Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Mar 19 - 12:19
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per il mese di Ottobre 2012


giovedì 18 Ottobre 2012, 09:43

Due minuti per i diritti LGBT

Chi ci attacca dice spesso che il Movimento 5 Stelle sa solo protestare, che non ha una visione etica e politica del mondo, che non è attento ai diritti e alle pari opportunità. Per questo lunedì scorso, quando il Consiglio Comunale, ancora provato dall’ennesima lunga discussione sugli scandali del momento, ha dovuto discutere tre atti relativi al diritto al matrimonio delle coppie omosessuali, molti si aspettavano che non sapessimo cosa dire.

Invece il Movimento ha affrontato da tempo la questione, sia a livello comunale, sia a livello regionale, sia a livello nazionale; e dunque abbiamo impiegato soltanto due minuti per dichiarare il nostro voto favorevole alle tre proposte sul tavolo. Nel video trovate ciò che abbiamo detto, e ci sembrano parole di normalità, di libertà e di rispetto.

Eppure, così non è secondo gli altri; il resto del Consiglio Comunale si è perso nelle contorsioni della politica, riuscendo infine ad approvare solo l’atto che chiede al Parlamento di “allineare l’Italia agli altri Paesi dell’Unione Europea”, una formula che non vuol dire granché dato che le nazioni europee hanno tuttora posizioni molto diverse tra loro. L’atto che chiedeva la possibilità per le coppie omosessuali di svolgere una cerimonia simbolica in Municipio e quello che chiedeva direttamente al Parlamento di permettere il matrimonio tra omosessuali sono stati entrambi bocciati, con la maggioranza spaccata e incapace di esprimere una posizione chiara. Evidentemente, in Italia i diritti delle persone possono ancora aspettare.

[tags]movimento 5 stelle, torino, fassino, diritti, gay, matrimonio[/tags]

divider
lunedì 15 Ottobre 2012, 11:11

Sugli affidamenti facili alle cooperative sociali

Come avrete letto sui giornali, sabato abbiamo segnalato un’altra vicenda emersa dal CD degli affidamenti diretti e che ci ha lasciato perplessi. Il primo a riprenderla è stato Il Fatto Quotidiano, che ci ha subito fatto l’intervista che vedete nel video.

In pratica, insospettiti da alcune cifre clamorose contenute nel CD (e che si sono rivelate con tre zeri di troppo…), abbiamo scoperto che il servizio di assistenza familiare, appaltato inizialmente nel 1998 per quattro anni a cinque cooperative con una normale gara, è stato prorogato direttamente senza più gare per più e più volte, fino al 31 marzo 2006, per cifre variabili tra 250.000 e 350.000 euro circa ogni mese; se le prime proroghe rientrano tra quanto normalmente previsto negli appalti, le ultime sono state fatte aggrappandosi a cavilli di legge e a motivazioni che lasciano francamente perplessi. Dopo il 2006 il servizio passa in capo alle ASL e quindi alla Regione: di qui il coinvolgimento del nostro gruppo regionale, in cui Ivan Della Valle sta seguendo la questione (segnalazioni benvenute).

Al di là del fatto che la procedura sia stata regolare o meno, comunque, ci ha colpiti un fatto politico: una di queste cooperative è attualmente presieduta dalla moglie del deputato PD Mimmo Lucà, che è stata nel consiglio d’amministrazione per tutto il periodo indicato. Lucà è il deputato che fu intercettato mentre telefonava al capo della locale di Rivoli della ndrangheta, chiedendo voti perché Fassino vincesse le primarie da sindaco del centrosinistra.

La telefonata non era reato, ma il punto che volevamo sollevare è un altro: l’esistenza di un sistema per cui appalti comunali vengono continuamente dati a fornitori politicamente vicini o addirittura imparentati con gli esponenti dei partiti che governano Torino, spesso evitando le gare d’appalto (anche il fatto che un contratto si possa prorogare senza gara non vuol dire che si sia obbligati a non fare la gara: è una scelta politica), mentre questi fornitori procurano voti per la rielezione dell’amministrazione e addirittura delle correnti dei partiti di centrosinistra che rivendicano la continuità (come Fassino con Chiamparino) invece che il rinnovamento. E di potenziali casi di questo genere ne stanno saltando fuori sempre di nuovi.

Io vorrei essere chiaro su una cosa: non vogliamo incitare al linciaggio delle cooperative sociali, che svolgono con questi soldi un lavoro meritorio (è un anno e mezzo che giro per comunità e gruppi meravigliosi) e i cui operatori peraltro da mesi in molti casi non ricevono lo stipendio. Non è nemmeno in sé sbagliato che un parente di un esponente politico, o l’esponente politico stesso, lavori per un fornitore del Comune, se le forniture sono regolari e trasparenti; sui giornali di oggi ho visto apparire nomi di consiglieri comunali della maggioranza tirati in ballo a sproposito.

Vogliamo tuttavia capire se questo sistema di gestione dei soldi pubblici è meritocratico oppure no, se è efficiente oppure no, se il Comune sceglie i fornitori per capacità o perché ci sono dentro amici e parenti in posizioni importanti e se ogni euro speso viene destinato ai lavoratori e ai cittadini oppure se una parte si perde in questa rete di amicizie, magari con assunzioni pilotate, magari con subappalti, magari con sponsorizzazioni o chissà che altro.

Lucà ha risposto minacciando querele: che possiamo rispondere? Quereli pure se si ritiene diffamato, ma ciò che abbiamo scritto nel nostro comunicato è vero. Il tentativo del potere cittadino adesso sarà quello di mettere tutto a tacere, di intimidire chi parla, di scaricare la colpa sui singoli dirigenti che hanno firmato gli affidamenti e di insabbiare lo scandalo in “porti delle nebbie”. Non è un caso che queste vicende comincino in alcuni casi anche più di dieci anni fa, ma che la cosiddetta “opposizione” di PDL e Lega non ne abbia mai tirata fuori una che sia una.

Noi, in compenso, crediamo di avere dimostrato tutta l’utilità del Movimento 5 Stelle: anche per chi ancora non ci vota.

[tags]torino, fassino, affidamenti, appalti, scandalo, cooperative, lucà, movimento 5 stelle[/tags]

divider
venerdì 12 Ottobre 2012, 13:13

C’è lavoro e lavoro

Spesso si dice che di questi tempi è importante dare lavoro, e che il Tav Torino-Lione porta lavoro, e che dunque il Tav Torino-Lione è un progetto importante. La realtà è ben diversa: quale lavoro porta il Tav, e a chi?

Se ne sono occupati i No Tav, andando ad analizzare in un corposo dossier alcune delle aziende che hanno già avuto appalti per il Tav, quelli per il “cantiere” di Chiomonte (ricorderete dalle foto dell’ultima visita che dentro non ci sono quasi lavori, solo tanta polizia). E ovviamente hanno scoperto inquietanti legami tra Tav, politica e criminalità organizzata.

Nel dossier sono infatti descritti e provati tutti gli elementi che gravano su diverse aziende che lavorano nel cantiere di Chiomonte e sui loro soci, a cominciare dalle famiglie Martina e Lazzaro, già coinvolte nell’inchiesta Minotauro e anche in altri problemucci, per venire al Consorzio Valsusa-Piemonte Imprese per lo Sviluppo, presieduto dall’ex parlamentare DS Luigi Massa, che comprende – oltre alla nuova impresa dei Lazzaro denominata Italcostruzioni – diverse aziende riconducibili a persone già in passato arrestate o condannate in inchieste relative ad appalti per lavori pubblici in Piemonte, come i casi in cui furono coinvolti l’allora viceministro Martinat e l’imprenditore Gavio.

La risposta del partito del cemento non si è fatta attendere. Un mesetto fa è stata organizzato un incontro della Commissione Antimafia del Comune di Torino con Mario Virano, che ha presentato le misure antimafia che saranno introdotte negli appalti del Tav: difatti, le gare d’appalto vengono fatte non in Italia ma in Francia, paese che non dispone di una legislazione antimafia. Peccato che, in questa riunione a porte chiuse di autorità incravattate, ci fossi anch’io: dunque ho potuto alzare la mano e cominciare a snocciolare in faccia a Virano & friends una serie di nomi, dati e condanne penali.

La cosa più divertente è stata quando un megadirigente delle ferrovie ha replicato sdegnato “ma questi nomi non li conosco, non hanno mai lavorato con noi!”, salvo poi beccarsi un colpetto di gomito da Virano, seguito da comunicazione all’orecchio e da successiva rettifica: “ah, mi dicono che forse hanno vinto delle gare in Francia…”. Ma anche quando ho fatto a voce alta il nome di uno dei vari condannati e diversi presenti hanno cominciato a discuterne: “chi?” “ah ma quello là” “ah già è vero, me lo ricordo…”. Addirittura il TGR ha voluto riprendere le mie dichiarazioni: come risultato, abbiamo fatto un po’ di rumore ma devo essermi fatto altri nemici.

Qualche settimana fa, tra gli ospiti della nostra festa alla Falchera, abbiamo avuto il piacere di ospitare Alberto Perino che ha raccontato al pubblico queste vicende. Siamo lieti di presentarvi ora un estratto video: perché queste verità continuino a circolare.

Nel frattempo, siete tutti invitati alla manifestazione No Cmc – una delle cooperative rosse che spargono cemento – che si terrà domani a Ravenna: qui trovate le informazioni.

[tags]tav, torino, lione, mafia, cemento, criminalità, perino, movimento 5 stelle[/tags]

divider
lunedì 8 Ottobre 2012, 13:41

La valutazione dei consiglieri e una richiesta di partecipazione

Venerdì scorso si è svolta la serata di valutazione sull’operato dei consiglieri comunali e circoscrizionali del Movimento 5 Stelle di Torino. Vorremmo ringraziare il centinaio di persone che sono intervenute alla serata e le 193 persone che hanno compilato online il questionario.

Un questionario del genere dà ovviamente risultati puramente indicativi, sia perché il campione che lo compila non è identificato né selezionato scientificamente e non rappresenta dunque in maniera precisa l’intero elettorato, sia perché il numero di compilazioni, in particolare quando si scende a livello di circoscrizione, è ridotto – in un paio di circoscrizioni abbiamo avuto meno di dieci risposte – e dunque rende i risultati molto aleatori. Tuttavia, nel complesso le osservazioni emerse sono state utili.

Abbiamo deciso di rendere pubbliche tutte le risposte al questionario (comunque anonime) e una breve analisi dei risultati che evidenzia alcuni punti, dalla difficoltà di penetrare in alcune circoscrizioni – in particolare la 6, che sconta il fatto di essere la più grande, la 8 e la 10 – fino alle questioni da voi ritenute più importanti (in primis ambiente e salute, seguite da istruzione, bilancio e trasporti) e meno importanti (ultime sport e animali, e poco prima patrimonio, sicurezza e cultura).

Abbiamo deciso di rendere pubbliche nell’analisi anche le percentuali di soddisfazione dei singoli consiglieri, con l’invito a non prenderle come una classifica dei più e meno bravi, dato che, vista l’aleatorietà, si tratta di indicazioni molto a spanne; comunque tutti i consiglieri sono ampiamente sopra il 50%, con punte del 94% per Nicola Santoro (Circoscrizione 4) e dell’89% per Monica Amore (Circoscrizione 9). Sia io che Chiara abbiamo avuto una percentuale di gradimento dell’87%, che è davvero alta anche considerando che il questionario è stato compilato da attivisti e simpatizzanti (d’altra parte questi questionari a compilazione volontaria tendono ad attrarre più gli scontenti che i contenti).

Durante la serata, ogni consigliere ha commentato il proprio risultato, e in particolare i suggerimenti e le critiche ricevute, talvolta un po’ ridicole e ingenerose ma spesso centrate e ragionevoli. Nel video potete ascoltare la presentazione iniziale dei risultati, poi da 8’46” i commenti dei consiglieri circoscrizionali e da 37′ 50″ i commenti di quelli comunali; esiste anche un secondo video con gli interventi dei cittadini.

Il problema maggiore emerso durante la serata è quello dell’organizzazione e dell’interazione tra consiglieri e attivisti: i consiglieri non riescono più a stare dietro a tutte le segnalazioni e a tutto il lavoro di commissione, gli attivisti vorrebbero sentirsi più coinvolti. Per questo motivo, abbiamo deciso di invitarvi tutti a offrirvi volontari per seguire gli argomenti delle commissioni consiliari, sia venendo alle riunioni per chi ha la disponibilità di tempo, sia semplicemente contribuendo a discutere e approfondire in rete le delibere in discussione e i problemi che ci vengono segnalati.

Queste sono le commissioni esistenti:
I – Bilancio, personale, patrimonio, partecipazioni
II – Urbanistica, trasporti, edilizia
III – Lavoro, commercio
IV – Sanità, servizi sociali
V – Istruzione, cultura, sport
VI – Ambiente, rifiuti
Controllo di gestione
Diritti e pari opportunità
Antimafia e legalità

Contattateci per email per segnalare la vostra disponibilità indicando la commissione a cui siete interessati e le vostre competenze in materia: in funzione delle risposte, valuteremo come organizzarci. Grazie!

[tags]movimento 5 stelle, valutazione, consiglieri, partecipazione, organizzazione[/tags]

divider
martedì 2 Ottobre 2012, 17:59

Gli schiavi della conoscenza

Emanuele è un lavoratore della conoscenza: una di quelle persone che non producono oggetti tangibili, ma idee, ricerche, prodotti immateriali. Gli economisti sostengono che se un Paese ricco vuole avere speranza di rimanerlo deve puntare proprio su questo settore, investendo nella ricerca scientifica e nei settori tecnologicamente avanzati.

In Italia, però, la realtà è ben diversa. L’impresa privata spesso concepisce la ricerca solo come un mezzo per ottenere finanziamenti pubblici, per cui, più che fare ricerca utile, si concepiscono sulla carta progetti che corrispondano a qualche bando e non di rado si falsificano i documenti per far apparire come ricerca (e quindi farsi rimborsare almeno in parte) anche le normali attività aziendali. Se non ci sono fondi pubblici, allora la ricerca – per definizione un investimento che ritorna nel lungo termine, ma che a breve è un costo – non si fa proprio.

Gli enti pubblici, invece, vedono normalmente la ricerca come un modo per far arrivare soldi alla corte di clienti, parenti e raccomandati di chi li gestisce; una consulenza, magari per studiare sulla carta un progetto che sin dal principio non si ha alcuna intenzione di realizzare, è un buon motivo per giustificare un esborso di denaro.

In questa situazione, chi invece veramente si dedica con passione e competenza al lavoro della conoscenza viene continuamente mortificato. Nel privato, di solito si trova a lavorare precariamente con contratti a progetto o finte partite IVA, da schiavo mascherato da professionista, per venire poi scaricato appena si deve tagliare qualcosa. Nel pubblico, l’ingresso nelle università è subordinato all’adesione al feudo del barone universitario di turno, accettando di mettersi in fila per poter vincere un concorso una volta esaurita la lista di figli, amanti e sodali che devono essere sistemati, e nel frattempo vivendo di assegni e contratti precari.

La storia di Emanuele è un po’ di tutto questo; ingaggiato in progetti di ricerca tra il Politecnico, la Città e la Provincia di Torino, il suo lavoro non è mai stato pagato; il primo progetto ha perso i fondi europei per via di gelosie politiche tra Torino e Milano, mentre nel secondo i soldi sono arrivati ma sono stati girati dall’ente pubblico ad altri, anziché a lui che aveva lavorato.

Nonostante le promesse di ripagarlo in qualche modo, alla fine Emanuele è finito in mezzo a una strada; era già all’estero per cercarsi un nuovo lavoro, quando è rimasto senza una lira ed è stato sfrattato e persino depennato dall’anagrafe e dalle liste elettorali italiane in quanto irreperibile. I nostri tentativi di fargli avere ciò che gli spetta sono stati vani, tanto che lui si è infine rivolto alla magistratura; potete sentire la sua storia nel video.

Ora Emanuele ha trovato un ingaggio dignitoso: alla Metropolitan University di Manchester. Questa, infatti, è la fine di molte delle persone che cercano di fare questo lavoro in Italia: l’emigrazione. All’estero chi lavora in questo settore con merito – non solo i geni, ma anche le persone normalmente preparate – viene accolto e incentivato, proprio perché loro sanno che da queste persone dipende la futura floridità della nazione. Non stupisce dunque che l’Italia sia sempre più in crisi.

[tags]ricerca, conoscenza, lavoro, precariato, università, politecnico, comune, provincia, torino[/tags]

divider
lunedì 1 Ottobre 2012, 14:35

Quelli che vogliono abolire lo Stato

Vorrei cominciare raccontandovi un episodio accaduto alcuni giorni fa, qui in Comune, durante una conferenza dei capigruppo.

L’elenco degli atti all’ordine del giorno del consiglio comunale, difatti, ormai ha raggiunto le trentanove pagine di lunghezza: ci sono decine di atti (tipicamente mozioni) già discussi, concordati e sostenuti da tutti ma che sono lì fermi da mesi perché non si trova il tempo di discuterli e votarli in aula. Due settimane fa abbiamo fatto un consiglio comunale straordinario, mercoledì dalle 17 alle 20; ma siamo riusciti a trattarne solo una decina.

Uno dei motivi per questa situazione è che il tempo disponibile per i consigli comunali ordinari, che si svolgono il lunedì, è spesso ridotto. I consigli iniziano alle 15, ma spesso l’inizio slitta alle 16 o alle 16:30 perché vengono organizzate in Sala Rossa commemorazioni e feste di compleanno per gli ex consiglieri ed ex sindaci; la sera si chiude all’ora di cena e talvolta anche prima, per esempio lunedì scorso abbiamo chiuso alle 18:20 perché il PDL aveva un impegno di partito. Aggiungeteci la naturale verbosità dei politici e un incomprensibile ostruzionismo a tappeto della Lega (senza alcun risultato politico, solo per far perdere tempo e soldi alla macchina comunale sperando prima o poi di ottenere in cambio chissà cosa) e viene fuori che ogni volta trattiamo tre o quattro atti se va bene… e la lista d’attesa si allunga sempre più.

In realtà, formalmente il consiglio comunale inizia alle 10; però la mattinata è occupata dalle interpellanze, e vede dunque la presenza solo del Movimento 5 Stelle e di qualche altro consigliere di opposizione; verso le 13 si finisce, e fino alle 15 (se va bene) non si ricomincia. Tuttavia, vista la convocazione, tutti i consiglieri comunali che svolgono un lavoro dipendente sono in permesso retribuito da lavoro, a spese del Comune, a partire dalle 9 del mattino – anche se in realtà si presentano in aula poi solo alle 15.

A fronte dell’arretrato, noi abbiamo provato a proporre alternative; abbiamo chiesto di fare altri consigli straordinari e ci hanno detto di no; abbiamo chiesto di spostare le celebrazioni fuori dagli orari del consiglio comunale e ci hanno detto di no; abbiamo proposto di saltare qualche seduta di interpellanze per cominciare subito i lavori al mattino e ci hanno detto di no; abbiamo chiesto almeno di iniziare i lavori pomeridiani alle 13:30 anziché alle 15 e ci hanno detto di no. Perchè?

Perché i consiglieri sono abituati ad avere la mattinata libera, e perché alle 13:30 c’è la riunione di partito del PD, che deve appianare le divergenze interne e giungere a posizioni comuni prima del consiglio. In orario di consiglio comunale, con un permesso di lavoro pagato dalla collettività: andrebbe bene solo se il consiglio fosse in pausa forzata per altri motivi, ma a me sembra ovvio che, in caso di necessità, il consiglio dovrebbe avere la priorità.

E il bello è che il rappresentante della maggioranza me l’ha spiegato urlando, in modo piuttosto alterato, perché il mio sarebbe populismo e io non rispetto le esigenze personali dei consiglieri della maggioranza, che a differenza mia (che di fatto non riesco più a lavorare… ma di questo parleremo tra qualche giorno) non sono politici a tempo pieno e devono tenere insieme le due cose.

Ora, vorrei chiarire una cosa che a molti purtroppo non sembra chiara, e lo dico anche se è un concetto attualmente impopolare. Io non credo che, insieme alla pessima politica di questi anni, sia opportuno abolire lo Stato. Io sono molto preoccupato dalle mail e dai commenti che ricevo e che mi dicono che il Movimento dovrebbe abolire non solo le province, ma anche le regioni e il 90% dei comuni, ed eliminare il Senato “doppione inutile”, e dimezzare i deputati, e azzerare gli stipendi dei politici, e cancellare i fondi di funzionamento, e i politici dovrebbero anche pagarsi il computer e la scrivania da soli e però essere sempre in servizio e pronti a rispondere immediatamente a qualsiasi richiesta dei cittadini e non saltare mai nemmeno gli ultimi cinque minuti di una seduta e rinunciare a lavoro e pensione in allegria, e però farlo non per guadagnare e nemmeno per aspirare a posizioni più importanti e nemmeno per avere un riconoscimento di qualche genere, anche solo morale, o men che meno apparire sui media.

Perché una volta che abbiamo abolito tutte le istituzioni elettive e reso materialmente impossibile per una persona normale fare politica, resta una cosa sola: la dittatura.

Certamente la politica e la pubblica amministrazione hanno bisogno di una dimagritura e ripulitura, e il comportamento dell’attuale classe politica è intollerabile e vergognoso, ma attenzione: sono piuttosto sicuro che i nostri veri padroni, quelli che manovrano l’economia, l’hanno permesso e incoraggiato per decenni, favorendo il riempimento delle istituzioni con corrotti ed idioti, proprio per arrivare qui, per convincervi ad abolire la democrazia insieme ai suoi abusi e a tenerci Monti e i suoi cloni per l’eternità.

E’ proprio per questo che ho detto ai miei colleghi dei partiti che devono smetterla di fare le riunioni di partito in orario di consiglio, e che dalle dieci del mattino dobbiamo essere tutti presenti in aula fino a sera per trattare gli arretrati, almeno fino a quando non li avremo smaltiti. Perché non si rendono conto che ciò che a loro sembra normale o al massimo un peccato veniale, certo ben lontano dai festini della Regione Lazio, in questo momento è il coltello che altri usano per abolire lo Stato; e dunque la responsabilità di questo esito non è di noi “populisti”, ma di chi fa politica da anni e continua ad offrire ai cittadini motivi grandi e piccoli per disprezzarla.

Quelli che lavorano per abolire lo Stato dunque non siamo noi, sono loro: ed è un peccato che non riescano più a capirlo.

[tags]politica, costi della politica, casta, comune, torino[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike