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giovedì 21 Settembre 2017, 12:31

Se il M5S non fosse una farsa

Qualche giorno fa ho spiegato il perché non mi sia candidato alle “gigginarie” del Movimento 5 Stelle, pur avendo i requisiti richiesti, e perché oggi non parteciperò al voto. Tra gli attuali sostenitori del M5S, diversi se la sono presa perché ho definito queste votazioni una farsa: e mi hanno detto “allora come dovrebbero essere queste votazioni, per essere serie?”.

Vedete, se le votazioni e le regole di partecipazione del M5S non fossero una farsa, allora succederebbe che:

1. Qualsiasi iscritto avrebbe diritto di voto attivo e passivo per scegliere il capo politico, la dirigenza nazionale e qualsiasi altra carica interna.

2. Qualsiasi iscritto potrebbe proporre modifiche allo statuto e al regolamento, che dovrebbero essere approvate da tutti gli iscritti (con maggioranza dei due terzi, per lo statuto).

3. Qualsiasi iscritto potrebbe proporre una decisione da discutere e votare, per esempio sulle regole pratiche di scelta dei candidati, o sulle scelte programmatiche.

4. L’elenco e il numero degli iscritti sarebbero pubblici, perlomeno agli altri iscritti.

5. In caso di nuove necessità mai affrontate prima, come in questo momento per scegliere il candidato premier, le regole relative sarebbero proposte, discusse e votate dalla base con congruo anticipo, anziché essere decise e annunciate unilateralmente dal capo all’ultimo momento.

6. Di tutte le riunioni della dirigenza nazionale e di coordinamento degli eletti esisterebbe perlomeno un verbale pubblico, e possibilmente anche la diretta video, magari con uno spazio per gli iscritti per commentare o, non sia mai, fare domande alla dirigenza.

7. Almeno una volta l’anno dovrebbe svolgersi una assemblea nazionale degli iscritti, per discutere le proposte di cui sopra e qualsiasi argomento importante. Peraltro, nulla vieterebbe di tenere una assemblea permanente online, demandando all’assemblea annuale solo le decisioni di sua competenza per legge (es. elezioni della dirigenza e modifiche statutarie).

8. Esistono diverse piattaforme di democrazia online che permettono di gestire quanto sopra anche con un numero molto elevato di partecipanti; comunque, se a un certo punto si ritenesse impossibile continuare con la democrazia diretta, le decisioni ordinarie potrebbero essere delegate a un direttivo nazionale e/o a dei direttivi locali, ma essi dovrebbero essere eletti da tutti gli iscritti, rispettando le condizioni di questo elenco; e dovrebbe essere possibile in qualsiasi momento ritirare la delega o organizzare un recall.

9. La piattaforma di voto online sarebbe realizzata con codice libero e pubblicamente accessibile, gestita da una entità indipendente scelta da tutti gli iscritti, e sottoposta alle verifiche di una ulteriore entità indipendente, e a controlli di sicurezza regolari da parte di esperti del settore.

10. La piattaforma di voto online adotterebbe sistemi (es. crittografia) per garantire sia la segretezza del voto, sia la tracciabilità del risultato finale, adottando una serie di contromisure per evitare manipolazioni da parte di chi la gestisce.

11. Le procedure di votazione prevederebbero sempre il tempo necessario affinché tutti possano esprimere un voto ponderato e informato, annunciando le votazioni e le opzioni votabili con congruo anticipo (almeno un paio di settimane), organizzando spazi di discussione online tra tutti gli iscritti, con confronti tra le varie posizioni e i vari candidati, e tenendo il voto aperto per un tempo sufficiente a permettere a tutti gli iscritti di collegarsi.

12. Gli iscritti non potrebbero essere espulsi senza una procedura chiara e uguale per tutti, affidata a probiviri scelti liberamente dalla base e non dall’alto, e privi di conflitto di interessi (per esempio, persone che abbiano rinunciato a candidarsi alle elezioni o per le posizioni direttive interne).

13. Le regole interne (quella sugli indagati, quella sui due mandati…) sarebbero scritte chiaramente e specificate in ogni dettaglio, in modo che non possano mai essere interpretate diversamente a seconda delle convenienze; per cambiarle sarebbe necessario il voto degli iscritti.

14. Tutti gli eletti, e non solo alcuni, sarebbero tenuti a rendicontare pubblicamente gli stipendi e i fondi pubblici che gestiscono, e, se guadagnano più di una certa cifra, a tagliarsi lo stipendio secondo regole valide per tutti.

15. Il Movimento approverebbe e pubblicherebbe ogni anno un bilancio che documenta le sue entrate e le sue uscite.

Ce ne sarebbero ancora altre, ma credo che questo elenco sia sufficiente a dimostrare la distanza abissale tra ciò che il M5S dice e ciò che il M5S fa; e se all’inizio, nell’epoca pionieristica, era possibile ancora “fidarsi di lui”, e pensare che le mancanze su questi punti fossero semplicemente dovute alla necessità di costruire progressivamente tutta l’organizzazione e la tecnologia necessaria, il fatto che queste mancanze negli ultimi anni non abbiano fatto altro che aumentare è un chiaro indice di come la vera intenzione sia quella di non risolverle mai; sperando che la farsa, prima o poi, non arrivi a trasformarsi in tragedia.

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2 commenti a “Se il M5S non fosse una farsa”

  1. Orlando:

    Nel 2013 sono stato rappresentante di lista di M5S alle elezioni politiche. Da allora ho espresso, qui e sul sito del movimento, le mie critiche. Qui, sempre pubblicate — anche quando VB era ancora il rappresentante di punta di M5S in Comune; sul sito, sempre censurate. Alle prossime elezioni non voterò per M5S: in 5 anni ne è passata di acqua sotto i ponti, e la delusione è ormai incurabile. Peccato

  2. Nicola:

    Mi sono sempre chiesto come sia possibile in un partito che si definisce meritocratico, che il candidato premier sia un insignificante Di Maio, quando avremmo a disposizione menti eccelse e centiania di decibel superiori alla media dei politici nazionali, come Vittorio? Misteri della mediocrazia italica…

 
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