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venerdì 17 Agosto 2012, 19:32

A proposito di TV locali

D’estate, si sa, i giornali non sanno cosa scrivere e si dilettano a pompare quel poco che hanno in mano; se poi possono criticare il Movimento 5 Stelle, ancora meglio. Si spiega così la vicenda della settimana, ovvero l’accusa ai consiglieri regionali del Movimento, che hanno pagato le televisioni locali in cambio di spazi in cui parlare al pubblico.

Il primo motivo per cui ne parlo è che ci tengo a dire che io non ho mai pagato nessuna televisione per nessuna apparizione. Io non appaio molto spesso sulle TV locali torinesi, con l’eccezione di una sola: Torinow, ovvero una rete che mi invita più o meno una volta al mese, non mi ha mai chiesto una lira, non ha mai cercato di manipolare la mia partecipazione e mi permette di dire liberamente tutto ciò che penso, davanti a un giornalista che non è né sdraiato a nostro favore né determinato ad attaccarci, ma fa semplicemente il giornalista. A queste condizioni, credo che sia giusto partecipare; avendo ritrovato proprio uno spezzone di Torinow in cui qualche mese fa ragionavo di questo, ve lo linko lietamente (vedrò prossimamente di caricarne altri, così chiunque potrà valutare se il mio giudizio è corretto).

Credo invece che sia sbagliato entrare nel meccanismo perverso per cui la politica finanzia o compra le televisioni che in cambio forniscono informazione di parte; è il meccanismo inventato da Berlusconi su cui si basano le fortune di tutti i partiti di questi anni. Anche l’informazione fatta da noi, se paghiamo la TV per non essere incalzati o contraddetti, è di parte, e dunque l’argomento “pago per raggiungere più elettori” – parlando di trasmissioni e non di spot – non regge, a meno che il nostro approccio verso gli elettori non voglia essere quello di imbonirli.

L’obiettivo del Movimento, difatti, non è solo quello di sostituire i vecchi politici con gente nuova, ma è quello di scardinare il sistema; eliminare la disinformazione catodica è di questo progetto un elemento fondamentale, forse persino più importante che raccogliere voti e vincere le elezioni; per questo non dobbiamo alimentare nemmeno di striscio i modelli precedenti. Dopodiché, credo però che sia eccessivo gettare la croce addosso a Favia e a Bono: si prova, si sperimenta, si capisce che non funziona e si torna indietro, e finita lì; tra l’altro queste spese furono decise quando la riflessione sul rapporto tra Movimento e televisione era molto meno avanzata, e in Piemonte la scelta del gruppo regionale di seguire questa strada fu discussa e sostenuta a maggioranza dagli attivisti, per quanto non mancassero le critiche.

Sono invece un po’ preoccupato per come la vicenda si è evoluta a livello comunicativo. Grillo ha criticato pubblicamente la scelta dei consiglieri, peraltro facendo confusione tra il fondo stipendi (quello alimentato dal taglio degli stipendi dei consiglieri) e il fondo di funzionamento (altri soldi pubblici dati al gruppo per pagare l’ufficio, a partire dai portaborse); e ha annunciato l’intenzione di eliminare il fondo stipendi, cosa secondo me sbagliata perché con quel fondo sono state finanziate varie iniziative a vantaggio dei cittadini, dai ricorsi al TAR dei comitati ambientalisti fino alla distribuzione di pannolini lavabili, che mi sembrano preferibili al dare quei soldi indietro alla Regione. D’altra parte, i consiglieri regionali hanno difeso le proprie posizioni e scaricato le colpe sull’attacco mediatico dei giornali di regime (indubbio); da Favia avrei preferito sentire una indicazione chiara sul fatto che non lo farà più, invece che un “vedremo”.

Questa situazione deriva comunque da una questione irrisolta: a chi spetta stabilire se un determinato uso dei fondi a disposizione dei consiglieri, pur se assolutamente legale, è anche opportuno? A Grillo? Al consigliere? Al gruppo di attivisti del consigliere? A tutti i suoi elettori? E’ proprio su questa zona grigia che si creano divergenze tra Grillo e alcuni suoi consiglieri.

Personalmente credo che questo sia uno di quei pochi punti qualificanti su cui Grillo in qualità di garante ha l’ultima parola, e difatti immagino che direttive vincolanti sull’uso dei soldi verranno prossimamente aggiunte agli impegni di chi richiede la certificazione per candidarsi. D’altra parte, un modo più costruttivo di uscirne sarebbe quello di mettersi tutti attorno a un tavolo, Grillo da una parte e i consiglieri dall’altra, condividere le esperienze ed elaborare insieme delle linee guida che vadano bene per tutti; perché se sulle ospitate TV a pagamento non dovrebbero esserci dubbi, ci sono tante situazioni in cui il metro di valutazione non è uniforme e in cui magari un gruppo o un consigliere seguono una linea che poi si scopre non essere condivisa a livello nazionale.

Infine, da consigliere in carica, non posso evitare di fare una osservazione. Gira nel Movimento una corrente di pensiero per cui tutte le persone che vengono elette diventano improvvisamente dei potenziali criminali da tenere costantemente sott’occhio, a cui fare le pulci per qualsiasi cosa facciano e a cui imporre sempre nuove regole e nuovi vincoli per evitare che facciano non si sa bene cosa di male.

Naturalmente è giusto che chi ci ha votato e sostenuto, da Grillo al cittadino qualsiasi, eserciti una attività di controllo e chieda conto di ciò che facciamo, e che esprima tranquillamente le sue critiche; ma ricordatevi che siamo umani, che possiamo sbagliare anche noi o avere opinioni diverse, che possiamo decidere di organizzare l’attività in un modo diverso da quello che vorreste senza che questo voglia immediatamente dire che siamo diventati politicanti in carriera o abbiamo tradito lo spirito del Movimento. Sarei molto deluso se il Movimento naufragasse in un continuo battibecco pubblico, perché sprecheremmo l’occasione di cambiare l’Italia; per la quale serve innanzi tutto coesione, tolleranza e rispetto tra le persone più stimate nella nostra comunità.

[tags]movimento 5 stelle, grillo, favia, bono, televisione[/tags]

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5 commenti a “A proposito di TV locali”

  1. polemico74:

    decide grillo

    ma non dicevi che non era il movimento di grillo? ahahahah che pagliaccio

  2. cadma:

    Perchè lo insulti?
    se pensa che – “Personalmente credo che questo sia uno di quei pochi punti qualificanti su cui Grillo in qualità di garante ha l’ultima parola”
    è libero di pensarlo senza offenderlo.
    Io credo che la questione della gestione di questi problemi dovrebbe essere risolta discutendo più proposte da varie parti (però deve esserci gente che le fa) comprese quelle di Beppe e votarle. Decide la maggioranza. E se la maggioranza sbaglia? Nulla è perfetto, ma almeno saranno cazz…. condivise e non dovute ad una sola persona.
    Ecco la necessità che un movimento abbia codificate delle regole impersonali molto dettagliate in modo che chi aderisce sa che comportamento gli è richiesto di rispettare (ad es. di rinunciare ad un pò di stipendio lo accettano tutti ed è risaputo).

  3. Alessandro D.:

    >>una corrente di pensiero per cui tutte le persone che vengono elette diventano improvvisamente dei potenziali criminali da tenere costantemente sott’occhio

    Tutto secondo me.
    Questo è stato l’approccio pubblico, prima maniera, di Grillo alla politica. Chi ne ha subito la fascinazione la pensa proprio così e di conseguenza continua a guardare con occhio accusatorio (e un pochino schifato) chi è entrato fattivamente in politica.
    D’altra parte se l’impostazione è “noi e voi” (noi che non facciamo politica e voi che la fate, noi che non rubiamo e voi si, noi che non inciuciamo e voi si, noi che non inquiniamo e voi si, etc etc) l’atteggiamento sarà forzatamente questo.

  4. vb:

    Come sempre ci vuole ragionevolezza: è corretto criticare i comportamenti degenerati della maggior parte dell’attuale classe politica ed è corretto non generalizzare né verso di loro né verso chi si affaccia alla politica in questi anni e in modo nuovo…

  5. Luca Martini:

    Dici bene: Come sempre ci vuole ragionevolezza. Ritengo infatti, che all’interno del M5S parecchi aderenti manchino proprio di ragionevolezza. Riesco a capire che ormai molti, stanchi della vecchia politica, siano particolarmente intransigenti nei confronti degli eletti (quasi a emulare gli “eletti in cielo”)a cui non è permesso fare uno sbaglio, una svista o più semplicemente aver azzardato e preso una propria convinzione come “condivisibile” da tutti.
    Ma se un pò di ragionevolezza non sarà propria dei più (all’interno del M5S), dici bene : “..sprecheremmo l’occasione di cambiare l’Italia; per la quale serve innanzi tutto coesione, tolleranza e rispetto tra le persone più stimate nella nostra comunità.”

 
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