle milionate che mette nel Toro: ancora ieri si è difeso minacciando la bancarotta, dicendo “se non metto i soldi io, chi li mette?”. Peccato che, come lui stesso ha dichiarato in passato (al fondo dell’articolo linkato), questi soldi non vengano messi nel Torino FC SpA a titolo di aumento di capitale, ma come finanziamento soci.

Cosa vuol dire? L’aumento di capitale è un versamento a fondo perduto: le casse societarie languono, e allora i soci si autotassano per mettere altri soldi nella società. Il finanziamento soci, invece, è un prestito del socio alla società, la quale è tenuta prima o poi a restituirlo al socio (con o senza interessi a seconda degli accordi pattuiti), salvo che faccia bancarotta.

In altre parole, tutti questi famosi “versamenti di Cairo al Toro” di cui tutti noi dobbiamo essergli grati sono in realtà dei prestiti di cui un eventuale futuro compratore dovrà farsi carico, andando a ripagare a Cairo non solo il valore della società (che, ricordiamo, Cairo ha avuto praticamente a zero dopo il fallimento), ma anche tutti i costi delle sue fallimentari annate di gestione sportiva.

Ma attenti, non è finita qui: se prendete i verbali della gestione societaria scoprite la cosa seguente:

cairostipendio.jpg

In altre parole, il Torino FC SpA ha assegnato al suo consiglio d’amministrazione (presidente Urbano Cairo, vicepresidente Giuseppe Cairo, consiglieri Maria Cairo più l’avvocato Trombetta e altri fedelissimi) un compenso di “euro 1.008 mila” ovvero di un milione e ottomila euro, di cui (così si dice) un milione destinato al signor Urbano Cairo come compenso per le sue indefesse attività di presidente e amministratore della società.

In altre parole, questo è ciò che fa Urbano Cairo con le casse del Torino FC:
1) versa un milione di euro nelle casse del Torino FC a titolo di “finanziamento soci”;
2) strombazza alla stampa che “ha messo un milione di euro nel Toro”;
3) si riprende il milione di euro a titolo di stipendio;
4) dopo essersi ripreso i soldi, lascia al Torino FC un debito di un milione di euro nei suoi confronti, come restituzione del prestito.

Insomma, se e quando mai qualcuno comprerà il Toro da Cairo, il suo milione di euro di finanziamento tanto strombazzato sarà tornato indietro raddoppiato. Buon affarista vero?

[tags]toro, calcio, cairo, contestazione, bilanci, società, spa, giri di soldi, affari[/tags]

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martedì 29 Dicembre 2009, 14:24

Wikipedia censura il Movimento 5 Stelle e non sa nemmeno il perché

Questa è l’unica conclusione che riesco a trarre dalla mia allucinante vicenda wikipediana del giorno di Santo Stefano; è un po’ lunga ma molto istruttiva e pure tristemente divertente, dunque vi prego di leggervela con calma.

Era un pomeriggio post-natalizio con poco o nulla da fare, dunque ho pensato di fare la mia buona azione quotidiana e di contribuire a Wikipedia. L’altra settimana avevo sistemato le pagine di Porta Susa e del passante ferroviario; questa settimana mi son detto, “perché non fare la pagina del movimento”?

Wikipedia ha infatti una pagina per ciascuno di decine e decine di partiti politici italiani, ma non per il Movimento 5 Stelle; ci sono solo la pagina di Beppe Grillo e quella del generico “movimento grillino”, cioè dell’insieme di meetup e di progetti culturali da cui il movimento politico è originato, ma che è cosa ben diversa da esso.

E così, ho dedicato tre ore abbondanti del mio pomeriggio a scrivere una pagina “Movimento 5 Stelle” in buon italiano, approfondita (cinque sezioni e almeno un paio di schermate), argomentata, con le fonti, le note, il simbolo (ridimensionato e caricato apposta con tanto di paturnie sulle licenze) e tutti i dettagli, e poi ad andare a sistemare i link rotti o mancanti in varie altre pagine dell’enciclopedia.

Ero tutto contento per il bel lavoro, quando è arrivato un tizio sconosciuto, tal Guidomac (nomi, cognomi e orientamenti politici non è dato saperli), e senza consultarsi con nessuno ha fatto clic e ha cancellato tutto il mio lavoro, d’autorità e senza possibilità di appello. Pare infatti che una pagina simile (sotto un titolo diverso e sbagliato: infatti quando ho cominciato a scrivere la mia non ho visto alcun avviso in merito) fosse stata realizzata mesi fa e poi cancellata, e allora puff! anche la mia pagina sparisce nel nulla senza lasciare traccia, senza discussioni, senza votazioni, senza valutare se magari questa fosse fatta un po’ meglio della precedente e senza nemmeno darmi la possibilità di spiegare perchè avessi creato la pagina e perché la sua esistenza fosse giustificata.

Già questo sarà per molti una sorpresa: vi dicono che chiunque può contribuire liberamente a Wikipedia, ma non è proprio così; gli amministratori di Wikipedia hanno un potere di censura sui contenuti, e lo usano tranquillamente come gli pare. E anche quando vi dicono che Wikipedia è libera da censure perché uno può sempre consultare la cronologia per recuperare i contenuti eliminati, mentono sapendo di mentire: a parte che nessun utente che non sia un tecnico saprebbe mai capire come si usa la cronologia, in caso di cancellazione la pagina sparisce completamente.

Comunque, passata l’ovvia incazzatura per tre ore di lavoro buttate nel cestino, ho cercato di capire: non è la prima volta che mi succede di contribuire qualcosa e di vederlo cancellato senza un plausibile motivo. Per esempio, tempo fa ho aggiunto alla pagina di Sergio Chiamparino due note ben documentate sulle sue passate vicende giudiziarie, e puff! anche quelle vennero rimosse poco dopo (non da un admin ma da un utente, non so se di parte; ora le ho rimesse, vediamo). In questo caso, mi son chiesto quale sia secondo Wikipedia il criterio per cui un movimento politico sia o meno meritevole di essere menzionato sull’enciclopedia.

Che sia l’aver partecipato alle elezioni? Ma il movimento di Grillo ha partecipato alle amministrative sia nel 2008 che nel 2009, e nel 2009 già col proprio simbolo. Avere un parlamentare? C’è Sonia Alfano, eletta come indipendente al Parlamento Europeo. Avere un rilievo politico? I sondaggi ci danno tra l’1,5 e il 3 per cento un po’ ovunque, abbiamo 34 consiglieri comunali sparsi in mezza Italia, quasi tutti in grandi città… Dunque non sono riuscito a immaginare un solo criterio oggettivo per cui il Movimento 5 Stelle non sia meritevole di menzione; anche la discussione che portò alla precedente cancellazione (non linkata e non visibile da nessuna parte se non dietro invio del link da parte dell’admin) mostra soltanto ignoranza dell’argomento (“non ha mai partecipato alle elezioni”, “non ha parlamentari”) oppure palese pregiudizio (“Ma se Grillo lancia una marca di dentifricio è enciclopedica?”).

Tutto questo diventa ridicolo se si esaminano i partiti che invece Wikipedia riporta tranquillamente: c’è Alleanza per l’Italia, nata da un mesetto o poco più (alla faccia del “recentismo”); ci sono formazioni come Unire la Sinistra, Movimento Idea Sociale e Consumatori Uniti… alzi la mano chi li aveva mai sentiti nominare, questi sì che sono partiti di rilievo enciclopedico!

Va bene, penso, non saltiamo alle conclusioni, è stato un errore: solleviamo il problema e qualcuno rimedierà. E invece no: di lì in poi, è l’inferno. Cerchi di capire come si fa a chiedere di rivedere la decisione, ma sul sito trovi solo decine di paginette wiki senza alcun filo logico, con istruzioni incomprensibili e talvolta contraddittorie; qualsiasi cosa tu voglia fare, perderai venti minuti cercando di capire qual è il modo giusto di porre la questione; non si trova nulla, nemmeno una mail di contatto. L’unica cosa che si trova facilmente è un continuo invito a donare dei soldi: quello è sempre bene in evidenza, c’è un grosso banner in cima che chiede soldi per Jimmy Wales – quello che li spende per fare sesso acrobatico in alberghi a cinque stelle – e l’intera home page di Wikimedia Italia è dedicata a “vogliamo la lira”.

Alla fine leggi che per aprire una discussione devi “lasciare un messaggio al Bar, passi mezz’ora a scrivere il messaggio – tramite una interfaccia wiki che definire cervellotica è poco: ma installare un forum? – e tempo 30 secondi arriva un altro admin, Vituzzu (anche qui, nome e cognome non pervenuto), che, invece di rispondere, lo cancella (altro puff!) perché “il bar non è un ufficio reclami”. E dove reclamo allora, porc**?#!?%&!! In effetti così però Wikipedia può sostenere di funzionare magnificamente: i reclami vengono cancellati entro pochi secondi…

Segue una discussione con i due admin che vi risparmio, perché io pongo domande come “secondo quale criterio l’argomento della voce non è enciclopedico” e “come si fa a fare appello contro la decisione”, che resteranno sempre senza risposta, e loro rispondono con spocchia e con sgarbo, del tipo “se è stata cancellata ci sarà stato un motivo” (quale però non è scritto da nessuna parte, così è impossibile confutarlo) e “è così e non rompere le scatole, la comunità ha deciso”.

Anche questo concetto di “comunità” è fantastico: in pratica quando c’è da prendersi delle responsabilità (anche legali, non sia mai) parte sempre uno scaricabarile per cui qualsiasi decisione assurda o contenuto offensivo è sempre colpa di una “comunità” non meglio precisata, una specie di Spirito Santo wikipediano, che essendo immateriale non può risponderne né motivare le proprie azioni. Prima o poi arriverà un giudice che per non sbagliare farà pagare i danni a tutti gli utenti registrati…

Alla fine salta fuori che l’utente Formica Rufa (evitate le facili ironie) forse ha raccolto una serie di criteri. Perché i criteri per l’approvazione di voci sui partiti stiano nell’area personale di Formica Rufa, chi li abbia decisi, e come possa un utente normale trovarli, sono altri misteri; comunque, metà delle voci esistenti secondo questi criteri sarebbero da cancellare, ma il Movimento 5 Stelle li soddisfa. Di fronte a questa semplice osservazione, naturalmente, d’improvviso i criteri diventano irrilevanti e quel che conta è che c’è stata la votazione (qualsiasi studioso di democrazia vi dirà che un voto è significativo solo se è informato e su una base elettorale ampia e bilanciata, anziché tra venti amici che passano di là e la pensano già tutti alla stessa maniera, ma questi piccoli dettagli sembrano trascurabili).

Alla fine tra Guidomac e Vituzzu le soluzioni proposte sono: 1) “è così, vattene”; 2) “proponi la cancellazione delle altre decine di voci di partiti più piccoli e meno rilevanti di questo” (devo commentarla?). Ammettere un errore è fuori discussione, lo Spirito Santo non può sbagliare. Tantomeno è accettabile ammettere che le pratiche di Wikipedia portano a risultati sostanzialmente casuali, legati alle antipatie e simpatie del branco dei wikipediani o anche solo all’umore del momento.

Il fatto che un tempo le enciclopedie fossero scritte da Voltaire e Rousseau e adesso le scrivano Guidomac e Vituzzu è proprio un segno dei tempi; tempi in cui la competenza è considerata irrilevante e la verità non esiste più, sostituita dal voto a maggioranza. Se una mandria di ignoranti telespettatori del Grande Fratello vota che 2+2=5 o, non avendo niente di meglio da fare nella vita, passa il tempo a cancellare i contributi di quelli che dicono il contrario, su Wikipedia si scrive che 2+2=5 e guai se uno prova a contestarlo; dopodiché un’altra serie di persone – parte ignoranti, parte in perfetta buona fede – scopiazza dall’enciclopedia che 2+2=5, fino a riempire la rete di pagine che lo affermano, pagine che a loro volta verranno inserite come fonti nelle pagine di Wikipedia per “provare” il fatto che davvero 2+2=5. Si andrà avanti così fino a che un ponte progettato sulla base di 2+2=5 non crollerà in testa a qualche malcapitato, al che qualcuno proverà a correggere l’errore su Wikipedia, ma tempo trenta secondi un admin esperto di baseball e coltivazione delle prugne, pur non avendo mai studiato la matematica né capito bene il significato del simbolo “+”, annullerà la modifica come vandalismo.

Ironicamente, io da dieci anni faccio attivismo e politica per propugnare la democrazia digitale; proprio Wikipedia, da tempo, mi sta facendo venire dei dubbi. Forse quando i governi vogliono regolamentare per legge le piattaforme di user-generated content non hanno poi tutti i torti, almeno a fronte dell’evidente incapacità della “comunità” di gestirsi in un modo almeno vagamente equo e credibile; particolarmente se non si parla delle voci sui gormiti, ma di quelle su un argomento delicato come la politica (ma potrebbe essere la salute, la storia, la scienza…).

Alla fine, ma solo grazie alla pagina dei contatti di Wikimedia Italia (che la mette in negativo: “leggete qui invece di scriverci rompendoci le palle”), ho trovato questa pagina, che spiega come chiedere la revoca del bando perpetuo di una voce che segue a una cancellazione. In pratica, si dice di usare la pagina di discussione dell’argomento cancellato per riaprire il dibattito. Così ho fatto; come risposta si è ripalesato Vituzzu e mi ha detto che la pagina di discussione di una pagina cancellata non si può riaprire e va anzi cancellata immediatamente, e che se insistevo a parlare mi avrebbe bloccato l’account. Allora mettetevi d’accordo! Non sapete nemmeno voi come deve funzionare Wikipedia, siete solo impegnati a fare i prepotenti o, in puro stile Le dodici fatiche di Asterix, a girarvi l’un l’altro i problemi sostenendo che “chi di dovere”, come lo definisce Wikimedia Italia, è sempre qualcun altro.

E siccome le prepotenze mi fanno incazzare, io non ho nessuna intenzione di demordere… Già, perché il problema non è che ci sia o non ci sia una voce sul Movimento 5 Stelle. E’ chiaro che (a parte forse un po’ di pregiudizio di alcuni) nessuno su Wikipedia vuole censurare questo movimento politico in particolare; se mai, il problema è che Wikipedia è chiaramente fuori controllo. Inseguendo il mito di una impossibile definizione collettiva della verità e l’altro mito del fatto che le persone non abbiano bisogno di una fonte autorevole e competente per garantire la veridicità di una informazione, Wikipedia sparge a piene mani falsità, ma soprattutto – e contrariamente a quanto sbandierato dai suoi sostenitori – rende impossibile discuterle e smentirle.

Per confermarvelo, vi lascio con questa chicca. Beppe Grillo è nato a Genova; eppure, Wikipedia insiste a dire che Beppe Grillo è nato a Savignone. Ieri sera, un membro del suo staff mi ha confermato con disperazione mista a incredulità che in passato hanno anche provato a correggere l’errore, ma che la modifica è sempre stata prontamente annullata, presumibilmente come “vandalismo”. Avessero saputo che il contributore lavorava per Grillo, avrebbero aggiunto “e poi il tuo non è un punto di vista neutrale!”. Nessuno sa più come convincere Wikipedia che Beppe Grillo non è nato a Savignone: bisogna mandare una fotocopia della sua carta d’identità a casa di tutti i wikipediani? Probabilmente risponderebbero che ci vuole una votazione, per decidere a maggioranza dove sia veramente nato Beppe Grillo…

[tags]wikipedia, beppe grillo, movimento 5 stelle, censura, internet, enciclopedia, verità, ignoranza[/tags]

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martedì 29 Dicembre 2009, 00:06

Con testa Tori

Comunque la si pensi, quello di oggi è quasi certamente il punto più basso raggiunto dal Toro nella sua storia centenaria: decimo in serie B, con il presidente che presenta il sesto o settimo direttore sportivo in quattro anni e mezzo, in una conferenza stampa tenuta in un container da terremotati, che viene preso d’assalto da una cinquantina di tifosi furibondi che assediano dirigenti e giornalisti, fanno scoppiare un paio di rumorosi petardi e gridano cori minacciosi per una mezz’oretta.

Qui trovate il video visto dall’interno, mentre questo è un racconto più dettagliato fatto da una persona che c’era:

sicuramente non c’era nessuno terrorizzato come continuano a scrivere i giornalisti…
io sono entrato alle 15.
alcuni dei tifosi presenti si sono radunati vicino al container e hanno cominciato a urlare cori contro cairo e sul fatto che bisogna vincere per andare in a.
sono stati lanciati 2 petardi e 1 fumogeno…
e i petardi sono stati fatti scoppiare in modo che non facessero male a nessuno OVVIAMENTE ma solo per fare un po’ di casotto…
l’unico presente fuori era ienca che e’ stato per 10 minuti di fronte agli ultras a prendersi insulti e inviti ad andarsene…ienca e’ rimasto impassibile…
poi verso le 15,45 sono usciti i giornalisti e i cori si sono infittiti…
dopo qualche secondo sono usciti cairo e foschi..(petrachi era gia’ uscito ma non l’ha cagato nessuno)..
cairo e foschi si sono avvicinati e fermati per qualche istante di fronte ai contestatori…qualcuno ha insultato cairo…qualcuno ha intonato cori contro di lui…cairo dopo qualche secondo si e’ girato e si e’ allontanato con foschi negli spogliatoi.
i tifosi hanno continuato a urlare e hanno intonato “tutti a destra, tutti a sinistra ecc ” muovendosi tutti insieme…qualcuno ha urtato ienca..che ha accennato a reagire ma e’ stato fermato..qualcuno si e’ un po’ attaccato con ienca facendosi segno di volersi beccare dopo uno contro uno…ma e’ finito tutto li
a quel punto i tifosi sono tornati in gradinata dove c’erano il resto dei tantissimi tifosi presenti(tra cui io)..
poi quando ci si e’ accorti che la squadra cambiava campo di allenamento e si allenava sul campo secondario i contestatori si sono spostati vicino all’entrata del campo intonando i soliti cori.
poi dopo qualche minuto i contestatori si sono avvicinati ai cancelli di uscita e hanno cominciato ad aspettare…
sicuramente le uova le lanceranno ma l’atmosfera non era cosi’ drammatica come i giornalisti vogliono far credere…
io sono d’accordo con quello che hanno fatto…
discutiamo al massimo sul perche’ questa contestazione e’ stata fatta solo ora…
io l’avrei fatta gia’ qualche mese fa.

Solo chi non segue da vicino il Toro può pensare che questa contestazione non fosse dovuta e necessaria; Cairo è un venditore di fumo di prima categoria che per troppo tempo ha marciato sull’entusiasmo da lui stesso pompato, ma il cui bluff – pochi investimenti, zero competenza, tagli su qualsiasi spesa strategica (tra cui squadre giovanili e impiantistica), incapacità di delegare a uno staff stabile e credibile – è ormai stato svelato.

E’ evidente che la squadra di quest’anno ha un potenziale molto superiore a quello espresso, e che è proprio la situazione ambientale a creare problemi; ma determinante è l’ambiente in società e nello spogliatoio, molto prima che quello sulle tribune, che alla fin fine è poco rilevante. Alla favoletta del calciatore che, poverino, sbaglia la pallonata perché non si sente amato dalla curva non crede più nessuno; se mai, bisogna parlare di ragazzotti miliardari di provincia lasciati allo sbando sul proprio posto di lavoro fino a maturare la linea del “ma chi se ne frega, lo stipendio me lo pagano lo stesso, l’importante è andare in discoteca a trombare”; un classico caso di cattiva gestione del personale.

Questo è dunque il momento di usare la testa. Da Cairo non si pretendono miracoli, ma serietà; che la smetta di millantare progetti e investimenti che non ci sono, di ingigantire ogni stupidaggine fatta per il Toro, di minimizzare le difficoltà e le critiche. Che si dedichi invece a ricostruire lo spirito del Toro, che faccia saltar fuori quei soldi per rifare il Filadelfia e con esso l’anima della società (son poi lo stipendio annuo di quattro o cinque giocatori) e che davvero dimostri di capire e di amare ciò che il Toro dovrebbe essere. Nemmeno la serie C sarebbe un’onta, ma lo è vedere il Toro trasformato in una brutta corporation di terza categoria, di quelle che ti vendono un servizio fallato e poi, quando presenti un reclamo, ti lasciano per ore al telefono in attesa di un call center che ti fornirà ogni volta una spiegazione diversa e sempre meno credibile, senza mai nemmeno provare a risolvere il problema.

Questa è la vera colpa di Cairo: usi la testa e lo capisca, e i tifosi useranno la testa per lasciarsi alle spalle questo brutto momento.

[tags]toro, calcio, serie b, contestazione, cairo, ultras[/tags]

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lunedì 28 Dicembre 2009, 11:38

A tutto c’è un limite

Ieri sono andato da ateo al battesimo di mio nipote, in parrocchia insieme ad altri bimbi, ed ero preparato a tutto. Ero preparato al pubblico in tiro, alla cerimonia prolungata, all’abbondanza di flash e telecamere che neanche alla notte degli Oscar, al presepe con le statue a grandezza naturale, alle ripetute aspersioni e unzioni dei poveri bambini, alla processione esultante per i quattro angoli della chiesa.

Ma quando il padre dell’altro battezzando, avendo anticipatamente prenotato lo spazio per una preghiera specifica, è stato invitato sullo scranno di fianco al presepe, vi è salito, ha assunto una espressione compunta e, circondato dalla raffigurazione del cielo stellato di Galilea, ha esordito con la frase “Signore, il nostro piccolo Brian da oggi è cristiano…”, ecco lì non ce l’ho fatta più. Però sono riuscito a non ridere!

[tags]battesimo, chiesa, religione, monty python, sfortunate coincidenze di nomi[/tags]

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domenica 27 Dicembre 2009, 12:31

Cellu figo

Purtroppo non ho potuto fare la telefonata di Natale in quanto non ho ancora comprato il cellulare nuovo; ciò mi rende tuttavia interessato ai confronti tra cellulari. Per questo ho trovato interessante il rapporto di una società di consulenza americana, che sostiene la teoria secondo cui gli utenti di iPhone sono tutti psichiatricamente malati, e in particolare vittime di fantasie che li portano a negare l’indubbio fatto che l’iPhone fa schifo.

Effettivamente, da utente Apple, devo dire che una sindrome di superiorità da Mac è sempre esistita: del resto avere un Mac, nell’epoca d’oro di Windows (gli anni ’90), era un segno di stravaganza che il soggetto in questione doveva pur giustificare in qualche modo. In presenza di altri informatici, l’utente Apple è dunque tenuto a portare il discorso su tutte le magnifiche cose che il suo computer fa meglio di quelli con Windows, tenendo invece ben nascosti alcuni dettagli come i prezzi tradizionalmente esorbitanti e l’inspiegabile mancanza di un pulsante sul mouse, argomenti che se menzionati vanno negati a qualsiasi costo (“ma dai, tremila euro per un PC da scrivania non è mica tanto!”, “ma a cosa ti serve il pulsante destro, per fare la stessa cosa col Mac basta mettere il mignolo sul tasto CTRL, due dita incrociate sul trackpad e con l’altra mano descrivere un ampio cerchio in direzione della Mecca!”).

Unite questa tradizione alla naturale competizione per la supremazia di branco sottesa all’esibizione di un cellulare, e capirete perché, sotto sotto, l’analisi degli americani potrebbe non essere sbagliata: piuttosto che ammettere che uno smartphone su cui ci sono voluti anni per introdurre il “copia e incolla” potrebbe non essere il massimo dell’evoluzione tecnologica, un possessore di iPhone si farà sbranare dai cani.

D’altra parte, in Italia l’iPhone ha spopolato (attualmente mi dicono di liste d’attesa sui tre mesi per averlo, a meno di non corrompere qualcuno) e la società di consulenza americana, molto semplicemente, potrebbe essere stata pagata da un concorrente.

E allora, liberi tutti: che ognuno usi il cellulare che vuole e non rompa le scatole agli altri. Io, ad esempio, ho un HTC P3600 con Windows Mobile (aziendale, ci tengo a precisare: non avrei scelto una roba del genere nemmeno sotto tortura) che va proprio bene, un vero gioiellino che pensavo di regalare a una persona che amo, per esempio, che so… Del Piero?

[tags]cellulari, iphone, apple, windows, del piero[/tags]

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sabato 26 Dicembre 2009, 19:36

Natale a Loano

Non sempre il freddo è necessario.

DSC07063s.JPG

[tags]natale, loano, limoni, luna[/tags]

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giovedì 24 Dicembre 2009, 19:20

Chiamate di auguri

Oggi ero incerto se parlare di treni oppure di Berlusconi. O magari di tante altre notizie cattive o meglio ancora cattivelle, quelle che in fondo non ti devastano la vita ma sono un segno tangibile e continuo di come le cose stiano andando allo sfascio, anche se ormai non possiamo che riderci sopra sarcasticamente.

Ma, almeno oggi, mi sembrava meglio lasciar perdere e limitarmi a fare gli auguri. Ne esiste motivo? tutto sommato penso di sì. Anche se la paura è tutto attorno a noi, la vita sorprendentemente continua. Scommetto che anche se davvero, grazie all’avidità e all’incoscienza degli uomini, la nostra società dovesse implodere in una crisi sempre più grave, la vita troverebbe comunque il modo di scrollare le spalle e continuare.

Dunque chiamate il Natale, chiamate il vostro Dio, o soffio dell’anima o spirito vitale o mistero – forse la parola più adatta – e digitando il numero sul vostro cellulare nuovo chiedetevi se e cosa risponderà. In realtà, non c’è bisogno di attendere che sollevi la cornetta; ha già risposto prima.

[tags]auguri, natale, chiamate[/tags]

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mercoledì 23 Dicembre 2009, 17:56

Gli aerei sì che sono stabili

Parliamo male dei treni, ma anche gli aerei non scherzano. Vi sarà capitato di leggere infatti annunci di nuovi voli da parte di compagnie misconosciute, persino dal bistrattato aeroporto di Caselle (ultimo quello di un Torino-Roma di Air Italy), lasciandovi lì a chiedervi “air che?”.

Ma l’Italia è così, e, oltre al megadisastro di Alitalia, ci sono tanti piccoli disastri di compagnie che entrano sul mercato alla bell’e meglio, magari grazie a una concessione un po’ facilona della licenza da parte dell’Enac, e se ne vanno via altrettanto presto. Credo che il record di VolaSalerno – primo volo 2 agosto 2008, ultimo volo 12 dicembre 2008 – sia difficilmente battibile, anche se questi signori non stavano cercando di fare altro che replicare il modello di “micro-linea-aerea per micro-aeroporto” tipico della più nota Air Vallée, già di Cimminelli e poi della Fiat… azienda che però aveva alle spalle una regione autonoma, e che nonostante questo è anch’essa ingloriosamente rimasta a terra da qualche settimana, forse anche perché l’aeroporto di Aosta è completamente chiuso da un anno e mezzo per lavori, lasciando nello sconforto più nero i suoi tre passeggeri.

Il mito però è stato finire per caso sul sito di Air Bee, compagnia bresciana nata per dare anche all’aeroporto della Leonessa il suo giusto posto nel mondo, che non sia mai che i bresciani debbano fare quaranta chilometri per andare a Bergamo da una parte o a Verona dall’altra. Ovviamente anche Air Bee è durata poco, lasciando i suoi ultimi passeggeri a terra con in mano soltanto un biglietto già pagato ma ormai divenuto carta straccia.

E invece no, perché nella home page del sito si legge tuttora che “Italiatour Airlines, a fini meramente promozionali, in relazione al lancio delle sue nuove rotte, offre a ciascun passeggero in possesso di biglietti ancora non usati emessi da Air Bee un volo sui collegamenti da essa operati”; offerta valida “fino al 31 dicembre 2009”. Che bello, siamo ancora in tempo: dunque clicchiamo sul link… e viene fuori questo:

screenshot-italiatour.png

Acc! Non sono durati nemmeno fino alla fine dell’offerta di lancio.

La prossima volta che qualcuno dice che il problema dell’Italia è che non ci sono abbastanza infrastrutture, pensateci: le infrastrutture ci sarebbero anche, il problema è che sono gestite da italiani.

[tags]trasporti, aerei, linee aeree, aeroporti, salerno, aosta, caselle, brescia, enac, air italy, volasalerno, air vallee, air bee, italiatour airlines[/tags]

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martedì 22 Dicembre 2009, 11:47

Treni e società

Mi spiace parlare sempre di treni che non vanno, vi prometto che cercherò di parlare anche d’altro. Le ferrovie, tuttavia, sono il simbolo della civiltà di una nazione; sono un sistema di trasporto che, a differenza delle automobili, non può funzionare nell’anarchia individuale, ma solo tramite la pianificazione e il coordinamento di un grande numero di persone, aziende e fattori tecnici. Una nazione con treni ben funzionanti è una nazione che sarà senz’altro ordinata e ben gestita anche in tutto il resto; una nazione con treni allo sbando è una nazione in cui il senso di comunità e la cooperazione civile non esistono più.

E oggi le ferrovie sono allo sbando; è inutile che il ministro Matteoli e l’ineffabile Moretti, ex sindacalista passato dalla parte del bastone, continuino alternativamente a magnificare il gelo e minimizzare i ritardi, buttandola sul “dovete essere contenti che non è successo di peggio” e sul “siete voi che con questo gelo non vi attrezzate nemmeno con una coperta e due panini” – che, fosse un invito alla condivisione delle responsabilità sul funzionamento di un servizio pubblico, mi starebbe anche bene, ma che non può servire come alibi per la negligenza di chi lo gestisce.

Il freddo difatti è particolarmente intenso, come dimostrano i nostri tubi gelati, ma non certo imprevedibile nell’inverno padano, tanto è vero che temperature simili si erano già registrate non più di dieci anni fa, e che le previsioni del tempo avevano avvisato tutti, Moretti compreso, con una settimana d’anticipo. Il problema non è il ghiaccio, anche perché la ferrovia è una tecnologia vecchia di 150 anni e in tutto il Nord Europa le ferrovie stanno funzionando in maniera quasi normale, come ogni inverno; esistono sistemi per scaldare i binari e sgelare gli scambi, basta installarli.

Da noi, invece, Genova Brignole e tante altre stazioni sono rimaste bloccate perché, per risparmiare due lire, la maggior parte degli scambi non aveva le scaldiglie, oppure erano rotte; i treni alta velocità viaggiano con ritardi folli (fino a due ore abbondanti) perché – oltre all’incapacità pregressa di rispettare il nuovo orario AV del 13 dicembre, disegnato con tanto wishful thinking per motivi pubblicitari – ai supertreni gela il meccanismo di apertura porte e ogni fermata dura mezz’ora solo per riuscire a richiuderle; peggio ancora gli intercity e in particolare i famigerati “esci” (eurostar city), che altro non sono che treni degli anni ’80 ridipinti di rosso e grigio per poterli far pagare il doppio e ristrutturati talmente male, in uno di quei famosi mega-appalti ferroviari di cui è meglio non dire altro, che sono più le volte che sono rotti che quelle che funzionano.

Tra scenari da film dell’orrore (mitica questa carrozza gelata tra Udine e Mestre, fa davvero paura) e treni che impiegano venti ore per arrivare a destinazione, l’unica cosa che vagamente funzionicchia sono i regionali, che sono più semplici da gestire perché solitamente si limitano ad andare avanti e indietro sulla stessa linea. E così chi ha speso 31 euro invece di 8 per viaggiare da Milano a Torino su un fiammante frecciarotta poi si deve pigiare all’inverosimile sui vecchi carri bestiame pur di arrivare.

Ma fa specie confrontare questa o questa storia di questi giorni con il racconto di come funzionassero relativamente bene le nostre ferrovie in queste situazioni ancora dieci anni fa. Dando sempre per scontato che l’Italia comunque facesse schifo rispetto a qualsiasi altra nazione, noi non ci siamo accorti di come in pochi anni la situazione generale del Paese sia peggiorata di molto, portandoci sull’orlo del collasso. Anch’io vedo l’ingordigia e l’arroganza di Moretti e penso che si potesse fare decisamente meglio anche con poca spesa, ma credo che il problema di fondo sia un sistema-paese in cui nessuno investe più sulle infrastrutture comuni, come le ferrovie, ma solo sul proprio orticello privato, come se il proprio orticello potesse sopravvivere anche in assenza di un ambiente circostante almeno accettabile.

Ed è proprio questa la mentalità che è necessario ribaltare.

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