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Archivio per il giorno 25 Giugno 2015


giovedì 25 Giugno 2015, 15:28

La politica demenziale: PD e SEL contro Marco Carena

Quando avevo quindici anni, una compagna di scuola mi duplicò una cassettina con le canzoni di Marco Carena: e la consumai a forza di ascoltarla. Era il periodo del boom del demenziale, e per qualche anno i doppi sensi più o meno volgari e l’umorismo pecoreccio la fecero da padroni; fu un boom di cui rimase poco, a parte Elio e le Storie Tese (altro livello però). Marco Carena ha continuato onestamente la sua carriera musicale, riproponendo per venticinque anni quei brani su tutti i palchi di Torino e altrove; e anche se a quarant’anni fanno un po’ meno ridere, a me fa sempre piacere ascoltarli.

Per questo, quando stamattina ho aperto Facebook e ho visto la consigliera comunale del PD Laura Onofri, rappresentante del movimento femminista Se non ora quando, pubblicare il suo sdegno contro l’esibizione di Carena ieri alla festa di San Giovanni, mi son messo a ridere. Poi ho cliccato sul link, ho letto il comunicato delle femministe e ho pensato che fossero impazzite tutte.

E’ vero, ci sono due canzoni di Carena (le conosco a memoria) che contengono le frasi citate. Una si chiama Che bella estate ed è il racconto di una estate terribile in cui il povero vacanziero assiste a disgrazie e misfatti di tutti i colori: oltre alla ragazza violentata, ci sono un vicino di ombrellone sbranato dai granchi, un bambino corroso dall’acqua inquinata del mare, uno che si suicida nel porto… e però, in un ritornello comico e menefreghista, il protagonista conclude “che bella estate amore mio, ci sei tu ci sono io, ma che c’importa dell’altra gente, ci siamo noi non c’è più niente”. E’ palese a chiunque che si tratta di satira, proprio a proposito delle persone che vanno in vacanza fregandosene delle disgrazie di tutti gli altri, salvo poi scoprire che a forza di egoismo non rimane più niente.

Idem per la seconda canzone incriminata, Io ti amo. Che è, appunto, la storia di uno stronzo che si riempie la bocca di “ti amo” per la sua fidanzata e poi la maltratta in ogni modo. Basta leggere il testo per intero, ed è perfettamente chiaro che la canzone prende per il culo i maschi violenti e, anzi, denuncia l’ipocrisia con cui ci si dice “ti amo” per poi dimostrare tutto l’opposto nei fatti. E’ un gran pezzo di satira che comprende diverse battute fulminanti, tra cui “ti amo perché sei diversa / infatti ti confondo spesso”, o anche “io ti amo perché se no ti avrebbe amato un altro / ma ti amo, sono arrivato prima io”, che mette a nudo con spietatezza la vera dinamica sociale con cui si formano moltissime coppie.

E se ancora qualcuno avesse il dubbio che Marco Carena è un buzzurro maschilista, basta citare un’altra canzone che evidentemente le femministe non hanno sentito. Si chiama Bongustata e in essa è l’uomo a essere molto innamorato, mentre la donna lo maltratta in ogni modo, fino a chiuderlo a cuocere nel forno in mezzo alle patate – e lui, da dentro il forno, la avverte gentilmente che si è dimenticata il sale. Secondo la stessa logica, questo sarebbe un incitamento al maschicidio, che non rispetta la sensibilità dei maschi vittima di violenza domestica…

La consigliera Onofri e le sue compagne femministe, in questo thread su Facebook, si sono lanciate in pacati commenti: si sono lamentate ad esempio che l’assessore Gallo non sia salito sul palco per staccare la spina personalmente a metà dell’esibizione, chiedendo che l’eventuale compenso di Carena sia sequestrato e dato (chissà a chi) per “progetti contro la violenza sulle donne”. Poi hanno aggiunto frasi come “prima di esibirsi non ha dovuto presentare una scaletta? È prassi consolidata” e “vergognoso che Carena ha potuto cantare quelle frase CONTRO le donne, nessuna le aveva lette prima della spettacolo per impedirle di cantare!!” (certo, è prassi consolidata che un artista debba dire prima ai politici parola per parola cosa dirà dal palco: nella Romania di Ceausescu, presumo) e persino “I suoi testi sono su YOUTUBE. Vanno rimossi dalla rete. Li ho citati dopo purtroppo averli ascoltati quindi non riascoltateli altrimenti il soggetto per sa di incrementare la sua audience.” (sono senza parole).

Solo qualcuna, con un po’ di buon senso, spiega che sono canzoni vecchie di venticinque anni e aggiunge “forse all’epoca non lanciava un messaggio così negativo come adesso che la violenza sulle donne è così manifesta” (non direi, se mai è che venticinque anni fa la politica mangiava uguale, ma almeno non era piena di censori bacchettoni e di sentinelle in piedi e/o con la tastiera in mano).

La cosa più preoccupante, però, è che sono subito apparsi i vigili politici anti-satira. Il capogruppo del PD Michele Paolino si è limitato a un “mi piace”, ma il capogruppo di SEL Michele Curto ha subito promesso vendetta: “oggi stesso verifico con un atto interpellativo: interpellanza/richiesta di comunicazioni”. L’assessora di SEL Mariagrazia Pellerino si è lanciata in una lirica condanna di Carena: “quelle parole sono un’apologia di reato, un inno alla violenza contro le donne, come se qualcuno cantasse l’emozione provata a fare del male al prossimo”. L’assessora PD Ilda Curti è scatenata: “Siamo un’amministrazione in prima fila sul contrasto alla violenza e ‘sto qui sul palco di San Giovanni davanti a decine di migliaia di persone lancia questo messaggio? Mi viene caldo alla testa” (ok, che il caldo abbia dato alla testa a molti è palese), e prosegue: “i peggiori stereotipi machisti e buzzurri”, “quelle strofe offendono e mi fanno infuriare”.

A questo punto la cosa si fa seria, anche perché tutte queste persone erano in piazza a manifestare gridando “Je suis Charlie”, per cui ne consegue che per loro fare satira anche offensiva sul profeta dell’Islam è legittimo, ma non lo è fare satira sul rapporto di coppia denunciandone l’ipocrisia e la violenza (concetto, peraltro, che mi è appena stato ribadito di persona da un’altra consigliera della maggioranza).

Eppure queste sono le persone che governano Torino, ed è preoccupante scoprire che mancano di tante qualità fondamentali, a partire dalla capacità di comprendere il registro di un testo e di distinguere satira e sarcasmo dall’apologia di reato. Non manca loro solo il senso dell’umorismo, ma anche il senso delle proporzioni (questo sì che è il primo problema di Torino e/o delle donne che subiscono violenza: le canzoni di Carena), e la stima per l’intelligenza dei torinesi, dato che evidentemente pensano che una strofa di una canzone satirica che menziona uno stupro spinga le persone a stuprare, proprio come chi gioca ai videogiochi sparatutto poi va in giro ad ammazzare tutti. E, soprattutto, manca il rispetto per la libertà di espressione: Carena può non piacere, si può anche pensare che per San Giovanni fosse meglio un altro tipo di spettacolo, ma da lì a chiederne la crocifissione in Sala Rossa e il bando da tutti i palchi cittadini passa parecchio.

Per fortuna che Freak Antoni è morto e non può vedere questo scempio…

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