Meno 18
Ero bambino e il mio tram era il 6, quando i biglietti da dieci erano una striscia colorata lunga lunga a cui la macchinetta tagliava via ogni volta dal lato un pezzettino in più (di qui il nome “obliteratrice”). C’era l’inflazione a due cifre e dunque il colore dei biglietti e il relativo prezzo variava ogni anno o giù di lì.
Poi un giorno decisero che non c’era più il 6 ma l’1, e nemmeno andava più in piazza Castello, però era sempre lo stesso tram vecchiotto, non come quei nuovi mostri che giravano come “metropolitana leggera” (dall’accelerazione direi più “scassoni pesanti”) in corso Regina. Con la nuova “griglia” avevano promesso chilometri di binari nuovi, ma intanto quelli vecchi sparivano alla velocità della luce; e negli anni seguenti, con la sola eccezione del nuovo 9, non fu altro che un susseguirsi di linee teoricamente tramviarie gestite con gli autobus per anni.
Il tram, eppure, non è un residuo del passato; in tutto il mondo sta ottenendo un nuovo successo, essendo una sana via di mezzo tra il piccolo e inquinante autobus e la costosissima metropolitana. Certo i tram moderni non sono più le vetturette agili del Novecento, ma dei barconi simili a una portacontainer su rotaie; ma sono imbattibili per le “linee di forza” del trasporto di una media città come Torino. Ciò nonostante, godono di una immagine particolarmente negativa, che porta alla tranquilla esposizione in pubblico di idee che a una analisi più attenta sollevano perlomeno qualche dubbio, come quella per cui scavare un buco enorme a fianco della Gran Madre per farci un parcheggio sotterraneo non danneggia il monumento, ma il fatto che ci giri attorno il tram sì (in fondo sono solo centoventi anni che ci gira attorno).
Attualmente, la storia simbolo del disprezzo con cui vengono visti i tram è quella del 18, la linea che dal 1982 unisce la zona di piazza Sofia a Mirafiori passando per via Bologna, via Rossini, via Accademia Albertina, via Madama Cristina, via Nizza, via Passo Buole e corso Settembrini. Si chiama così perché è la somma delle vecchie linee 1 e 8 ante riforma, e in questi ultimi anni, per via dei lavori del sottopasso di corso Spezia e poi della metropolitana verso il Lingotto, è stata prima troncata in piazza Carducci, con una navetta bus da lì a Mirafiori, e poi sostituita completamente con il bus.
Adesso, il progetto del Comune è quello di accorciarla definitivamente, fermandola per sempre in piazza Carducci. La scusa ufficiale è che essendoci la metropolitana da piazza Carducci al Lingotto, e in futuro fino a piazza Bengasi, non ha senso che in quel tratto di via Nizza passi anche un tram. Peccato che il tratto sia in tutto di tre fermate, e che rappresenti solo un pezzetto della linea 18.
I veri problemi per cui si vuol tagliare il 18 sono altri: i lavori della metropolitana sono stati fatti senza un briciolo di buon senso, spostando le fogne e i relativi tombini proprio dove c’erano i binari, e dunque ora il tram non ci passerebbe più. A monte di questo, sta la decisione di mandare in pensione qualche anno fa alcune decine di tram della serie 3100 (i classici tram arancioni di Torino), che ora giacciono a marcire in un deposito, ufficialmente accantonati. E allora, adesso che varie linee di tram (13, 16) smettono di essere gestite con i bus per la fine dei lavori di metropolitana e passante ferroviario, si scopre che non ci sono più abbastanza tram per gestire un percorso così lungo (più lungo è il percorso e più tram servono per coprirlo a parità di frequenza).
Quelle motrici sarebbero ancora recuperabili a costi senz’altro inferiori rispetto all’acquisto di altrettanti bus; e allora non si capisce perché si voglia a tutti i costi spendere dei soldi per comprare i bus, per poi costringere i passeggeri a cambiare da un tram a un bus in piazza Carducci. Visto che i binari ci sono già , perché non usarli? E’ quello che chiede una petizione di tecnici e appassionati, che io ho già firmato.
Ma gli sprechi inspiegabili non sono finiti: nel 2005 (a metropolitana già in costruzione) si sono spesi molti soldi per rifare l’impianto in tutto il tratto di via Passo Buole (già di suo un impianto relativamente recente, visto che fino agli anni ’60 la linea passava nel sottopasso del Lingotto): chilometri di binari che ora il Comune vorrebbe buttare per sempre.
Del resto, nel 2004 sono stati rifatti i binari del 18 anche in via Accademia Albertina; e anche quello rischia di restare uno spreco. Infatti, l’onnipresente lobby dei commercianti ha colto la palla al balzo per chiedere che il 18 diventi completamente bus su tutto il percorso. Perché? Perché così nel tratto iniziale di via Bologna le rotaie del tram, situate accanto al marciapiede davanti ai negozi, possono essere adibite a parcheggio, come già è in questo periodo di gestione bus provvisoria. E chi se ne frega dell’ecologia e dell’efficienza del trasporto pubblico.
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