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giovedì 21 Maggio 2015, 15:51

Ancora su nomadi e cani

L’Ente Nazionale Protezione Animali ha pubblicato le foto dell’ennesimo raid nel suo canile privato, adiacente al campo rom di via Germagnano, di cui vi avevo già parlato in un articolo di poche settimane fa; strumentazione distrutta, arredi fatti a pezzi, animali molestati e forse avvelenati, tubi divelti con allagamento, e circa centomila euro di danni.

L’ENPA aggiunge un “pacato” commento sulle politiche pro nomadi della Città di Torino, parlando di “una città che, mentre ridimensiona e centellina servizi previsti e garantiti dalla Legge, abdica ai ROM con milioni di euro spesi in permissivi mediatori culturali, disprezzata assistenza sanitaria nei campi, inefficaci cooperative di sostegno, inutile personale di vigilanza, continue ristrutturazioni di ciò che essi distruggono, con quotidiani interventi di vigili del fuoco.” Solo nelle prime due ore (dalle 6 alle 8 del mattino) il post ha ottenuto circa 5000 condivisioni in tutta Italia, e dopo nove ore è oltre le 60.000; e potete immaginare il tono dei commenti e la bella figura della città.

Il problema è arcinoto e già più volte discusso in consiglio comunale, e anche se non lo sbandieriamo tanto noi ce ne stiamo occupando da un po’ in modo serio. Grazie a una rete di contatti, stiamo cercando di aprire un dialogo diretto tra volontari ENPA e abitanti del campo, per capire le ragioni di questo accanimento distruttivo (non è solo questione di rubare). Ieri ero all’ufficio nomadi del Comune e ho avuto modo di parlarne anche con chi segue istituzionalmente il campo.

La questione non è semplice come sembra. Non è che tutti gli abitanti del campo si divertano a prendersela con l’ENPA; se mai, nel campo è in corso da tempo una guerra per il controllo dello stesso, e questo è un modo per gli aspiranti capi del campo di dimostrare che possono distruggere e far scappare non solo eventuali oppositori interni, ma addirittura la polizia e le istituzioni italiane. I campi rom sono spesso come i paesini mafiosi dell’Italia profonda; gli abitanti non sono tutti mafiosi o delinquenti, ma hanno paura di esporsi; vige l’omertà, tutti sanno chi compie questi atti ma nessuno ha il coraggio di denunciarli.

Questo ovviamente non giustifica i danni subiti dall’ENPA e non li rende accettabili, e non giustifica nemmeno il palese fallimento delle politiche pubbliche adottate verso i rom in questi vent’anni in tutti i loro aspetti, dalla scelta di mantenere i campi al permissivismo verso la piccola criminalità fino al boldrinismo di istituzioni nazionali ed europee che bacchettano il Comune se si permette anche solo di abbattere una baracca (esiste persino un ricorso dei rom alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo sgombero di lungo Stura Lazio…).

Gridare slogan e insulti è facile, ma non risolve i problemi. Tuttavia, è chiaro che è ora di un giro di vite su questa situazione, che si risolve innanzi tutto assicurando i colpevoli alla giustizia e dimostrando che le istituzioni esistono e non si fanno mettere i piedi in testa. Purtroppo, qualsiasi richiesta di intervento da parte delle forze dell’ordine in queste settimane, per qualsiasi motivo, riceve la risposta per cui adesso esse sono troppo impegnate a garantire la sicurezza dell’ostensione della Sindone, e che se ne parlerà a luglio. Anche questo è il simbolo di una città che investe solo in grandi eventi per poteri forti nel centro cittadino, e che abbandona le persone comuni e le periferie al proprio destino.

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