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venerdì 12 Giugno 2020, 14:30

History matters

A me il politicamente corretto dà fastidio. Ma dell’attuale ondata di disprezzo e vilipendio negli Stati Uniti verso numerose figure di spicco della storia europea, da Churchill a Colombo, mi danno fastidio molte cose.

Mi dà fastidio il fatto che i manifestanti, guarda caso, se la prendono con Colombo “criptoschiavista” ma non con noti schiavisti come i loro padri della patria, da Jefferson a Washington, contro le cui statue non si vede altrettanta energia; sta a vedere che i neri e i liberal americani sotto sotto sono razzisti contro gli italiani.

Mi dà fastidio avere un governo e una diplomazia che sono troppo impegnati a pietire la possibilità di andare in vacanza in Grecia per dire una parola in difesa di uno dei simboli della storia italiana, come se la nostra storia fosse patrimonio solo di quattro postfascisti e non di tutti.

Mi dà fastidio una protesta che, partendo da premesse totalmente giustificate, è sfociata nell’offendere e distruggere i simboli altrui, nel bruciare ponti invece di creare fratellanza, nell’evidente desiderio non di eliminare le differenze sociali ma di rovesciarle a proprio favore, o in termini politici – a colpi di affirmative action e quote colorate – o in termini materiali – a colpi di televisori portati via dai negozi in fiamme.

Ma mi dà soprattutto fastidio la riscrittura della storia contro di noi europei, come se il mezzo millennio di globalizzazione guidata dall’Europa avesse portato solo stragi e tragedie.

Al contrario, gli ultimi cinque secoli costituiscono il momento di massimo progresso culturale e materiale nella storia dell’umanità, in cui siamo passati dalle pestilenze, dalle superstizioni, dalle guerre continue e dalla morte per fame a una società fondata, per quanto ancora in modo molto imperfetto, sulla scienza, sulla democrazia, sulla pace e sull’interconnessione globale.

Ci sono state parti del mondo che ne hanno beneficiato più di altre? E’ vero, ma comunque il progresso è arrivato ovunque. Ci sono state aggressioni, crudeltà, schiavismo, massacri, razzismo? Assolutamente sì, in grande quantità, ma non c’è stato solo quello, e nel complesso gli eventi positivi superano di gran lunga quelli negativi. Quasi tutti i personaggi storici comprendono in sé entrambi gli aspetti, in modo inscindibile; questo non è un buon motivo per cancellarli dai libri o per smettere di ricordare i passi avanti collettivi di cui sono il simbolo, senza che questo ricordo implichi il disconoscimento di quanto ancora c’è da fare.

Per cui, ben vengano gli sforzi per superare le divisioni, le discriminazioni, la violenza, per costruire un mondo pacifico, globale e con uguali diritti e doveri per tutti. Ma chi rivendica il diritto di esprimere appieno la propria identità etnica e culturale – già, in sé, un approccio comunque divisivo – cominci col rispettare altrettanto quella degli altri.

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